Sempre loro, i rossi che oggi si definiscono partigani.
Inviato: 9 ago 2020, 10:24
"Salvini, Empoli ti ripudia".... e giù il grande casino ad opera dei militanti del regime.
Questa è l’accoglienza che centinaia di militanti di sinistra hanno riservato al leader della Lega, in terra toscana per un comizio elettorale in vista delle elezioni regionali del 20 e 21 settembre.
I democratici che sono al potere dittatoriale, già, perché ormai di regime si tratta, non vogliono nemmeno far parlare l'avversario politico in piazza continuando a definirsi "partigiani" della libertà dal fascismo.
I partigiani dovremo diventarlo noi e comportarci come si comportavano loro. Tenderli agguati, entrare nelle loro case, violentarli le donne e massacrarle di botte, violentare in gruppo le ragazzine di 13 anni e ucciderle solo perche in un tema di scuola scrivono qualcosa di buono sul governo.
Proprio come fecero con Giuseppina Ghersi i grandi eroi, vedi la foto in fondo al post.
Credo stia arrivando il momento dell'occhio x occhio e rendere il malfatto a questi delinquenti che oggi hanno i figli o nipoti al comando del regime italiano.
Non crediate che possiamo essere pecore all'infinito !!!
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Aveva solo 13 anni Giuseppina Ghersi quando i partigiani l’hanno pestata, stuprata e infine, dopo diversi giorni, uccisa. La sua “colpa” era quella di aver vinto un concorso a tema ricevendo, via lettera, i complimenti da parte del segretario particolare di Mussolini. Nessuno della famiglia Ghersi era iscritto al Partito Fascista, ma la bambina stuprata dai partigiani era per quelle belve un bocconcino troppo ghiotto.
Il 25 aprile 1945 alle 17.00, i partigiani entrano nel negozio del padre di Giuseppina per chiedere dei medicamenti che subito vengono donati. Il giorno dopo, mentre i Ghersi si recano nel loro negozio di frutta e verdura, vengono fermati alle 6.00 di mattina da due partigiani. Vengono portati in un Campo di Concentramento, dove dopo poco arriverà anche la cognata. Gli vengono sequestrate le chiavi dell’ appartamento e del magazzino. Senza testimoni procedono al furto dei beni della famiglia e delle merci del negozio.
I partigiani, con una menzogna, attirano la tredicenne nel loro tranello
Fatta arrivare la figlia, con uno stratagemma diabolico, nel Campo di Concentramento, inizia la follia. E’ il 27 aprile 1945 quando madre e figlia vengono malmenate e stuprate mentre il padre viene bloccato da cinque uomini. Il padre è costretto ad assistere impotente alla visione della sua bambina stuprata dai partigiani. Non contente queste belve chiedono ripetutamente al padre dove ha nascosto altro denaro e oggetti preziosi. Alla sera questi vomitevoli uomini, insieme ad altri partigiani vomitevoli come loro, hanno condotto il padre e la madre di Giuseppina in carcere senza, ovviamente, nessuna accusa a loro carico.
Giuseppina rimane nelle mani dei carnefici, la bambina stuprata dai partigiani viene uccisa con un colpo di pistola per poi essere gettata davanti alle mura del Cimitero su un cumolo di cadaveri.
Stelvio Murialdo, un testimone di quelle giornate, ricorda che il cadavere di quella giovane donna era ridotto in maniera terribile. “Si vedeva bene che i carnefici avevano infierito in maniera brutale su di lei, senza riuscire a cancellare la sua giovane età. L’orrore era rimasto impresso sul suo viso, una maschera di sangue, con un occhio bluastro, tumefatto e l’altro spalancato sull’inferno. Ricordo che non riuscivo, come paralizzato, a staccarmi da quella povera disarticolata marionetta, con un braccio irrigidito verso l’alto,come a proteggere la fronte, mentre un dito spezzato era piegato verso il dorso della mano”.
E ancora oggi, nel 2020, esistono ancora delle belve chiamate partigiani
La storia di Giuseppina Gheri dovrebbe far riflettere a lungo su ciò che è stato il Comunismo. Dopo la fine della guerra tanti partigiani, come schegge impazzite, hanno fatto esecuzioni orribili su chiunque.
Dopo tanti anni speravo che i Comunisti non esistessero più. Invece esistono ancora e, alcuni di loro, hanno ancora tanta cattiveria. Una cattiveria evidenziata dall’associazione partigiani la quale è insorta perché un consigliere comunale di centro destra vuole ricordare Giuseppina Ghersi con una targa. “Siamo assolutamente contrari” – urlano i partigiani nel 2020 – “Giuseppina Ghersi era una fascista. Protesteremo col Comune di Noli e con la prefettura” dice Samuele Rago, presidente provinciale dell’Anpi.
