heyoka ha scritto: ↑13 mag 2024, 9:37
Io sono sempre del parere che se si obbligano dei giovani a vaccinarsi per avere maggiori possibilità di allungare di qualche anno, la vita nei lager delle RSA a qualche vecchio malandato e ci fosse anche una sola possibilità che anche uno solo di quei giovani morisse o si ritrovasse in una sedia a rotelle, per salvare me, anche SANISSIMO ma quasi ottantenne, io mi sentirei un CRIMINALE.
I Vaccini obbligatori x salvare anche un MILIONE di anziani con il rischio di fare morire anche un SOLO giovane, per me è un CRIMINE diabolico.
CONTRONATURA
Torno, anche perché un po' mi incuriosisce, su questa tua
rigida contrapposizione tra giovani e anziani, nella quale ti schieri nettamente a favore dei primi. Perdonami, ma la trovo una posizione un poco bizzarra, e non solo e non tanto perché appartieni alla seconda categoria. Francamente non posso condividerla per ragioni di ordine pratico e filosofico. In definitiva sembra quasi che per te gli anziani siano un ostacolo (o un peso) per i giovani. Quando invece possono essere, e spesso sono, un aiuto e un esempio, a volte una guida. Questa tua visione
utilitaristica è lontana dal mio modo di pensare ma può condurre anche a conclusioni opposte alla tua. Gli anziani di oggi sono stati giovani e i giovani di oggi all'epoca erano bambini molto piccoli che pesavano sulla loro vita. I genitori degli attuali ventenni o trentenni si sacrificarono per loro, oggi i giovani non vogliono fare sacrifici né per gli anziani né per i bambini, infatti ne mettono al mondo pochissimi, almeno qui in Italia. E non è o non è solo un problema economico perché le coppie povere spesso sono più prolifiche di quelle ricche. Certo i giovani hanno la vita davanti e possono dare un contributo ben maggiore alla società. Ma questo è ancora utilitarismo! Mi viene in mente un famoso e infelicissimo tweet del governatore Toti durante la pandemia:
https://genova.repubblica.it/cronaca/20 ... e_vignette
E qui potrei ancora opporre il fatto che anche gli anziani sono stati giovani e il loro contributo alla società e alla famiglia l'hanno in buona parte già dato, quindi, per un principio di giustizia, questo contributo gli va riconosciuto e premiato. Per esempio, non sono certo io che devo ricordare a un esperto come te il grande rispetto e la grande considerazione,
talora fino alla venerazione, di cui godevano gli anziani tra i
nativi americani:
https://www.nativi.org/news/106-la-sagg ... hiaia.html
Considerazione e rispetto che sopravvivevano fino a non molti decenni fa anche qui da noi, specie nelle piccole comunità rurali. Ma il consumismo e l'utilitarismo imperanti hanno ormai sfasciato quasi tutto: ideali, valori, rapporti umani. Purtroppo oggi anche nei paesini interni del Mezzogiorno gli anziani sempre più spesso non restano in famiglia e vanno a morire infelici in un ospizio. Brutte, bruttissime cose, a mio avviso, l'indifferenza e l'ingratitudine. Ma alla fine che differenza c'è tra un giovane e un anziano? Il secondo ha un corpo più logoro, più debole, più fragile. Ma, vivendo, il corpo si relaziona costantemente con gli altri e con l'ambiente e da questa relazione emerge in modo misterioso un
quid che è irriducibile al corpo e che chiamiamo
"persona". Solo il più gretto materialismo di un d'Holbach ("l'uomo è una macchina") o di un Feuerbach ("l'uomo è ciò che mangia") porta a identificare la persona con il corpo. Mentre forse Platone esagerava in senso opposto con il suo idealismo cosmico:
Finché viviamo, noi siamo come morti e il corpo è per noi una tomba!.
