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""“Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, che io possa avere soprattutto l'intelligenza di saperle distinguere.â€" _Thomas More
Una Gallina disse ar PappaGalli:
― Tu forse parlerai senza rifrette,
ma oggiggiorno la bestia che sa mette
quattro parole assieme sta a cavallo;
t'abbasta d'aprì bocca e daje fiato
pe' mette sottosopra er vicinato.
Io, invece, che je caccio un ovo ar giorno
e Dio sa co' che sforzo personale,
io che tengo de dietro un capitale
nun ciò nessuno che me venga intorno,
nessuno che m'apprezza e che me loda
la mercanzia che m'esce da la coda!
Fra poco, già lo sento, farò un ovo:
ma visto che' sto popolo de matti
preferisce le chiacchiere a li fatti,
je lo vojo scoccià mentre lo covo...
Anzi, pe' fa' le cose co' giudizzio,
lo tengo in corpo e chiudo l'esercizzio!
Il disagio socio, morale e culturale di cui soffre la gioventù d'oggi è più allarmante e complesso di quanto all'apparenza si possa immaginare. Bisogna, di necessità , andare ad analizzare le cause e le ragioni profonde di un vivissimo malessere che lacera e disturba intimamente e, in modo subdolo e inquietante il tessuto comportamentale della nuova generazione, alquanto vulnerabile, anche se, per fortuna, ancora non devastante si mostra nel suo complesso il vulnus che accompagna la violazione e la corruzione di tutta la intelaiatura e l'integrità morale dei nuovi modelli comportamentali, che investono e compromettono la new age, sfiduciata e irreverente riguardo ai veri valori tradizionali.
La gioventù dei nostri giorni tende l'orecchio alla fascinazione del disincanto, rimanendo ingabbiata in una strabiliante usurpazione e mistificazione d'immagine, dei principali miti della mitomania e megalomania irriducibili. La psiche deviata e malata annulla i freni inibitori e va dritto allo scopo che è quello del – tutto e subito –, dell'egoismo a fronte dei sacrifici, della libera e arbitraria finalità dei propri interessi individuali, a discapito della collettività , del buon senso, della morale, dei legami affettivi e della cultura.
La gioventù moderna così aliena dai principi di morale e di etica ha come dictat imperativo l'inadempienza progettuale, la violenza contro i più deboli, il comportamento aggressivo e prevaricatore verso il "diverso". L'handicap non produce pietas, l'eros mitizzato all'ennesima potenza viene letteralmente usato come panacea all'irrisolta condizione di disagio esistenziale, spesso degradato e logorato da un entroterra familiare carico di problematiche: genitori assenti, separati, droga, carcere minorile, furti, eventi drammatici di emarginazione che li segnano per l'intera esistenza. Ma, se episodi anomali (in cui confluisce e si delinea la psichiatria) contenuti nei limiti delle statistiche, si potevano verificare qualche decennio fa, ora si può dire che la nuovissima generazione ha fatto il salto di qualità , ne sono coinvolti anche "i rampolli" della buona borghesia, quelli che una volta erano giudicati bravi figlioli di famiglia, Il dato di questa trasgressività che deflagra di anno in anno è divenuto preoccupante. Si registrano tassi di alienazione e di degrado morali fra le fasce di famiglie benestanti, (se non addirittura ricchi), fra professionisti con un livello di vita superiore alla media. Questo ci lascia allarmati. Cosa è accaduto, dunque, ai figli del duemila? L'evento più drammatico rientra in una trasgessività latente che va a conciliarsi col desiderio dell'immaginario che è di grande impatto amorale. Ma le conseguenze di questa nuova condotta sono defragranti e inquietanti, quasi come un boomerang si ritorce sulla psiche del giovane, occludendo le vie del bene collettivo, dell'altruismo, della cooperazione sociale. Vi è ancora un volontariato che tenta sopperire alle mancanze di uno stato latitante e inerte. Ma il degrado si fa più forte ogni giorno di più. Persiste nella sfera emotiva di questo specifico esistenziale' \ na marcata insufficienza della logica tradizionale. La sopravvivenza culturale e ideologica dei giovani viene continuamente compromessa da un fattore di competizione e di sopraffazione, oserei definirlo di supervalutazione dell'io, e con esso, dell'intero sistema comportamentale. Una devianza dell'equilibrio logico soggettivo, che diventa speculare di una (a)moralità diffusa che investe l'arbitrarietà delle azioni umane le quali, a loro volta, sperimentano un quid di nefandezze e ribellione e ne restano intrappolate. La frammentazione dei ruoli, il mancato dialogo, l'inculturalismo delle scuole, la cattiva educazione familiare, l'accelerazione dell'ego privatissimo mal si conciliano con la dirittura morale, che viene mandata alle ortiche, a favore di empi e sempre più irriducibili assedi della ragione. Le solitudini, l'isolamento, gli esasperanti deliri delle coscienze malate smarriscono sempre più facilmente le ragioni del bene. A