Questa è l’accoglienza che centinaia di militanti di sinistra hanno riservato al leader della Lega, in terra toscana per un comizio elettorale in vista delle elezioni regionali del 20 e 21 settembre.
I democratici che sono al potere dittatoriale, già, perché ormai di regime si tratta, non vogliono nemmeno far parlare l'avversario politico in piazza continuando a definirsi "partigiani" della libertà dal fascismo.
I partigiani dovremo diventarlo noi e comportarci come si comportavano loro. Tenderli agguati, entrare nelle loro case, violentarli le donne e massacrarle di botte, violentare in gruppo le ragazzine di 13 anni e ucciderle solo perche in un tema di scuola scrivono qualcosa di buono sul governo.
Proprio come fecero con Giuseppina Ghersi i grandi eroi, vedi la foto in fondo al post.
Credo stia arrivando il momento dell'occhio x occhio e rendere il malfatto a questi delinquenti che oggi hanno i figli o nipoti al comando del regime italiano.
Non crediate che possiamo essere pecore all'infinito !!!
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Aveva solo 13 anni Giuseppina Ghersi quando i partigiani l’hanno pestata, stuprata e infine, dopo diversi giorni, uccisa. La sua “colpa” era quella di aver vinto un concorso a tema ricevendo, via lettera, i complimenti da parte del segretario particolare di Mussolini. Nessuno della famiglia Ghersi era iscritto al Partito Fascista, ma la bambina stuprata dai partigiani era per quelle belve un bocconcino troppo ghiotto.
Il 25 aprile 1945 alle 17.00, i partigiani entrano nel negozio del padre di Giuseppina per chiedere dei medicamenti che subito vengono donati. Il giorno dopo, mentre i Ghersi si recano nel loro negozio di frutta e verdura, vengono fermati alle 6.00 di mattina da due partigiani. Vengono portati in un Campo di Concentramento, dove dopo poco arriverà anche la cognata. Gli vengono sequestrate le chiavi dell’ appartamento e del magazzino. Senza testimoni procedono al furto dei beni della famiglia e delle merci del negozio.
I partigiani, con una menzogna, attirano la tredicenne nel loro tranello
Fatta arrivare la figlia, con uno stratagemma diabolico, nel Campo di Concentramento, inizia la follia. E’ il 27 aprile 1945 quando madre e figlia vengono malmenate e stuprate mentre il padre viene bloccato da cinque uomini. Il padre è costretto ad assistere impotente alla visione della sua bambina stuprata dai partigiani. Non contente queste belve chiedono ripetutamente al padre dove ha nascosto altro denaro e oggetti preziosi. Alla sera questi vomitevoli uomini, insieme ad altri partigiani vomitevoli come loro, hanno condotto il padre e la madre di Giuseppina in carcere senza, ovviamente, nessuna accusa a loro carico.
Giuseppina rimane nelle mani dei carnefici, la bambina stuprata dai partigiani viene uccisa con un colpo di pistola per poi essere gettata davanti alle mura del Cimitero su un cumolo di cadaveri.
Stelvio Murialdo, un testimone di quelle giornate, ricorda che il cadavere di quella giovane donna era ridotto in maniera terribile. “Si vedeva bene che i carnefici avevano infierito in maniera brutale su di lei, senza riuscire a cancellare la sua giovane età. L’orrore era rimasto impresso sul suo viso, una maschera di sangue, con un occhio bluastro, tumefatto e l’altro spalancato sull’inferno. Ricordo che non riuscivo, come paralizzato, a staccarmi da quella povera disarticolata marionetta, con un braccio irrigidito verso l’alto,come a proteggere la fronte, mentre un dito spezzato era piegato verso il dorso della mano”.
E ancora oggi, nel 2020, esistono ancora delle belve chiamate partigiani
La storia di Giuseppina Gheri dovrebbe far riflettere a lungo su ciò che è stato il Comunismo. Dopo la fine della guerra tanti partigiani, come schegge impazzite, hanno fatto esecuzioni orribili su chiunque.
Dopo tanti anni speravo che i Comunisti non esistessero più. Invece esistono ancora e, alcuni di loro, hanno ancora tanta cattiveria. Una cattiveria evidenziata dall’associazione partigiani la quale è insorta perché un consigliere comunale di centro destra vuole ricordare Giuseppina Ghersi con una targa. “Siamo assolutamente contrari” – urlano i partigiani nel 2020 – “Giuseppina Ghersi era una fascista. Protesteremo col Comune di Noli e con la prefettura” dice Samuele Rago, presidente provinciale dell’Anpi.