Chi appoggia Trump in Italia e' un fascista

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Sayon
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Chi appoggia Trump in Italia e' un fascista

Messaggio da leggere da Sayon »

Lo dico in tutta fiducia, con il mio odio profondo verso ogni estremismo politico, sia esso di destra o di sinistra. Non c'e alcuna differenza fra i due estremismi a aprte l' ideologia: iquelo di destra e' l' idolatria di un personaggio politico, quello di sinistra e' l' idolatria di una ideologia. I due movimenti hanno molto in comune e causano simili danni alla democrazia: odiano la moderazione, odiano la cooperazione, credono che il fine giustifichi i mezzi, portano sempre alla violenza. Il caso di Trump, un personaggio che gia ai tempi della sua attivita' "civile" si vantava d'essere brutale e che interpreto per anni la parte dell spietato "boss" che licenziava i suoi impiegati, e' tipico. Trump e' un farabutto, un corruttore dele persone che manda allo sbaraglio per attuare i suoi schemi, che vinse un'elezione usando le informazioni fornitegli da un capo straniero, che cerca di convincere un segreatrio di stato (del suo partito) a falsificare un'elezione, che aizza i peggiori dei suoi sostenitori ad attaccare il Campidoglio, che NON organizza come suo dovere la difesa dello stesso, che accusa il suo stesso VP , il capo della sua staff, i suoi avvocati di non eseguire i suoi ordini sovversivi. Eppure quest'uomo non solo ha sostenitori in Italia, ma un Idiota politico che usa i suoi stessi consulenti per trasformare una coalizione moderata di centro-destra in un movimento di destra piu alla destra dei FdI,. Movimento nel quale lui vuole trasformarsi in un piccolo Trump senza pero averne ne' l' intelligenza ne' la cattiveria adequata. Occorre fermare questa tendenza suicida e restaurare un CdX MODERATO, occorre ricostruire una Lega con i vecchi ideali, occorre saper vincere contro una sinistra che , da questi episodi e da questi leaders, ne esce solo rinforzata.
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Ovidio
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Re: Chi appoggia Trump in Italia e' un fascista

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Sayon ha scritto: 7 gen 2021, 14:45 ... che aizza i peggiori dei suoi sostenitori ad attaccare il Campidoglio, che NON organizza come suo dovere la difesa dello stesso, che accusa il suo stesso VP , il capo della sua staff, i suoi avvocati di non eseguire i suoi ordini sovversivi.
Si Sayon, questo è stato ieri l'errore maggiore di Trump.
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carletto3
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Re: Chi appoggia Trump in Italia e' un fascista

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Sayon ha scritto: 7 gen 2021, 14:45 Lo dico in tutta fiducia, con il mio odio profondo verso ogni estremismo politico, sia esso di destra o di sinistra. Non c'e alcuna differenza fra i due estremismi a aprte l' ideologia: iquelo di destra e' l' idolatria di un personaggio politico, quello di sinistra e' l' idolatria di una ideologia. I due movimenti hanno molto in comune e causano simili danni alla democrazia: odiano la moderazione, odiano la cooperazione, credono che il fine giustifichi i mezzi, portano sempre alla violenza. Il caso di Trump, un personaggio che gia ai tempi della sua attivita' "civile" si vantava d'essere brutale e che interpreto per anni la parte dell spietato "boss" che licenziava i suoi impiegati, e' tipico. Trump e' un farabutto, un corruttore dele persone che manda allo sbaraglio per attuare i suoi schemi, che vinse un'elezione usando le informazioni fornitegli da un capo straniero, che cerca di convincere un segreatrio di stato (del suo partito) a falsificare un'elezione, che aizza i peggiori dei suoi sostenitori ad attaccare il Campidoglio, che NON organizza come suo dovere la difesa dello stesso, che accusa il suo stesso VP , il capo della sua staff, i suoi avvocati di non eseguire i suoi ordini sovversivi. Eppure quest'uomo non solo ha sostenitori in Italia, ma un Idiota politico che usa i suoi stessi consulenti per trasformare una coalizione moderata di centro-destra in un movimento di destra piu alla destra dei FdI,. Movimento nel quale lui vuole trasformarsi in un piccolo Trump senza pero averne ne' l' intelligenza ne' la cattiveria adequata. Occorre fermare questa tendenza suicida e restaurare un CdX MODERATO, occorre ricostruire una Lega con i vecchi ideali, occorre saper vincere contro una sinistra che , da questi episodi e da questi leaders, ne esce solo rinforzata.
Sayonne...non sei neppure commentabile....sei parente di Friedman per caso?
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CaneSciolto
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Harry Truman (1945-1953, Democratico)
Il presidente della Guerra di Corea. Scoppia nel 1950 a causa dell’invasione della Corea del Sud, stretta alleata degli Stati Uniti, da parte dell’esercito della Corea del Nord comunista. L’invasione comporta una rapida risposta dell’ONU: su mandato del consiglio di sicurezza, gli Stati Uniti, affiancati da altri 17 Paesi, intervengono militarmente nella penisola per impedire una rapida vittoria delle forze comuniste. Circa 2 milioni di morti.

