SPIGOLANDO......

Tutto quello che non riguarda la politica.
Avatar utente
grazia
Connesso: No
Messaggi: 1066
Iscritto il: 10 giu 2019, 7:53
Ha Assegnato: 52 Mi Piace
Ha Ricevuto: 109 Mi Piace

Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

Dal libro di Salvatore Natoli
“STARE AL MONDO”
Escursioni nel tempo presente


[..]La globalizzazione ha messo in circolo danaro, risorse materiali e umane, ma
non ha distribuito uguaglianza , parità di diritti. Al contrario, l’accresciuta libertà
degli scambi, avvicinando uomini e civiltà ha fatto misurare più direttamente
l’enorme sproporzione nella distribuzione delle ricchezze, lo scarto che separa chi
ha potere da chi non lo ha, chi è collocato negli scalini alti della scala sociale da chi
è collocato in quelli bassi. [..]Per la verità la società non ha mai smesso di essere
piramidale; le procedure democratiche la piramide l’hanno ridotta, ma non
abbattuta. Certamente però, delegittimata. In nome della democrazia gli esclusi
hanno il coraggio di rivendicare i diritti, ma molti sono collocati troppo in basso
per ergersi, hanno poca voce per farsi ascoltare. E allora applaudono coloro che le
Torri le fanno saltare: un simbolo di potenza di cui non vi era pari e che crolla.
Questo però è uno dei motivi per cui taluni quelle Torri le vogliono di nuovo
velocemente in piedi e non tanto perché “la vita continua” ma per significare
che le gerarchie del potere stanno salde dove sono, non vengono mai intaccate.
Evidentemente sbagliano ambedue.
Per l’emancipazione non c’è altra via che “la pazienza democratica”. Non tutto il
bene subito, ma un lavoro assiduo per ridurre il male, soprattutto per evitare che
gli uomini nel ricercare ognuno per proprio conto il loro vantaggio si nuocciano
reciprocamente. Una fatica questa di lunga lena , assidua, che non ha fine e non
solo perché nel mondo non vi è nulla di definitivo, ma perché gli errori che facciamo
ci fanno rischiare ad ogni momento di arretrare, di perdere perfino quello che si è
guadagnato. Ai terroristi bisogna ricordare che il sangue degli innocenti grida
vendetta e non produce giustizia. La giustizia esige reciproca dedizione, il lavoro di
tutti a vantaggio di tutti. Non esiste un male assoluto da debellare: al contrario il
male più grande è quello di identificarsi con il bene incondizionato, di parlare in
nome di Dio. E’ un parlare delirante: Dio – si diceva prima che morisse – “fa impazzire
coloro che vuole dannare”. Viviamo in un mondo da sottoporre costantemente a
revisione. Ciò esige buona volontà, non presunzione ma perseveranza.[..]
Avatar utente
grazia
Connesso: No
Messaggi: 1066
Iscritto il: 10 giu 2019, 7:53
Ha Assegnato: 52 Mi Piace
Ha Ricevuto: 109 Mi Piace

Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

Salvatore Natoli – Un’etica per l’ambiente



NATOLI: Mi chiamo Salvatore Natoli e insegno Filosofia teoretica alla II Università di Milano. Mi sono interessato di problemi di etica e ho scritto un dizionario Dei vizi e delle virtù. Il tema di oggi è Un’etica per l’ambiente. Allora prima di cominciare a ragionare e a discutere tra noi, vediamo la scheda di presentazione.

Il cielo stellato suggeriva a Kant l’ordine della natura, a cui, nella coscienza individuale, faceva riscontro la legge morale. Ancora per Kant si poteva pensare ad una corrispondenza tra cosmo e microcosmo. Oggi ci chiediamo, diversamente da Kant, se il cielo stellato possa diventare il soggetto di un’etica. Possiamo pensare all’ambiente come al tema di un’etica? L’etica è la scienza del bene e del male. Ma allora perché è eticamente un male distruggere l’ambiente ed eticamente un bene difenderlo? La questione non è ovvia, anche se è senza dubbio un bene difendere l’ambiente. Chiediamoci infatti se è l’ambiente in se stesso a rappresentare un valore che va dunque difeso, oppure se esso è un valore perché costituisce una risorsa vitale per gli uomini. Ad una simile questione si è giunti solo negli ultimi tempi, quando il problema ecologico si è reso manifesto in tutta la sua pressante evidenza. Per molti filosofi del passato era ovvia l’idea di un’assoluta corrispondenza tra etica e natura. L’etica di Spinosa parte dal principio che la natura è Dio e che Dio è natura. E Giordano Bruno, che anche lui, come Kant, di cieli stellati sapeva qualcosa, immaginava i suoi infiniti mondi come l’espressione di Dio. Secondo questi filosofi la natura dà la regola dell’etica, come dire etica e natura sono la stessa cosa. Per questi pensatori non esisteva nemmeno il problema di un’etica del rispetto della natura e non esisteva l’idea che la natura, piuttosto che rappresentare un valore in se stessa, fosse un valore solo in quanto utile alla vita dell’uomo. Nel mondo moderno invece l’unità di etica e natura si è scissa. Come si è determinata questa scissione? Dietro il problema di un’etica per l’ambiente non si riaffaccia il più antico quesito della filosofia: che cos’è la natura?

STUDENTESSA: Come si può definire la natura dopo la sua scissione dall’etica?

NATOLI: Ecco, intanto vediamo la sua connessione che nonostante tutto poi rimane. Se Voi pensate alla parola ethos, così come la impiega, per esempio, anche Aristotele, ethos significa etica, condotta, ma significa anche abitudine, cioè ha a che fare con l’abitare, con il modo di condursi degli uomini sulla terra. Allora, se noi intendiamo la natura come lo spazio di vita e di realizzazione dell’uomo, allora dobbiamo dire che l’uomo, per vivere bene deve essere coerente a questo ritmo della natura. Ma diciamo anche di più, che l’uomo egli stesso è il momento della natura e non signore della natura. Allora da questo punto di vista c’è una dimensione di euritmia, di conformità all’andatura della natura e l’uomo poi deve scoprire la sua natura per realizzarla in modo adeguato. Da questo punto di vista si vede la connessione originaria che c’è tra natura ed etica. Però, a fronte di questo problema, ce n’è un altro. Cioè è vero che l’uomo è nella natura come un momento interno alla natura e quindi deve essere conforme alla natura, ma è anche vero che è quell’entità naturale che con l’ambiente non è sempre in sintonia. Cioè l’uomo dall’ambiente è aggredito. La natura è violenta contro l’uomo, è violenta perché lo fa morire, è violenta perché costantemente lo aggredisce attraverso le intemperie. Quindi la natura, rispetto all’uomo, è nemica. Allora, rispetto a questa inimicizia, l’uomo deve armarsi. Quindi, se per un lato l’uomo è natura e quindi deve inerire ai suoi ritmi e pretenderne di uscirne è impossibile, dall’altro lato però è la natura che lo costringe a uscire da essa e a sceglierla come nemica. Esemplare in questa la doppia formula di Leopardi. Per un lato lui chiama la natura: “benignissima madre” e per l’altro la chiama: “natura matrigna”. Ecco la radice originaria della scissione.

