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ANGELA MERKEL, "RIVENDICO IL MIO NO"
Schiaffi a mani incrociate ai figuranti: uno a Zelensky, un altro alla sua ex pupilla Von Der Leyen, un altro ancora a Enrico Letta.
Durante le ferie in Italia, Angela Merkel, una dei pochi politici rimasti sulla piazza invasa dal Circo Barnum dei figuranti, ha rivendicato il suo no all’entrata nella Nato dell’Ucraina.
Tramite il suo portavoce, la Merkel, che ha scelto di non parlare in prima persona, ha fatto trapelare la posizione e così apprendiamo che la ex Cancelliera tedesca rivendica quanto sostenuto nel 2008, ossia il "no" all'Ucraina nella Nato.
L’esternazione della Merkel, sia pure per interposta persona, entra a gamba tesa nel dibattito in atto sulla crisi ucraina, che vede i suoi ex camerieri indossare l’elmetto, cercando di accreditarsi nei confronti del nuovo padrone americano Dem, dopo che lo stesso, con la scusa del sostegno all’Ucraina, sta massacrando l’Europa e, in particolare, la Germania.
Non si può cero dire che la Merkel non abbia colpe per la dipendenza energetica della Russia, non solo per tutta la politica green impostata negli anni del suo concellierato, ma anche per essere stata propugnatrice e realizzatrice del Nord Stream 2, con tutte le conseguenze del caso.
Tuttavia c’è un dato di coerenza che le va riconosciuto. La Cancelliera, da politica autentica, non si nasconde, rivendica le sue scelte, a cominciare da quella di avere detto no all’ingresso nella Nato dell’Ucraina, ben sapendo che questo avrebbe significato un pesante attrito con la Russia.
Diverso l’atteggiamento dei figuranti, siano essi ex attori, ex banchieri, ex comici o comunque ex qualcosa. Finita l’era del IV Reic
Così Enrico Letta, segretario del partito che più di ogni altro al mondo ha seguito ed eseguito le mosse della Merkel, fino al punto di commissariare l’Italia, ora indossa l’elmetto, sperando che al di là dell’Atlantico, il dormiente Joe Biden, ormai perso anche in casa sua, si accorga di lui e del Pd e consideri il partito del trasformismo come il vero punto di riferimento italiano della nuova era Dem.
Non è da meno Mario Draghi, superbamente in vena di sparare frasi ad effetto che gli ritornano come un boomerang. Con la storia dei condizionatori e di una sudata tutta italiana ha sperato di convincere il popolo dello Stivale a sudare per abbattere Putin. Che dire? Avevamo sperato che Super Mario fosse arrivato in Italia non solo per interrompere la follia dei governi Conte, ma anche per risollevare le sorti del Bel Paese. Non è così. Non necessariamente un banchiere diventa anche uno statista e Draghi è la dimostrazione di questo assunto. Da Super a Minus il passo è breve.
La Von Der Leyen è andata in Ucraina a promettere l’entrata nell’Unione Europea proprio mentre la sua madrina schiaffeggiava Zelensky. Evidentemente non si aspettava una delegittimazione così dura e improvvisa, ma per una che è nient’altro che il nulla politico non c’è pace tra gli ulivi.
E così la Merkel, in ferie ad ammirare il Davide di Donatello, che l’idiozia propagandistica, come al solito di marca a denominazione d’origine controllata, aveva voluto oscurato da un velo nero, ha graffiato i figuranti, dimostrando che tra un leader (condiviso o meno, non importa) e le pallide figure del circo dei camerieri c’è ancora una differenza.