SPIGOLANDO......

Tutto quello che non riguarda la politica.
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Re: SPIGOLANDO......

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La classe diriggente

***

La chiameno “la classe diriggente”,

che sta a indicà, a la fine, chi comanna,

ma è ‘na frase arquanto impropia e inganna

de “classe”, infatti, ce n’è poca o gnente.

***

Si tutti fanno a gara e ce se scanna,

pur de magnà a le spalle de la gente,

la se dovrebbe dì più “diggerente”

che “diriggente”, ché sto nome appanna.

***

Vabbè er discorzo, fórze, è qualunquista,

ma a me, che guardo tutto a ‘na finestra,

senza avé più ‘na mia precisa lista …

***

… me pare tutta la stessa minestra,

che penza solo a mette er muso in vista,

senza distingue più sinistra e destra.

***

Stefano Agostino
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Re: SPIGOLANDO......

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"" Gli uomini sono artefici del proprio destino: possono commettere sempre gli stessi errori, possono fuggire costantemente da ciò che desiderano, e che magari la vita gli offre in modo generoso; oppure possono abbandonarsi al destino e lottare per i propri sogni accettando il fatto che si presentano sempre nel momento giusto""

Paulo Coelho, dal libro Brida
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Re: SPIGOLANDO......

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RACCONTI SAGGI


VIVI COME CREDI

C’era una volta una coppia con un figlio di 12 anni e un asino.
Decisero di viaggiare, di lavorare e di conoscere il mondo.
Così partirono tutti e tre con il loro asino.
Arrivati nel primo paese, la gente commentava: “guardate quel ragazzo quanto è maleducato…lui sull’asino e i poveri genitori, già anziani, che lo tirano”.
Allora la moglie disse a suo marito: “non permettiamo che la gente parli male di nostro figlio.”
Il marito lo fece scendere e salì sull’asino.
Arrivati al secondo paese, la gente mormorava: “guardate che svergognato quel tipo…lascia che il ragazzo e la povera moglie tirino l’asino, mentre lui vi sta comodamente in groppa”.
Allora, presero la decisione di far salire la moglie, mentre padre e figlio tenevano le redini per tirare l’asino.
Arrivati al terzo paese, la gente commentava: “pover’uomo! dopo aver lavorato tutto il giorno, lascia che la moglie salga sull’asino.
E povero figlio, chissà cosa gli spetta, con una madre del genere!
Allora si misero d’accordo e decisero di sedersi tutti e tre sull’asino per cominciare nuovamente il pellegrinaggio.
Arrivati al paese successivo, ascoltarono cosa diceva la gente del paese: sono delle bestie, più bestie dell’asino che li porta.
Gli spaccheranno la schiena!
Alla fine, decisero di scendere tutti e camminare insieme all’asino ma, passando per il paese seguente, non potevano credere a ciò che le voci dicevano ridendo: “guarda quei tre idioti: camminano, anche se hanno un asino che potrebbe portarli!”

Conclusione: ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei.
Quindi: vivi come credi. fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi…una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali.
Quindi: canta, ridi, balla, ama…e vivi intensamente ogni momento della tua vita…prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi.
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Re: SPIGOLANDO......

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LETTERA DALLA BEFANA

Salve a tutti. Sono la Befana e ringrazio Massimo Maugeri per lo spazio ricorrente che ogni anno mi concede sul suo blog.

Vorrei parlare un po’ di me e poi “chiedervi” qualcosa.

Forse non lo sapete, ma c’è chi dice che la mia sia una figura del folklore di alcune parti dell’Italia centrale, diffusasi anche in altre regioni. Il mio nome deriva dalla parola epifania, alla quale festività religiosa sono collegata. Appartengo dunque alle figure folkloristiche, dispensatrici di doni, legate alle festività natalizie.

Come certamente saprete, faccio visita ai bambini la notte precedente l’epifania per riempire le calze, appositamente lasciate appese in quella notte. A chi è buono elargisco caramelle e cioccolatini, gli altri li riempio di carbone.

Vi racconto una storia.

Più di duemila anni fa, i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni a una vecchia.