Dwight D. Eisenhower (1953-1961, Repubblicano)
Eredita la Guerra di Corea e giunge all’armistizio. E’ fortemente convinto che gli Stati Uniti debbano essere più aggressivi nei confronti dell’URSS. Si impegna allora in un escalation di tensione ben nota: la Guerra Fredda. Protagonista è anche il suo segretario di stato, John Foster Dulles. Dà impulso a un “new look” per la strategia di contenimento, chiedendo una maggiore fiducia nelle armi nucleari contro i nemici statunitensi in tempo di guerra. Parla poi di “rappresaglia massiccia” e, insieme al presidente, si lancia in dichiarazioni relative al Medio Oriente (crisi di Suez del 1956): si punta alla “distruzione sistematica” dei 1200 maggiori centri urbani appartenenti al Blocco Orientale e alla Cina, tra cui Mosca, Berlino Est e Pechino, con le loro popolazioni civili annoverate tra gli obiettivi primari.

John Fitzgerlad Kennedy (1961-1963, Democratico)
Il suo mandato, tra i presidenti americani, è uno dei più brevi, concluso dal suo assassinio a Dallas. In pochi mesi, comunque, rafforza la presenza statunitense in Vietnam: i consiglieri passano da qualche centinaio a 16 mila. E’ il presidente della Baia dei Porci, il fallito tentativo di rovesciare il regime di Fidel Castro. Messo in atto da un gruppo di esuli cubani anticastristi, addestrati dalla CIA, che progettano di conquistare Cuba a partire dall’invasione della parte sud-ovest dell’isola. Tre giorni di combattimenti, a nemmeno tre mesi dal suo insediamento.

Lyndon Johnson (1963-1969, Democratico)
Eredita la guerra del Vietnam e la porta avanti con ancora più aggressività. Nel 1965, Johnson punta anche all’invasione della Repubblica Domenicana: l’obiettivo è quello di rovesciare il governo socialista di Juan Bosch Gavino. Come molti altri presidenti americani, si preoccupa della pace internazionale a modo suo.

Richard Nixon (1969-1974, Repubblicano)
Pone fine alla guerra del Vietnam, non senza bombardamenti a tappeto sulle città e le campagne del Nord. In segreto, attacca pure Cambogia e Laos. Le colpe della Guerra del Vietnam vengono spesso addossate a lui: non che sia del tutto sbagliato, ma ben due presidente democratici prima di lui dovrebbero condividerne il fardello.

Gerald Ford (1974 -1977, Repubblicano)
Non combatte nessuna guerra. E’ vero. Ma comunque chiede al Congresso il permesso di poterne avviare una. Infatti, nonostante gli accordi di Pace di Parigi del 1973, nel dicembre del 1974, le truppe del Nord del Vietnam si dirigono verso il Sud. Il governo del Sud del Vietnam chiama in soccorso gli Usa. Il presidente Ford non vede l’ora di gettarsi a capofitto nella missione, ma il Congresso gli nega il permesso.

Jimmy Carter (1977-1981, Democratico)
L’URSS invade l’Afghanistan e Carter invia aiuti militari segreti ai mujaheddin afghani. Lo fa tramite l’Arabia Saudita e il Pakistan. Molti sostengono che sia questa la scintilla delle guerre e del terrorismo odierno: Osama Bin Laden compare proprio in questo periodo.

Ronald Reagan (1981-1989, Repubblicano)
Tra i presidenti americani più apprezzati, chiude il capitolo della Guerra Fredda. Bene. Ma nel 1983 invade Grenada, un’isola del mar dei Caraibi, con l’operazione Urgent Fury. Vuole evitare che un regime filo marxista vada ad affiancare quello cubano nella stessa area. Poi bombarda Tripoli nel 1986 per colpire Gheddafi.

George H. W. Bush (1989-1993, Repubblicano)
Combatte e vince la prima guerra del Golfo, dopo l’attacco da parte di Saddam Hussein del Kuwait. Nell’89 fa invadere anche Panama da 24 mila soldati americani: lo stato è piccolo, ma qui si è appena insediato il dittatore Manuel Noriega.