STUDENTE: Ritiene che l’etica per l’ambiente nell’uomo sia innata, oppure che debba avere le proprie basi in una conoscenza e in un’educazione particolare?

NATOLI: Ma direi che l’etica dell’ambiente come problematica etica è abbastanza recente. Prima di rispondere, se ci vuole un’educazione o meno, bisogna fare questa inevitabile premessa. L’etica dell’ambiente è un’etica recente. Perché che cosa si intende per etica dell’ambiente? Si intende una responsabilità rispetto all’ambiente, perché la caratteristica dell’etica è fondamentalmente essere responsabili, proprio dalla parola originaria respondeo, io devo dar conto. Questo è l’etica: assumersi una responsabilità e rispondere ad altri. Quindi l’uomo deve prendersi la responsabilità dell’ambiente. Ora, quando si configura questa dimensione profonda dell’etica dell’ambiente? Solo nel momento o nel punto in cui davvero l’uomo può essere responsabile nei confronti dell’ambiente. E quando l’uomo diventa responsabile nei confronti dell’ambiente? Quando ha una potenza tale da poterlo determinare. L’uomo antico, per quanto operasse, per quanto fosse attivo, era pur sempre subalterno all’ambiente. E quindi la responsabilità che l’uomo aveva in quel contesto era quello di difendersi dall’ambiente, di manipolarlo, di adattarlo al suo spazio. Io ho scelto, tra gli oggetti, questo strumento, questo arnese di selce nell’uomo primitivo, che mostra come sin dall’origine l’uomo manipola la materia. E la manipola perché fondamentalmente è il più debole degli animali. Da quando l’uomo si porta in posizione eretta, dallo spazio può in ogni momento venire un pericolo. E l’uomo è nell’attesa dell’attacco. Quindi la natura è tutt’altro che tranquilla. Il Prometeo previdente è quello che organizza la vita degli uomini, dà loro il fuoco per difenderli dalla morte, dal freddo. Quindi l’atteggiamento originario dell’uomo è inevitabilmente un atteggiamento manipolativo. Se l’uomo non avesse fatto questo, sarebbe perito. C’è un bellissimo frammento di Anassagora, che dice che: “l’uomo è intelligente perché ha le mani”. Cioè, è attraverso la dimensione manipolativa che l’uomo è riuscito a vivere e quindi, a differenza degli animali che avevano la forza di resistere all’ambiente, l’uomo, per vivere, ha dovuto adeguare l’ambiente a se stesso. Ma poteva essere responsabile – responsabile di sé e della sua difesa – ma, per quanto operasse, la natura era sempre più forte di lui. Quando si pone il problema della responsabilità dell’uomo nei confronti della natura? Nel momento in cui l’uomo comincia ad essere più forte della natura. Allora, a questo punto, la situazione cambia. Ecco perché la questione ecologica o l’etica dell’ambiente è una questione che si formula in tempi abbastanza recenti. Praticamente, diciamo, che è una questione novecentesca.
Continua...
Avatar utente
grazia
Connesso: No
Messaggi: 1066
Iscritto il: 10 giu 2019, 7:53
Ha Assegnato: 52 Mi Piace
Ha Ricevuto: 109 Mi Piace

Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

segue. ETICA PER L'AMBIENTE di Natoli

STUDENTESSA: L’ecologia si può definire discesa dall’etica e quanto è da essa staccata o coincidente?

NATOLI: Ma direi che l’ecologia, da questo punto di vista, ha a che fare in senso stretto con l’etica, nel senso della definizione iniziale che davo, nel senso che l’uomo è nel mondo, non può esistere separatamente dal mondo e quindi, per realizzare se stesso, deve conservare l’ambiente della sua realizzazione. Se distrugge l’ambiente della sua realizzazione, non realizza neanche se stesso. Ora, siccome il principio dell’etica fondamentale è il principio della realizzazione del bene, sia il bene soggettivo dell’uomo, sia il bene in generale, allora lo sviluppo etico suppone una armonia di sviluppo di tutti gli enti naturali e quindi della natura in generale. Allora, da questo punto di vista, diciamo che il discorso ecologico è un discorso che è in linea con quello che sin dall’origine è l’etica, dove, dicevo, che l’etica è il dimorare dell’uomo sulla terra, il dimorare che suppone un dimorare ricco, fecondo, la vita lunga. Allora per fare questo ci deve essere un ambiente che sia preservato, perché, se l’ambiente è malato, non solo muore l’ambiente, ma l’uomo stesso non si realizza. Da questo punto di vista l’ecologia rispetta ciò che sin dall’inizio è un bisogno dell’uomo. Usando una bellissima formula di Nietzsche: “Sta crescendo intorno a noi il deserto”. Ecco, se cresce il deserto, siamo noi i primi a morire. Ecco perché l’etica è vincolante. È vincolante non soltanto in termini di dovere, secondo una logica coercitiva. Ma qui il dovere non ha un carattere coercitivo. Ha un carattere naturale esso stesso, perché, se l’uomo va oltre, precipita. Ecco la inevitabile collocazione dell’ecologia nell’etica, con quelle varianti che dicevo prima, perché noi oggi siamo di fronte a sfide che l’uomo antico non aveva. E quindi la nostra responsabilità nei confronti della natura è ben diversa da quella che l’uomo poteva avere quando la natura vinceva su di lui.

STUDENTESSA: Spesso l’uomo si pone come dominatore della natura e ultimamente si è creato un rapporto abbastanza violento. Noi abbiamo scelto un oggetto – l’uccello impagliato – come espressione di questa visione antropocentrica, in cui l’uomo è al centro e molte volte rende la natura sua schiava. Lei crede che si sia imposta questa visione antropocentrica, o che ultimamente ci siano dei segnali di rottura di questo tipo di rapporto?

