FORUM POLITICO - Forum di discussione di Politica italiana
Forum Politico è uno spazio di discussioni di politica italiana e internazionale. Oltre alla Politica trovi anche altri servizi sempre inerenti alla politica.
Io sottoscritto, Meo del Cacchio, lascio
li vizzi e le abbitudini cattive
a mi’ nipote Oreste che, se vive,
n’ha da fa’ come me, d’ogni erba un fascio;
s’invece more passo l’incombenza
a un istituto de beneficenza.
Lascio all’Umanità , senza speranza,
quer tanto de buon senso e de criterio
che m’ha ajutato a nun pijà sur serio
chi un giorno predicò la Fratellanza,
eppoi, fatti li conti a tavolino,
condannò Abbele e libberò Caino.
Lascio un consijo a Zeppo er cammeriere,
che se lamenta d’esse trovatello,
de nun cercà se er padre è questo o quello,
ma cerchi de fa’ sempre er su’ dovere
pe’ rende conto solamente a Dio
s’è fijo d’un cristiano o d’un giudio.
Lego er pudore de li tempi antichi
a un vecchio professore moralista
che pe’ coprì le porcherie più in vista
spojava tutti l’alberi de fichi,
ma a la fine, rimasto senza foje,
lasciò scoperte quelle della moje.
Lascio a Mimì le **** che provai
quanno me venne a da’ l’urtimo addio:
- M’hai troppo compromessa, cocco mio..
Qua bisogna finilla, capirai..
Pippo sa tutto.. nun è più prudente..
(E invece Pippo non sapeva gnente!)
A l’avvocato Coda, perchè impari
a vive con la massima prudenza,
je lascio quela “crisi de coscienzaâ€
che serve spesso a sistemà l’affari
e a mette nello stesso beverone
la convenienza co’ la convinzione.
A Tizio, a Caio e a tutti queli fessi
rimasti sconosciuti fin’a quanno
nun so’ arivati a un posto de commanno
je lascio er gusto d’ubbidì a se stessi:
così a la fine de la pantomima
ritorneranno fessi come prima.
A Mario P., che doppo er Concordato
nun attacca più moccoli e va in chiesa,
je lascerò, sia detto senza offesa,
er sospetto che ciabbia cojonato
e fosse più sincero ne li tempi
quando ce dava li cattivi esempi.
Lego ar portiere mio, ch’è sordomuto,
la libbertà de di’ come la pensa,
e a Giovannino l’oste, in ricompensa
de tutt’er vino che me so’ bevuto,
je legherò le verità sincere
rimaste in fonno all’urtimo bicchiere.
Lascio a Zi’ Pietro un po’ de dignità ,
che cià perfino la gattina mia
che appena ha fatto quarche porcheria
la copre co’ la terra e se ne va,
mentre Zi’ Pietro, invece de coprilla,
ce passò sopra e fabbricò una villa.
Lascio a l’amichi li castelli in aria
c’ho fabbricato ne la stratosfera,
dove ciagnedi in volo quella sera
con una principessa immaginaria
e feci un atterraggio de fortuna
in mezzo a la risata de la luna.
E a mi’ cuggino Arturo, che nun bada
che a le patacche de la vanagloria,
lascio l’augurio de piantà la boria
pe’ vive in pace e seguità la strada
senza bisogno de nessun pennacchio,
ma sempre a testa dritta!
Un macellaio stava lavorando nel suo negozio e si sorprese quando vide entrare un cane. Lo cacciò ma il cane tornò subito.
Cercò quindi di mandarlo via, ancora ma si rese conto che il cane aveva un foglio in bocca.
Prese dunque il foglio e lo lesse:
" Mi potrebbe mandare 12 salsicce e tre bistecche di manzo per favore? "
Il macellaio notò pure che il cane aveva in bocca un biglietto da 50 euro.
Così prese le salsicce e le bistecche e le mise insieme in una borsa che mise nella bocca del cane.
Il macellaio rimase molto colpito e, siccome, era già ora di chiudere il negozio,decise di seguire il cane che stava scendendo la strada con la borsa tra i denti.