Bill Clinton (1993-2001, Democratico)
Invia e poi ritira le truppe statunitensi dalla Somalia. Qualche anno dopo, ordina degli attacchi aerei contro i serbi in Bosnia. L’obiettivo è obbligarli a trattare. Dopo gli accordi di Dayton, impiega una forza di pace nei Balcani. Procede poi a due ritorsioni: in Afghanistan e in Sudan, dopo gli attacchi di Al Qaeda nel 1998. Clinton è protagonista anche della guerra del Kosovo e della caduta di Milosevic.

George W. Bush (2001-2009, Repubblicano)
Il presidente delle due ultime guerre statunitensi: ha attaccato l’Afghanistan e l’Iraq in risposta all’attacco delle Torri Gemelle. La guerra in Afghanistan trova l’appoggio della popolazione statunitense, mentre la seconda viene aspramente criticata dall’opinione pubblica americana e mondiale.

Barack Obama (2009-2017, Democratico)
Tra i presidenti americani più amati, passa la campagna elettorale a proclamarsi contrario all’invasione dell’Iraq. Sono in molti a sostenerlo per la promessa del ritiro delle truppe da Baghdad e Kabul. Vince il Nobel per la Pace. Interviene militarmente in Siria, Libia, Iraq e Afghanistan. Bombarda lo Yemen, la Somalia e il Pakistan. Alcuni analisti riportano che durante i suoi mandati gli Stati Uniti sono stati sempre in guerra.

“Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri”
La domanda quindi è una sola: cosa porta tutti i presidenti americani a fare almeno una guerra durante il proprio mandato? Non è l’appartenenza politica, perché democratici e repubblicani non si distinguono sul tema. Cosa si nasconde dietro le missioni di pace, fatte per esportare democrazia? Forse la risposta è semplice. L’interesse nazionale. Compatta l’opinione pubblica attorno alla stessa causa e al nemico comune, oltre ad alterare lo scenario elettorale: è successo anche per George W. Bush, rieletto quando era dato per spacciato.

Ogni volta Washington bombarda e vuol dare l’impressione di essere stata tirata per la giacchetta, costretta a intervenire per dei fini superiori. Bisognerebbe dire loro grazie, visto che ci salvano dal terrorismo e dai cattivi: gli altri Paesi non osano dire nulla. Nel caso dell’Iran, il gioco delle parti è semplice: gli USA hanno ottenuto la morte di un nemico, senza rimproveri da parte delle organizzazioni internazionali e senza scossoni particolari sui mercati. Trump, ancora una volta, ha incarnato il perfetto modello presidenziale statunitense: ha mostrato i muscoli e ha assunto il ruolo di protettore della pace, facendo la guerra. Solo che è stato un po’ meno “elegante” di qualche suo predecessore: non ha usato il travestimento della cooperazione internazionale.

TRUMP: guerre: z e r o !!! FuckYou


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carletto3
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Re: tutte le guerre degli...anti...fassistoni!

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CaneSciolto ha scritto: 7 gen 2021, 17:56 Harry Truman (1945-1953, Democratico)
Il presidente della Guerra di Corea. Scoppia nel 1950 a causa dell’invasione della Corea del Sud, stretta alleata degli Stati Uniti, da parte dell’esercito della Corea del Nord comunista. L’invasione comporta una rapida risposta dell’ONU: su mandato del consiglio di sicurezza, gli Stati Uniti, affiancati da altri 17 Paesi, intervengono militarmente nella penisola per impedire una rapida vittoria delle forze comuniste. Circa 2 milioni di morti.

Dwight D. Eisenhower (1953-1961, Repubblicano)
Eredita la Guerra di Corea e giunge all’armistizio. E’ fortemente convinto che gli Stati Uniti debbano essere più aggressivi nei confronti dell’URSS. Si impegna allora in un escalation di tensione ben nota: la Guerra Fredda. Protagonista è anche il suo segretario di stato, John Foster Dulles. Dà impulso a un “new look” per la strategia di contenimento, chiedendo una maggiore fiducia nelle armi nucleari contro i nemici statunitensi in tempo di guerra. Parla poi di “rappresaglia massiccia” e, insieme al presidente, si lancia in dichiarazioni relative al Medio Oriente (crisi di Suez del 1956): si punta alla “distruzione sistematica” dei 1200 maggiori centri urbani appartenenti al Blocco Orientale e alla Cina, tra cui Mosca, Berlino Est e Pechino, con le loro popolazioni civili annoverate tra gli obiettivi primari.

