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Quattrocentocinquanta morti ammazzati dal fanatismo religioso fattosi stato, da una dittatura fondamentalista che da quarant’anni riduce milioni di persone all’ombra di se stesse, un’ombra truce, minacciosa, sordida e letale, in una notte eterna illuminata solo dalle scintille dell’indignazione che scoppiano quando la misura si colma. Ma evidentemente è più facile esaltarsi per la protesta bolivariana contro un governo democratico e costituzionale in Cile che indignarsi per i crimini di stato del regime dei mullah, con i quali probabilmente si condivide la stessa avversione per la civiltà occidentale. È più elegante gridare al fascismo ad ogni esternazione di un politico locale che riconoscere il fascismo applicato nelle repubbliche dell’orrore in cui i gay si impiccano davvero, gli ebrei si maledicono e gli oppositori si trucidano sulla pubblica piazza, come spettacolo dimostrativo. È più gratificante attaccare la “società patriarcale” delle nostre decadenti democrazie che lottare per le donne nascoste sotto il velo della vergogna, dove il maschilismo è dottrina di stato e la religione si trasforma in prigione. L’Iran piange disperato la sua libertà negata. L’occidente si ripiega in un odio di sé forse irrecuperabile, certamente imperdonabile.
Commento: mi meraviglio dell'articolista. Che sono 450 persone uccise a sangue freddo in confronto all'ombra devastante di un Salvini?