Quando il cane arrivò ad un incrocio, lasciò la borsa sul marciapiede, si alzò sulle zampe posteriori e con una delle anteriori schiacciò il bottone dei pedoni per cambiare il segnale del semaforo.
Prese di nuovo la borsa ed aspettò pazientemente che il semaforo desse il via ai pedoni.
Allora attraversò la strada e camminò fino ad una fermata del bus, mentre il macellaio stupefatto lo seguiva da vicino.
Alla fermata il cane guardò verso la mappa delle rotte e degli orari e si sedette sul marciapiede ad aspettare il suo bus.
Arrivò uno che non era il suo, ed il cane non si mosse.
La guardo' per l'ennesima volta,indeciso. Era molto bella. Gli si
avvicinò un po' intimidito, ammiro' la brillantezza dei suoi occhi,la
lucentezza perlacea della sua pelle liscia e soda. Era la terza volta
che passava davanti a lei ma la freddezza del suo sguardo lo raggelava
e gli impediva di prendere quella benedetta decisione. Alla fine si
fece coraggio, si avvicino al bancone e grido':< Mi pesi quella
spigola, grazie>.
"""Nell'intero corso del tempo, forse a partire dalla fine del Neolitico, sono esistiti al mondo tre tipi di persone: gli Alti, i Medi e i Bassi. Gli obiettivi di questi tre gruppi sono assolutamente inconciliabili fra loro. Lo scopo principale degli Alti è quello di restare al loro posto, quello dei Medi di mettersi al posto degli Alti. Obiettivo dei bassi, sempre che ne abbiano uno (è infatti una caratteristica costante dei Bassi essere troppo disfatti dalla fatica per prendere coscienza, se non occasionalmente, di ciò che esula dalle loro esistenze quotidiane), è invece l'abolizione di tutte le distinzioni e la creazione di una società in cui tutti gli uomini siano uguali fra loro. In tal modo nel corso della storia si ripropone costantemente una lotta sempre uguale a se stessa nelle sue linee essenziali. Per lunghi periodi si ha l'impressione che gli Alti siano saldamente al loro posto, ma prima o poi giunge il momento in cui o smarriscono la fiducia in se stessi, o perdono la capacità di governare, o si verificano entrambe le cose. Sono allora rovesciati dai Medi, che attirano i Bassi dalla loro parte fingendo di lottare per la giustizia e la libertà . Conseguito il loro obiettivo, i Medi ricacciano i Bassi alla loro condizione di servaggio, diventando a loro volta Alti. Ben presto da uno dei due gruppi rimanenti, o da entrambi, ne germina uno......"""
Io sono abbastanza ottimista e se c'è una parolina
che non amo usare è proprio quel "mai" che cancella
in un sol colpo la parola che da senso alla
vita, che ti da la forza ed il coraggio di continuare a credere, la parola "speranza"
Ancora oggi, quando si cerca l'Amore non lo si trova, e solo i folli si ostinano a cercarlo nonostante tutto ma soprattutto:
l'Amore è cieco e la Follia lo accompagna sempre.
grazia ha scritto: ↑12 mag 2020, 16:09
BRAVO !!!!!!!!! e brava anche la nonna......
Tante grazie, gentilissima Grazia, per il Tuo riconoscimento, anche se si tratta di una cosa di poco conto.
Quando vengo a vedere il tuo lavoro noto che sei sempre in prima linea ….. competente, laboriosa e gentile.
Complimenti e buon lavoro.