John Fitzgerlad Kennedy (1961-1963, Democratico)
Il suo mandato, tra i presidenti americani, è uno dei più brevi, concluso dal suo assassinio a Dallas. In pochi mesi, comunque, rafforza la presenza statunitense in Vietnam: i consiglieri passano da qualche centinaio a 16 mila. E’ il presidente della Baia dei Porci, il fallito tentativo di rovesciare il regime di Fidel Castro. Messo in atto da un gruppo di esuli cubani anticastristi, addestrati dalla CIA, che progettano di conquistare Cuba a partire dall’invasione della parte sud-ovest dell’isola. Tre giorni di combattimenti, a nemmeno tre mesi dal suo insediamento.

Lyndon Johnson (1963-1969, Democratico)
Eredita la guerra del Vietnam e la porta avanti con ancora più aggressività. Nel 1965, Johnson punta anche all’invasione della Repubblica Domenicana: l’obiettivo è quello di rovesciare il governo socialista di Juan Bosch Gavino. Come molti altri presidenti americani, si preoccupa della pace internazionale a modo suo.

Richard Nixon (1969-1974, Repubblicano)
Pone fine alla guerra del Vietnam, non senza bombardamenti a tappeto sulle città e le campagne del Nord. In segreto, attacca pure Cambogia e Laos. Le colpe della Guerra del Vietnam vengono spesso addossate a lui: non che sia del tutto sbagliato, ma ben due presidente democratici prima di lui dovrebbero condividerne il fardello.

Gerald Ford (1974 -1977, Repubblicano)
Non combatte nessuna guerra. E’ vero. Ma comunque chiede al Congresso il permesso di poterne avviare una. Infatti, nonostante gli accordi di Pace di Parigi del 1973, nel dicembre del 1974, le truppe del Nord del Vietnam si dirigono verso il Sud. Il governo del Sud del Vietnam chiama in soccorso gli Usa. Il presidente Ford non vede l’ora di gettarsi a capofitto nella missione, ma il Congresso gli nega il permesso.

Jimmy Carter (1977-1981, Democratico)
L’URSS invade l’Afghanistan e Carter invia aiuti militari segreti ai mujaheddin afghani. Lo fa tramite l’Arabia Saudita e il Pakistan. Molti sostengono che sia questa la scintilla delle guerre e del terrorismo odierno: Osama Bin Laden compare proprio in questo periodo.

Ronald Reagan (1981-1989, Repubblicano)
Tra i presidenti americani più apprezzati, chiude il capitolo della Guerra Fredda. Bene. Ma nel 1983 invade Grenada, un’isola del mar dei Caraibi, con l’operazione Urgent Fury. Vuole evitare che un regime filo marxista vada ad affiancare quello cubano nella stessa area. Poi bombarda Tripoli nel 1986 per colpire Gheddafi.

George H. W. Bush (1989-1993, Repubblicano)
Combatte e vince la prima guerra del Golfo, dopo l’attacco da parte di Saddam Hussein del Kuwait. Nell’89 fa invadere anche Panama da 24 mila soldati americani: lo stato è piccolo, ma qui si è appena insediato il dittatore Manuel Noriega.

Bill Clinton (1993-2001, Democratico)
Invia e poi ritira le truppe statunitensi dalla Somalia. Qualche anno dopo, ordina degli attacchi aerei contro i serbi in Bosnia. L’obiettivo è obbligarli a trattare. Dopo gli accordi di Dayton, impiega una forza di pace nei Balcani. Procede poi a due ritorsioni: in Afghanistan e in Sudan, dopo gli attacchi di Al Qaeda nel 1998. Clinton è protagonista anche della guerra del Kosovo e della caduta di Milosevic.

George W. Bush (2001-2009, Repubblicano)
Il presidente delle due ultime guerre statunitensi: ha attaccato l’Afghanistan e l’Iraq in risposta all’attacco delle Torri Gemelle. La guerra in Afghanistan trova l’appoggio della popolazione statunitense, mentre la seconda viene aspramente criticata dall’opinione pubblica americana e mondiale.

Barack Obama (2009-2017, Democratico)
Tra i presidenti americani più amati, passa la campagna elettorale a proclamarsi contrario all’invasione dell’Iraq. Sono in molti a sostenerlo per la promessa del ritiro delle truppe da Baghdad e Kabul. Vince il Nobel per la Pace. Interviene militarmente in Siria, Libia, Iraq e Afghanistan. Bombarda lo Yemen, la Somalia e il Pakistan. Alcuni analisti riportano che durante i suoi mandati gli Stati Uniti sono stati sempre in guerra.

“Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri”
La domanda quindi è una sola: cosa porta tutti i presidenti americani a fare almeno una guerra durante il proprio mandato? Non è l’appartenenza politica, perché democratici e repubblicani non si distinguono sul tema. Cosa si nasconde dietro le missioni di pace, fatte per esportare democrazia? Forse la risposta è semplice. L’interesse nazionale. Compatta l’opinione pubblica attorno alla stessa causa e al nemico comune, oltre ad alterare lo scenario elettorale: è successo anche per George W. Bush, rieletto quando era dato per spacciato.

Ogni volta Washington bombarda e vuol dare l’impressione di essere stata tirata per la giacchetta, costretta a intervenire per dei fini superiori. Bisognerebbe dire loro grazie, visto che ci salvano dal terrorismo e dai cattivi: gli altri Paesi non osano dire nulla. Nel caso dell’Iran, il gioco delle parti è semplice: gli USA hanno ottenuto la morte di un nemico, senza rimproveri da parte delle organizzazioni internazionali e senza scossoni particolari sui mercati. Trump, ancora una volta, ha incarnato il perfetto modello presidenziale statunitense: ha mostrato i muscoli e ha assunto il ruolo di protettore della pace, facendo la guerra. Solo che è stato un po’ meno “elegante” di qualche suo predecessore: non ha usato il travestimento della cooperazione internazionale.

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Re: Chi appoggia Trump in Italia e' un fascista

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Hai sprecato molto tempo a scrivere tutto cio. Trump non ha fatto guerre perche non ce n'e' stata l'occasione nei suoi 4 anni da Presdiente, ma anche perche Trump preferisce fare le cose che vadano a suo vantaggio. Non gli interessa granche' il "popolo" o la "nazione", ma quale vantaggio materiale potra' ricavarne lui stesso. Il suo appoggio a potenze straniere e' sempre stato correlato a vantaggi personali: dalla Russia informazione che danneggiasse la Clinton, dall' Ucraina informazione che danneggiasse il figlio di Biden. Non credo che Trump capisca granche' di politica estera e lo spostare l' ambasciata americana a Gerusalemme e' un errore gravissimo, nei confronti non solo degli arabi , ma anche dei Cristiani. Tu non lo puoi capire perche quasi certamente non hai mai viaggiato in questa citta'. Detto questo, Trump passera' alla storia come l' uomo che ha cercato di corrompere il risultato elettorale del "popolo" e che aizzato gentaglia ad assalire il Campidoglio Americano con 4 morti, ordigni esplosivi lasciati nello stesso, scompiglio di un processo formale in atto. Inoltre, ammesso che non rimosso con la forza dalla Casa Bianca, io considero Trump un vero PERICOLO per l' Umanita'. Lo vedo come un pazzo furioso che ha in mano persino la chiave d' accesso alle bombe nucleari. Prego Dio, che lo rimuovano da li e o mettano sotto scorta militare. Quanto a Biden, spero faccia un buon lavoro. Io finora ho parlato esclusivamente di Trump perche' lo conosco da anni e conosco i suoi atti. Biden lo giudichero a tempo debito. Al momento si e' comportato da PRESIDENTE DEGLI USA, e non come un pazzoide senza controllo come Trump.
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CaneSciolto
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Re: tutte le guerre degli...anti...fassistoni!

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carletto3 ha scritto: 7 gen 2021, 18:07
CaneSciolto ha scritto: 7 gen 2021, 17:56 Harry Truman (1945-1953, Democratico)
Il presidente della Guerra di Corea. Scoppia nel 1950 a causa dell’invasione della Corea del Sud, stretta alleata degli Stati Uniti, da parte dell’esercito della Corea del Nord comunista. L’invasione comporta una rapida risposta dell’ONU: su mandato del consiglio di sicurezza, gli Stati Uniti, affiancati da altri 17 Paesi, intervengono militarmente nella penisola per impedire una rapida vittoria delle forze comuniste. Circa 2 milioni di morti.

