Valerio ha scritto: 16 feb 2024, 13:08
E pensare che pensavo tu fossi il buon politico di cui avevamo bisogno.
Invece sei solo un pazzo, una belva feroce.
Navalni morto in cella. Questa macchai ti seguirà nella tomba e nella Storia.
Non meriti altro che una pubblica esecuzione.
Vergogna! Che tu sia maledetto per sempre. In confronto a te Hitler e Stalin sono solo brave persone.
Se durante l’epoca sovietica le organizzazioni neonaziste venivano represse ed erano costrette a operare in clandestinità, dopo il crollo dell’URSS ottennero agibilità politica e presero sempre più piede, cavalcando politicamente la questione migratoria. La più importante di queste organizzazioni è il Movimento contro l’immigrazione illegale (DPNI), guidato da Alexander Potkin, detto “Belov” (dalla parola russa “beliy”, bianco). Belov faceva parte anche della dirigenza del movimento politico Russkiye, ossia “Russi”. Un’altra delle più importanti organizzazioni neonaziste in Russia è stata l’Unione slava (SS), fondata da Dmitry Demushkin nel 1999432.
Tutti questi gruppi, all’epoca, si caratterizzavano come antigovernativi, sovversivi e animati da volontà omicide. Oltre all’odio verso gli immigrati del Caucaso, i neonazisti russi propagandavano la superiorità dell’etnia slava (ossia quella dei “russi etnici”, di cui fanno parte) su tutte le altre. Le rimanenti etnie che compongono la popolazione della Federazione venivano considerate inferiori. A tal proposito, Belov dichiarava che: “Senza i Russkiye [russi etnici] non ci sarà più la Russia. Gli altri gruppi etnici litigheranno immediatamente e si stermineranno a vicenda”433.
È importante specificare che nel contesto sociale della Federazione russa coesistono più di centonovanta etnie diverse434. La Russia è uno degli stati con la maggior diversità etnica e religiosa al mondo: al suo interno la maggioranza di cristiani ortodossi convive da secoli con musulmani e buddisti. Le principali minoranze etniche sono costituite dai tatari, che raggiungono i cinque milioni, dagli ucraini, che sono più di un milione, e dalle minoranze musulmane che comprendono circa tre milioni di baschiri, ceceni e armeni, più altri milioni di cittadini di altre etnie435.
Dagli inizi del 2003 le organizzazioni neonaziste presero a perpetrare azioni violente e coordinate contro le minoranze etniche (veri e propri pogrom), e il livello di aggressioni e assassinii su base etnica iniziò a crescere considerevolmente: tra gennaio 2004 e maggio 2010, almeno 450 persone furono assassinate per motivi razziali e più di 2.500 furono ferite436 in accoltellamenti, sparatorie, pestaggi e violenze di ogni tipo. Molte di queste aggressioni sono state commesse proprio dal DPNI di Belov, specializzato nell’organizzazione delle aggressioni fisiche437.
Dal 2005 i movimenti neonazisti cominciarono a organizzare ogni anno una manifestazione nazionale nelle principali città russe, la cosiddetta “Marcia russa”, nella data del 4 novembre, non a caso la stessa in cui nel paese si festeggia la giornata dell’Unità nazionale. Le frasi più ricorrenti urlate nelle piazze erano slogan xenofobi come “Russia ai russi!” e “Per una Russia slava!”, accompagnati spesso dal saluto romano438.
Alle marce partecipavano migliaia di persone:
a un certo punto si aggregarono non solo neonazisti, ma anche liberali nazionalisti che si opponevano al governo di Putin. Uno dei più noti esempi è quello di Alexei Navalny, famoso politico e blogger russo, vincitore del premio Sacharov 2021 per la libertà di pensiero – considerato in Occidente un baluardo per la democrazia –, su cui apriamo una piccola parentesi.
Quando nel 2006 il comune di Mosca vietò la Marcia russa, Navalny chiese al sindaco di autorizzare la manifestazione in nome della libertà di espressione, nonostante la connotazione politica estremista delle rivendicazioni di chi vi partecipava.
Viste le sue “attività nazionaliste”, il partito Yabloko di cui faceva parte decise di espellerlo439. Navalny continuò a partecipare alle marce russe degli anni successivi e nel 2011 divenne persino uno dei co-organizzatori440. Sempre nello stesso anno aderì alla campagna xenofoba organizzata dal movimento ultranazionalista russo Stop Feeding the Caucasus, che chiedeva la fine dei sussidi federali ai governi “corrotti” della Cecenia e di altre repubbliche del Caucaso del Nord441.