Non posso insegnare niente a nessuno, posso solo cercare di farli riflettere - SOCRATE
Da che l’uomo esiste, si è sempre posto il problema della conoscenza della natura, sua madre o matrigna, affidando alla stessa un ruolo, una funzione, che si è, di volta in volta, andata modificando nel tempo, secondo le diverse epoche, i diversi luoghi, le diverse culture, le diverse religioni, i diversi popoli. La domanda che rimane tuttora sospesa è: «Quale potrebbe essere il criterio migliore di confronto dell’uomo con la natura per addivenire alla visione dell’essere e dell’essenza insite nel creato?». Il grande tema, lungi dall’essersi stemperato nel tempo e lungi dall’essere stato risolto, nelle continue dispute fra studiosi di ogni disciplina, soprattutto quelle orientate agli studi fisici e spirituali, è quanto mai presente oggi, in un’epoca fortemente caratterizzata dal crescere prepotente della tecnologia informatica e dallo spirito scientistico, che, mentre prende il dominio sulla natura e la modifica oltre limiti inimmaginabili prima, sembra offrire all’uomo prospettive del tutto nuove, capaci di inoltrarsi oltre il senso comune delle cose, fino a ipotizzare la improvvisa realizzazione del desiderio di sempre di potere oltrepassare i confini del conoscibile, classicamente inteso, di potere sfondare le barriere più lontane dell’universo, di ritradurre in altro i concetti di spazio e di tempo, specie dopo la scoperta della teoria della relatività di quel grande genio della fisica che è stato A. Einstein.. E, mentre l’uomo dibatte ancora intorno al grande tema, dei suoi stessi limiti e dei limiti della materia, la scuola continua nel suo ancestrale ritardo nell’affrontare nei dovuti modi, nei dovuti spazi e nei dovuti tempi, la sempre più complessa problematica, per potere offrire un ausilio meno fatiscente, più decisivo alle menti, agli spiriti e agli orientamenti delle nuove generazioni, attraverso l’osservazione sistematica, l’analisi, il confronto e la verifica, che sono le basi fondanti per raggiungere conoscenze meno labili, meno ipotetiche, meglio caratterizzate da certezze. A ben vedere, oggi, l’epistemologia appare sempre più orientata a dare credibilità alle teorie della relatività , applicate, ormai, a ogni direzione della ricerca della conoscenza, e si veda, in proposito gli studi sulla psiche a partire da Freud.
Ma proviamo un po’ a percorrere, sia pure per grandi salti – essendo questo un saggio breve – il lungo cammino di conoscenza compiuto dall’umanità dai primordi del pensiero filosofico fino a Kant relativamente allo smisurato tema, al fine di arrivare a comprendere meglio gli sviluppi della conoscenza in un mondo, come quello contemporaneo, che appare, a tratti, provare smarrimento di fronte a una natura sempre più violata e per questo diventata sempre più minacciosa e ribelle.
A partire dai presocratici, la natura è stata sempre lo spunto di partenza per addivenire alla visione dei concetti e all’espansione delle loro relazioni ai fini della conoscenza della natura stessa, prima ispiratrice dell’uomo e di tutto quanto presiede alla natura e all’uomo stesso. Ma i primi fondamenti di un pensiero logico-scientifico, in proposito, cominciano a essere posti a partire dai primi vagiti dell’età moderna, mentre comincia a scomparire verso l’orizzonte il cosiddetto periodo oscurantistico rappresentato dal medioevo e dal pensiero neo platonico. Alle origini della filosofia, a dominare sul pensiero e a fare da indirizzo verso tutte le forme e le direzioni della conoscenza è il mito, nel mito sono sintetizzate, in una assoluta armonia, Natura e divinità : le culture primitive, quelle agro-pastorali e quelle dei misteri orfico-dionisiaci trovano sede nella comune concezione della divinità la cui residenza è il monte Olimpo, da cui la definizione, giunta fino a noi, di religiosità olimpica. In tale concezione natura e divinità risultano indistinte, tanto queste ultime prendono forma e aspetto dall’uomo, e alla vita dell’uomo partecipano quasi condividendone gioie e dolori, passioni e sentimenti, come d’altra parte traspare dalle pagine di storia che ci sono giunte relative alle civiltà degli Assiro-Babilonesi, degli Egizi e dei Greci.
Qualche tempo dopo, Socrate ribalta il problema della natura dalla natura cosmica a quella umana e apre il problema filosofico della natura in quanto umana essa stessa, problema che sarà ripreso e sviluppato in Platone prima e in Aristotele dopo. La disposizione interiore, dunque, è l’essenza della natura umana (daimon) verso il bene (eudaimonia). Il compito del filosofo è sapere cosa è il bene. “So di non sapereâ€, La proposizione di partenza del “So di non sapereâ€, che il grande filosofo chiamerà “ironia maieuticaâ€, traduce il “Conosci te stesso†iscritto sulle antiche acropoli. Il bene se universale e necessario, corrisponde così alla suprema legge della città . Il che comporta che il bene o è comune o non è il bene, ma, attraverso la conoscenza di se stessi (dimensione individuale), si può accedere alla conoscenza del bene (dimensione universale).
