Gli scacchi come alternativa all'Iphone per i bambini

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Leno Lazzari
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Gli scacchi come alternativa all'Iphone per i bambini

Messaggio da leggere da Leno Lazzari »

Lo ammetto, mi commuovo (e mi compiaccio) osservando di
sfuggita il più piccolo dei miei nipotini che impazientemente
aspetta che il fratello maggiore finisca la partita a scacchi
con la nonna .

Un'ottima ginnastica per il cervello e la migliore garanzia che
avranno una marcia lunghissima, in più rispetto a tanti bambini
meno fortunati di altri della loro età che invece stanno incollati
al cellulare per ore e senza alcuna guida-controllo .

Il diario cartaceo per loro sicuramente non sarà fonte di trauma .
La politica è l’arte d’impedire agli avversari di fare la loro

.........ma andare oltre no ?
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vatel
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Re: Gli scacchi come alternativa all'Iphone per i bambini

Messaggio da leggere da vatel »

Leno Lazzari ha scritto: 12 lug 2024, 8:40 Lo ammetto, mi commuovo (e mi compiaccio) osservando di
sfuggita il più piccolo dei miei nipotini che impazientemente
aspetta che il fratello maggiore finisca la partita a scacchi
con la nonna .

Un'ottima ginnastica per il cervello e la migliore garanzia che
avranno una marcia lunghissima, in più rispetto a tanti bambini
meno fortunati di altri della loro età che invece stanno incollati
al cellulare per ore e senza alcuna guida-controllo .

Il diario cartaceo per loro sicuramente non sarà fonte di trauma .
Speriamo continui così, perchè troppa tecnologia rincoglionisce solamente.
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Leno Lazzari
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Re: Gli scacchi come alternativa all'Iphone per i bambini

Messaggio da leggere da Leno Lazzari »

vatel ha scritto: 12 lug 2024, 9:26
Leno Lazzari ha scritto: 12 lug 2024, 8:40 Lo ammetto, mi commuovo (e mi compiaccio) osservando di
sfuggita il più piccolo dei miei nipotini che impazientemente
aspetta che il fratello maggiore finisca la partita a scacchi
con la nonna .

Un'ottima ginnastica per il cervello e la migliore garanzia che
avranno una marcia lunghissima, in più rispetto a tanti bambini
meno fortunati di altri della loro età che invece stanno incollati
al cellulare per ore e senza alcuna guida-controllo .

Il diario cartaceo per loro sicuramente non sarà fonte di trauma .
Speriamo continui così, perchè troppa tecnologia rincoglionisce solamente.
E le prove si contano a migliaia anche nella cronaca.........anche la nera .
La politica è l’arte d’impedire agli avversari di fare la loro

.........ma andare oltre no ?
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Fosforo31
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Re: Gli scacchi come alternativa all'Iphone per i bambini

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Leno Lazzari ha scritto: 12 lug 2024, 8:40 Lo ammetto, mi commuovo (e mi compiaccio) osservando di
sfuggita il più piccolo dei miei nipotini che impazientemente
aspetta che il fratello maggiore finisca la partita a scacchi
con la nonna .

Un'ottima ginnastica per il cervello e la migliore garanzia che
avranno una marcia lunghissima, in più rispetto a tanti bambini
meno fortunati di altri della loro età che invece stanno incollati
al cellulare per ore e senza alcuna guida-controllo .