In ogni caso io credo che nessuna gerarchia possa stabilirsi
a priori tra la persona anziana e quella giovane, anzi semmai è la prima che potrebbe essere considerata più completa e più ricca essendosi relazionata più a lungo. Credo che una società civile degna di questo nome debba attribuire eguale valore e pari diritti a tutte le persone, e proteggere in particolare quelle fragili (come gli anziani). Non a caso ambedue i principi sono contemplati dalla nostra bellissima (ma disapplicata) Costituzione.
Ma veniamo agli aspetti pratici della questione. La morte dei giovani è poco frequente e sempre triste ma purtroppo non è affatto contro natura come scrivi. Ho conosciuto coppie di anziani sopravvissute ai loro figli, in un caso ben due figli. Visto che stavamo discutendo di pandemia e di vaccini, è il caso di ricordare che il Coronavirus ha infierito sugli anziani
ma ha ucciso anche giovani. Se, per fissare le idee, intendiamo per giovani gli under30, l'ultimo rapporto dell'ISS sulle caratteristiche demografiche dei deceduti, pubblicato a gennaio 2022, registrava 170 decessi nella fascia tra 0 e 29 anni, su un totale all'epoca di circa 138.000 decessi. Estrapolando rispetto al dato attuale di circa 196.000, possiamo stimare che siano
circa 240 i giovani morti di Covid in Italia. Ma quanti sono, invece,
i giovani uccisi dal vaccino? L'ultimo rapporto pubblicato dall'AIFA sulla Sorveglianza dei vaccini analizza i dati su 2 anni di campagna vaccinale tra il 27/12/2020 (giorno delle prime vaccinazioni in Italia) e il 26/12/22. Dopo questa data le vaccinazioni andarono drasticamente scemando e furono quasi sempre somministrate dosi successive alla prima che è quella più correlabile alle
reazioni avverse. Di solito chi non ha avuto seri problemi dopo la prima dose non ne ha avuti nemmeno dopo le altre. Possiamo dunque ritenere i dati analizzati quasi definitivi o comunque molto indicativi in merito alle reazioni avverse. Ebbene, dal citato rapporto risulta che tra i vaccinati nel periodo considerato
i decessi CORRELABILI al vaccino sono in totale 29. Ovvero 0,2 casi per milione di dosi somministrate. Ma ATTENZIONE: CORRELABILI non significa affatto CORRELATI! Stando almeno al citato rapporto, per NESSUNO di quei 29 decessi è dimostrato un reale nesso di causa-effetto con i vaccini. Dei 29 circa la metà, 14, erano morti per Covid pur avendo completato il ciclo vaccinale. Per costoro il vaccino semplicemente non ha funzionato, non li ha protetti. È noto che per i migliori vaccini anticovid l'efficacia della protezione vaccinale rispetto al decesso è elevata (intorno al 90% e oltre) ma non assoluta. In termini equivalenti, per un vaccinato la probabilità di morire di Covid è almeno 10 volte più bassa rispetto a un non vaccinato, ma non è zero. Ci sono poi 3 anziani affetti da pluripatologie, e infine 12 casi di "effetti avversi trombotici" manifestati tra 7 e 25 giorni dopo la somministrazione di una dose di vaccino a vettore adenovirale (Astrazeneca in 11 casi su 12) e seguiti da una rapida e infausta evoluzione. Leggiamo anche che l'età media dei 29 deceduti per causa correlabile al vaccino era 66,7 anni, 76 anni l'età mediana (cioè la metà aveva più di 76 anni). Possiamo allora ragionevolmente immaginare che i giovani sotto i 30 anni che potrebbero (il condizionale è d'obbligo) essere morti in Italia a causa del vaccino si contino sulle dita di una sola mano. E allora, visto che il Covid ha ucciso circa 240 giovani, possiamo pervenire a una conclusione.
I giovani che si sono vaccinati hanno protetto se stessi, e non solo gli anziani, e l'eventuale rischio corso è valso ampiamente la candela.
Saluti