I valori dell'Occidente. Ma quali sono? Quelli from USA certamente no

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porterrockwell
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I valori dell'Occidente. Ma quali sono? Quelli from USA certamente no

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https://www.ariannaeditrice.it/articoli ... o-pasquale
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Difficile d’altronde per essa pensarsi altro, dopo che la configurazione post seconda guerra mondiale bellica l’ha posta in uno stato di totale dipendenza atlantica. E non si tratta solo della massiccia colonizzazione militare (basi sparse ovunque, solo in Italia più di 100), ma anche di quella colonizzazione culturale che si è tradotta nella piena adesione allo stile di vita americano (“american way of life”)… sin da quando le truppe a stelle e strisce sono entrate nelle città “liberate” distribuendo chewing gum (“cingomme”), sigarette e cioccolato.
Stile di vita poi perfezionatosi con le migliaia di film hollywoodiani che hanno inondato le nostre sale cinematografiche, con la musica e tutto il resto… fino ad arrivare a quella mutazione antropologica che accompagna i tristi e decadenti ultimi anni in cui si è arrivati a tal punto di degrado da non voler “rischiare” di definire la donna perché non si è biologi, oppure di accettare che in gare femminili di nuoto le atlete gareggino con maschi che si “sentono” donna (e ben gli sta alle atlete che si lamentano e basta ma che non sono capaci di rifiutarsi di gareggiare con un maschio fisico, meritano prima o poi di dover gareggiare con delfini in “transizione”). Un american way of life nella quale domina quella cultura “woke” (di cui tante volte ho parlato) che ha letteralmente invaso la struttura nervosa della società americana (e nostra di rimando), che nel progressismo transumano trova la migliore copertura ideologica al suo liberal globalismo.
Ma sono questi i valori dell’Occidente? Per Walter Veltroni sì. Il quale arriva addirittura a dire che «l’invasione dell’Ucraina è una guerra ai valori dell’Occidente”. Mostrando così il buon Veltroni la sua solida cultura… Panini e l’incapacità di distinguere tra valori dell’Occidente e “valori” dell’età globale. I “valori” che lui ritiene occidentali, (e con lui tutto il bel mondo progressista) sono infatti quelli che si identificano in astratto con libertà e democrazia, con tutto il pacchetto dei “diritti civili” (cittadinanza universale, con tanto di accoglienza e inclusione dei migranti considerati come ipotesi di nuova umanità; rifiuto dei confini e degli stati nazione, salvo poi diventare nazionalisti interventisti filo nazisti ucraini; eutanasia, suicidio assistito e tutto l’armamentario ideologico col quale ci fracassano continuamente i nostri cari attributi).
Eh no, caro il nostro obamiano Veltroni, i valori dell’Occidente, piacciano o non piacciano, hanno ben altra scaturigine. Sono quei valori che hanno accompagnato la formazione della civiltà occidentale, che non nasce con la triade sesso droga e rock and roll, ma si è sviluppata lungo l’arco di accidentati quanto gloriosi secoli e millenni di storia, secondo il canone dell’antica tragedia greca. Le cose sono andate così, punto e basta, un altro mondo è possibile certo, ma riguarda il futuro non certo il passato.
Non si può cancellare nulla, se non resettando la memoria storica in nome di una umanità da modellare secondo distopie eugenetiche dettate da quella tracotanza che gli antichi Greci definivano hybris, quell’orgoglio superbo cioè che porta l’uomo a sopravvalutare le proprie forze al punto di pensarsi Dio, e lanciarsi come Prometeo a rubare il fuoco agli Dei, ma scoperto subì un’atroce ed eterna punizione.
Ma che forse sia proprio quel mondo contro il quale continuamente ci accaniamo, e per il quale spesso proviamo viscerale odio (russofobia), a rappresentare la fonte dell’angoscia della nostra falsa coscienza?
Ieri leggevo l’amaro ma veritiero bel pezzo di Andrea Zhok, “Cecità”. Zhok parla della doppia tragedia (geopolitica e culturale) dell’Occidente. Ne riporto per esteso la conclusione, ne vale la pena. «I leader europei non possono davvero oggi opporsi alle volontà americane: non solo per oggettivi rapporti di forza, ma anche perché tutti gli argomenti, tutti i modelli, tutto l’immaginario su cui possono far leva dice a loro e al loro elettorato una sola cosa: “nessun altro mondo è possibile”. Gli altri, tutti gli altri, tutte le epoche diverse dalla nostra, tutte le forme di umanità diverse dalla nostra – così come ci viene rappresentata idealmente – sono solo errori, incomprensibili brutture, residui dogmatici. Solo che oggi, questa nostra cecità ci induce a raccontarci bugie sempre più grandi, e ci spinge ad essere sempre più intolleranti verso chi non regge il gioco di queste illusioni. E questa cecità ci rende anche incapaci di valutare il pericolo reale di continuare a crederci l’indispensabile centro del mondo, mentre potremmo ritrovarci in tempi straordinariamente rapidi ad essere solo la periferia ottusa e impoverita di un impero americano, a sua volta decentrato e in crisi».
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Vento
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Re: I valori dell'Occidente. Ma quali sono? Quelli from USA certamente no