Il diario cartaceo per loro sicuramente non sarà fonte di trauma .
Gli scacchi sono davvero un'ottima "ginnastica" per il cervello, oltre che una sana e divertente ricreazione. Goethe li definiva "la pietra di paragone dell'intelletto". Fanno benissimo i genitori a insegnarli ai bambini, anche se io aspetterei i 7 anni (l'età in cui li apprese il sottoscritto), mentre la dama (italiana), che è molto più semplice ma anch'essa interessante, va bene già a 5 anni. Una raccomandazione che farei è di regalare ai piccoli scacchisti, oltre alla scacchiera, anche un libro elementare sugli scacchi, in modo che possano acquisire fin da subito le basi tattiche e strategiche del gioco, il che lo renderà ancora più formativo e appassionante. E verso i 9-10 anni potranno già approcciarsi, con gli opportuni libri, per esempio quello del maestro Capece o del maestro Zichichi, a uno studio più serio di quel mare magnum che è la teoria scacchistica. E magari saranno anche pronti per iscriversi a un circolo scacchistico dove giocare e socializzare nel tempo libero. Come è noto, gli scacchi nascono in India, circa 1500 anni fa, come una simulazione pacifica della guerra (il Cavallo era l'Elefante, la Torre il Carro da guerra). Furono portati in Europa dagli Arabi e non a caso i primi campioni nascono nel Sud dell'Italia e in Spagna. Tuttora i due sistemi di apertura più diffusi tra i giocatori di alto livello sono la Partita Siciliana e la Difesa Spagnola. All'epoca non esisteva un campionato mondiale ufficiale ma il primo campione del mondo di scacchi può essere considerato Leonardo da Cutro, detto il Puttino (per la bassa statura), geniale giocatore calabrese che nel 1575 sconfisse alla corte di Madrid, davanti al re, il campione locale Ruy Lopez, un alto prelato spagnolo. Quei giocatori erano ricchissimi perchè all'epoca si giocava a soldi (gli scacchi erano un'alternativa intelligente al gioco dei dadi) e intorno alle partite dei campioni c'era un giro di scommesse. Anche per questo motivo per alcuni secoli gli scacchi furono proibiti dalla Chiesa, ma era un divieto largamente ignorato e aggirato. Oggi i campioni non guadagnano come i tennisti o i calciatori ma possono fare tranquillamente del gioco, o meglio dello sport degli scacchi, una professione. Sulla ribalta c'è un bambino argentino di appena 10 anni, Faustino Oro, che è già maestro internazionale e ha già sconfitto alcuni dei più forti gran maestri del mondo. Ma un pregio degli scacchi è quello di essere un gioco e uno sport della mente per tutte le età. Per esempio Enrico Paoli, scacchista triestino, giocò il suo ultimo torneo agonistico a 96 anni.
Detto questo vorrei aggiungere due cose.
A certi livelli e in certi soggetti gli scacchi possono diventare eccessivamente coinvolgenti e condurre non dico alla follia ma a disturbi della personalità. Un caso emblematico è quello di uno dei più forti scacchisti di tutti i tempi, l'americano Bobby Fischer, che nel "match del secolo" disputato nel 1972 in Islanda, una riduzione su scacchiera della guerra fredda, strappò il titolo mondiale al sovietico Boris Spassky. Un altro formidabile campione, nonché dissidente politico russo, Garry Kasparov, definisce gli scacchi: "il gioco meno gioco che c'è" e dice che "per uno scacchista perdere è come morire". Non bisogna arrivare a questi eccessi. Anzi gli scacchi, un gioco che mostra la potenza ma anche i limiti del cervello umano, devono insegnare l'umiltà. Come diceva il geniale Michail Tal: "gli scacchi tonificano l'uomo, perché sono pieni di delusioni".
Purtroppo oggi è solo parzialmente vero che gli scacchi distraggono dall'uso del telefonino e dei computer in genere. Ogni giorno nel mondo si giocano molti milioni di partite di scacchi, ma la grande maggioranza di esse si gioca on line, su scacchiere virtuali, ovvero su uno degli innumerevoli siti web e server scacchistici esistenti. Per es. io gioco su questo: https://lichess.org/it. Con pochi clic si può avviare una partita con un avversario dall'altro capo del mondo. Questo presenta i pro e i contro. L'informatica e Internet consentono oggi di allenarsi contro avversari di tutti i livelli (inclusi gli ormai imbattibili computer) e aiutano moltissimo anche nello studio teorico del gioco, ma possono in certi casi addirittura allontanare il giovane scacchista dallo studio scolastico e dalle attività di socializzazione. Per questo motivo raccomando di fare giocare i bambini sulla scacchiera fisica (in legno, plastica o cartone, ce ne sono di tutti i prezzi) e poi possibilmente di iscriverli a un buon circolo scacchistico (ce ne sono in tutte le grandi città, non in tutte le piccole).
Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo
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Skazza
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Re: Gli scacchi come alternativa all'Iphone per i bambini

Messaggio da leggere da Skazza »

