Dobbiamo tornare molto più indietro, al 1816 tuttora ricordato come "l'anno senza estate":Alfa ha scritto: 18 lug 2024, 22:28 Non sono riuscito a trovare uno scritto o un qualcosa che ricordasse un metà luglio freschino, nessuno col cappotto sulle spalle.
Nemmeno nel 1957, come dal Corriere sotto, avevano sciarpe o giubbotti, mha!
Implicitamente ti sei quasi risposto da solo, egregio Alfa, anche se in modo opposto alla tua conclusione esplicita (i cambiamenti climatici sono causati sempre e solo dalla natura). Infatti hai scritto correttamente che le ere glaciali durano milioni o decine di milioni di anni. Per la verità qualcuna è durata perfino centinaia di milioni di anni. A queste ere glaciali fredde si alternano ere interglaciali calde con durate simili. Nelle prime il pianeta è parzialmente coperto di ghiacci, assenti nelle seconde. Ma quanto può scendere la temperatura media del pianeta durante un'era glaciale? Per rispondere, dobbiamo capire che in una singola era glaciale si alternano periodi glaciali freddi che durano circa 100.000 anni e periodi interglaciali meno freddi e più brevi (10-15.000 anni). In ambedue sono presenti ghiacciai, ma sono più estesi nei periodi glaciali. L'epoca geologica in cui viviamo si chiama Olocene, è iniziata circa 11.700 anni fa ed è un periodo interglaciale della corrente era glaciale. Come leggiamo su Wiki, l'ultimo periodo glaciale toccò il suo picco di freddo circa 21.000 anni fa.Alfa ha scritto: 21 lug 2024, 0:27 L'era glaciale iniziò 40 milioni di anni fa, con la crescita della calotta glaciale sull'Antartico, ma si intensificò nel Pleistocene, circa 3 milioni di anni fa, con l'espansione della calotta glaciale nell'emisfero settentrionale.
Come mai gran parte del ghiaccio si è disciolto? Perchè cominciarono ad affollare la terra i dinosauri a gasolio o mammut a benzina? No, forse Budda con le centrali a carbone...
Ma chi lo dice? Sono delle deduzioni fatte dalla paleoclimatologia che producono dati incertissimi già studiando il clima di qualche centinaio di anni fa, figuriamoci ventunomila anni addietro!! La temperatura media del pianeta ventunomila anni fa era di "circa" sei gradi in meno? Urka! che scoperta, certamente a chi ha fatto questo calcolo basandosi sul CIRCA avranno dato il Nobel! Ma per cortesia, la verità è che nessuno lo sa con precisione; capito? Nessuno. E, si sa che anche assegnando un solo grado in più o in meno alla media dei periodi storici, crolla tutto il castello di carte costruito sul climate change. Se è per questo mi spieghi perché, sempre dalla paleoclimatologia, sono stati rilevate temperature più basse delle attuali con maggiori concentrazioni di CO2 nell'atmosfera. Addirittura il SEC (Sistema Europeo dei Conti nazionali e regionali) stima che in questo periodo attuale la quantità di CO2 presente nell'atmosafera non sono molto al di sopra del livello minimo in cui le piante muoiono per fame di CO2 stimato in 150 parti per milione contro le attuali 415. Se proprio vuol dar retta alla paleoclimatologia, 180 milioni di anni fa la concentrazione di tale sostanza era di 2800 ppm. La presenza di tale sostanza nell'aria è perciò più vicina al suo minimo che al suo massimo. Perché la volete ridurra ancora? Che aumenti è una fortuna dal momento che studi paleoclimatici ci informano come non vi sia nessuna relazione tra CO2 e temperature nella storia del pianeta. Eh, è proprio vero che a leggere i dati ognuno è capace di tirare acqua al suo mulino.Leggiamo anche che all'epoca la temperatura media del pianeta era circa 6°C più fredda di oggi, mentre il livello dei mari era ben 125 metri più basso!
I risultati della paleoclimatologia non sono "deduzioni" e men che meno arbitrarie, come sottintendevi, bensì MISURE INDIRETTE. Analoghe cioè a molte misure ordinarie eseguite con strumenti o sensori. Poche grandezze fisiche sono misurabili direttamente. Es. per misurare una resistenza elettrica R, misuriamo la tensione V ai capi del resistore e la corrente I che lo attraversa. Dalla legge di Ohm ricaviamo: R=V/I.contericci ha scritto: 21 lug 2024, 17:35 Fosforo31 wrote:Ma chi lo dice? Sono delle deduzioni fatte dalla paleoclimatologia che producono dati incertissimi già studiando il clima di qualche centinaio di anni fa, figuriamoci 21mila anni addietro!! La temperatura media del pianeta 21mila anni fa era di "circa" sei gradi in meno? Urka! che scoperta, certamente a chi ha fatto questo calcolo basandosi sul CIRCA avranno dato il Nobel! Ma per cortesia, la verità è che nessuno lo sa con precisione; capito? Nessuno. E, si sa che anche assegnando un solo grado in più o in meno alla media dei periodi storici, crolla tutto il castello di carte costruito sul climate change. Se è per questo mi spieghi perché, sempre dalla paleoclimatologia, sono stati rilevate temperature più basse delle attuali con maggiori concentrazioni di CO2 nell'atmosfera. Addirittura il SEC (Sistema Europeo dei Conti nazionali e regionali) stima che in questo periodo attuale la quantità di CO2 presente nell'atmosafera non sono molto al di sopra del livello minimo in cui le piante muoiono per fame di CO2 stimato in 150 parti per milione contro le attuali 415. Se proprio vuol dar retta alla paleoclimatologia, 180 milioni di anni fa la concentrazione di tale sostanza era di 2800 ppm. La presenza di tale sostanza nell'aria è perciò più vicina al suo minimo che al suo massimo. Perché la volete ridurra ancora? Che aumenti è una fortuna dal momento che studi paleoclimatici ci informano come non vi sia nessuna relazione tra CO2 e temperature nella storia del pianeta. Eh, è proprio vero che a leggere i dati ognuno è capace di tirare acqua al suo mulino.Leggiamo anche che all'epoca la temperatura media del pianeta era circa 6°C più fredda di oggi, mentre il livello dei mari era ben 125 metri più basso!