Platone, per parte sua, introduce in una sua celebre opera, il Timeo, un concetto di natura con proiezioni finalistiche, nel senso che essa non è governata da leggi meccanicamente cieche, ma contiene un principio che la orienta, potremmo dire che le fa da guida verso il Mondo delle idee pure, e tale principio trova la sua identificazione in un Demiurgo o Anima del mondo. Ma nella natura vi è pure un principio oscuro e amorfo, causa di imperfezione, di disordine e di male, principio identificabile nella materia. Quest’ultima fa da forza di resistenza all’azione del Demiurgo fino a produrre una copia o una imitazione delle idee pure, creando così una molteplicità di cose rispetto all’unico modello ideale ed eterno. Secondo tale sua dualistica concezione, egli finisce per identificare la materia nel Non-essere, nell’indeterminato, nel caos, nella selva oscura (di dantesca memoria).
La concezione della natura e la particolare visione cosmologica aristoteliche condizioneranno parecchio l’intero sistema del pensiero fino alle soglie dell’età moderna, trovando suoi fautori fra i neo-aristotelici e fra questi Telesio, Bruno e Campanella. Costoro, infatti, affermano che la natura è la stessa cosa che Dio, o quasi. In essi – se si tiene conto di alcune sfumature di diversità – la natura è tutta la realtà possibile, essa è la norma di tutto, tutto da essa parte e tutto ad essa ritorna, essa è la regolatrice di ogni processo. Vediamone ora il pensiero in fasi successive.
In Giordano Bruno l'uomo viene restituito a se stesso e reso padrone della propria sorte. Divenuto egli centro consapevole del proprio mondo, riconosce la grandezza e il significato della natura , dell’universo fisico che lo circonda, ne comprende l’immensità , le forze inesauribili, le forme infinite, l’estensione senza barriere. Frantuma l’immagine di un mondo simile a una grande casa, chiusa da sfere cristalline e immutabili. Liberato da una falsa concezione del divino, proprio nel punto in cui conquista l’autonomia del morale, l’uomo ha il coraggio di liberarsi da una visione primitiva del mondo. Egli sa di non essere il centro fisico dell’universo, ma è consapevole della potenza della propria ragione e delle proprie risorse. Recuperando, fra l’altro, la centralità dell’uomo rispetto al mondo morale, nega la visione antropomorfica nello stesso momento che nega la visione geocentrica dell’universo esistente. Scaturisce dall’insieme una concezione del mondo fisico e di quello morale che rappresenta una inversione di tendenza rispetto alle precedenti concezioni e pone le fondamenta delle caratteristiche del mondo moderno e, in un certo senso, di quello contemporaneo. Egli, in effetti, libera l’uomo in due modi diversi ma contigui, lo libera prima dalla superstizione e, di conseguenza, dalla mortale schiavitù delle mille forme della dipendenza e della servitù: servitù culturale, servitù politica, servitù religiosa e altre formule correlate della servitù stessa. Libera l’uomo dalla natura stessa, liberandolo dalla falsa concezione che la stessa non possa essere dominata e modificata, recuperando, nel contempo, il concetto di scienza, intesa come strumento al servizio dell’uomo per potersi aprire le vie verso una diversa visione della conoscenza, capace di rivelare alla mente dell’uomo l’idea della possibilità dell’esistenza di mondi infiniti, di spazi sconfinati dentro al sistema universale.