Al giorno d'oggi sarebbe anche tanta roba se giocassero anche ai giochi di società, ce ne sono di quelli molto stimolanti. Peccato che molti magari cominciano poi si stancano velocemente perchè spesso si impiega molto tempo. I ragazzi di oggi non riescono più a mantenere l'attenzione per molto tempo, fanno fatica anche a vedere una partita di calcio o un film per intero senza sbirciare il telefono.
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contericci
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Re: Gli scacchi come alternativa all'Iphone per i bambini

Messaggio da leggere da contericci »

Sono perplesso. Anche gli scacchi, come i computer/telefonini, possono portare alla follia o, meglio, ad una dipendenza da cui difficilmente ci si può liberare. Dubito che gli scacchi facciano diventare i giovani più intelligenti, semmai ne stimolano capacità di concentrazione e virtù decisionali. I più grandi campioni finiscono con lo sfiorare patologie mentali da albo psichiatrico. Basti pensare a Bobby Fischer, il giocatore americano di origine islandese che vinse il campionato mondiali di scacchi nel 1972 battendo il russo Boris Spassky, uno di quei grandi maestri russi che allora monopolizzavano questo gioco, che è a tutti gli effetti uno sport in cui si profondono innumerevoli energie mentali e fisiche. Fischer rinunciò a difendere il titolo conquistato per disaccordi con la federazione e dalla conquista del titolo non giocò praticamente più nessuna partita ufficiale, (ad eccezione di una triste rivincita concessa a Spassky nel 1992) isolandosi dal resto del mondo , andò a vivere in Islanda diventando sempre più irascibile e scontroso dove morì nel 2008. Certo, meglio passare il tempo giocando a scacchi piuttosto che a poker, ma sempre che non ci si faccia prendere la mano.
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RedWine
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Re: Gli scacchi come alternativa all'Iphone per i bambini

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contericci ha scritto: 12 lug 2024, 12:19 Sono perplesso. Anche gli scacchi, come i computer/telefonini, possono portare alla follia o, meglio, ad una dipendenza da cui difficilmente ci si può liberare. Dubito che gli scacchi facciano diventare i giovani più intelligenti, semmai ne stimolano capacità di concentrazione e virtù decisionali. I più grandi campioni finiscono con lo sfiorare patologie mentali da albo psichiatrico. Basti pensare a Bobby Fischer, il giocatore americano di origine islandese che vinse il campionato mondiali di scacchi nel 1972 battendo il russo Boris Spassky, uno di quei grandi maestri russi che allora monopolizzavano questo gioco, che è a tutti gli effetti uno sport in cui si profondono innumerevoli energie mentali e fisiche. Fischer rinunciò a difendere il titolo conquistato per disaccordi con la federazione e dalla conquista del titolo non giocò praticamente più nessuna partita ufficiale, (ad eccezione di una triste rivincita concessa a Spassky nel 1992) isolandosi dal resto del mondo , andò a vivere in Islanda diventando sempre più irascibile e scontroso dove morì nel 2008. Certo, meglio passare il tempo giocando a scacchi piuttosto che a poker, ma sempre che non ci si faccia prendere la mano.
qualsiasi attività se praticata in modo maniacale puo causare disturbi sia fisici che mentali.
certo che su centinaia di milioni di giocatori portarne uno come esempio esplicativo assoluto di tutta la categoria, mi pare un po eccessivo.
https://www.chess.com/it/article/view/ ... -nel-mondo
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Fosforo31
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Re: Gli scacchi come alternativa all'Iphone per i bambini