fronte di una filosofia della vita inesistente, di una carente e lacunosa cultura, di un'insipiente quanto devastante noia, il prodotto psichico della loro esistenza diventa refrattario ad ogni concetto di valore: tutto si disgrega e si allontana dinanzi ai loro occhi: non si hanno certezze, manca di prospettive future ogni confronto, tengono in serbo solo tanta rabbia e inquietudine, pertanto, si allineano a reazioni eterodosse di nuove e sempre più difficili rapporti col mondo esterno, predisponendo ogni operato a surrogati di piacere, di profitto, e di interessi abnormi. La solitudine diventa un modulo di vita accettabile solo se suffragato dagli anestetici: droga, sesso, o peggio, dal paradigma in cui la volontà del male diventi come asseriva Kant: imperativo morale autonomo, prescindendo da ogni "dovere per il dovere" senza meritocrazia, il cui determinismo è solo ascrivibile al proprio adeguamento alla felicità , o presupposto individuale. Il giovane di oggi si sente alieno fra i propri simili, incapace di intrattenere un dialogo fra genitori e figli, fra coniugi, fratelli, colleghi, compagni, ne origina il caos psicologico che entrando in conflitto con le forze inibitorie determina la regola del più forte ingenerando di conseguenza un malessere generazionale senza scampo. La società giovanile di oggi deve fare i conti con il disagio e le devianze psicoculturali, economiche e strutturali della società e della famiglia, in seno alle quali si verificano diversificati episodi di compromissione: efferati delitti, stupri, violenze, emarginazione, spaccio di droga e di prostituzione anche giovanile sono all'ordine del giorno. La vita dei nuovi schiavi del duemila non è proprio un "eden" ed essi ne vengono contaminati, stravolti, devastati e risucchiati da un senso generale di impotenza e di scontentezza che logora i loro meccanismi di difesa, rendedoli aggressivi nei riguardi del simile, della società , del vicino, del compagno, dei genitori, degli insegnanti.
La società , purtoppo, è malata, manca di un piano comportamentale che si esercita già dalla prima infanzia, attraverso l'aggregazione e l'educazione ricevute in famiglia, ma la famiglia, come perno e criterio di educazione si è andata disgregando assumendo per certi versi la funzione aberrante del nichilismo più estremizzante invadendo in modo irreversibile i meandri bui di una generazione che vive nell"inadeguatezza meccanicistica e strumentale di un postmoder nisrno da giungla.
Saremo in grado di arginare il fenomeno?
"La mente non può che fare riferimento al passato ed a quanto le è già noto.
Tutto ciò che riceve, lo interpreta alla luce delle precedenti esperienze ed opinioni.
In tal modo, però, impedisce un approccio diretto e fresco verso la realtà .
Se non liberiamo la mente dai pregiudizi non c’è modo, quindi, di apprendere nulla di veramente nuovo. "
“Signor Ministro della Difesa,
mi permetta di prendere rispettosamente la libertà di esporvi quanto segue, e di sollecitare per vostra benevolenza lo sforzo necessario al rapido disbrigo della pratica.
Sono in attesa della chiamata alle armi, ho 24 anni e sono sposato con una vedova di 44 anni, la quale ha una figlia di 25 anni.
Mio padre ha sposato tale figlia.
Quindi attualmente mio padre è diventato mio genero, in quanto ha sposato mia figlia.
Inoltre, mia nuora è divenuta mia matrigna, in quanto moglie di mio padre.
Mia moglie e io abbiamo avuto lo scorso gennaio un figlio.
Costui è quindi diventato fratello della moglie di mio padre, quindi cognato di mio padre; e inoltre mio zio, in quanto fratello della mia matrigna.
Mio figlio è dunque mio zio.
La moglie di mio padre a Natale ha avuto un figlio,
che quindi è contemporaneamente mio fratello in quanto figlio di mio padre, e mio nipote in quanto figlio della figlia di mia moglie.
Io sono quindi fratello di mio nipote, e siccome il marito della madre di una persona è suo padre, risulta che io sono padre della figlia di mia moglie e fratello di suo figlio.
Quindi io sono mio nonno!
Spiegato ciò, Signor Ministro, la prego di volermi concedere di essere esentato dal servizio militare, in quanto la legge impedisce che padre, figlio e nipote prestino servizio contemporaneamente.
Fermamente convinto della vostra comprensione, la prego Signor Ministro di accettare i miei più distinti saluti.â€
Storiella Zen molto impegnativa.
Comunque sempre bella anche se vecchiotta.
Ma io non sono contrario, anzi, a dare ascolto ai vecchi racconti frutto della esperienza dei nostri avi.
Detto questo io sono sempre diffidente nei riguardi dei Pregiudizi.
Anche dei Pregiudizi nei confronti dei Pregiudizi.
Io non so cosa faresti Grazia, se oggi suonassero al campanello di casa tua, due ragazzine di chiara etnia rom, che dicono di aver sete e ti chiedono se puoi offrire loro una tazza di the.
La vita è come un ponte, puoi attraversarla ma non costruirci una casa sopra.
(Proverbio dei Sioux)