Andreas Umland, politologo specializzato in storia contemporanea russa e ucraina, in un’intervista rilasciata all’epoca a “Der Spiegel” affermava che quella della Marcia russa era più “una pura provocazione sottoculturale” dato che all’interno della società russa, generalmente, i fascisti sono stigmatizzati. Eppure, le organizzazioni neonaziste che vi partecipavano acquisivano sempre più consenso soprattutto tra i giovani e diventavano sempre più pericolose.
Il livello di destabilizzazione che i movimenti neonazisti portarono in Russia iniziò a essere importante: oltre alle aggressioni fisiche e ai pogrom, gli estremisti si dedicarono a pianificare e a eseguire anche attentati terroristici. I membri dell’organizzazione neonazista Spas piazzarono delle bombe nel più grande mercato di Mosca, il Cherkizovsky, uccidendo 14 persone e ferendone 49. Furono poi condannati all’ergastolo dalle autorità russe442.
Un altro gruppo neonazista, The Militant Organization of Russian Nationalists, nel 2008 inviò una email a delle associazioni che si occupavano di monitorare i crimini d’odio in Russia con la foto della testa tagliata di un ragazzo tagiko che alcuni militanti avevano ucciso mentre tornava a casa dal lavoro: nella email affermavano che l’uccisione del ragazzo era un atto di protesta contro le autorità russe e che “sarebbero cadute altre teste” se il governo non si fosse “sbarazzato degli occupanti caucasici e centro-asiatici”443.
Nel frattempo, il DPNI registrò una crescita di consenso in seguito al cosiddetto “incidente di Kondopoga” del 2006, quando due persone di etnia russa furono uccise da un gruppo di quindici ceceni dopo una discussione in un locale, mentre un’altra decina di russi rimasero feriti o mutilati. Gli omicidi scatenarono, nei giorni seguenti, una serie di violente rappresaglie contro cittadini immigrati dal Caucaso, tant’è che molti di loro abbandonarono la città444. Il movimento approfittò immediatamente della situazione, convocando un’assemblea pubblica nella cittadina con più di tremila partecipanti che in seguito diedero fuoco al locale in cui era avvenuto il fatto.
Nel 2008 il DPNI si alleò con Navalny, il quale l’anno prima aveva fondato il partito Narod (che in russo significa “popolo”), sostenitore di tesi antimmigrazioniste e razziste445. In quel periodo Navalny produsse una serie di video violenti e xenofobi: in uno paragonava i jihadisti del Caucaso a degli scarafaggi, invitando a ucciderli a colpi di pistola446; in un altro, vestito da dentista, invitava alla deportazione dei lavoratori stranieri paragonandoli a delle carie447.
In quegli anni, in altri villaggi avvennero numerosi pogrom contro le minoranze etniche, sebbene in scala minore, come a Charagun, dove un azero fu ucciso e altri quattro furono feriti, o nell’oblast di Rostov, dove si verificarono numerose aggressioni interetniche.
Questi incidenti non rimasero isolati. Uno dei più raccapriccianti avvenuti in Russia fu quello del 2007: la decapitazione di due giovani uomini, un daghestano e un tagiko, da parte di due neonazisti448. La barbara esecuzione fu ripresa in video per poi essere pubblicata online su un forum di ultranazionalisti. Il video mostra i due uomini in ginocchio a terra, imbavagliati, dietro le spalle una bandiera con la svastica. Uno dei due giovani viene ucciso con un colpo di pistola mentre l’altro viene decapitato. Le immagini sono accompagnate da musica nazionalista russa della band folk-metal Arkona.
Il video fece molto scalpore e si diffuse anche in Occidente, dando l’immagine di una Russia in balia del terrore neonazista. Per molti anni le autorità russe ebbero difficoltà a identificare i responsabili, ma una video-inchiesta del regista israeliano Vlady Antonevicz si concentrò sull’organizzazione neonazista National Socialist Party of Russia (NSPR)449, riuscendo a identificare i tre principali protagonisti dell’atroce crimine: Sergei Korotkikh “Malyuta”, Dmitry Rumyantsev e Maxim Martsinkevich “Tesak”.
