https://www.repubblica.it/esteri/2022/0 ... 0-P1-S4-T1
Repubblica online mette un titolo:
Reggimento Azov, il comandante Kuharchuck: "Non sono nazista, ai soldati leggo Kant. Lottiamo per la nazione"
Minchia legge Kant, mica Camilleri o Dumas!!
Malignamemte trovo in un altro link che parla del nazismo e di Eichmann:
Non sarebbe, tuttavia corretto concludere di conseguenza che Eichmann fosse una persona totalmente ignorante. Pur poco istruito, egli non era privo di cultura, piuttosto ne possedeva una estremamente superficiale. Agli inizi della sua carriera era considerato un esperto in questioni ebraiche, quando, in realtà, egli aveva semplicemente letto alcune opere di autori sionisti.
L’esempio forse più eclatante dell’approccio di Eichmann al sapere è la sua citazione addirittura della “Critica della ragion pratica” di Immanuel Kant, che egli pensava di sottoporre alla giuria del processo come validissima giustificazione del proprio operato. Egli, infatti, aveva frainteso il pensiero del celebre filosofo prussiano, arrivando ad identificare l’imperativo categorico (meglio noto come “devi perché devi”) con i comandi dei superiori. Risulta, quindi, evidente l’assenza di un pensiero critico e una volontà di reale comprensione.
Poco importa che si tratti di un detto popolare, di una frase del Führer o di un affermato filosofo: anziché un bagaglio culturale, Eichmann si costruiva una sorta di “cassetta degli attrezzi” da cui sfoderare lo strumento più opportuno per la necessità del momento.
Se, infatti, egli avesse realmente riflettuto sul pensiero kantiano, si sarebbe reso conto di come quell’imperativo morale sia quello della coscienza e di come il principio dell’universalità dell’azione individuale fosse agli antipodi del proprio operato.
Come nell’epitaffio di Kant è riportata la famosa frase: “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”, così Eichmann ha voluto essere ricordato con una frase ad effetto, incurante del fatto che questa fosse manchevole di un reale significato: “Tra breve, signori, ci rivedremo. Questo è il destino di tutti gli uomini. Viva la Germania, viva l’Argentina, viva l’Austria. Non le dimenticherò.”
Come gli eroi romantici, Catone l’Uticense o il Pompeo della Pharsalia (per citare solo alcuni esempi) con la morte hanno confermato l’eccezionalità della loro vita, così Eichmann morendo ha dimostrato la granitica ed inossidabile banalità della propria.
Ecco a che porta leggere Kant ai propri sottoposti e capirlo ad minchiam