Forse mi leggi con poca attenzione. In almeno due post di questa discussione ho scritto che 280 ppm era la concentrazione, pressoché costante, della CO2 per molti millenni e fino all'inizio della rivoluzione industriale. Madre natura si era stabilizzata su quel valore. Oggi non siamo a 415 ma oltre le 420 ppm:contericci ha scritto: 22 lug 2024, 18:32 La CO2 presente nell'atmosfera 180 milioni di anni fa era 2800 ppm e non 280. Da allora i numeri si sono continuamente abbassati fino a raggiungere oggi i 415 ppm un limite particolarmente vicino a quello di 150 giudicato il minimo indispensabile per il bisogno delle piante che altrimenti morirebbero assieme al resto delle altre forme di vita esistenti sulla terra. Se in questo ultimo secolo e mezzo, grazie alla rivoluzione industriale le concentrazioni si sono alzate di qualche decina di parti questa è una FORTUNA e non una sciagura come molti credono. Ma al di là dei numeri e dei pistolotti lei crede che con qualche auto elettrica in più e chiudendo gli allevamenti delle vacche potrà riportare la situazione alla normalità ammesso che ci sia un drammatico mutamento in atto? Suvvia, ragioni con la sua testa e non con quella dell'IPCC organismo ONU creato per giustificare solo se stesso. Di questi scienziati dell'IPCC che sono mille ce ne sono almeno altri 1500 che dicono l'opposto e cioè che non esiste alcuna emergenza climatica in atto.
Guarda che un mese fa fosti tu a tirare in ballo il consenso scientifico sull'ACC, secondo te sempre più scarso, ovvero a trattare la scienza con i criteri dei sondaggisti elettorali. Io mi limitai a risponderti allegando un ampio articolo di Wiki dove si mostra che questo consenso è invece sempre più largo, almeno tra gli addetti ai lavori e negli studi sottoposti a revisione paritaria:contericci ha scritto: 23 lug 2024, 15:00 A parte il fatto che lei confonde la politica con la scienza la quale non va avanti col consenso, se no all'epoca di Galilei saremmo rimasti con la teoria geocentrica per qualche altro secolo, vediamo un po' da dove vengono desunti questi numeri che sfiorano la certezza assoluta. Scommetto che lei si riferisce allo studio di Mark Lynas ripetuto come un mantra dagli ecogretini sui talk-show (anche se mi rifiuto di credere che una persona stimata come lei presti orecchio a simili baggianate). Lo studio parte appunto dall'analisi di circa 90.000 lavori pubblicati tra il 2012 al 2021. Da questi ne sono stati "casualmente" estrapolati 3.000 su cui si è basata l'analisi, una analisi fatta da "esperti" che consisteva appunto nel condividere le tesi esposte in ogni singolo studio oppure no. Da questi tremila ne sono stati esclusi altri 282 che sono risultati "non pertinenti" cioè parlavano principalmente di altro. Quindi gli studi effettivamente analizzati di quei novantamila sono stati 2718. Questi studi sono stati suddivisi in sette categorie che vanno dalla conferma dell'Acc (acronimo che sta per cambiamento climatico antropico) al suo esplicito rigetto. In mezzo ci sono gli studi "no position" praticamente quelli per così dire "neutrali. I risultati sono stai questi: a favore dell'Acc 845 cioè per una percentuale del 30,9% I neutrali hanno ottenuto 1869 preferenze (mi scusi se mi esprimo in termini politici ma questa è diventata ormai la scienza) per il 68,8. Contrari solo 4 con una percentuale dello zero virgola qualcosa. E come hanno ottenuto il famoso 99,85%? Sommando i no-position considerandoli come favorevoli al consenso dell'Acc. Un po' come se Giorgia Meloni dicesse che l'hanno votata 29 milioni di elettori anzichè dodici. Ovvero quei diciassette milioni di elettoririmasti a casa e che non hanno comunque votato a sinistra. Ma non si preoccupi: con questi metodi non si dovrebbe faticare a raggiungere presto l'unanimità![]()