Malgrado le loro insistenze affinché li seguisse per far visita al piccolo, la donna non uscì di casa per accompagnarli. In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci.

Così si fermò a ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù.

Da allora girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare.

Sarà vero?

I beninformati dicono che la mia festa deriverebbe da antichi elementi folclorici pre-cristiani, recepiti e adattati dalla tradizione cristiana. In tal senso sarei una sorta di simbolo connesso a tradizioni agrarie pagane relative all’inizio dell’anno. E il mio aspetto da vecchia sarebbe da mettere in relazione con l’anno trascorso, ormai pronto per essere bruciato per “rinascere” come anno nuovo. In molti paesi europei infatti esisteva la tradizione di bruciare fantocci, con indosso abiti logori, all’inizio dell’anno. In quest’ottica l’uso dei doni assumerebbe un valore propiziatorio per l’anno nuovo.

Un’ipotesi suggestiva è quella che mi collega con una festa romana, che si svolgeva all’inizio dell’anno in onore di Giano e di Strenia (da cui deriva il termine “strenna”) e durante la quale si scambiavano regali.

In ogni caso, dato che è la mia festa, fatemi gli auguri.

E siccome so che il capoccia di questo blog pone sempre domande per avviare dibattiti… ve ne faccio una io.

Pensate ai personaggi celebri che si sono distinti nell’anno appena trascorso, nel bene e nel male, italiani e non.

Secondo voi, a chi dovrei dare dolciumi? E a chi il carbone?

E non dimenticate di spiegare il perché! Altrimenti il capoccia di cui sopra (che non ammetterà mai di aver copincollato le informazioni contenute in questo post da Wikipedia) s’inalbererà di brutto.
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Re: SPIGOLANDO......

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’importanza dell’onestà intellettuale
Una virtù nobile e in estinzione, quotidianamente sopraffatta dalla comune e banale idea di onestà. Ma è sufficiente comportarsi onestamente per essere definito un uomo onesto?


Carlo Dossi ebbe a dire:

“Che è l’onestà se non la paura della prigione?“

Sebbene sia evidentemente provocatoria, questa citazione mi trova d’accordo. Nel leggerla mi torna in mente il periodo universitario e il fastidio provato nel dover sostenere alcuni esami inutili e noiosi. Molti miei colleghi, di fronte all’inutilità di questi esami, piuttosto che studiare preferivano copiare. Io al contrario loro, non ho mai sostenuto un esame universitario senza essere realmente preparato. Non ho mai copiato. Questo ha fatto di me uno studente onesto? E’ da questo banale esempio che scaturisce la mia riflessione.
Si potrebbe dire di si, sono stato uno studente onesto, visto che ho sempre studiato e sono sempre stato alle regole. Ma chi o cosa determina l’onestà di un uomo? Un principio o una paura? Nel mio caso fu la paura, quella paura di cui parla Dossi. Io, infatti, ero terrorizzato alla sola idea di essere scoperto dal professore, intento a leggere i bigliettini o intento a trascrivere il dettato suggeritomi tramite l’auricolare del cellulare. Ero terrorizzato dalle eventuali conseguenze, accademiche e pubbliche. Il rischio di venir additato come uno scorretto mi impediva di barare. Dunque questo mi permetteva solamente di apparire come onesto, ma non di esserlo realmente.

Onestà, infatti, è una parola abusata. Dovrebbe essere una virtù attiva e non passiva. Onestà dovrebbe essere solo ciò che è figlio di una volontà consapevole, figlio di una ragione, non figlio di una costrizione o peggio ancora di un timore. Insomma non si può definire onesto uno studente che è incapace a copiare, come non si può definire onesto un politico che è incapace a rubare. Non si può definire onesto il lavoratore dipendente che paga le tasse sul lavoro, poiché non ha alcun modo di evaderle. Di certo non si può nemmeno pensare che tutti gli uomini siano corruttibili di fronte a “un’occasione”.