Quest’ultimo, considerato un vero e proprio eroe dal movimento neonazista russo, si è macchiato di molteplici altri crimini: in particolare, è noto per le torture ai danni di uomini omosessuali che attirava insieme ad altri neonazisti tramite app di incontri, per poi pestarli e sottoporli a diverse umiliazioni450. I video delle violenze venivano poi pubblicati online sul suo canale YouTube. L’aggressione più famosa è stata quella contro Alexandr Bogun, un partecipante al programma televisivo X Factor: fu spogliato, rasato e costretto a bere urina451. Ma non finisce qui. Tesak ha fondato l’organizzazione Format 18, responsabile di numerose aggressioni e omicidi ai danni di minoranze etniche, immigrati, omosessuali, transessuali e prostitute.
Tesak venne incarcerato e fu trovato morto nella casa di detenzione dove scontava la sua pena nel 2020452: le autorità hanno parlato di suicidio, ma sembrerebbe più probabile che sia stato ucciso dalla polizia penitenziaria o da altri carcerati. Il suo avvocato ha affermato che: “[Tesak] ha dichiarato di essere stato torturato negli ultimi tre mesi e di essere stato costretto a firmare una sorta di confessione per gli omicidi commessi a Mosca negli anni ’90. È indispensabile indagare. Ho dei seri dubbi che sia stato lui a uccidersi”453.
Fatto sta che le violenze e i disordini causati dalle organizzazioni neonaziste indussero il governo russo a una politica repressiva brutale: sia il DPNI che l’Unione slava (SS), insieme a molte altre organizzazioni, furono messi fuorilegge nel 2010 e nel 2011, e i loro leader arrestati. Demushkin, l’ex leader di SS, schieratosi contro l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, continua anche oggi a essere attenzionato dalla polizia454.
C’è da specificare che il governo russo non ha represso le organizzazioni neonaziste in nome di un ipotetico antifascismo, ma soprattutto perché alimentando lo scontro interetnico tra le repubbliche della Federazione l’estrema destra rischiava di aumentare le spinte centrifughe dei vari nazionalismi in seno al paese, che avrebbero potuto portare a una disgregazione dell’intera Russia. In merito, lo stesso Putin affermava nel 2012: “Se una società multietnica viene infettata dal nazionalismo, perde la sua forza e la sua durata. Dobbiamo capire a quali effetti di vasta portata possono portare i tentativi di infiammare l’inimicizia e l’odio nazionale”455.
Almeno fino al 2013, si registrarono episodi di aggressioni, omicidi e scontri interetnici. Un altro noto esempio sono le tensioni scoppiate a Mosca nell’ottobre 2013 a seguito dell’accoltellamento e dell’uccisione di un russo da parte di un lavoratore immigrato dall’Azerbaijan:
l’omicidio scatenò una rappresaglia degli ultranazionalisti contro gli immigrati456. Navalny commentò l’episodio affermando che tale rappresaglia era una reazione comprensibile del popolo russo alle “orde di immigrati irregolari e clandestini”457.
Ma con lo scoppio della guerra nel Donbass nel 2014, nel movimento neonazista russo avviene un vero e proprio terremoto politico. Chiamate a schierarsi nel conflitto civile ucraino, le organizzazioni si sono spaccate in due grandi correnti: una voleva sfruttare la nascita di un governo anti-Putin in Ucraina, l’altra vedeva nell’insorgere delle due repubbliche separatiste una vera e propria “Primavera russa”, ossia la difesa del “mondo russo” dall’avanzata della NATO e dei valori, considerati decadenti, del blocco occidentale.
Questa spaccatura ha portato a una riorganizzazione delle attività dei neonazisti: se da un lato la corrente che si opponeva alla rivolta nel Donbass ha terminato ogni attività sul suolo russo e i militanti sono emigrati in massa in Ucraina,
(e costituiscono quelli che i TG italioti definiscono "partigiani" in attivitò al confine tra ucraina e russia RW) dall’altro la fazione favorevole alla Primavera russa è rimasta l’unica ala del movimento neonazista attiva nel paese, abbandonando però la retorica xenofoba e razzista, ed enfatizzando invece quella nazionalista e assestandosi su una linea meno antigovernativa e meno sovversiva458.
Ma l’entusiasmo iniziale dei gruppi pro-russi dopo l’annessione della Crimea e i successi iniziali della Primavera russa ha gradualmente lasciato il posto a una forte delusione, dovuta sia alla firma degli accordi di Minsk da parte del governo russo, sia al coinvolgimento del Cremlino in Ucraina, considerato insufficiente4
ecc...