NATOLI: Cosa vuol dire dimensione antropocentrica? L’uomo è al centro della natura nel senso che a differenza di tutti gli altri animali, non è ripetitivo, ma è costruttivo. Gli animali in genere sono dotati di pelli. Quando nascono sono immediatamente idonei a stare nell’ambiente, dopo pochi giorni si muovono. Ci sono stati alcuni studiosi che hanno detto che la nascita dell’uomo corrisponde ad una sorta di parto prematuro, perché, prima di mettersi in moto, ha bisogno di un anno di vita e molto di più. Ecco, quindi l’uomo in fondo è il più debole tra gli animali. Allora, da questo punto di vista – l’ho già accennato prima – l’uomo si è conservato sulla terra perché sostanzialmente ha manipolato la natura. Ora, data questa premessa, voglio ricordare un bellissimo passaggio del libro della Genesi, quando l’uomo è posto al centro della creazione, secondo il modello ebraico. Tant’è vero che Adamo dà il nome agli animali. Ma c’è una bellissima frase del libro della Genesi, in cui l’uomo è posto come signore della creazione perché – ecco la parola importante – la “custodisca”. Allora l’uomo ha tutto il diritto di intervenire nella creazione nel momento in cui può migliorare la sua condizione. Ma, quando il gesto diventa arbitrario, diciamo diseconomico, cioè il piacere del distruggere per distruggere e non la necessità di distruggere per vivere, allora si passa da una condizione di necessità e di opportunità, a una condizione di colpa. Allora c’è questo confine: da una parte l’uomo è in una dimensione di difesa, non aggressiva, o aggredisce per mantenersi in vita – e quindi è una signoria legittima – dall’altra, invece, c’è il capriccio, l’arbitrio. Direi che questo è l’elemento discriminante, cioè il sentirsi signore assoluto, senza custodire e invece, custodire la natura e asservirla per quel tanto che permette meglio la realizzazione di sé come comunità.

STUDENTESSA: Partendo sempre dall’animale imbalsamato, oggi, nell’immaginario collettivo, questa non è una figura positiva, mentre lo è un animale vivo, un animale libero. Questo si può ritenere come il risultato di un nuovo rapporto etico con la natura?

NATOLI: Ecco direi che quello che Voi avete scelto è sintomatico ed emblematico di questo passaggio cui facevo cenno. Cioè quando gli animali si imbalsamavano, l’uomo lo faceva all’interno di una cultura in cui l’imbalsamare era il segno di avere conquistato un trofeo. Il trofeo come si conquista. Si conquista in una lotta, la lotta è sempre una lotta per la vita, dove l’uomo è aggressore – torno al punto di prima – e anche aggredito. E le cose sono ben più tragiche se noi guardiamo alla storia dell’umanità, perché non solo si imbalsamavano gli animali, ma le teste d’uomo venivano portate come trofeo. Vedi, l’uomo contro se stesso. Allora qual’era il contesto di queste celebrazioni di trionfo? Il contesto di un uomo, il quale doveva combattere con l’ambiente per vivere. Questo è quello che voi dovete tenere ben presente. La nostra situazione oggi è cambiata. E quando è cambiata? Lo accennavo, ma ritorno sull’idea, perché l’ecologia e l’etica dell’ambiente si pone in questo punto, quando l’uomo è riuscito a penetrare nella natura e quindi, lungi dal sopportare il pericolo della natura, immette pericolo nella natura. E l’altro oggetto che ho scelto per questo nostro tipo di ragionamento, è il modello d’atomo. Capite bene qual è la differenza fondamentale? Cioè, con lo strumento di selce l’uomo aveva una struttura elementare per difendersi. Era un aggredire per difendersi. La natura era più forte di lui, lo avrebbe potuto distruggere in ogni momento. Era il suo spazio. Per quanto l’uomo intervenisse, vinceva sempre la natura. Lì si è entrati invece nel cuore della natura, si è carpito il suo segreto, la si lavora da dentro. L’uomo oggi ha la possibilità di intervenire dentro la natura e smembrarla, usare le sue leggi per modificarla. Allora, a questo punto, la natura è stata violata dall’uomo e quindi, la decisione dell’uomo a partire da questo punto – ed è la grande questione della tecnica – immette pericolo. Allora, se ci fu un tempo, quello dei trofei, in cui l’uomo poteva gloriarsi di essersi salvato da un pericolo – e quello era il segno di una vittoria – oggi l’uomo ha una responsabilità del tutto nuova, perché, avendo violato la natura e avendo carpito il suo segreto, con le sue decisioni immette nella natura pericolo. E qui enuncio una cosa su cui si può anche discutere più avanti: è cambiata la coppia rischio-sicurezza. Un sociologo contemporaneo, morto da poco, Niklas Luhmann diceva che c’è stato un tempo in cui la coppia era rischio-sicurezza. Allora il rischio stava dalla parte del pericolo, tant’è vero che nel modo comune si dice: “A tuo rischio e pericolo”. Allora c’era il rischio e c’era la sicurezza. Oggi invece la sicurezza si formula in un altro modo. Non più rischio-sicurezza, ma rischio, pericolo, dove il rischio sta dalla parte della sicurezza, perché l’uomo oggi, se non rischia, non si muove, e il pericolo invece sta dalla parte del non rischiare, perché probabilmente non rischiando si perdono delle opportunità. La decisione dell’uomo, da questo punto di vista, oggi, può essere catastrofica. Vediamo questo servizio per mostrare come la decisione dell’uomo può produrre terribili, apocalittiche contro finalità.

Il 9 ottobre del ’63, dal monte Toc, qui, sul fianco sinistro della Valle del Vajònt, si stacca una frana di 260 milioni di metri cubi di roccia. Piomba nel lago, dietro la Diga del Vajònt e solleva un’onda di 5O milioni di metri cubi d’acqua, che solo per metà passa dall’altra parte della diga, ma è più che sufficiente a spazzare via, dalla faccia della terra, cinque paesi. Duemila i morti. La storia della Diga del Vajònt, iniziata sette anni prima, si conclude in quattro minuti di apocalisse, con l’olocausto di duemila vittime.

Continua
Avatar utente
grazia
Connesso: No
Messaggi: 1066
Iscritto il: 10 giu 2019, 7:53
Ha Assegnato: 52 Mi Piace
Ha Ricevuto: 109 Mi Piace

Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

segue: UN ETICA PER L'AMBIENTE- Natoli

STUDENTE: Ecco, sulla base di questo contributo, volevo sapere da chi e da che cosa dipende l’istituzione di un limite all’utilizzo della natura da parte dell’uomo?