Se dunque è fuorviante misurare l’onestà di un uomo sulla base dei suoi comportamenti, quale altro aspetto ci può aiutare? In realtà quello che ci può aiutare è una virtù più nobile, più completa e più importante della stessa onestà: l’onestà intellettuale.
L’onestà intellettuale è “l’onestà libera dal contesto“, ovvero atteggiamenti e comportamenti coerenti al di là di situazioni e persone, è la fedeltà ad un principio, non assoluto e magari anche sbagliato, ma pur sempre un cardine. L’onestà intellettuale è uno studente che non copia sia quando il professore è in aula sia quando questo si assenta per rispondere al telefono. E’ un politico che non ruba anche quando sarebbe impossibile scoprirlo. E’ un uomo che non parla con frasi di comodo e di circostanza ma dice sempre quello che pensa. E’ un mondo nel quale non esiste la parola convenienza. E’ una donna che esce di casa ben vestita, truccata e profumata pur non avendo appuntamenti. Un fiore bello e colorato nel più arido dei deserti dove nessuno può ammirarlo. E’ intelligenza. E’ una coerenza salda tra pensieri e comportamenti.

La banalità, la superficialità, i mezzi di informazione assolutamente scadenti, ci inducono ad analizzare i fatti in modo populista e parziale e ci inducono a parlare di onestà anche laddove c’è solo convenienza e opportunità. Ad esempio: pagare le tasse è sinonimo di onestà, ce lo ripetono continuamente. Ma se con quei soldi vengono acquistati aerei F35 per bombardare altri paesi nelle “missioni di pace”, allora pagare le tasse è onesto? Se vengono dispensate pensioni da 30.000€ al mese a fronte di pochissimi anni di lavoro, è onesto pagare le tasse? Non sto dicendo che non lo sia, ma sto dicendo che per rispondere a tutto ciò dovremmo analizzare meglio le cose, guardarle più da vicino. Ancora. Negli anni 1939-45 in Germania i soldi delle tasse hanno consentito lo sterminio di milioni di persone. Chi in quegli anni, tra un contribuente tedesco ed un evasore tedesco è stato più onesto? Anche qui la risposta è: dipende. Dipende dalle motivazioni (dal principio!) per cui il tedesco evasore era tale; se lo era per protesta contro il Terzo Reich, allora la sua disobbedienza fiscale è uno degli atti più coraggiosi e intellettualmente onesti della storia. Se invece era evasore per pura convenienza, altro non era che un ladro, come ce ne sono tanti oggi.

Per questo credo che il solo termine onestà non dica nulla, poiché questa non discende per forza da un principio e dunque non garantisce la propria genuinità. A volte è una semplice questione di educazione e di tradizione. Altre volte è una forma mentis vigliacca, per evitare di andare incontro a guai peggiori. Niente di sbagliato, ma nemmeno nulla di così nobile e rilevante. Tutt’altra storia se parliamo di onestà intellettuale. In quel caso un principio, anche se sbagliato per qualcuno, garantisce una linea di pensiero, e conseguentemente un comportamento, univoco, tracciabile, valutabile. Pretendere dall’altro onestà è poca cosa, dobbiamo pretendere onestà intellettuale. Nelle scuole, all’università, al lavoro, a casa, in parlamento. Ecco, sarebbe proprio il caso che in parlamento andasse una classe dirigente onesta intellettualmente, ammesso che esista, perché farebbe tanto bene a questo paese troppo preso dietro i gossip e le auto blu. Per ora sembra che ci accontentiamo di una diaria restituita e quattro scontrini non rimborsati. Magari è un inizio.
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L'onestà de mi' nonna
Trilussa


Quanno che nonna mia pijò marito
nun fece mica come tante e tante
che doppo un po' se troveno l'amante ...
Lei, in cinquantanni, nu' l'ha mai tradito!

Dice che un giorno un vecchio impreciuttito
che je voleva fa' lo spasimante
je disse: - V'arigalo 'sto brillante
se venite a pijavvelo in un sito. -

Un'antra, ar posto suo, come succede,
j'avrebbe detto subbito: - So' pronta. -
Ma nonna, ch'era onesta, nun ciagnede;

anzi je disse: - Stattene lontano ... -
Tanto ch'adesso, quanno l'aricconta,
ancora ce se mozzica le mano!
Fedor Dostoevskij - Colui che mente a se stesso
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Re: SPIGOLANDO......