Dwight D. Eisenhower (1953-1961, Repubblicano)
Eredita la Guerra di Corea e giunge all’armistizio. E’ fortemente convinto che gli Stati Uniti debbano essere più aggressivi nei confronti dell’URSS. Si impegna allora in un escalation di tensione ben nota: la Guerra Fredda. Protagonista è anche il suo segretario di stato, John Foster Dulles. Dà impulso a un “new look” per la strategia di contenimento, chiedendo una maggiore fiducia nelle armi nucleari contro i nemici statunitensi in tempo di guerra. Parla poi di “rappresaglia massiccia” e, insieme al presidente, si lancia in dichiarazioni relative al Medio Oriente (crisi di Suez del 1956): si punta alla “distruzione sistematica” dei 1200 maggiori centri urbani appartenenti al Blocco Orientale e alla Cina, tra cui Mosca, Berlino Est e Pechino, con le loro popolazioni civili annoverate tra gli obiettivi primari.

John Fitzgerlad Kennedy (1961-1963, Democratico)
Il suo mandato, tra i presidenti americani, è uno dei più brevi, concluso dal suo assassinio a Dallas. In pochi mesi, comunque, rafforza la presenza statunitense in Vietnam: i consiglieri passano da qualche centinaio a 16 mila. E’ il presidente della Baia dei Porci, il fallito tentativo di rovesciare il regime di Fidel Castro. Messo in atto da un gruppo di esuli cubani anticastristi, addestrati dalla CIA, che progettano di conquistare Cuba a partire dall’invasione della parte sud-ovest dell’isola. Tre giorni di combattimenti, a nemmeno tre mesi dal suo insediamento.

Lyndon Johnson (1963-1969, Democratico)
Eredita la guerra del Vietnam e la porta avanti con ancora più aggressività. Nel 1965, Johnson punta anche all’invasione della Repubblica Domenicana: l’obiettivo è quello di rovesciare il governo socialista di Juan Bosch Gavino. Come molti altri presidenti americani, si preoccupa della pace internazionale a modo suo.

Richard Nixon (1969-1974, Repubblicano)
Pone fine alla guerra del Vietnam, non senza bombardamenti a tappeto sulle città e le campagne del Nord. In segreto, attacca pure Cambogia e Laos. Le colpe della Guerra del Vietnam vengono spesso addossate a lui: non che sia del tutto sbagliato, ma ben due presidente democratici prima di lui dovrebbero condividerne il fardello.

Gerald Ford (1974 -1977, Repubblicano)
Non combatte nessuna guerra. E’ vero. Ma comunque chiede al Congresso il permesso di poterne avviare una. Infatti, nonostante gli accordi di Pace di Parigi del 1973, nel dicembre del 1974, le truppe del Nord del Vietnam si dirigono verso il Sud. Il governo del Sud del Vietnam chiama in soccorso gli Usa. Il presidente Ford non vede l’ora di gettarsi a capofitto nella missione, ma il Congresso gli nega il permesso.

Jimmy Carter (1977-1981, Democratico)
L’URSS invade l’Afghanistan e Carter invia aiuti militari segreti ai mujaheddin afghani. Lo fa tramite l’Arabia Saudita e il Pakistan. Molti sostengono che sia questa la scintilla delle guerre e del terrorismo odierno: Osama Bin Laden compare proprio in questo periodo.

Ronald Reagan (1981-1989, Repubblicano)
Tra i presidenti americani più apprezzati, chiude il capitolo della Guerra Fredda. Bene. Ma nel 1983 invade Grenada, un’isola del mar dei Caraibi, con l’operazione Urgent Fury. Vuole evitare che un regime filo marxista vada ad affiancare quello cubano nella stessa area. Poi bombarda Tripoli nel 1986 per colpire Gheddafi.

George H. W. Bush (1989-1993, Repubblicano)
Combatte e vince la prima guerra del Golfo, dopo l’attacco da parte di Saddam Hussein del Kuwait. Nell’89 fa invadere anche Panama da 24 mila soldati americani: lo stato è piccolo, ma qui si è appena insediato il dittatore Manuel Noriega.

Bill Clinton (1993-2001, Democratico)
Invia e poi ritira le truppe statunitensi dalla Somalia. Qualche anno dopo, ordina degli attacchi aerei contro i serbi in Bosnia. L’obiettivo è obbligarli a trattare. Dopo gli accordi di Dayton, impiega una forza di pace nei Balcani. Procede poi a due ritorsioni: in Afghanistan e in Sudan, dopo gli attacchi di Al Qaeda nel 1998. Clinton è protagonista anche della guerra del Kosovo e della caduta di Milosevic.

George W. Bush (2001-2009, Repubblicano)
Il presidente delle due ultime guerre statunitensi: ha attaccato l’Afghanistan e l’Iraq in risposta all’attacco delle Torri Gemelle. La guerra in Afghanistan trova l’appoggio della popolazione statunitense, mentre la seconda viene aspramente criticata dall’opinione pubblica americana e mondiale.

