I debiti non li abbiamo fatti noi popolo che lavora ma i governi
poi DRAGHI CI AMMAZZERA' BRUTALMENTE
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L’Unione europea spinge: la distribuzione dei fondi del Recovery plan è legata alle riforme, in particolare a quella del catasto, e in Italia si discute, non senza polemiche, di modificare un settore bloccato da oltre trent’anni. La posta in gioco è molto alta per i cittadini italiani e i partiti sono divisi sui possibili interventi in materia. Secondo una simulazione realizzata dall’Uil Servizio Lavoro, modificare il catasto ad aliquote invariate provocherebbe un aumento fiscale considerevole, con conseguenze nefaste per i contribuenti. In particolare, l’incremento maggiore si verificherebbe sull’Imu per le seconde case: 1.150 euro in più sul territorio nazionale. Un salasso che rischierebbe di mettere in ginocchio molte famiglie, già alle prese con la crisi economica post lockdown. La Uil ha parametrato le compravendite degli immobili ubicati nelle zone semicentrali, aggiornate al secondo semestre del 2020.
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L’esito della simulazione spaventa non poco. La direzione intrapresa dal governo per la riforma del catasto, basata sulla sostituzione del criterio dei vani con quello dei metri quadrati e su altri elementi completamente nuovi, comporterebbe un aumento sconsiderato del prelievo fiscale, non solo per l’Imu, ma anche per l’indicatore Isee legato al peso dell’immobile di proprietà. La conseguenza peggiore sarebbe la perdita delle agevolazioni fino a questo momento fruibili, come il reddito di cittadinanza, la riduzione delle tasse universitarie, fino all’accesso all’asilo nido a importi ridotti. Ma quale sarebbe il risultato della riforma fin qui studiata in termini pratici? In ambito nazionale le rendite catastali aumenterebbero del 128,3%, ossia l’Imu crescerebbe di 1.150 euro. In alcune città italiane, poi, il salasso sarebbe anche maggiore. È il caso di Roma, dove il balzello aumenterebbe di 3.648 euro e di Milano, dove l’incremento sarebbe di 2.260 euro.
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