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"Una dolorosa perdita..."

A dire il vero non si sentiva molto bene e quell’ambiente non
lo metteva comunque a suo agio, anzi da sempre, si può dire,
non c’era volta che appena entrato non provasse una
incomprensibile voglia di darsela a gambe, il più in fretta
possibile. Anche adesso un senso di mancamento lo indusse
verso la poltrona che lo accolse tremante e al limite dello
svenimento. Chiuse gli occhi abbacinato da una luce prepotente,
cerco di rilassarsi e per un attimo si senti come perduto,
vuoto, insensibile a tutto. Ma una mano lo scosse. Apri gli occhi
e vide il suo molare , ormai vinto e reso impotente, nelle mani
del dentista…..

GRAZIA
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Re: SPIGOLANDO......

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L'EGOISTA


Sniffa, guata,, adocchia,
origlia, tende l'orecchio aguzzo,
l'udito raffinato,
ha lo sguardo diffidente abituato
di temere di essere fregato.

Nasconde, accumola.
fa molta economia
che più giusto sarebbe
chiamar taccagneria.

quel che da con la destra
rivuol con la sinistra
ma chi è infine costui?
IL PERFETTO EGOISTA!

Grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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L'EGOISMO
Trilussa (Carlo Alberto Salustri)


Che s'è ridotto, povero Cavallo!
A guardallo fa pena e fa paura!
Je se conteno l'ossa,
e su la schina cià una piaga rossa
che je combina co' la bardatura.
Mentre stracina er carico, ogni tanto
arivorta la testa e fa l'occhietto
a un mazzetto de fieno che cià accanto
attaccato a la stanga der caretto.
Lo vorebbe agguantà, ma nun ciariva:
eppoi c'è er carettiere cór bastone...
Dio, che monno birbone!
Dio, che gente cattiva!
Passeno tanti, ma nessuno abbada
che se more de fame, poveraccio!
Anzi, chi vede er fieno, allunga er braccio,
rubba una paja e seguita la strada.
La pija e la conserva
per avé più fortuna in quarche cosa:
mó capita un sordato, mó una serva,
un vedovo... una spòsa...
Perfino er ricco che ce n'ha d'avanzo
s'accosta ar mucchio pe' pijanne una...
Insomma tutti vonno la fortuna
e er Cavallo rimane senza pranzo!
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Re: SPIGOLANDO......

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ONESTA INTELLETTUALE


Onesta' intellettuale e' forse anche sapere che c'e' sempre da imparare, anche da chi tanto intellettuale non e' se per''intellettuale' intendiamo tutta una serie di conoscenze nel campo delle scienze,arti e filosofie)
Non dipende tanto dalla quantita' di conoscenze che abbiamo e da come le esprimiamo, ma piu' che altro il lettore coglie l'intento di chi scrive , e' vero che ognuno lo coglie a modo proprio, ma quando vi e' un'intento di scrivere oltre che con la penna anche con 'il cuore',( creando un campo vibratorio nel discorso di una qualita' superiore,) di questo se ne accorgono tutti.Per qualita' superiore intendo anche il rispetto per l'interlocutore o gli interlocutori.
Perche' onesta' intellettuale e'anche essere accessibili a piu' persone possibili, con l'arte di dire cose 'difficili con parole semplici', ma e' solo una mia opinione, molto personale, e poi ognuno ha il suo stile, perche' perfortuna nel mondo non siamo tutti uguali...E' come nell'architettura: c'e' lo stile gotico e lo stile barocco, non tutti hanno gli stessi gusti!!!!, vero e' che lo stile ci rappresenta.
Ciao acquario, scusa, cosa intendi per soddisfazione di comodo? forse una gratificazione personale, egoica e deleterea al fine della condivisione di tutti?(mi sa che voglio cominciare a voler scrivere anch'io in modo molto piu' corretto a scapito della spontaneita'!!! ).Certo che, ad essere onesti l'ingrediente dell'umilta' deve essere piu' considerato...di questi tempi....serve per riflettere prima di scrivere, ma ripeto sono solo solo impressioni di una signora che vorrebbe in questo momento farsi un bel tuffo in un lago limpido, nel vero senso materiale del concetto....a essere onesti...adesso vado.

