Dati odierni su anticristiani e cristianofobia. Stato della cultura e politica.

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PhyroSphera
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Dati odierni su anticristiani e cristianofobia. Stato della cultura e politica.

Messaggio da leggere da PhyroSphera »

E' apparso un articolo davvero notevole su Settimana News, periodico religioso, circa l'avversione alla fede e religione cristiana:

https://www.settimananews.it/chiesa/per ... ianofobia/

La conclusione dell'articolo è del tutto necessaria.
L'elenco comprende fatti di varia e diversa natura. Divieti di possedere la Bibbia, di convertirsi, di riunirsi; reazioni politiche ad azioni politiche; semplici statistiche di soggetti che ricevono torto essendo di religione cristiana, senza specificare se sia proprio questa la motivazione del torto. Il caso della Corea del Nord col divieto di credere è il più estremo: benché sia presente nella Costituzione l'affermazione della libertà di credo, risulta strenuamente difeso l'ateismo e il socialismo di Stato. Il caso dell'Occidente è descritto assai vagamente.
La conclusione dell'articolo è necessaria perché l'elencazione non dà conto delle questioni e contese in campo e della eventuale condotta inaccettabile dei cristiani, dei quali manca una definizione sufficiente: sedicenti cristiani, riconosciuti tali, ritenuti tali? Cristiani, quando? Anche mentre ricevevano torto? I torti davvero a motivazione della fede, o di una convinzione sbagliata sulla propria fede in Cristo? o nell'illusione di averla, questa fede?
Non è impossibile capirci qualcosa, se si considera che la religione non si basa su un 'fai da te' ma è un vissuto psicologico, sociale, un bisogno dell'umanità... ma esistono inganni restanti circa le identità religiose.

La cultura in Occidente ha vissuto degli eventi indicativi. Lo stigma dato da Marx, riassumibile nella celebre frase 'la religione è l'oppio dei popoli' e la maledizione data da Nietzsche, che attribuiva al cristianesimo di essere direttamente mortifero se non assurdamente moribondo, hanno avuto delle continuazioni storiche. La distrazione dalla materia accusata dai marxisti non è una invenzione ma sarebbe da accostare alla negazione dello spirito imputata da altri filosofi, soprattutto sarebbe da riferire ai reali colpevoli. La religione è di per sé rivolta al mondo, non potrebbe essere veramente oblio della materia. La sentenza di Nietzsche è contraddicibile notando che egli non aveva colto funzioni e valori allegorici delle rappresentazioni del negativo presenti nella cristianità. Il crocifisso è segno di altro, così pure le raffigurazioni tradizionali del demonio.
Finché si attribuisce a Marx il merito di aver destato l'attenzione per le condizioni materiali e a Nietzsche quello di essersi appellato alla vita, tutto bene a patto di trovare i giusti destinatari dei loro messaggi definendone limiti e caratteristiche; ma certi riferimenti attuati dai due, obiettivi centrali della loro polemica, erano sbagliati.
Il primo portava avanti uno schema che attribuiva le ristrettezze materiali del mondo a una classe sociale, la borghesia. In realtà si trattò di uno specchio che ritraeva la rabbia e follia di quelli che lo usavano volontariamente. Per chi indagasse sulle ragioni di mancanze e travagli tutto diventa chiaro. L'industria occidentale nasceva in situazioni difficili, difficile era stata ed era la vicenda europea. Anche a supporli malvagi, va ammesso che i nobili non erano nella situazione di togliere i beni di necessità ai contadini, perché avevano conoscenze ed erano in pochi; e i borghesi non avevano il controllo di alcunché di decisivo. Si viene da una situazione grave, non da un dominio borghese. Ma la dialettica hegeliana rovesciata da Marx creava illusioni in chi non capiva i limiti della ridotta considerazione presente in essa e della ambiguità dello stesso rovesciamento attuato. Inoltre il modo usato da Marx ed Engels per chiamare in causa proletari e borghesi era sbagliato: si creava un cliché e delle etichette in gran parte fasulle.
Riguardo al vitalismo di Nietzsche, a essere formidabile smentita delle sue attribuzioni anticristiane sono scienza e storia. Lo psicoanalista C. G. Jung (Jung era anche questo) notava che l'autore de "L'Anticristo" alle prese con la religione cristiana era un positivista: valutava i fatti come se si potesse fare deduzioni immediate sempre. La vicenda cristiana è un po' occulta. La "connotazione omosessuale", studiata a proposito della cristianità dalla psicologia che valuta i problemi connessi con la volontà di potenza (tale volontà è realmente un'istanza psichica, accertata scientificamente), è attribuibile e attribuita a una condizione esterna non interna al cristianesimo, oltretutto essendo riferibile a gruppi di individui, non alla intera collettività; la repressione sessuale è da riferirsi a tendenze sociali dissipatorie, a mancati veri obiettivi - il vero motto cattolico e cristiano è "tutto è puro per i puri".
Inutile enumerare le guerre cristiane senza descrivere i fatti degli altri. Deprecare le Crociate? Ma cosa accadeva nell'islam, nel frattempo?
In poco, si può dire tutto con la scienza psicologica della religione e un semplice racconto storico. Il simbolo di Cristo è un simbolo di vita, attraverso segno opposto, dunque non si può applicare ai cristiani il dubbio che fa leva sul dilemma tra Eros e Tanatos. La storia cristiana iniziò entro un immenso vuoto di effettivi poteri e facoltà, lo scenario biblico è eloquente ma c'è anche la storiografia con le sue fonti dirette: il potere romano era in una crisi gravissima, quello ellenista al tramonto e l'umanità non aveva più risorse in sé.
Si può affermare che Marx si era reso un estraneo mentre contrastava lo stato della religione e Nietzsche un alieno mentre malediva il cristianesimo. Queste loro posizioni non trovano posto nel vero quadro culturale occidentale.

Certo, esistono gli inganni; tuttavia la dimensione religiosa ha delle prerogative, modera la violenza dei colpevoli, rende i litigi minimamente sinceri, anche tra credenti, pone la politica a fronte di evidenze ed impellenze.
L'articolo che ho citato accludendo il link distingue assai validamente ciò che è solo fobia da ciò che è proprio 'anti'. Azioni anticristiane sono diffuse in politiche dittatoriali, la cristianofobia è diffusa nelle democrazie. Distinguere conduce a difendere le democrazie, ad accorgersi se stia accadendo qualcos'altro. C'è pure la menzione dell'anarchia intesa quale vuoto e assenza di potere politico, non quale forma politica di mediazione e non direttività. Essa è fattore di rischio e occasione per l'avversione contro i cristiani.


MAURO PASTORE
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