Skazza ha scritto: 5 feb 2025, 9:21
Il perimetro in cui si sta giocando la partita intorno al caso Al Masri è più ampio di quel che si racconta.
Il perimetro, come sempre in questi casi, viene limitato al campo dei diritti umani e della migrazione.
Lì, in questo campo, stanno volando i fendenti in questi giorni tra destra e sinistra in Italia.
In sostanza la sinistra ha buon gioco ad incolpare la presidente Meloni di incompetenza, finanche complicità con i criminali torturatori libici (evidentemente si suppone che questi siano lì per fermare i migranti e in questo fare un favore alla Meloni).
La destra si trincera dietro a vizi procedurali e a una rapida espulsione in Libia motivata da ragioni di sicurezza.
Anzi, denuncia un piano segreto per attaccare il suo governo, dal momento che Al Masri, prima di arrivare in Italia, era transitato da altri Paesi europei, ma solo il 18 gennaio, il giorno del suo ingresso in Italia, viene spiccato il mandato di cattura internazionale contro di lui.
Questo per chi crede alle coincidenze.
Ma ciò che avviene al di fuori del campo che concerne i diritti umani e la migrazione, non sarà raccontato.
Ma è quello che spiega ciò che sta succedendo in questi giorni.
In Libia non si vota dal 2014. Le nuove elezioni previste per il dicembre 2021 sono state annullate all'ultimo momento per evitare che Saif Gheddafi, figlio del colonnello, diventasse presidente della Libia.
Il governo Meloni, come tutti i suoi predecessori, riconosce come governo della Libia quello di Dabaiba, insediato a Tripoli.
Questo governo non solo è illegittimo, perché non riceve la fiducia del parlamento eletto nel 2014, ma ormai è prossimo a cadere, sotto la spinta degli ultimi eventi internazionali.
Questo governo a Tripoli guidato da Dabaiba, che controlla solo il 20% del territorio libico, garantisce da almeno un decennio il petrolio di contrabbando all'Italia attraverso la manovalanza delle milizie della Tripolitania e la mafia maltese e siciliana.
Queste connessioni sono state accettate da un'indagine della procura di Catania, chiamata "Dirty oil", presentata nel 2018 e immediatamente inabissata.
Queste milizie, che in Tripolitania funzionano come i clan di camorra o i cartelli della droga sudamericani, controllano, armi alla mano, qualsiasi traffico che passi dal loro territorio.
Tutte insieme cercano di avere rappresentanza all'interno del governo Dabaiba, per procurarsi nuovi traffici.
Il governo Dabaiba è costretto a cedere ai ricatti delle milizie, perché la sua sopravvivenza dipende dal fatto che queste non gli sparino contro e non lo destituiscano a piacere.
Dal momento che le milizie, in quel 20% di Tripolitania, hanno il potere di vita o di morte su chiunque (libici inclusi), questo ha consentito loro di mettere in piedi una rete mostruosa di tratta di esseri umani, dall'Africa subsahariana fino a Tripoli.
Una volta raggiunta la costa libica vicino a Tripoli, i migranti sono ridotti in schiavitù, venduti, torturati a scopo di estorsione. Non a scopo di non andare in Europa. No, a scopo di estorsione. Cioè, il motivo della tortura è costringere le loro famiglie nei loro Paesi ad inviare rapidamente i soldi del riscatto, al fine di liberare il ragazzo.
Ogni tanto, nella proporzione di 1/20 ogni anno (sono 600.000 i migranti-schiavi bloccati in Tripolitania), pochissimi si imbarcano e raggiungo l'Italia, spesso dopo essere stati raccolti in mare dai soccorsi.
Gli altri, la stragrande maggioranza, rimangono a disposizione delle milizie in forma di manodopera gratuita.
Veniamo ad Al Masri.
Al Masri è un esponente di spicco della milizia di Zawiyah, una città della costa a metà strada tra Tripoli e il confine con la Tunisia.
A Zawiyah si trova una delle più grandi raffinerie di tutta la Libia.
Ed è la raffineria dalla quale la Guardia di Finanza nel 2018 aveva provato provenisse il petrolio di contrabbando importato illegalmente in Italia.
Giusto a fianco alla raffineria, occupata dalla locale milizia, sta il centro di detenzione. In questo modo, la stessa milizia, gli stessi miliziani, sorvegliano da un lato il petrolio di contrabbando che viene imbarcato a Zawiyah e dall'altro i migranti-schiavi a disposizione sul territorio.
Quegli stessi miliziani poi vestono anche i panni della Guardia Costiera locale. Pertanto, quando i trafficanti imbarcano i migranti, le motovedette li vanno a prendere e li riportano a terra rinchiudendoli nel centro di detenzione.
Ma sarebbe sbagliato pensare che quelle motovedette siano lì solo a riportare indietro i migranti.
Il loro vero compito è sorvegliare le navi di petrolio di contrabbando e garantirne una sicura uscita dalle acque libiche.
Al Masri presiede e dirige tutto questo.
Ecco perché Al Masri per l'Italia è un segreto di Stato.
Ecco perché la Meloni, invece di rivendicare di aver difeso il libico per tutelare gli interessi italiani e per una Realpolitik che non è tenuta a spiegare, ha preferito esporsi agli attacchi della sinistra.
Avrebbe potuto rivendicare il salvataggio di Al Masri in nome di una Realpolitik che la sinistra conosce e approva, visto che se ne è fatta promotrice sin dai primi accordi di Minniti con le milizie di Tripoli.
In questo modo avrebbe zittito la sinistra.
Ma avrebbe rischiato di scoperchiare il vaso di Pandora.
Qualcuno (forse) si sarebbe chiesto: "quali interessi"?
Fermare i migranti?
E la Meloni si sarebbe giocata la reputazione e la stabilità del governo per proteggere un torturatore di migranti?
Chi ci crede?
No, il motivo non è questo.
Da buona atlantista sta mantenendo il segreto. Ha messo la mano sul coperchio del vaso prima che tutto il marcio trabocchi.
La sinistra sa bene che la soldatessa Meloni non permetterà che tutto lo schifo venga a galla e travolga anche loro, così per ora mena forte, si porta a casa l'equazione Meloni=protettrice di torturatori, e questo a loro e soprattutto ai loro lettori basta.
La Strega Meloni è stata consegnata alla storia.