Crossfire ha scritto: 21 apr 2025, 20:49
La prima idea di ponte sullo stretto era addirittura del regno Borbonico se ben ricordo.
Bocciato ai tempi perché il costo era troppo elevato per il piccolo regno del sud Italia.
Signori, francamente non ho capito se scrivete sul serio o se volete prendermi in giro. In sostanza tu, egregio Crossfire, e Sayon sostenete che un ponte sullo Stretto sarebbe stato realizzabile già nell'800, nel regno borbonico, dunque non bisogna frapporre indugi e aprire i cantieri al più presto. Orbene, il Regno di Napoli, che dopo la Restaurazione prese il nome di Regno delle Due Sicilie, non era affatto un "piccolo regno" ma
il più grande e popoloso degli stati italiani preunitari. Secondo il Bradford, autorevole atlante storico, nel 1835 Napoli e Palermo con 364mila e 168mila abitanti rispettivamente erano le prime due città d'Italia, seguite da Milano (160mila) e Roma (155mila). E la capitale Napoli era la quinta città d'Europa, preceduta solo da Londra, Parigi, Costantinopoli e Pietroburgo, ma ben davanti a Vienna, Berlino, Mosca, Madrid. Non voglio aprire polemiche scrivendo che il regno borbonico era anche il più ricco e il più industrializzato degli stati preunitari, la cosa è probabile ma controversa. In rete si trovano lunghe liste dei
primati storici (italiani, europei o mondiali) di quel regno, alcuni fasulli, molti altri assolutamente veri. Ho già citato il primo ponte sospeso in ferro in Italia (1832), ma ci sono anche la prima linea ferroviaria (la Napoli-Portici, 1839), la prima locomotiva e il primo tunnel ferroviario costruiti in Italia, la prima nave a vapore nel Mediterraneo, i primi osservatori (astronomico, vulcanico, e sismologico), la prima illuminazione urbana a gas, il primo sistema pensionistico contributivo,
la prima legge in Italia per la gestione e l'accoglienza degli immigrati (1817), la prima ordinanza sulla raccolta differenziata dei rifiuti (1832), etc.
https://realcasadiborbone.it/alcuni-pri ... e-sicilie/
Ebbene, vi garantisco che questo regno, denigrato da chi non conosce la Storia e per molti versi avanzato sui tempi, tecnologicamente e non solo,
non era assolutamente in grado di realizzare un ponte sospeso nello Stretto di Messina. Nessuno al mondo poteva farlo all'epoca, nessuno ha fatto e nemmeno progettato fino a oggi un ponte paragonabile per difficoltà tecnica a quello di Messina. Il ponte sospeso in ferro con la campata più lunga realizzato in epoca borbonica fu inaugurato nel 1851 nei pressi delle cascate del Niagara, tra Stati Uniti e Canada. La luce era 317 metri, record mondiale all'epoca ma meno di un decimo di quella del ponte sullo Stretto. Quel ponte crollò miseramente 13 anni dopo per il vento. Ma la sensibilità strutturale dei ponti sospesi all'azione del vento cresce con la quarta potenza della luce, quindi un ponte da 3.300 m di luce dovrebbe avere una resilienza specifica al vento almeno 12mila volte maggiore. Sarebbe meno irrealistico immaginare un edificio alto quanto l'Empire State Building (381m) realizzato a Napoli a metà 800 dagli ingegneri borbonici (che erano molto bravi). Molto improbabili per l'epoca anche un ponte a campate multiple (diciamo una trentina) con i piloni piantati in un fondale profondo e instabile, e un tunnel subalveo, tipo quello scavato sotto la Manica (Eurotunnel) e già proposto in epoca napoleonica. Credo che i Borbone avrebbero potuto realizzare al massimo un ponte di barche o di zattere, analogo a quello che avrebbe usato il console romano Cecilio Metello per trasferire sul continente oltre 100 elefanti sottratti ai Cartaginesi dopo la battaglia di Panormus (Palermo) nella prima guerra punica (251 a.C.). I romani avrebbero legato una lunghissima fila di botti galleggianti e sovrapposto delle tavole. Ci sono alcune fonti storiche e nell'antica Roma esistevano botti di vino da oltre 6.000 litri, cioè in grado di sostenere, per il principio di Archimede, il peso di un elefante di 6 tonnellate, ma è molto probabile che si tratti di una leggenda. Tuttavia il
tunnel archimedeo (o ponte tubolare) ovvero una coppia di enormi tubi sommersi (per i due sensi di marcia) in equilibrio a 30-50 m di profondità e ancorati al fondale, poteva essere una soluzione a mio avviso interessante ed economica per il collegamento stabile tra Sicilia e Calabria. C'è un progetto in Norvegia (diretto da un'italiana) che prevede anche un tunnel subalveo e un costo di 56 miliardi di dollari, ma sono ben 27 km.
https://telegrafi.com/en/norway-plans-t ... ike-photo/
Anche Sayon forse vuole solo prendermi in giro, perché parla di due immaginarie città siciliane da oltre 1 milione di abitanti che avrebbero, secondo lui, urgente bisogno del Ponte. Palermo oggi ha 625mila abitanti, Catania 297mila, Messina 216mila, Reggio C. 168mila (Demo Istat). La Sicilia e la Calabria insieme oggi fanno 6,6 milioni di abitanti e sono ambedue in calo demografico. A
Istanbul ci sono 3 grandi ponti sospesi sul Bosforo che collegano due continenti (Europa e Asia) e le due parti di una megalopoli in piena espansione da quasi 16 milioni di abitanti. Questi tre ponti messi insieme sono costati (a valori attuali) meno della metà di quanto costerebbe il ponte di Messina. Se avessi 15 miliardi di euro da investire in Calabria e Sicilia (il preventivo del Ponte incluse le opere accessorie, ma scommetterei in un consuntivo ben sopra i 20 miliardi) io li spenderei in
impianti FV (sono le due regioni più assolate d'Italia); in
bacini idrici (con FV flottante in superficie) e
dissalatori green (alimentati dal FV) per fronteggiare la cronica siccità in Sicilia (che andrà sempre peggio); in
agrivoltaico e in
eolico offshore; nelle
fatiscenti reti ferroviarie delle due regioni, (oltre l'83% della rete siciliana è tuttora a binario unico e oltre il 36% non è elettrificato ma usa locomotori diesel, in Calabria siamo oltre il 67% e il 32% rispettivamente, dati RFI); in modernissime
scuole professionali e corsi di formazione per i giovani e per i disoccupati e sottoccupati in genere; in
lotta senza quartiere alle mafie. E se fossi siciliano, non vorrei assolutamente collegarmi al continente bensì vorrei morire in un'isola, nella mia isola.
Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo