Chi controlla l'informazione in Italia

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Hannibal Lecter
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Re: Chi controlla l'informazione in Italia

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Se qualcuno ancora pensa che l'informazione sia solo TG1 e Canale 5, allora dovremmo concludere effettivamente che l'informazione in Italia è controllata dai grandi partiti e dai grandi gruppi economici.
Ma se, invece, ci concentriamo meglio nell'analisi della situazione REALE, possiamo vedere come, in realtà, l'informazione VERA, quella che incide davvero nei nostri comportamenti e nelle nostra scelte, spesso in modo subliminale, da anni la fa Internet e i social in particolare. E chi la controlla ha in mano il mondo.
In Italia, come in tutto l'Occidente, negli ultimi 10 -15 anni, il "padrone", quello che controlla davvero l'informazione, è stato uno solo: la Russia.
I dati che adesso riporterò, risalgono a qualche anno fa, ma nulla lascia pensare che adesso la situazione sia migliore, anzi...

L’Internet Research Agency (IRA) è un’azienda russa fondata nel 2013 a San Pietroburgo. È considerata una vera e propria fabbrica di troll foraggiata dal Cremlino per promuovere la propria visione del mondo.
Nel corso degli ultimi dieci anni, l’IRA ha arruolato migliaia di persone per la creazione di centinaia di milioni di identità digitali, account falsi, bot di condivisione automatica, fake-news e commenti propagandistici. Nel 2018 Twitter (quando ancora Elon Musk non l'aveva acquistata col supporto finanziario di oligarchi russi) aveva cancellato 200 mila tweet legati alla disinformazione russa. Nello stesso anno, aveva invece sospeso oltre 70 milioni di account sospetti. I numeri sono tali che non possiamo sottovalutare quanto, nell’ultimo decennio, la distorsione della realtà sui social abbia influenzato politica e geopolitica.
Per comprendere l’impatto di tale organizzazione è utile rileggere la testimonianza di un ex-dipendente dell’IRA, emersa sul New York Times sei anni fa. La fonte parlava di uno stipendio di 1400 dollari settimanali per 12 ore di lavoro quotidiano che prevedeva una media di 20 condivisioni e 80 commenti, fino alla vera e propria stesura di notizie inventate, o la creazione di blog, pagine social e siti web mascherati da organizzazioni locali. I temi principali riguardavano: l’opposizione alla politica americana, la Siria, l’immigrazione nel Mediterraneo, il miglioramento dell’immagine di Putin, il fallimento delle democrazie e, in particolare, le ragioni russe in merito all’annessione della Crimea. I troll russi vengono formati alla “Dulles Doctrine”, una teoria complottista nata in URSS nel 1971, durante la guerra fredda. Prende il nome dall’ex-direttore della Cia, Allen Dulles, in carica dal 1953 al 1961: l’obiettivo ipotetico, secondo questo complotto attribuito a Dulles, sarebbe stata la distruzione dell’Urss tramite la corruzione del sistema di valori e del loro patrimonio culturale.
Nel 2017, uno studio svedese, l’Authoritarian Populism Index, provò a fare luce su un fenomeno che stava cambiando il volto delle democrazie europee. In quel periodo, in media un europeo su cinque votava un partito autoritario-populista. Partiti di destra e sinistra che dalla fine degli anni ‘80 avevano accresciuto i loro consensi dal 9,8 al 18,7%. In questo scenario, l’Italia vedeva la quarta maggiore crescita in Unione Europea e nessuno dei paesi membri sembrava opporsi a tale tendenza.
Per definire cosa si intenda per autoritario-populista, lo studio partiva da fattori chiave, come l’estraneità o l’opposizione all’establishment; la fusione di ideologie contrastanti; la promessa di un cambiamento radicale rapido; l’enfasi sul conflitto tra cittadini e istituzioni o tra maggioranza e minoranze.
Tra i partiti europei che si identificavano in questa descrizione pro-Cremlino, secondo uno studio dell’European Council of Foreign Relation (ECFR) intitolato “Putin friends in Europe”, si trovavano organizzazioni a loro modo di destra (AfD in Germania, Alba Dorata in Grecia, il Front National in Francia, il Partito indipendentista britannico [UKIP], la Lega Nord in Italia) e di sinistra (Die Linke in Germania, Podemos in Spagna, Syriza in Grecia e il Movimento 5 Stelle in Italia).