Barack Obama (2009-2017, Democratico)
Tra i presidenti americani più amati, passa la campagna elettorale a proclamarsi contrario all’invasione dell’Iraq. Sono in molti a sostenerlo per la promessa del ritiro delle truppe da Baghdad e Kabul. Vince il Nobel per la Pace. Interviene militarmente in Siria, Libia, Iraq e Afghanistan. Bombarda lo Yemen, la Somalia e il Pakistan. Alcuni analisti riportano che durante i suoi mandati gli Stati Uniti sono stati sempre in guerra.

“Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri”
La domanda quindi è una sola: cosa porta tutti i presidenti americani a fare almeno una guerra durante il proprio mandato? Non è l’appartenenza politica, perché democratici e repubblicani non si distinguono sul tema. Cosa si nasconde dietro le missioni di pace, fatte per esportare democrazia? Forse la risposta è semplice. L’interesse nazionale. Compatta l’opinione pubblica attorno alla stessa causa e al nemico comune, oltre ad alterare lo scenario elettorale: è successo anche per George W. Bush, rieletto quando era dato per spacciato.

Ogni volta Washington bombarda e vuol dare l’impressione di essere stata tirata per la giacchetta, costretta a intervenire per dei fini superiori. Bisognerebbe dire loro grazie, visto che ci salvano dal terrorismo e dai cattivi: gli altri Paesi non osano dire nulla. Nel caso dell’Iran, il gioco delle parti è semplice: gli USA hanno ottenuto la morte di un nemico, senza rimproveri da parte delle organizzazioni internazionali e senza scossoni particolari sui mercati. Trump, ancora una volta, ha incarnato il perfetto modello presidenziale statunitense: ha mostrato i muscoli e ha assunto il ruolo di protettore della pace, facendo la guerra. Solo che è stato un po’ meno “elegante” di qualche suo predecessore: non ha usato il travestimento della cooperazione internazionale.

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E bravo canesciolto....mi hai fregato sul tempo....perfetto.
Beer
...e' stato un piacere...un altro ceffone a Sayon! si stanchera' prima o poi!!! :lol:
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carletto3
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Re: tutte le guerre degli...anti...fassistoni!

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CaneSciolto ha scritto: 7 gen 2021, 18:14
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E bravo canesciolto....mi hai fregato sul tempo....perfetto.
Beer
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...e' stato un piacere...un altro ceffone a Sayon! si stanchera' prima o poi!!! :lol:
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Non ci sperare....sono secoli che ci combatto....non c'è verso...
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carletto3 ha scritto: 7 gen 2021, 18:17
CaneSciolto ha scritto: 7 gen 2021, 18:14
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E bravo canesciolto....mi hai fregato sul tempo....perfetto.
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...e' stato un piacere...un altro ceffone a Sayon! si stanchera' prima o poi!!! :lol:
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Non ci sperare....sono secoli che ci combatto....non c'è verso...
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...gli mando una donna amica mia, se riesco a convincerla ad entrare nel forum, se lo pappa in 2 secondi!!! Beer4
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Re: Chi appoggia Trump in Italia e' un fascista

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Davvero fantastici i servi dell'informazione nostrana, quando fu costruito il golpe in Ucraina era il popolo che si ribellava a una dittatura, mentre ora che tocca agli americani li chiamano eversivi. In fin dei conti a Washington è successo quello che gli USA hanno fatto in tutto il mondo negli ultimi 70 anni.

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Sayon
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Re: Chi appoggia Trump in Italia e' un fascista

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CaneSciolto ha scritto: 7 gen 2021, 18:44 Davvero fantastici i servi dell'informazione nostrana, quando fu costruito il golpe in Ucraina era il popolo che si ribellava a una dittatura, mentre ora che tocca agli americani li chiamano eversivi. In fin dei conti a Washington è successo quello che gli USA hanno fatto in tutto il mondo negli ultimi 70 anni.