ANIEL
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Re: SPIGOLANDO......

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La mosca bianca

Trilussa

Una Mosca diceva: – Quanno l’omo

vô fa’ capì ch’er tale è un galantomo

lo chiama mosca bianca: e questo prova

ch’er galantomo vero nun esiste

perché la mosca bianca nun se trova.

Io, però, che ciò avuto la fortuna

de nasce mosca nera, che me manca

per esse onesta? Che diventi bianca

come un razzo de luna… –


E co’ ’st’idea fissata ne la mente

Stette tutta la notte

frammezzo a le ricotte

fece un bagno de latte e divento'

d'una bianchezza proprio rilucente


usci volò ma subito fu vista

da un re collezionista de farfalle

che la messe ar museo co' lo spillone

ficcato ner groppone,

la Mosca disse: – È questa la maniera

de premià l’onestà de le persone?

Quant’era mejo se restavo nera!
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Re: SPIGOLANDO......

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L'angolino del sorriso


in un ristorante:
- "cameriere! Mi scusi, io ho ordinato i frutti di mare ma dentro le cozze non ce stava er frutto!"
- "Scusa ma te quando te mangni a torta da nonna ce trovi a nonna dentro?"
- "Guarda se ci penso hai ragione, ieri ho mangiato gli spaghetti alla puttanesca ma dentro non c'ho trovato tua sorella"

+++++++

Holmes ed il Dott. Watson decidono di passare un week end in campeggio in una tenda nel mezzo di una foresta.
A notte fonda Holmes sveglia il dottore: "Watson, nota niente di strano?? guardi in alto!" Watson scruta il cielo e comincia a fare alcune deduzioni,: "Certo! noto che sono in arrivo delle nuvole cariche di pioggia da Est verso Ovest...e poi noto che cé'luna piena.....inoltre vedo la costellazione del piccolo carro, dello scorpione... e li ne mezzo la stella polare...e lei invece Holmes, cosa nota??" ed Holmes: "A watson, ma vaffa, ma non vedi che ci hanno fregato la tenda??"
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Re: SPIGOLANDO......

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Educare è un mestiere difficile..


Quand'ero adolescente - raccontava un uomo ad un amico
- mio padre mi mise in guardia da certi posti in città. Mi
disse: "Non andare mai in una discoteca, figlio mio".
"Perché no, papà?", domandai.
"Perché vedresti cose che non dovresti vedere".
Questo, ovviamente, suscitò la mia curiosità. E alla prima
occasione andai in una discoteca.
"E hai visto qualcosa che non dovevi vedere?",
domandò l'amico.
"Certo", rispose l'uomo. "Ho visto mio padre".


§§§§§§§§


Un bambino in piedi sul letto nel suo pigiamino rosso
punta il dito contro la mamma e fieramente dichiara:
"In non voglio essere intelligente. Io non voglio essere
beneducato. Io voglio essere come papà!".



L'esempio non è uno dei tanti metodi per educare. E' l'unico.
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Re: SPIGOLANDO......

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A mia madre

di Edmondo De Amicis




Non sempre il tempo la beltà cancella
o la sfioran le lacrime e gli affanni
mia madre ha sessant’anni
e più la guardo e più mi sembra bella.

Non ha un detto, un sorriso, un guardo, un atto
che non mi tocchi dolcemente il cuore.
Ah se fossi pittore,
farei tutta la vita il suo ritratto.

Vorrei ritrarla quando inchina il viso
perch’io le baci la sua treccia bianca
e quando inferma e stanca,
nasconde il suo dolor sotto un sorriso.

Ah se fosse un mio priego in cielo accolto
non chiederei al gran pittore d’Urbino
il pennello divino
per coronar di gloria il suo bel volto.

Vorrei poter cangiar vita con vita,
darle tutto il vigor degli anni miei
Vorrei veder me vecchio e lei…
dal sacrificio mio ringiovanita!
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Re: SPIGOLANDO......

