Ma qual è questa democrazia?
I cinque referendum proposti riguardano:
la cancellazione di norme sui licenziamenti nelle tutele crescenti;
l’abrogazione parziale di garanzie nelle piccole imprese;
modifiche sui contratti a termine;
la responsabilità solidale nei subappalti;
l’abbassamento da 10 a 5 anni per ottenere la cittadinanza italiana.
Quesiti tecnici, burocratici, calati dall’alto, confezionati da partiti e apparati per dare l’illusione di coinvolgere i cittadini. Ma nessuno di questi è nato veramente dal basso. Nessuno è stato costruito con un percorso trasparente, assembleare, partecipato.
Eppure si grida alla “partecipazione” come fosse sinonimo di libertà. Ma partecipare non è decidere, se le domande le scelgono altri, se le regole le fanno loro, se il popolo può solo dire “sì” o “no” in un binario già prestabilito.
Quando ci parlano di “democrazia”, intendono la loro. Una democrazia manipolata, filtrata, diretta da chi il potere lo ha già. Il referendum non è più lo strumento del popolo, ma un’arma di legittimazione del sistema, usata per dare un’apparenza di condivisione a decisioni già prese.
I cittadini sono chiamati a ratificare, non a scegliere.
Non è previsto nessun referendum vincolante per l’uscita dall’UE, per riprendere la sovranità monetaria, per fermare le privatizzazioni, per bloccare l’influenza delle multinazionali. Nessuna vera leva di potere è messa in discussione.
Questi referendum sono stati indetti con decreti del Presidente della Repubblica, pubblicati in Gazzetta Ufficiale il 31 marzo. Tutto regolare, tutto legale. Ma il problema non è la forma. Il problema è la sostanza.
Chi ha deciso cosa possiamo votare? Chi ha escluso altri temi? Chi ha stabilito il terreno di gioco?
Sempre loro. E poi ti dicono: "Vai a votare, non lasciare decidere gli altri".
Ma gli altri hanno già deciso tutto, e ci lasciano solo l’illusione della scelta.
Il referendum dell’8-9 giugno 2025 non è un atto di democrazia popolare, ma una messinscena sistemica.
Non rappresenta un potere al popolo, ma un potere sul popolo.
Partecipare così significa rafforzare una struttura che ci permette solo di muoverci entro i suoi limiti.
La vera democrazia comincia quando si spezza il recinto.
E finché non sarà possibile proporre, decidere e vincolare in modo diretto e trasparente, tutto il resto è solo uno spettacolo per legittimare il potere altrui.