NATOLI: Ecco, intanto partiamo dal contributo che abbiamo visto, perché ci illumina molto su quello che vuol dire quando è l’uomo ad introdurre nella natura fattori di rischio. E questo è visibilissimo. Cioè noi abbiamo uno spettacolo apocalittico, un evento da fine del mondo, con una concentrazione di violenza, nello spazio e nel tempo: quattro minuti, duemila morti. Forse la natura con gli uragani più tremendi riesce ad eguagliare questo. Quindi una concentrazione violentissima di disastro, in un tempo breve, con una mortalità, una distruzione di uomini, di ambienti e di spazi. Questo è stato introdotto da una decisione dell’uomo. Quindi l’uomo è diventato fattore di rischio. Vediamo l’altro aspetto del problema. Una diga funzionante attraverso la quale si produce energia e, se è diga d’acqua, anche un’energia pulita; quanto servizio dà? Un servizio pari alla stessa potenza distruttiva: ospedali, macchine, riscaldamenti, agiatezza dell’uomo sulla terra. Ecco, nel momento in cui l’uomo con la tua decisione cambia la natura, la cambia dal punto di vista della migliorabilità delle sue condizioni di vita. Quindi il manufatto non guardiamolo dal punto di vista del suo effetto disastroso, ma guardiamolo dal punto di vista del suo effetto funzionante. Ecco allora la formula, la coppia su cui bisogna riflettere oggi. La prima era pericolo- sicurezza: l’uomo cerca la sicurezza, vuole allontanare il pericolo. Come lo fa? Attraverso la tecnica, attraverso la trasformazione della natura. Ma oggi è arrivato a un punto in cui le sue decisioni sono tali da produrre controfinalità, effetti contro la natura, ma quella stessa potenza che può manifestarsi disastrosa, può dargli un benessere illimitato. Allora, da questo punto di vista, il rischio non coincide più col pericolo. Ma il rischio bisogna anche correrlo, perché i vantaggi ordinari e le opportunità sono elevatissime. Detto questo, allora c’è un punto inarretrabile: noi oggi siamo in una condizione storica, in cui se non interveniamo sull’ambiente non possiamo più vivere. Lo standard della nostra vita esige che l’ambiente sia utilizzato. Qual è il confine? Ecco un punto decisivo: il confine non trova un limite nella natura, ma trova un limite in sé. In che senso la scienza trova un limite in sé? Perché, per definire quello che si può fare e quello che non si può fare, è necessaria la scienza. La natura non ce lo dice. La natura è lì. E quindi ecco la responsabilità forte dell’uomo, che certe cose inevitabilmente le deve fare, ma deve essere lui a decidere quello che non può fare. Un esempio prima di andare avanti nella nostra discussione: l’inquinamento delle città. Prodotto da che cosa? Dalla tecnica. Ma chi accerta se oltre una certa soglia c’è inquinamento? Non lo fa la scienza medesima? In base a che cosa noi diciamo che oltre non si può andare? Ce lo dice la natura? Ce lo dice la scienza, perché soltanto attraverso la scienza che indaga le contro finalità della natura, noi sappiamo che non possiamo andare avanti. E quindi, per dare una risposta, un indirizzo di risposta alla Tua domanda, devo dire che soltanto la scienza può limitare se stessa, perché la natura è uno spazio ormai definitivo dell’azione dell’uomo. Il rispetto? Il rispetto l’uomo lo deve decidere e comprendere in base a quello che della natura sa. Ecco il tasso alto di responsabilità. Se così non fosse, non saremmo neanche responsabili.

STUDENTESSA: Vorrei sapere le definizioni precise di tecnologia e di progresso e che connessioni e conseguenze hanno, questi due fenomeni, con un’etica per l’ambiente.

NATOLI: Ecco , tecnologia e progresso non coincidono, anche se stanno insieme. Direi che il miglioramento della condizione dell’uomo nel mondo non sarebbe stato possibile mai se l’uomo non avesse manipolato il mondo. Torno alla bellissima immagine di Anassagora: l’uomo non sarebbe intelligente se non avesse le mani. E quindi l’uomo ha ridotto il pericolo che gli veniva dalla natura e quindi ha creato uno spazio per sé. Gli antropologi parlano della grande rivoluzione del neolitico quando l’uomo addomestica gli animali, comincia a coltivare la terra – il grande gelo si è ritirato, quindi si sono liberati spazi – la grande rivoluzione dell’uomo tecnologico, l’uomo prende dimora sulla terra, esce dalle caverne, costruisce case, migliora le sue condizioni, rompe i ritmi della natura. Perché può conservare le sementi, non le consuma immediatamente. L’uomo potrebbe essere quello che è se non avesse sviluppato la tecnica? Ecco, allora questo è un discorso preliminare. L’uomo è cresciuto, ha creato spazio per sé nel mondo, ma questo non vuol dire che ha distrutto il mondo, perché ha liberato delle possibilità della natura. Per molti versi l’ha migliorata, perché la coltivazione, questi grandi spazi che noi vediamo di natura lavorata, non sono spazi negativi. Quindi, da questo punto di vista, la tecnologia è stata un mezzo attraverso cui l’uomo ha realizzato se stesso, senza con ciò dovere inevitabilmente violare la natura, anzi migliorandola, liberando in essa delle risorse e orientandola. Ma la tecnica di per sé dà progresso? No, perché tutto ciò che l’uomo fa è ambiguo. L’arma può essere prodotta per difendersi, per tagliare la carne e per uccidere. Allora, fondamentalmente qual’è la direzione, la misura in base a cui si può concepire un’idea di progresso della tecnica? Che l’uomo non pretenda, attraverso la tecnica, di cancellare il suo limite naturale, cioè non pretenda di potere fare tutto. E quindi bisogna combinare insieme trasformazione e custodia. Il segno: se si va troppo avanti la natura si ribella e viene contro di noi.

Continua..
Avatar utente
grazia
Connesso: No
Messaggi: 1066
Iscritto il: 10 giu 2019, 7:53
Ha Assegnato: 52 Mi Piace
Ha Ricevuto: 109 Mi Piace

Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

Segue UN ETICA PER L'AMBIENTE

STUDENTE: A Suo avviso è eticamente corretto impedire ai paesi del Terzo Mondo che si sono affrancati dal colonialismo solo in questi ultimi anni, di sfruttare liberamente le loro risorse, quelle risorse che hanno permesso lo sviluppo dell’Occidente avanzato?

NATOLI: Qui Lei dice una cosa di grande rilevanza rispetto proprio a quanto si diceva prima. Questi popoli hanno diritto a valorizzare le loro risorse. Anzi, prima lo fanno, meglio è. Prima non lo hanno potuto fare perché avevano la terra piena di ricchezze, ma non avevano la possibilità di conoscere e di utilizzare. E quindi sono stati occupati dagli altri, anche perché loro non erano nelle condizioni di conoscenza. Ecco la tecnica, la scienza che definisce essa i limiti. Questi avevano una conoscenza molto bassa, quindi non potevano trasformare le loro stesse risorse. Adesso in una idea di globalizzazione, pensiamo – è giusto, ma il discorso sarebbe più politico – che questi popoli siano nelle condizioni di valorizzare al meglio loro stessi, essere padroni dei beni naturali della terra su cui vivono. Ma, accanto a questo, c’è questo diritto di essere padroni e di migliorare le loro condizioni, in una relazione con tutto l’ambiente, con l’ambiente mondo, perché ormai il discorso bisogna farlo in termini di globalizzazione. Una volta accertata questa legittimità c’è un altro tipo di problema importante da sollevare: noi possiamo estendere a tutto il mondo, senza distruggerlo, lo standard di vita dell’Occidente? Questo è il problema vero. Ecco perché la questione ecologica è una questione novecentesca, perché se noi estendiamo a tutto il mondo il nostro standard di vita, date queste condizioni, rischiamo di distruggere il mondo. Immaginate una motorizzazione, una industrializzazione del nostro tipo in Cina, in America Latina. Il mondo scoppierebbe, non lo sopporterebbe. Ecco, dicevo: la natura sviluppa contro finalità. Non possiamo tutto. E allora, a questo punto, è necessario che l’uomo relativizzi i suoi bisogni e sviluppi una selezione tra ciò che è necessario e ciò che non è necessario, tra l’uso dei beni, tra la stessa concezione del lusso. Perché noi abbiamo un’idea di lusso nel senso di avere tante cose. La produzione, la tecnologia ci invita a consumare. Ma quanto lusso c’è senza costo? Leggere un libro, capirlo e goderne non è forse meglio di andarsi a fare un giro in Ferrari? È proprio vero che la Ferrari è meglio o è una follia dell’Occidente? O non è più bello sentire Beethoven o Leopardi? Non è questo il vero lusso? Ecco, cambiare i parametri di riferimento e scoprire nella natura bellezze e possibilità di gioia che non passano attraverso una manipolazione violenta. Questa è una possibilità etica completamente diversa.