Mai quanto oggi il conflitto fra uomo e natura è stato tanto grande, a volte drammatico, l’uomo con i suoi potenti mezzi tenta in ogni modo di deviare il destino della sua stessa generatrice, cerca di soggiogarla e di porla al suo servizio, nel ruolo di ancella, umiliandola nel contempo, sia nel corpo, che appare sempre più sofferente, che nello spirito. Il rischio che si corre è deflagrante molto più di una semplice esplosione atomica, l’ipotesi è quella di un possibile e irreversibile disastro universale, i cui segni già appaiono un po’ di qua e un po’ di là . La necessità della ripresa del dialogo uomo-natura si fa sempre più urgente, i segnali che arrivano sono questi. Si pensa alla urgenza di una più mirata attenzione filosofica e alla costruzione di una rinnovata visione antropologica del rapporto. «La speranza, mai sopita, è che l’uomo, dopo le disattenzioni e gli scempi compiuti negli ultimi decenni, si riavvicini alla natura madre e amica, riconoscendo nella stessa il luogo e il mezzo della sua origine, prendendo, nel contempo, coscienza di alcuni suoi limiti, cercando di ampliare la conoscenza, al fine di potere riorientare il suo agire verso una maggiore consapevolezza di essere egli-uomo parte di un progetto universale che travalica i confini sia del tempo che dello spazio»
togliete quei muri,i bambini non conoscono frontiere...e come la musica,l'arte ecc...Tutto fa parte dell'educazione.L'educazione che per prima ci deve dare la famiglia con il buon esempio,con l'attenzione.insegnate l'educazione civica che si insegna poco,con le scuole che devono avere più spazi per i ragazzi,con la televisone e i politici che devono dare un senso etico,morale un indirizzo...I ragazzi cercano l'attenzione,l'ascolto,gli spazi,vogliono essere i protagonosti del loro presente e del loro futuro!Che futuro diamo,se non facciamo un passo indietro,lasciando da parte il dio denaro, come unico valore,la nostra vita il fututo del mondo è nelle loro mani.togliete quei muri a Bressanone,togliete i cattivi esempi dalle televisioni,con pupi e pupe troppo svestite e con poca parola se non per urla e discussione volgari,di politici corrotti che litigano.rifate una scuola con spazi verdi,che tiene conto dell'etnie,delle varie religioni..i bambibi sono bambini non vedono differenze,vedono gli occhi e i sorrisi di altri bimbi che nel gioco,con l'educare da parte degli adulti il rispetto degli altri imparano a diventare uomini,e se qualcuno insegnasse il timore di Dio..ogni tanto,un Dio per tutti uguali,forse ci sarebbe anche un mondo migliore
Nell'Elogio della pazzia, Erasmo dice:
[...]""""Colui che afferra il timone dello stato si fa amministratore del pubblico non dei suoi privati, non deve allontanarsi neppur di un mignolo dalle leggi, delle quali lui è autore ed esecutore, deve rispondere lui della correttezza dei suoi amministratori . Lui solo infatti è continuamente esposto agli occhi di tutti e, come un astro benigno, con la sua integrità , può influire molto favorevolmente sulle cose umane, e può anche, come funesta cometa, recar la più grande rovina; chè dei vizi di privati non ci si risente allo stesso modo, ne si diffondono con ugual virulenza, laddove Lui si trova in tal posizione che, per poco che si allontani dal retto, immediatamente il suo malo esempio serpeggia, contagiando un numero infinito di uomini...."""
[...]""....il re è potente e ricchissimo , ma se il suo spirito non è fornito di belle doti, se non c'è cosa che gli basti, è poverissimo...
Tali e simili considerazioni(chè sono moltissime)se il re facesse tra sè e sè(e le farebbe se avesse giudizio!)non potrebbe, a parer mio, godere a cuor leggero un momento di sonno o prendere un po' di cibo. Ora invece per grazia mia (la Follia di cui Erasmo fa l'elogio-nota) preoccupazioni di tal fatta le lasciano agli dèi, abbandonandosi ad agni mollezza, e non vogliono lasciar entrare nessuno, se non sa scodellar piacevolezze, chè il cuore non gli sia mai turbato da ansietà . Credono di aver fatto onestamente la loro parte di re ad andar continuamente a caccia, ad allevar bei cavalli, a vendere a proprio vantaggio magistrature e governatori, a scovar ogni dì nuovi motivi di assottigliar i beni altrui per ingrossar la propria borsa; non senza aver trovato pretesti ad hoc, talchè anche se la spoliazione è sommamente iniqua, presenti pure qualche lustra di equità . E dopo ciò nulla trascurano per adulare un po' il popolo, allo scopo di accattivarsene l'animo, in un modo o nell'altro......
Erasmo da Rotterdam (1511)
Io trovo queste raccomandazioni sempre molto attuali per chi occupa posti di potere come le istituzioni.....