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«I leader europei non possono davvero oggi opporsi alle volontà americane: non solo per oggettivi rapporti di forza, ma anche perché tutti gli argomenti, tutti i modelli, tutto l’immaginario su cui possono far leva dice a loro e al loro elettorato una sola cosa: “nessun altro mondo è possibile”.

A forza di propaganda delirante, che divide il mondo tra buoni e cattivi, ci vuole particolare coraggio ad opporsi al pensiero unico, perché vuol dire automaticamente dichiarasi 'cattivo', secondo il pensiero unico appunto. Per un politico questo sarebbe un suicidio. Cosa ci guadagna? Perde il lavoro e non ottiene effetti, a meno che non sia carismatico.
Per esempio in Francia c'è uno che sta parlando con verità, Zemmour, ma è un ebreo e questo gli da una copertura derivante dalla propaganda sull'olocausto, che un europeo non ha. Gli ebrei sono le mosche cocchiere dell'impero americano, il popolo oggi più potente, forse.
Macron non potrebbe farlo, sia per l'incoerenza sfacciata, sia perché cadrebbe nel vuoto del mondo cattivo, sarebbe forse considerato malato di mente.
Ergo non possiamo aspettarci niente dai nostri politici, anche se secondo me basterebbe poco per far crollare il castello di carta del pensiero unico. I seguaci sono manipolabili in ogni direzione e se fiutano la crisi della casta dominante, si spostano subito altrove.
E' l'innesco il difficile, penso. I filosofi ci hanno provato, ma nessuno li caca, come dicono i toscani. Forse un satirico, un ironico, un beffardo (non un comico, per carità, sono tutti come Crozza attivisti del pd), ma forse non esistono più.
Amen and Awoman :lol: egalité

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nerorosso
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Re: I valori dell'Occidente. Ma quali sono? Quelli from USA certamente no