STUDENTE: Prendendo spunto dal primo filmato, l’ambiente deve essere difeso perché rappresenta un valore o perché è utile per noi, per un domani, proteggerlo?

NATOLI: Tutte e due le cose insieme, noi scopriamo che è un valore, cioè scopriamo che se distruggiamo l’ambiente annulliamo la nostra stessa possibilità di esistere. Non bisogna mai separare il dovere dall’efficacia, perché noi abbiamo una concezione del dovere astratta, formalistica se si vuole. Tendiamo a separare sempre il dovere dalla felicità e dimentichiamo che il dovere è una strategia di realizzazione, non è un obbligo. Allora la natura deve essere preservata non perché noi siamo obbligati nei confronti di essa, ma perché senza di essa noi non viviamo. Quindi noi dobbiamo connettere sempre di più etica a bellezza e non dovere a sacrificio. È una cattiva pedagogia. Il dovere non è di per sé sacrificio. Il dovere è economico, perché realizza bellezza. La bellezza e l’etica stanno insieme. L’etica ha un carattere estetico. Siamo noi diventati brutti, che fraintendiamo e pensiamo a un etica sempre in termini di sacrificio e di rinuncia, senza guardare invece gli effetti di riuscita e la grandezza dei risultati che si ha. L’etica è una strategia di riuscita, non è un obbligo coercitivo.

STUDENTE: Faccio un esempio: la costruzione di una fabbrica inevitabilmente porta alla distruzione, o, quanto meno, all’alterazione dell’ambiente naturale, però contemporaneamente può portare benessere e lavoro per l’uomo. Lei moralmente cosa difenderebbe di più: la costruzione di una fabbrica oppure la salvaguardia dell’ambiente?

NATOLI: I dilemmi non possono essere mai posti in modo così secco, se non in astratto, perché la realtà è sempre molto più complessa, è sempre più data di variabili. Quando noi dobbiamo affrontare un problema, normalmente sono più importanti le variabili che la posizione formale del dilemma. Perché diciamo che la posizione formale di un dilemma è un esercizio di discussione? Perché quando arriviamo alla realtà questa ha sempre dei tassi elevati di complessità. Ma, per venire incontro alla domanda, si fa sempre, in queste scelte, un ragionamento di costo-beneficio. In ogni trasformazione c’è sempre un costo. Ogni trasformazione presuppone distruzione. Questo lo fa la natura stessa. Nella generazione-corruzione fa questo. C’è qualcosa che esce fuori e qualcosa che emerge. Quindi non dobbiamo avere una concezione statica. Nella trasformazione c’è sempre una percentuale di perdita. Nulla può essere conservato per intero. Quello che è importante è che l’intero deve essere invece visto in ordine alla sua armonia. In ordine alla sua armonia ci sono dei costi da pagare. Allora è chiaro che se una fabbrica distrugge l’ambiente senza dare nessun risultato, avendo effetti devastanti, allora è chiaro che è assurdo farla. Allora qui il problema diventa una analisi delle compatibilità. E qui vengono fuori i ragionamenti concreti. Ecco io qui non posso parlare – ma sarebbe meglio farlo – di cose determinate, perché il ragionamento è sull’atteggiamento etico in generale, ma poi esistono dei problemi particolari: il buco dell’ozono, l’inaridimento della terra, le acque potabili, le foreste tagliate. Allora, di volta in volta, si tratta di definire i limiti e le opportunità e le contro finalità che si possono generare. Una sola cosa è inevitabile: è impossibile pensare di vivere nel mondo lasciandolo così com’è. Se si pensa all’ecologia come intangibilità si fa un discorso inconsistente. Anzi si permette poi l’arbitrio. Invece il discorso è che la scienza limita se stessa, interrogandosi sui possibili effetti, secondari, negativi, e quindi correndo un rischio, perché c’è sempre una componente di rischio che bisogna correre, come sempre, nella vita.

STUDENTESSA: Non Le sembra che però nell’ecologia stia prevalendo più il fine dell’utile rispetto a quello etico, proprio perché l’uomo si considera qualcosa di esterno alla natura e quindi la vede come qualcosa di necessario all’esistenza, ma da sfruttare fino al limite? E questo è molto negativo, perché piano piano si sta affermando come valore quello dell’utile e si sta perdendo completamente di vista quello della natura in sé.

NATOLI: Certo, però io non sarei così pessimista, perché noi siamo qui proprio perché ci accorgiamo che un uso indiscriminato della natura, oggi, è fonte di pericolo. Il contributo che abbiamo visto sul Vajònt ci dimostra che ormai l’uomo non può ritenersi signore incondizionato. C’è stato un momento in cui si è creduto che con la tecnica si potesse fare tutto. Cioè dire che la natura ha forse una riserva illimitata da cui l’uomo poteva prelevare come e quando voleva. Questa è stata la fase intermedia. C’è stata una fase in cui l’uomo era soccombente nei confronti della natura. Per quanto fosse attivo, la natura vinceva. Poi l’uomo ha iniziato a vincere e allora ha ritenuto di poterla asservire senza legge. Però appare il deserto, appare l’avvelenamento. Cioè questo non è possibile. La natura non è uno spazio illimitato per l’uomo. Allora l’uomo deve sempre, nella sua operazione di trasformazione della natura, confrontarsi con il suo limite. Ecco perché io vado spesso parlando di “etica della finitezza”. E la scoperta scientifica non è detto che, di per sé, ci inviti ad essere onnipotenti. Molto spesso insegna ad essere limitati. Per capirci: pensate, per esempio, alla dietetica, quanto la scienza ci dice che non dobbiamo essere persone, sin dall’infanzia, che si abboffano. Perché? Perché, in una cultura della fame, mangiare tanto, era una necessità. Nei poveri, spesse volte, rimane questo desiderio arcaico di soddisfare la fame, anche quando non è più necessario. Allora esistono dei meccanismi. L’uomo nella ascesa dal pericolo credeva di poter far tutto. Gli rimane questo vizio, ma oggi si accorge che se pretende di fare tutto sviluppa contro finalità.