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Una delle più grandi tragedie dell'umanità:la guerra

I venti di guerra spirano sempre più impetuosi sull’europa,
Germania e Francia aprono tavoli di pace che spero tanto
vengano ascoltati. Nella mia mente nel contempo si affacciano
letture di storie ormai “antiche”soprattutto per le più giovani
generazioni. Sono passati settantatre anni da quel lontano
16 dicembre 1942 quando è iniziata la grande ritirata del
corpo d’armata italiano dalla Russia con la perdita di migliaia
di uomini. La storia dovrebbe essere maestra di vita ma penso
che non solo non viene ascoltata ma soprattutto dimenticata.
Basterebbe riprendere in mano alcuni libri scritti da chi quei fatti
li ha vissuti per capire umanamente più che storicamente, la
tragedia di quegli uomini.
Uno di questi libri è stato scritto da Mario Rigoni Stern,
autobiografia che narra il vissuto di quei giorni terribili,
titolo “ il sergente nella neve” .


Incipit: Ho ancora nel naso l'odore che faceva il grasso sul fucile mitragliatore arroventato. Ho ancora nelle orecchie e sin dentro il cervello il rumore della neve che crocchiava sotto le scarpe, gli sternuti e i colpi di tosse delle vedette russe, il suono delle erbe secche battute dal vento sulle rive del Don. Ho ancora negli occhi il quadrato di Cassiopea che mi stava sopra la testa tutte le notti e i pali di sostegno del bunker che mi stavano sopra la testa di giorno. E quando ci ripenso provo il terrore di quella mattina di gennaio quando la Katiuscia, per la prima volta, ci scaraventò addosso le sue settantadue bombarde.


Un brano molto significativo

« ...Corro e busso alla porta di un'isba. Entro.
Vi sono dei soldati russi, là. Dei prigionieri? No. Sono armati. Con la stella rossa sul berretto! Io ho in mano il fucile. Li guardo impietrito. Essi stanno mangiando attorno alla tavola. Prendono il cibo con il cucchiaio di legno da una zuppiera comune. E mi guardano con i cucchiai sospesi a mezz'aria. - Mnié khocetsia iestj, - dico. Vi sono anche delle donne. Una prende un piatto, lo riempie di latte e miglio, con un mestolo, dalla zuppiera di tutti, e me lo porge. Io faccio un passo avanti, mi metto il fucile in spalla e mangio. Il tempo non esiste più. I soldati russi mi guardano. Le donne mi guardano. I bambini mi guardano. Nessuno fiata. C'è solo il rumore del mio cucchiaio nel piatto. E d'ogni mia boccata. - Spaziba, - dico quando ho finito. E la donna prende dalle mie mani il piatto vuoto. - Pasausta, - mi risponde con semplicità. I soldati russi mi guardano uscire senza che si siano mossi. Nel vano dell'ingresso vi sono delle arnie. La donna che mi ha dato la minestra, è venuta con me come per aprirmi la porta e io le chiedo a gesti di darmi un favo di miele per i miei compagni. La donna mi dà il favo e io esco.
Così è successo questo fatto. Ora non lo trovo affatto strano, a pensarvi, ma naturale di quella naturalezza che una volta dev'esservi stata tra gli uomini. Dopo la prima sorpresa tutti i miei gesti furono naturali, non sentivo nessun timore, né alcun desiderio di difendermi o di offendere. Era una cosa molto semplice. Anche i russi erano come me, lo sentivo. In quell'isba si era creata tra me e i soldati russi, e le donne e i bambini un'armonia che non era un armistizio. Era qualcosa di più del rispetto che gli animali della foresta hanno l'uno per l'altro. Una volta tanto le circostanze avevano portato degli uomini a saper restare uomini. Chissà dove saranno ora quei soldati, quelle donne, quei bambini. Io spero che la guerra li abbia risparmiati tutti. Finché saremo vivi ci ricorderemo, tutti quanti eravamo, come ci siamo comportati. I bambini specialmente. Se questo è successo una volta potrà tornare a succedere. Potrà succedere, voglio dire, a innumerevoli altri uomini e diventare un costume, un modo di vivere... »
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