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porterrockwell ha scritto: 28 mar 2022, 10:23 https://www.ariannaeditrice.it/articoli ... o-pasquale
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Difficile d’altronde per essa pensarsi altro, dopo che la configurazione post seconda guerra mondiale bellica l’ha posta in uno stato di totale dipendenza atlantica. E non si tratta solo della massiccia colonizzazione militare (basi sparse ovunque, solo in Italia più di 100), ma anche di quella colonizzazione culturale che si è tradotta nella piena adesione allo stile di vita americano (“american way of life”)… sin da quando le truppe a stelle e strisce sono entrate nelle città “liberate” distribuendo chewing gum (“cingomme”), sigarette e cioccolato.
Stile di vita poi perfezionatosi con le migliaia di film hollywoodiani che hanno inondato le nostre sale cinematografiche, con la musica e tutto il resto… fino ad arrivare a quella mutazione antropologica che accompagna i tristi e decadenti ultimi anni in cui si è arrivati a tal punto di degrado da non voler “rischiare” di definire la donna perché non si è biologi, oppure di accettare che in gare femminili di nuoto le atlete gareggino con maschi che si “sentono” donna (e ben gli sta alle atlete che si lamentano e basta ma che non sono capaci di rifiutarsi di gareggiare con un maschio fisico, meritano prima o poi di dover gareggiare con delfini in “transizione”). Un american way of life nella quale domina quella cultura “woke” (di cui tante volte ho parlato) che ha letteralmente invaso la struttura nervosa della società americana (e nostra di rimando), che nel progressismo transumano trova la migliore copertura ideologica al suo liberal globalismo.
Ma sono questi i valori dell’Occidente? Per Walter Veltroni sì. Il quale arriva addirittura a dire che «l’invasione dell’Ucraina è una guerra ai valori dell’Occidente”. Mostrando così il buon Veltroni la sua solida cultura… Panini e l’incapacità di distinguere tra valori dell’Occidente e “valori” dell’età globale. I “valori” che lui ritiene occidentali, (e con lui tutto il bel mondo progressista) sono infatti quelli che si identificano in astratto con libertà e democrazia, con tutto il pacchetto dei “diritti civili” (cittadinanza universale, con tanto di accoglienza e inclusione dei migranti considerati come ipotesi di nuova umanità; rifiuto dei confini e degli stati nazione, salvo poi diventare nazionalisti interventisti filo nazisti ucraini; eutanasia, suicidio assistito e tutto l’armamentario ideologico col quale ci fracassano continuamente i nostri cari attributi).
Eh no, caro il nostro obamiano Veltroni, i valori dell’Occidente, piacciano o non piacciano, hanno ben altra scaturigine. Sono quei valori che hanno accompagnato la formazione della civiltà occidentale, che non nasce con la triade sesso droga e rock and roll, ma si è sviluppata lungo l’arco di accidentati quanto gloriosi secoli e millenni di storia, secondo il canone dell’antica tragedia greca. Le cose sono andate così, punto e basta, un altro mondo è possibile certo, ma riguarda il futuro non certo il passato.
Non si può cancellare nulla, se non resettando la memoria storica in nome di una umanità da modellare secondo distopie eugenetiche dettate da quella tracotanza che gli antichi Greci definivano hybris, quell’orgoglio superbo cioè che porta l’uomo a sopravvalutare le proprie forze al punto di pensarsi Dio, e lanciarsi come Prometeo a rubare il fuoco agli Dei, ma scoperto subì un’atroce ed eterna punizione.
Ma che forse sia proprio quel mondo contro il quale continuamente ci accaniamo, e per il quale spesso proviamo viscerale odio (russofobia), a rappresentare la fonte dell’angoscia della nostra falsa coscienza?
Ieri leggevo l’amaro ma veritiero bel pezzo di Andrea Zhok, “Cecità”. Zhok parla della doppia tragedia (geopolitica e culturale) dell’Occidente. Ne riporto per esteso la conclusione, ne vale la pena. «I leader europei non possono davvero oggi opporsi alle volontà americane: non solo per oggettivi rapporti di forza, ma anche perché tutti gli argomenti, tutti i modelli, tutto l’immaginario su cui possono far leva dice a loro e al loro elettorato una sola cosa: “nessun altro mondo è possibile”. Gli altri, tutti gli altri, tutte le epoche diverse dalla nostra, tutte le forme di umanità diverse dalla nostra – così come ci viene rappresentata idealmente – sono solo errori, incomprensibili brutture, residui dogmatici. Solo che oggi, questa nostra cecità ci induce a raccontarci bugie sempre più grandi, e ci spinge ad essere sempre più intolleranti verso chi non regge il gioco di queste illusioni. E questa cecità ci rende anche incapaci di valutare il pericolo reale di continuare a crederci l’indispensabile centro del mondo, mentre potremmo ritrovarci in tempi straordinariamente rapidi ad essere solo la periferia ottusa e impoverita di un impero americano, a sua volta decentrato e in crisi».
Volevo postarlo io, o meglio volevo postare l'articolo di Andrea Zhok citato da Catalano.

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/cecita

Qui una parte
Tralasciando l'Italia, che scondinzola attorno all'amministrazione USA in modo molesto e imbarazzante persino per il padrone, anche paesi un po' più accorti del nostro circa i propri interessi (Germania e Francia) stanno tutt'al più mugugnando, senza riuscire davvero a prendere una posizione differente. Si dirà: perché accade? Parte della risposta sta semplicemente nel fatto che il nostro asservimento strutturale agli USA passa attraverso la dipendenza totale sul piano militare (dal '45 siamo e restiamo pieni di basi militari americane) e sul piano delle telecomunicazioni (la "rete" è sì "mondiale", ma in effetti è sotto diretto o indiretto controllo americano - salvo per quei paesi che hanno adottato verso di essa per tempo e sistematicamente modalità di filtraggio e sorveglianza su base sovrana.)
Ma c'è anche una seconda parte della risposta, che è assai più triste, e con ciò veniamo alla tragedia culturale.
L'Europa è soprattutto una colonia culturale americana.
Il mondo in cui ci muoviamo è integralmente formato da modelli, format e contenuti di importazione: passeggiamo virtualmente per le strade di S. Francisco e tra gli attici di Manhattan, viviamo come nostri i problemi di razzismo di un'eredità schiavista e facciamo seriosi interventi legislativi per porre rimedio ai problemi dell'Alabama.
Persino l'apprezzamento che abbiamo per le nostre città o per i nostri territori passano attraverso la patinatura della filmografia americana e ci emozioniamo nel vedere con gli occhi di Hollywood il glamour di Parigi o le vie di Roma.
Gli USA si sono dimostrati essere sì una potenza militare, ma soprattutto un'immensa potenza propagandistica
SLAVA ROSSIJA!!! 🇷🇺
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