STUDENTE: Noi abbiamo scelto un film per rappresentare questo legame tra etica e ambiente. Il film è Il pianeta delle scimmie, che, in breve, racconta di questi astronauti, che, dopo aver viaggiato alla velocità della luce, sono atterrati con la loro astronave su un pianeta. Questo pianeta è dominato da una forma di vita che si identifica con le scimmie. E alla fine si scoprirà tragicamente che questo pianeta è la terra, che sulla terra è avvenuta l’estinzione dell’uomo. Si sono quindi ribaltati gli ordini gerarchici dell’ecosistema, e, a capo del sistema sono subentrate le scimmie. Ecco, questo film propone un interessante quesito: è giusto che il sistema etico imponga l’uomo al vertice della scala gerarchica quando poi questo spesso non amministra bene l’ambiente che lo circonda?

NATOLI: Partendo dall’esempio del film, le scimmie sopravvivono all’uomo perché in un certo qual modo sono più conformi alla natura. E l’uomo, nella sua pretesa di dominio incondizionato, ha distrutto la sua possibilità di vita. Quindi di fatto vive chi alla natura è fedele. Chi invece la vuole completamente asservire a se stesso è condannato alla distruzione, che era poi, in fondo, il grande concetto della Bibbia, della legge che salva, di darsi una misura. Il deserto fiorisce se si è all’altezza della legge, ma tutto torna ad essere deserto se non si è capaci di dare una norma a se stessi.
Avatar utente
grazia
Connesso: No
Messaggi: 1066
Iscritto il: 10 giu 2019, 7:53
Ha Assegnato: 52 Mi Piace
Ha Ricevuto: 109 Mi Piace

Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

Er vento e la nuvola
Trilussa

Una Nuvola nera disse ar Vento:
Damme un appuntamento
perché stanotte ho da coprì la Luna.
E indove vôi che venga? - Verso l'una
dedietro ar campanile der convento.
Se tratta de questioni delicate:
disse piano la Nuvola - ho scoperto
un buggerìo de coppie innammorate
che la notte se baceno a l'aperto.
È un'immoralità
che propio nun me va!

Quanto sei scema, Nuvoletta mia!
Je fece er vento. - Vôi coprì l'amore,
ch'è la cosa più bella che ce sia,
e lasci a lo sbarajo tanta gente
che s'odia e che se scanna inutirmente!
Guarda, infatti, laggiù. Li vedi quelli
che stanno a liticà su la piazzetta?
J'abbasta l'aria d'una canzonetta
pe' faje mette mano a li cortelli,
senza manco pensà che so' fratelli
e che cianno una madre che l'aspetta! -

La Nuvoletta, ner vedé la scena,
sbottò in un pianto, fece uno sgrullone
e fracicò un filosofo co.gli.one
che stava a rimirà la luna piena.
So' le stelle che sputeno sur monno!
Disse tra sé er filosofo. - So' loro!
Hanno raggione, in fonno!
Avatar utente
grazia
Connesso: No
Messaggi: 1066
Iscritto il: 10 giu 2019, 7:53
Ha Assegnato: 52 Mi Piace
Ha Ricevuto: 109 Mi Piace

Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

Il tempo -

Seneca (Lettera a Lucillo)


Dammi retta, Lucilio, dedicati di più a te stesso e tieni da conto tutto per te il tempo che finora, in un modo o nell’altro, ti lasciavi portare via.
E’ proprio così, credimi: il tempo ci viene tolto o sottratto, quasi a nostra insaputa, oppure ci sfugge non si sa come. E la cosa più indecorosa è perderlo per trascurata leggerezza.
Prova a pensarci: gran parte della vita ci scappa via mentre agiamo in modo sbagliato senza far niente, e l’intera esistenza trascorre in occupazioni inutili e che non ci riguardano veramente.
Trovami, se sei capace, uno che dia al tempo il giusto valore che capisca quanto può essere importante una giornata, che si renda conto che noi moriamo un po’ ogni giorno.
Perché questo è il punto: noi pensiamo alla morte come qualcosa che stia davanti a noi, mentre in gran parte è già alle nostre spalle: tutta l’esistenza trascorsa è già in suo potere. Allora, caro Lucilio, fa come mi scrivi.
Tieni stretto il tuo tempo ora per ora, dipenderai meno dal futuro se avrai in pugno il presente. Mentre rimandiamo le nostre scadenze, il tempo passa.
Tutto ci è estraneo, Lucilio, solo il tempo è veramente nostro: l’unica cosa di cui la natura ci ha fatto padroni ma è passeggera e instabile, e chiunque può estrometterci da questa proprietà.
Che sciocchi gli uomini!
Quando ottengono da qualcuno delle inezie di nessun valore, facili da rimpiazzare, sono pronti a farsele mettere in conto; ma non c’è nessuno che si senta in debito se gli concede del tempo; eppure questa è l’unica cosa che non si può restituire, nemmeno se si prova grande riconoscenza.
Forse ora mi domanderai come mi comporto io, che con te, sono così largo di consigli.
Ti risponderò con franchezza: faccio come un riccone ordinato e diligente, tengo il conto di quello che spendo.
Non posso dire di non buttare al vento nulla, però posso dire che cosa butto via e spiegare perché; sono in grado di render conto della mia povertà.
Naturalmente capita anche a me, come alla maggior parte delle persone cadute in miseria senza loro colpa, che tutti siamo pieni di comprensione, ma nessuno sia disposto a dare una mano.
Ma che importa?
Secondo me non è povero chi si fa bastare quel che gli resta, anche se è poco.
Quanto a te, però preferirei che tenessi ben stretto quello che hai; e dovrai cominciare subito.
Perché come dicevano i nostri vecchi: è troppo tardi far economia quando si è arrivati al fondo; tanto più che nel fondo non c’è solo ben poco, ma anche il peggio.

Addio!
Avatar utente
grazia
Connesso: No
Messaggi: 1066
Iscritto il: 10 giu 2019, 7:53
Ha Assegnato: 52 Mi Piace
Ha Ricevuto: 109 Mi Piace

Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

La saggezza è la più grande fortuna......

"Il Contadino saggio"
da un racconto cinese


C'era una volta un contadino cinese, era molto povero, per vivere lavorava duramente la terra con l'aiuto di suo figlio, ma possedeva il grande dono della saggezza.

Un giorno il figlio gli disse:

- Padre che disgrazia, il nostro cavallo è scappato dalla stalla!

- Perchè la chiami disgrazia? rispose il padre!

- Aspettiamo e vediamo cosa succederà nel tempo!

Qualche giorno dopo il cavallo ritornò portando con sè una mandria di cavalli selvatici.

- Padre che fortuna! Esclamò questa volta il ragazzo.

Il nostro cavallo ci ha portato una mandria di cavalli selvatici.

- Perchè la chiami fortuna! rispose il padre. Aspettiamo e vediamo cosa succederà nel tempo.