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contericci ha scritto: 12 lug 2024, 12:19 Sono perplesso. Anche gli scacchi, come i computer/telefonini, possono portare alla follia o, meglio, ad una dipendenza da cui difficilmente ci si può liberare. Dubito che gli scacchi facciano diventare i giovani più intelligenti, semmai ne stimolano capacità di concentrazione e virtù decisionali. I più grandi campioni finiscono con lo sfiorare patologie mentali da albo psichiatrico. Basti pensare a Bobby Fischer, il giocatore americano di origine islandese che vinse il campionato mondiali di scacchi nel 1972 battendo il russo Boris Spassky, uno di quei grandi maestri russi che allora monopolizzavano questo gioco, che è a tutti gli effetti uno sport in cui si profondono innumerevoli energie mentali e fisiche. Fischer rinunciò a difendere il titolo conquistato per disaccordi con la federazione e dalla conquista del titolo non giocò praticamente più nessuna partita ufficiale, (ad eccezione di una triste rivincita concessa a Spassky nel 1992) isolandosi dal resto del mondo , andò a vivere in Islanda diventando sempre più irascibile e scontroso dove morì nel 2008. Certo, meglio passare il tempo giocando a scacchi piuttosto che a poker, ma sempre che non ci si faccia prendere la mano.
Accennavo anch'io al rischio di un eccessivo coinvolgimento della sfera emotiva nel gioco degli scacchi. Tuttavia lo stereotipo dello scacchista geniale ma folle è un luogo comune. Anche se è vero che uno dei più geniali di tutti i tempi, l'americano Paul Morphy, morì paranoico. Morphy, vissuto nell'800, fu uno dei primi a sorprendere il mondo con delle performance apparentemente sovrumane. È noto che i campioni di scacchi riescono a giocare e vincere partite in simultanea, anche contro avversari di buon livello. Per esempio 20 partite su altrettante scacchiere contro altrettanti avversari, ciascuno dei quali di conseguenza disporrà di molto più tempo del campione per analizzare le posizioni, decidere le mosse e prevedere quelle dell'avversario. Le cose si complicano per il campione se gioca la simultanea con gli occhi bendati. Egli dovrà memorizzare nella sua mente 20 posizioni, variabili mossa dopo mossa, e per ciascuna di queste dovrà calcolare, sempre a mente, le varianti per decidere la mossa migliore da eseguire e per prevedere le mosse più pericolose di ciascun avversario. Ebbene, le simultanee alla cieca erano una specialità di Morphy.
Bobby Fischer è un altro caso un po' al limite, ma non morì pazzo. Ebbe un'infanzia difficile e morì povero e in esilio. Ma senza gli scacchi probabilmente sarebbe finito peggio. Talento precoce, era un tipo molto introverso e a dir poco stravagante, un "asociale" lo definì il suo più grande avversario, Boris Spassky, che poi diventò il suo migliore amico. Dopo avere conquistato il diritto a sfidare il sovietico Spassky per il titolo mondiale, triturando ed eliminando fortissimi campioni, Fischer fu sul punto di rinunciare alla sfida e dovette intervenire Henry Kissinger in persona per convincerlo a giocare. Tra le molte richieste stravaganti agli organizzatori del match, che si disputò a Reykjavik in Islanda nel 1972, chiese una Mercedes sportiva per raggiungere la sede di gioco, e la ottenne. Non contento, chiese di avere tutti i semafori verdi al suo passaggio, e ottenne anche questo. Perse la prima partita del match per un errore banale, protestò per la presenza del pubblico e delle telecamere e non si presentò alla seconda partita, perdendola per forfait. Il match sembrava segnato, ma Bobby reagì alla grande con la sua immensa classe, sbaragliò Spassky sia nel gioco tattico che in quello posizionale e gli strappò il titolo mondiale con 3 partite di anticipo sulle 24 previste. I media occidentali dedicarono per la prima volta ampio spazio agli scacchi e trasfigurarono la "sfida del secolo" in una metafora della Guerra Fredda. La vittoria, che interrompeva decenni di egemonia sovietica negli scacchi, fece del 29enne Fischer uno degli sportivi più popolari d'America con Muhammad Ali, Kareem Abdul Jabbar e Mark Spitz (vincitore di 7 ori nella concomitante Olimpiade di Monaco). Si racconta che una casa automobilistica gli offrì un contratto sontuoso per fare la pubblicità in tv a un nuovo modello. Fischer pretese di provare prima l'automobile. La provò, non gli piacque e rinunciò al contratto. Rinunciò anche, inopinatamente, a tutti i tornei di scacchi, e nel 1975 si rifiutò di mettere in palio il titolo con il nuovo sfidante, il sovietico Anatoli Karpov. Accampò tutta una serie di cavilli e di pretese sul regolamento del match e alla fine la FIDE, la federazione scacchistica mondiale, assegnò il titolo a Karpov. Furono versati fiumi d'inchiostro per spiegare le ragioni, tuttora non chiare, di quella rinunzia e del successivo abbandono degli scacchi agonistici da parte dell'americano. Karpov era più forte di Spassky, però il Fischer del 72 secondo me avrebbe avuto buone chance. Ma probabilmente temeva di perdere, ipotesi insopportabile dal suo ego, temeva il gioco posizionale del giovane e glaciale sovietico, basato sulla difesa rocciosa e sulla lenta e chirurgica "trapanazione" della difesa avversaria. Di sicuro temeva, in un epoca in cui i computer erano troppo lenti per analizzare le varianti di una partita a scacchi, la preparazione teorica in fase di apertura del gioco che Karpov poteva raggiungere con il suo formidabile team di allenatori (la scuola scacchistica sovietica era di gran lunga la prima al mondo). Di Fischer si persero le tracce fino al 1992 quando, in difficoltà economiche (fu perfino arrestato per vagabondaggio, uno degli episodi che innescarono il suo odio per l'America) accettò un ricco match di rivincita con Spassky organizzato da un milionario jugoslavo. Vinse abbastanza facilmente, nonostante i 20 anni di inattività, contro un giocatore in declino e che aveva preso la cittadinaza francese per motivi politici (i sovietici non gli avevano perdonato la sconfitta del 72). Ma in Jugoslavia ci fu un episodio che segnò tutto il resto della vita di Bobby Fischer. Al suo arrivo fu raggiunto in albergo da un fax del Dipartimento di Stato (il ministero degli esteri USA) che gli intimava di rinunciare al match e di lasciare immediatamente la Jugoslavia, paese all'epoca sotto embargo internazionale e nella lista nera degli USA. Fischer convocò una conferenza stampa per rispondere pubblicamente agli ordini provenienti da Washington. Fu una risposta memorabile, eroica, a mio avviso quasi epica:

Gli USA, non gliela perdonarono mai. Trasformarono un eroe nazionale in un traditore inseguito da un mandato di cattura internazionale. La fuga di Fischer durerà molti anni e certo non gioverà alla sua già delicata psiche. Ci sono video su YouTube in cui il campione, molto invecchiato e con una lunga barba incolta, dice di odiare gli scacchi (ma le motivazioni sono razionali) e gli ebrei (probabilmente un odio covato fin dall'infanzia verso il suo padre biologico, un importante scienziato ebreo ungherese). Nel 2004 fu fermato all'aeroporto di Tokyo dove restò ben 9 mesi in attesa dell'estradizione negli USA. Fu raggiunto dall'amico Spassky che chiese (e mi pare ottenne) di poter giocare a scacchi con Bobby in cella per aiutarlo ad ammazzare il tempo. Alla fine, quando l'estradizione era ormai decisa, fu salvato da un atto eroico: la presidente della federazione scacchistica giapponese lo sposò e Fischer fu rimesso in libertà. L'Islanda, il paese che aveva ospitato il match del secolo, gli conferì la cittadinanza e lì mori il campione, nel 2008, a 64 anni, come le caselle della scacchiera.
Ti faccio notare che Fischer non aveva origini islandesi, dell'Islanda prese la cittadinanza e ci morì. Il padre biologico, come detto, era molto probabilmente uno scienziato ebreo ungherese. La madre era un'ebrea americana di origini tedesche che aveva sposato uno scienziato ebreo tedesco negli anni del nazismo. Questi assunse il cognome Fischer per nascondere il suo cognome ebraico. In effetti si contano a oggi almeno 7 campioni del mondo di scacchi con almeno un genitore ebreo, incluso Garry Kasparov, il cui padre si chiamava Weinstein. Insieme alle forti anomalie statistiche date dagli ebrei vincitori del Premio Nobel (specie in fisica e in medicina) e della Medaglia Fields in matematica, questo supporterebbe la teoria della superiorità intellettuale dell'etnia askenazita, cui appartiene la maggioranza degli ebrei. Una teoria che non condivido perché secondo me nasciamo tutti con lo stesso potenziale intellettivo, poco più poco meno, ed è l'ambiente (familiare, sociale, etc.) più altri fattori, incluso il caso, a determinare la traduzione pratica di questo potenziale. Ma è una questione molto complessa e controversa. Forse anche il gioco degli scacchi può dare un piccolo contributo, ma non bisogna focalizzare troppo la mente su di esso, non bisogna diventare monomaniaci come Fischer e Morphy.
Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo
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