Questi legami con la Russia sono emersi su più fronti. Il leader della Lega, Matteo Salvini, oltre a presentarsi in Europa con la faccia di Putin stampata sulla maglietta nel 2014, dichiarò pubblicamente che avrebbe barattato volentieri “due Mattarella per mezzo Putin”, per poi essere coinvolto in uno scandalo sui finanziamenti russi al suo partito, smascherato da Giovanni Tizian su L’Espresso. Il Movimento 5 Stelle fu invece indagato da BuzzFeed, che definì i canali web e social ad essi legati tramite la Casaleggio Associati (v. Tzetze, La Cosa e La Fucina) i principali diffusori della propaganda pro-Putin in Italia.
Per il Pew Research Center, nel 2020, l’Italia risultava ancora essere il paese più favorevole alla Russia di Putin, con il 48% dei consensi. Dopo di noi la Francia con il 35% e gli altri paesi con una media del 30%. Un fatto comprovato anche da Nature, che pubblicò sul suo sito uno studio di Geir Karslen da cui emergeva che la Russia era il paese straniero che più influenzava l’Unione nel tentativo di dividerla, avendo svolto un ruolo decisivo nella Brexit e nel supporto ai partiti dei paesi membri. Lo stesso vale per gli studi dell’Università di Londra, che analizzarono 3814 account twitter legati all’IRA su temi quali: la politica americana, Charlie Hebdo, la Brexit e, soprattutto, l’annessione russa della Crimea, in particolare in risposta alle proteste pro-europeiste di Maidan.
Situazione analoga negli Stati Uniti, dove sono emerse gravissime interferenze dell’IRA per favorire la corsa alla Casa Bianca di Donald Trump, a partire dagli assurdi complotti QAnon. Per Statista e Business Insider, durante le presidenziali Usa 2016, il flusso di bufale superò quello delle notizie vere. Le più diffuse erano pro-Trump e circa il 75% degli intervistati ci cascò. Il problema è legato ai forti tassi di analfabetismo digitale e funzionale in tutti i paesi Ocse che, in Italia per esempio, vedono un terzo della popolazione privo di competenze digitali e due terzi con problemi relativi all’analisi delle informazioni. Fenomeni sfruttati non solo dall’IRA ma anche da Cambridge Analytica, società europea passata alla cronaca a sua volta per il ruolo svolto nella profilazione e targetizzazione di decine di milioni di utenti sui social. Anche qui, i legami tra Cambridge Analytica e l’IRA sono emersi in più inchieste internazionali. Alcuni ne sono certi. Damian Collins – deputato britannico conservatore – ha dichiarato: “La Russia ha avuto accesso ai dati raccolti da Cambridge Analytica”.
Le fabbriche dei troll sono responsabili anche dell’inquinamento dell’informazione sulla pandemia, causa di diffusione di numerosi complotti di cui ognuno di noi ha sicuramente sentito parlare negli ultimi anni. Uno fra tutti: i rischi della tecnologia 5G e i suoi legami con il Covid. Un’importante studio europeo li ha rilevati e approfonditi. Tra questi emerge il caso della rivista russa Geopolitica.ru, della quale sono stati analizzati oltre 250 articoli che ridicolizzavano i vaccini e le risposte al Covid. Articoli ricchi di notizie inventate volte a vantare i successi di Putin, sabotare gli interessi occidentali e screditare istituzioni internazionali, “ricondivisi sistematicamente in italiano, spagnolo, inglese, olandese, russo”. “I vaccini funzionano, ma anche le bugie”, continua il report: “un coro di false pretese e teorie della cospirazione sui vaccini ha messo a rischio le vite di migliaia di persone, nel mondo e in Russia”.
Dalle indagini di Twitter e di numerose istituzioni governative e di ricerca, sono emersi circa 9 milioni di Tweet legati all’IRA e volti a influenzare l’agenda Ucraina nel periodo 2010-18. Secondo gli studi sulla “Trollfare russa” di Doroshenko e Lukito pubblicati su International Journal of Communication, l’impatto di tale propaganda è stato sottovalutato e denota una nuova forma di “hybrid warfare”.
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