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To to ragione stavolta Cane siolto. Sia in Ucraina che negli USA i famosi "golpe" del popolo sono stat guidati o provocati dal .... Presidente stesso. Trump non e' poi tanto differente dal capo Ucraino, un brutto ceffo che in quel caso fu aiutato dagli USA er fare unosgarbo alla Russia. Entrambi sono responsabili per quei falsi "golpe' creat da loro per loro esclusivo vantaggio. Forse se Trump fosse stato ucraino o venezolano o birmano o angolano si sarebbe trovato nel suo ambiente. La sfortuna di Trump e' d' essere americano. Questo aizzare le persone, raccontare balle e usare il ricatto. prepotenza per ottenere le cose gli si rivolgera' contro. La politica non e' il giochetto televisico dove lui si divertiva a licenziare tutti. Qui sara lui a d essere licenziato.
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Ratio
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Re: Chi appoggia Trump in Italia e' un fascista

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Premesse tutte le magagne e le nefandezze politiche commesse da Trump..stabilito questo: smettiamola una buona volta con con questa litania sul fascismo. Che è tipica di una certa sinistra italiana (e non solo), incapace di interpretare inquietudini e bisogni che altri sanno intercettare. Se siete così bravi provate ad ascoltare le ragioni anche di chi NON la pensa come voi, anziché cercare pretestuosamente di delegittimarle, come fate sempre.
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Michelangelo
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Re: Chi appoggia Trump in Italia e' un fascista

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Il giornalista ,moderato, di Sinistra,Fulvio Grimaldi- intellettualmente onesto come pochi- spiega la realtà dei fatti e si schiera a favore di Trump.
Per chi ha la buona volontà di ascoltarlo(30 min), fa un quadro della situazione davvero completo ed esauriente.

“Un popolo che dimentica i fasti del patriottismo è un popolo in decadenza. Il passato segna i doveri dell’avvenire.”
Francesco Crispi
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Sayon
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Re: Chi appoggia Trump in Italia e' un fascista

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Ratio ha scritto: 7 gen 2021, 21:41 Premesse tutte le magagne e le nefandezze politiche commesse da Trump..stabilito questo: smettiamola una buona volta con con questa litania sul fascismo. Che è tipica di una certa sinistra italiana (e non solo), incapace di interpretare inquietudini e bisogni che altri sanno intercettare. Se siete così bravi provate ad ascoltare le ragioni anche di chi NON la pensa come voi, anziché cercare pretestuosamente di delegittimarle, come fate sempre.
Ratio, non credo che tu mi conosca. Io ho difeso il vecchio fascismo per anni ma solo prche non accettavo che l' altro mostro estremista,quello rosso, continuaase nella sua ipocrita idolatria dei "partigiani" dimenticando le atrocita' e gravissimni errori fatti da quest'ultimi. Se uso quindi "fascismo" e' solo per definitre il mostro della destra: l' estremismo identico e parallelo a quello della sinistra. Lo so che in Italia uno deve stare a destra o sinistra. Io no. Io sto LONTANO da entrambi. Non credo in nessun estremismo. Sono un Confuciano, credo che la strada maestra sia sempre al centro congli occhi, le orecchie ed il cuore aperto a chi ha dei pregi e qualche programma concreto da offrire.
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CaneSciolto
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Re: Chi appoggia Trump in Italia e' un fascista

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Sayon ha scritto: 8 gen 2021, 1:19
Ratio ha scritto: 7 gen 2021, 21:41 Premesse tutte le magagne e le nefandezze politiche commesse da Trump..stabilito questo: smettiamola una buona volta con con questa litania sul fascismo. Che è tipica di una certa sinistra italiana (e non solo), incapace di interpretare inquietudini e bisogni che altri sanno intercettare. Se siete così bravi provate ad ascoltare le ragioni anche di chi NON la pensa come voi, anziché cercare pretestuosamente di delegittimarle, come fate sempre.
Ratio, non credo che tu mi conosca. Io ho difeso il vecchio fascismo per anni ma solo prche non accettavo che l' altro mostro estremista,quello rosso, continuaase nella sua ipocrita idolatria dei "partigiani" dimenticando le atrocita' e gravissimni errori fatti da quest'ultimi. Se uso quindi "fascismo" e' solo per definitre il mostro della destra: l' estremismo identico e parallelo a quello della sinistra. Lo so che in Italia uno deve stare a destra o sinistra. Io no. Io sto LONTANO da entrambi. Non credo in nessun estremismo. Sono un Confuciano, credo che la strada maestra sia sempre al centro congli occhi, le orecchie ed il cuore aperto a chi ha dei pregi e qualche programma concreto da offrire.
...in parole povere sei un moderato, uno che non sa ne di carne ne di pesce, i finti... moderati li abbiamo adesso in Europa e in Italia, son quelli che fanno i peggiori danni! Io costoro li chiamo IGNAVI... Gli ignavi non prendono mai una posizione decisa, si insinuano nell’esistenza senza lasciare traccia di sé, capaci esclusivamente di nascondersi per non assumersi le proprie responsabilità, dei vili, in parole povere. Dante li descrive alla perfezione nel III° Canto dell'Inferno!!! FuckYou
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