Tempo fa decisi di fare del volontariato. Optai per una associazione di 'pie donne', perché avevano una struttura vicino a casa mia. Vi era un po' di tutto, barboni che facevano la doccia dopo un mese e mezzo, gente uscita di senno e curata lasciandola nei parchi, e anche un po' di gente che (onestamente) di salute e di testa ci stava, ma che riusciva a in qualche modo a vivere senza lavorare.
Ci capitò anche una giovane ragazza rumena che era
in cinta. Siccome l'associazione era di donne pie, avevano delle stanze con servizi in cui davano ospitalità non solo per una sera, un pranzo ed una doccia, ma anche per mesi. Di solito a famiglie che venivano sbattute fuori di casa. La ragazza rumena stette ospite per tutta la durata della gravidanza. Tra me e me pensavo con che coraggio riuscisse a portare avanti la gravidanza, dato che era senza un lavoro, in un Paese straniero, e il padre del bimbo se ne era tornato a casa sua. Passarono i mesi, avvenne il parto, e dopo pochi giorni il bambino venne dato subito in
adozione e la rumena se ne andò. Ero nuovo, non sapevo di questa 'usanza' consolidata.
Io, nella mia testa, avevo solo l'opzione '
diserbante' ---> Aborto. Quale ragazza italiana, nel caso rimanesse in cinta del proprio ragazzo, se questi non ne vuol sapere di sposarla ed aiutarla, penserebbe mai di fare la stessa cosa di quella straniera? Noi trattiamo subito la cosa come una erbaccia da estirpare. Come qualcosa di cui vergognarci e da rimuovere il prima possibile. Prima che qualcuno possa accorgersene. Nell'ansia di rimuovere il 'frutto del peccato', ci mettiamo sopra anche un omicidio. Di peccato.
La cosa mi ha fatto pensare davvero tanto ai tempi... A suo modo anche quella ragazza è stata una grossa pietra d'inciampo, per la mia testa ormai molto secolarizza. Anzi,
automatizzata...