Qualche giorno dopo, il giovane nel tentativo di addomesticare uno dei cavalli, venne disarcionato

e cadde al suolo fratturandosi una gamba.

- Padre che disgrazia, mi sono fratturato una gamba.

Ma anche questa volta il saggio padre sentenziò:

- Perchè la chiami disgrazia? Aspettiamo e vediamo cosa succede nel tempo.

Ma il ragazzo per nulla convinto delle sagge parole del padre, continuava a lamentarsi nel suo letto.

Qualche tempo dopo, passarono per il villaggio gli inviati del re con il compito di reclutare i giovani da inviare in guerra.

Anche la casa del vecchio contadino venne visitata dai soldati reali, ma quando trovarono il giovane a letto, con la gamba immobilizzata, lo lasciarono stare per proseguire il loro cammino.

Qualche tempo dopo scoppiò la guerra e molti giovani morirono nel campo di battaglia, il giovane si salvò a causa della sua gamba zoppa.

Fu così che il giovane capì che non bisogna mai dare per scontato né la disgrazia né la fortuna, ma che bisogna dare tempo al tempo per vedere cosa è bene e cosa è male.
Avatar utente
grazia
Connesso: No
Messaggi: 1066
Iscritto il: 10 giu 2019, 7:53
Ha Assegnato: 52 Mi Piace
Ha Ricevuto: 109 Mi Piace

Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

Mi manchi....

La cercava, la cercava inutilmente
dappertutto. Non poteva essere
andata lontano. Non era la prima
volta che succedeva ma si erano
sempre ritrovati. Sembrava si
nascondesse per indispettirlo, per
fargli sentire come gli fosse
necessaria, come senza di lei il
sostegno venisse a mancargli.
Credeva in lei ciecamente, anzi
stravedeva. Eccola finalmente!!.
La raccolse. Prese la stanghetta degli
occhiali e quella... vitina
dispettosa ritorno' al suo posto....

G.
Avatar utente
grazia
Connesso: No
Messaggi: 1066
Iscritto il: 10 giu 2019, 7:53
Ha Assegnato: 52 Mi Piace
Ha Ricevuto: 109 Mi Piace

Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

Regalami un sorriso....

EHHHH!!!!LE DONNE NE SANNO PROPRIO UNA PIU' DEL DIAVOLO......

Un carabiniere ferma un'auto che viaggia a 120 Km/h dove vige il limite di 50!
Si avvicina alla macchina e dice:
- Patente e libretto prego.
La bella donna al volante risponde:
- La patente non ce l'ho più. Me l'hanno ritirata 10 giorni fa quando mi hanno fermata per la quarta volta ubriaca!
- Posso vedere almeno il libretto di circolazione?
- La macchina non è mia. L'ho rubata!
- Rubata???
- Sì, però penso che i documenti siano nel cassetto del cruscotto. Mi sembra di averli visti quando ci ho nascosto la pistola...
- Lei ha una pistola nel portaoggetti?!?
- Certo, l'ho nascosta dopo aver sparato all'uomo che guidava. Poi ho messo il suo cadavere nel bagagliaio!
- Cosa??? Lei ha un uomo morto nel bagagliaio???
- Sì!
Il carabiniere estrae la pistola d'ordinanza e chiama i rinforzi alla radio.
Arrivano subito altre due pattuglie. Da una scende un graduato che chiede alla donna:
- Posso vedere la sua patente?
- Certo, eccola!
E gliela porge: regolare e validissima.
- Di chi è quest'auto?
- Mia. Ecco il libretto.
Anche quello, tutto in ordine.
- Potrebbe aprire il cassetto? Voglio controllare se ha nascosto una pistola...
- Certo. Comunque le garantisco che non c'è nessuna pistola!
La donna apre il cassetto portaoggetti, che è vuoto.
- Le dispiace se perquisiamo il bagagliaio? Ci hanno avvisato per radio dicendo che ci sarebbe un cadavere!
- Ma certamente.
La donna apre il cofano: nulla. Perfettamente vuoto.
L'ufficiale:
- Ma... non capisco. Il carabiniere che l'ha fermata mi ha detto che lei non aveva la patente, che gliel'avevano ritirata per guida in stato di ebbrezza, che la macchina era stata rubata a un uomo che lei ha ucciso e di cui ha occultato il cadavere nel bagagliaio e che la pistola era nel portaoggetti!
La donna lo guarda e dice:
- Fantastico! E scommetto che le ha detto pure che andavo troppo forte...
Avatar utente
grazia
Connesso: No
Messaggi: 1066
Iscritto il: 10 giu 2019, 7:53
Ha Assegnato: 52 Mi Piace
Ha Ricevuto: 109 Mi Piace

Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

TRATTATO SULLA TOLLERANZA

Il trattato sulla tolleranza è una delle più famose opere di Voltaire. Pubblicata in Francia nel 1763 costituisce testo fondamentale della riflessione sulla libertà di credo, sul rispetto delle opinioni e di molte di quelle caratteristiche con cui oggi identifichiamo una società come civile.

Capitolo XXIII del "Trattato"

Preghiera a Dio

Non è più dunque agli uomini che mi rivolgo; ma a te, Dio di tutti gli esseri, di tutti i mondi, di tutti i tempi: se è lecito che delle deboli creature, perse nell’immensità e impercettibili al resto dell’universo, osino domandare qualche cosa a te, che tutto hai donato, a te, i cui decreti sono e immutabili e eterni, degnati di guardare con misericordia gli errori che derivano dalla nostra natura.
Fa sì che questi errori non generino la nostra sventura.
Tu non ci hai donato un cuore per odiarci l’un l’altro, né delle mani per sgozzarci a vicenda; fa che noi ci aiutiamo vicendevolmente a sopportare il fardello di una vita penosa e passeggera. Fa sì che le piccole differenze tra i vestiti che coprono i nostri deboli corpi, tra tutte le nostre lingue inadeguate, tra tutte le nostre usanze ridicole, tra tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le nostre opinioni insensate, tra tutte le nostre convinzioni così diseguali ai nostri occhi e così uguali davanti a te, insomma che tutte queste piccole sfumature che distinguono gli atomi chiamati “uomini” non siano altrettanti segnali di odio e di persecuzione.
Fa in modo che coloro che accendono ceri in pieno giorno per celebrarti sopportino coloro che si accontentano della luce del tuo sole; che coloro che coprono i loro abiti di una tela bianca per dire che bisogna amarti, non detestino coloro che dicono la stessa cosa sotto un mantello di lana nera;
che sia uguale adorarti in un gergo nato da una lingua morta o in uno più nuovo.
Fa che coloro il cui abito è tinto in rosso o in violetto, che dominano su una piccola parte di un piccolo mucchio di fango di questo mondo, e che posseggono qualche frammento arrotondato di un certo metallo, gioiscano senza inorgoglirsi di ciò che essi chiamano “grandezza” e “ricchezza”,
e che gli altri li guardino senza invidia: perché tu sai che in queste cose vane non c’è nulla da invidiare, niente di cui inorgoglirsi.
Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli!
Abbiano in orrore la tirannia esercitata sulle anime, come odiano il brigantaggio che strappa con la forza il frutto del lavoro e dell’attività pacifica!
Se sono inevitabili i flagelli della guerra, non odiamoci, non laceriamoci gli uni con gli altri nei periodi di pace, ed impieghiamo il breve istante della nostra esistenza per benedire insieme in mille lingue diverse, dal Siam alla California, la tua bontà che ci ha donato questo istante.
Avatar utente
grazia
Connesso: No
Messaggi: 1066
Iscritto il: 10 giu 2019, 7:53
Ha Assegnato: 52 Mi Piace
Ha Ricevuto: 109 Mi Piace

Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

Della Giustizia

Platone

[..]«Per comprendere che anche chi pratica la giustizia si comporta così suo malgrado e solo perché non può commettere ingiustizia, l'espediente più opportuno è ricorrere a una situazione immaginaria. Concediamo ad entrambi, all'uomo giusto e all'ingiusto, la possibilità di fare ciò che vogliono, e poi seguiamoli osservando dove i loro desideri guideranno l'uno e l'altro. Allora sorprenderemo l'uomo giusto a percorrere la stessa strada dell'ingiusto a causa dell'avidità, che per natura ogni essere insegue come il proprio bene, quantunque la legge lo costringa con la forza ad onorare l'uguaglianza. E tale possibilità si realizzerebbe al più alto grado, se essi avessero quella risorsa che ebbe un tempo, a quanto si racconta, Gige, l'antenato di Creso re di Lidia. Egli era al servizio, in qualità di pastore, del sovrano che allora regnava in Lidia. Un giorno, durante un violento terremoto accompagnato dal temporale, la terra si spaccò e produsse una fenditura nel luogo in cui egli faceva pascolare il gregge. Gige la vide e scese giù pieno di stupore. Fra le molte meraviglie che scorse c'era, a quanto si narra, un cavallo di bronzo, cavo, con delle aperture. Egli v'infilò il capo e vide là dentro un cadavere di dimensioni sovrumane, assolutamente spoglio ma con un anello d'oro a una mano. Gige se lo mise al dito e uscì. Con tale anello partecipò anch'egli alla consueta riunione dei pastori per dare al re il rendiconto mensile sullo stato del gregge. Ma mentre era seduto con i compagni girò per caso il castone dell'anello verso di sé, all'interno della mano; e così divenne invisibile, e quelli seduti accanto a lui dissero che se n'era andato via. Egli allora, stupefatto, toccò di nuovo l'anello, voltò il castone verso l'esterno e appena l'ebbe voltato ritornò visibile. In considerazione di ciò, Gige ripeté il tentativo, per controllare il potere dell'anello: effettivamente constatò che quando voltava il castone verso l'interno egli diventava invisibile, e ritornava visibile quando lo voltava verso l'esterno. Non appena ebbe compreso ciò, fece in modo di essere incluso fra gli informatori del re. Giunse alla reggia, divenne l'amante della regina e con lei congiurò contro il re, lo uccise e prese il potere.
«Se dunque esistessero due anelli così e l'uno se lo infilasse al dito l'uomo giusto e l'altro l'uomo ingiusto, credo che nessuno sarebbe così costante da persistere nella giustizia e avere il coraggio di astenersi dai beni altrui senza neppure toccarli, malgrado la possibilità di prendere al mercato ciò che volesse, di entrare nelle case e unirsi con chi gli piacesse, e di uccidere qualcuno e liberare qualcun altro a suo arbitrio, e di fare tutto quanto lo rendesse fra gli uomini simile a un dio. Ma comportandosi così non sarebbe affatto diverso dall'altro uomo, anzi percorrerebbero entrambi la medesima strada. E in ciò si potrebbe scorgere una grande prova del fatto che nessuno è giusto di propria volontà, ma solo per forza, non perché ritenga la giustizia vantaggiosa di per sé: infatti ognuno, quando ritiene di poter commettere ingiustizia, la commette. E ognuno crede che l'ingiustizia gli sia molto più utile della giustizia; e ha ragione di crederlo, secondo il difensore di questa tesi. Chi infatti possedesse un simile potere eppure non volesse mai prevalere e nemmeno toccare i beni altrui, parrebbe a chi ne fosse al corrente l'uomo più infelice e più stolto; ma in pubblico lo loderebbero, ingannandosi a vicenda per timore di ricevere un danno. Proprio così stanno le cose![..]
Avatar utente
grazia
Connesso: No
Messaggi: 1066
Iscritto il: 10 giu 2019, 7:53
Ha Assegnato: 52 Mi Piace
Ha Ricevuto: 109 Mi Piace

Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

la Giustizia aggiustata

Trilussa

LA GIUSTIZIA AGGIUSTATA

Giove disse alla Pecora: - Non sai
quanta fatica e quanto fiato sciupi
quando vieni a raccontarmi i guai
che hai con i Lupi.
È meglio che stai zitta e li sopporti.
Hanno torto, lo so, non si discute:
ma i Lupi sono tanti e troppo forti
per non aver ragione.
Avatar utente
grazia
Connesso: No
Messaggi: 1066
Iscritto il: 10 giu 2019, 7:53
Ha Assegnato: 52 Mi Piace
Ha Ricevuto: 109 Mi Piace

Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

A chi tanto e a chi gnente

di Trilussa


Da quanno che dà segni de pazzia,
povero Meo! fa pena! È diventato
pallido, secco secco, allampanato,
robba che se lo vedi scappi via!
er dottore m'ha detto: - È 'na mania
che nun se pò guarì: lui s'è affissato
d'esse un poeta, d'esse un letterato,
ch'è la cosa più peggio che ce sia! -
Dice ch'er gran talento è stato quello
che j'ha scombussolato un po' la mente
pe' via de lo sviluppo der cervello...
Povero Meo! Se invece d'esse matto
fosse rimasto scemo solamente,
chi sa che nome se sarebbe fatto!
Avatar utente
grazia
Connesso: No
Messaggi: 1066
Iscritto il: 10 giu 2019, 7:53
Ha Assegnato: 52 Mi Piace
Ha Ricevuto: 109 Mi Piace

Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

IN PRETURA

Trilussa


- Alzatevi, accusata: vi chiamate?
- Pia Tonzi.
- Maritata?
- Sissignora.
- Con prole?
- No... con uno che lavora...
- D'anni?
- Ventotto.
- Che mestiere fate?

- Esco la sera verso una cert'ora...
- Già, comprendo benissimo, abbordate...
- Oh, dico, sor pretore, rispettate
l'onorabbilità d'una signora!

- Ma le guardie vi presero al momento
che facevate i segni ad un signore,
scandalizzando tutto il casamento...

- Loro potranno divve quer che vonno:
ma io, su le questioni de l'onore,
fo come li Ministri: nun risponno!
Rispondi