Qui di sèguito il link di una trasmissione religiosa sulla Intelligenza Artificiale:
https://www.raiplay.it/video/2025/04/Pr ... 3bd79.html
Sulle cose buone dette non dico niente; mi concentro sui vuoti.
Si rimarca il pericolo di decisioni cattive alla base della ricerca tecnologica, ma non c'è l'affermazione di vere e proprie necessità di premesse etiche Alla Intelligenza Artificiale stessa.
Inoltre si intende affidare il lavoro sulle nozioni agli algoritmi; ma le nozioni se pescate senza partecipazione che fine fanno? Riescono a contribuire al nozionismo, ma questo tenderebbe a degenerare.
Interessante notare che nell'intervista domina il paradigma scientifico vissuto quale programmazione che si autoesclude dall'etica. E' la cristianità che lo concede o che se ne distrae, o è costretta?
E il nozionismo negativo è errore dei cristiani o tentativo di essi di rimediare almeno qualcosa?
Scioccante la prospettiva della robotica in agricoltura. Già con la meccanizzazione il contatto con la vita dei campi è stato troppo ridotto; se al posto di un trattore interviene un robot, siamo al disastro.
La presenza diretta umana è insostituibile e l'uso massiccio di droni è già oltre il giusto.
La teologa durante l'intervista parla di recupero e difesa dell'identità cristiana e di chiesa dalle intelligenze artificiali. La questione io avevo notato essere connessa con lo scientismo nato dopo le scoperte di Newton e l'empirismo di Hume, tutto interno a un divenire scientifico-tecnologico, con altre scienze approdato alla inversione tecnoscientifica. Questo significa esser coinvolti in un meccano e purtroppo esser trascinati in un meccanismo.
Niente può togliere consapevolezza della fede; ma i credenti sono coinvolti nella società profana. Quest'ultima senza riferirsi alla Trascendenza è esposta a indefinita debolezza fino a insufficienza.
MAURO PASTORE