Gli eurodeputati alzano la voce sul piano di riarmo di von der Leyen (dopo averlo già votato)
I membri della commissione giuridica dell’Eurocamera ritengono inappropriata la base legale usata dall’esecutivo comunitario per far approvare il pacchetto ReArm Europe ai Ventisette senza passare per un voto a Strasburgo. Ma non sta a loro decidere la questione

Bruxelles – Bocciatura clamorosa del riarmo europeo targato von der Leyen? Non ancora. Nonostante le magniloquenti reazioni di condanna dell’esecutivo comunitario dei gruppi parlamentari che fanno opposizione alla maggioranza centrista, l’Eurocamera non ha dichiarato “illegale” il piano ReArm Europe della Commissione Ue, né si vede per il momento all’orizzonte alcuna azione giuridica attraverso la Corte di giustizia. Però qualcosa, in una commissione, è successo.
Nel primissimo pomeriggio di oggi (23 aprile), hanno iniziato a moltiplicarsi i commenti delle pattuglie di eurodeputati italiani appartenenti agli estremi opposti dello spettro politico, cioè quelli che hanno votato contro all’insediamento del secondo Collegio guidato da Ursula von der Leyen, rispetto ad un voto della commissione giuridica dell’Aula (Juri).
Dal Movimento 5 stelle, Mario Furore ha parlato di un “voto storico” alla commissione suddetta, che avrebbe “dichiarato illegale il piano di riarmo” a dodici stelle – fortemente osteggiato dai pentastellati – e “giudicato illegittima la sua procedura di approvazione” attraverso l’attivazione dell’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Ue (Tfue), che tramite una procedura accelerata esclude di fatto l’Europarlamento dalla procedura di consultazione.
“Mancano i criteri d’urgenza, le motivazioni del ricorso all’articolo 122 e non viene rispettato il principio di sussidiarietà tenuto conto che le competenze in materia di difesa e politica sono in capo agli Stati membri”, continua il deputato, che conclude: “Siamo pronti a portare il caso di fronte alla Corte di giustizia europea denunciando l’abuso di potere della Commissione e la mancanza di controllo democratico”.
Anche gli ex alleati del M5s ai tempi del governo giallo-verde condividono la lettura: il Parlamento “boccia il metodo antidemocratico” di von der Leyen, dichiarano in casa Lega, dove si bolla come una “scappatoia” il ricorso alla norma in questione del Tfue. Una “sconfitta politica“, ragiona la delegazione del Carroccio, “per chi, mentre nel mondo c’è chi lavora per la pace, parla di armi, munizioni, missili e carri armati e accelera sull’escalation militare“.
In realtà, quello che è accaduto è un po’ diverso. La commissione per gli Affari giuridici, Juri, ha adottato una raccomandazione non vincolante in cui è stata approvato all’unanimità (durante una sessione a porte chiuse) il parere del servizio giuridico dell’Aula sul ricorso all’articolo 122 Tfue come base giuridica da parte dell’esecutivo comunitario per l’attivazione dello strumento Safe, che dovrà sostenere gli sforzi di riarmo degli Stati membri. Il fondo ad hoc ha una dotazione da 150 miliardi di euro ed è stato introdotto nel quadro del più ampio piano ReArm Europe, proposto da von der Leyen a inizio marzo ed approvato dallo stesso Europarlamento pochi giorni dopo ad ampia maggioranza (419 voti a favore, 204 contrari e 46 astenuti).
In base al regolamento di procedura del Parlamento, oggi i deputati hanno “votato per raccomandare che l’articolo 122 Tfue non è la base legale appropriata” per la proposta normativa in questione, e annunciano che comunicheranno le proprie determinazioni alla presidente dell’Aula, Roberta Metsola, “per considerare ulteriori passi”. Non vi sarebbero, secondo la commissione parlamentare, i requisiti d’urgenza per la procedura accelerata, che consentono una decisione delle cancellerie senza passare per l’emiciclo di Strasburgo.
Il punto, come confermano a Eunews fonti interne all’istituzione, è che spetta all’esecutivo comunitario – e non al Parlamento o a una sua commissione – scegliere quali basi giuridiche utilizzare per mettere sul tavolo le proprie proposte legislative. Peraltro, il parere emesso dalla commissione Juri si rifà al regolamento interno dell’emiciclo, cui però nessun’altra istituzione deve sottostare.
Ora, se i deputati volessero portare fino in fondo le proprie rivendicazioni, dovrebbero adire la Corte di giustizia dell’Unione (Cgue). Sulla dimensione legale della faccenda (cioè se la Commissione ha violato o meno il diritto comunitario) si dovranno eventualmente esprimere i giudici del massimo tribunale Ue. Quanto al dato politico, non è nulla di particolarmente nuovo: gli eurodeputati non ci stanno a venire bypassati dall’esecutivo a dodici stelle, e tentano di fare la voce grossa, per
una volta uniti tra maggioranza e opposizione. La domanda è se ci sarà qualcuno disposto ad ascoltarla.
https://www.eunews.it/2025/04/23/parlam ... o-art-122/
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