SPIGOLANDO......

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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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Prendi un sorriso

regalalo a chi non l'ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente,
fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha pianto.
Prendi il coraggio,
mettilo nell'animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita,
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza,
e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà,
e donala a chi non sa donare.
Scopri l'amore,
e fallo conoscere al mondo.

(Mahtma Gandhi)
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi.. perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente, né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto.»

Dalai Lama
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da heyoka »

grazia ha scritto: 7 mag 2020, 23:25 Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi.. perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente, né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto.»

Dalai Lama
Sarebbe interessante sapere se il Dalai Lama è favorevole o contrario ai Vaccini!
Specie a quelli antiinfluenzali e sopratutto a quello che la FARMACOCRAZIA è intenzionata a farci fare obbligatoriamente, appena sarà pronto :mrgreen:
La vita è come un ponte, puoi attraversarla ma non costruirci una casa sopra.
(Proverbio dei Sioux)
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Re: SPIGOLANDO......

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GLI SCACCHI
STORIA DI UN GIOCO VINCENTE



Il gioco degli scacchi è uno dei passatempi preferiti da milioni di persone nel mondo, schiere di appassionati che si sfidano muovendo i 16 pezzi che hanno a disposizione su una scacchiera bianca e nera. Lo scopo che perseguono è quello di catturare il pezzo più importante, il re che al contempo è anche uno dei pezzi più deboli perché, sebbene possa muoversi in tutte le direzioni, può farlo soltanto facendo un passo alla volta. Proteggere il re, non esporlo ai pericoli e schermarlo dalle mosse degli altri pezzi è la regola base principale degli scacchi perché la sua cattura equivale a perdere, porre fine al gioco e dichiararsi sconfitti. Ed il prezioso sovrano deve difendersi dalle mosse degli avversari, il pedone, la torre, il cavallo, l’alfiere e soprattutto la temibile regina, la minacciosa donna che rappresenta il pezzo più potente del perché è la sola in grado di muoversi in qualsiasi direzione e senza limitazioni di caselle lungo tutta la scacchiera.

Il gioco degli scacchi è uno dei più diffusi giochi da tavolo che, a differenza di altri, non contempla soltanto il divertimento ma racchiude un insieme di abilità, intelligenza e strategia. La nascita degli scacchi è avvenuta nel lontano Oriente ed affonda le sue origini in tempi antichi. Nati nel VI secolo in India, gli scacchi ebbero diffusione in Occidente a partire dall’anno Mille, attraverso la mediazione della cultura persiana. In questo passaggio da una terra all’altra del globo terrestre avvennero alcune trasformazioni sostanziali del gioco, cambiamenti che apportarono non solo modifiche alle regole del gioco o al modo di muoversi degli elementi essenziali ma anche alla denominazione dei pezzi

Re, cavallo e pedoni sopravvissero al passaggio dalla cultura orientale a quella occidentale mentre altri pezzi del gioco degli scacchi subirono dei cambiamenti sostanziali. Per iniziare prendiamo come esempio il pezzo dell’alfiere, il soldato che recava il vessillo delle milizie. In passato non si trattava di un uomo ma di un animale, più precisamente di un elefante che soltanto nel corso dei secoli si è trasformato assumendo le fattezze umane. Nel nome è rimasta traccia di quel passaggio: in lingua araba l’elefante viene chiamato con il termine al-fil, che per assonanza in italiano è diventato l’odierno alfiere. Ma non è il solo pezzo degli scacchi ad essere mutato. La torre, che si muove orizzontalmente e verticalmente lungo le caselle della scacchiera facendo rapide incursioni, era in origine un cammello. Invece il pezzo più temibile, la regina, non era addirittura contemplata quando vennero inventati gli scacchi; è stata introdotta intorno al 1500 ed ha preso il posto del visir (il fers arabo). Questo pezzo però non ha semplicemente cambiato sesso ma nel corso dell’evoluzione del gioco ha acquistato potenza, passando dalla scarsa mobilità iniziale ad una possibilità illimitata di spostamento, divenendo l’elemento più forte del gioco.

Durante il Medioevo, intorno all’anno Mille, in Europa e in Italia si diffuse il gioco degli scacchi che, a differenza di altri passatempi come le carte ed i dadi, non fu avversato in maniera decisa dalla schiera di ecclesiasti e predicatori che dettavano le linee morali del buon cristiano. Il gioco, ritenuto quasi un’arte sottile e nobile, si diffuse soprattutto tra le classi colte, divenendo segno di riconoscimento per l’aristocrazia, ben lontano dalle bettole e dalle taverne in cui si giocava a carte o a dadi.

La diffusione degli scacchi è attestata nel nostro paese da un mosaico (XI-XII secolo) presente nel presbiterio della chiesa di San Savino a Piacenza in cui si ritrae un giocatore seduto su una sedia mentre muove un pezzo sulla scacchiera bianca e nera. L’uomo è probabilmente intento a spiegare le regole del gioco ad un’altra persona, seduta di fronte a lui, di cui è visibile soltanto il braccio destro.

In letteratura troviamo un riferimento agli scacchi in un manoscritto di Franco Sacchetti, il Trecento Novelle, scritto alla fine del XIV secolo in cui si descrive la passione di un sacerdote per il gioco: “E ‘l piovano mostra loro come gli ha dato scaccomatto in mezzo allo scacchiere”. Ma è addirittura un domenicano, Jacopo da Cessole, intorno al 1300 a scrivere un’opera didattico-moraleggiante (il Libellus de moribus hominum et officiis nobilium ac populum super ludo scaccorum) utilizzando l’allegoria del gioco degli scacchi. La vita è una scacchiera su cui si muovono i vari protagonisti della società, ciascuno con i propri vizi e le proprie virtù. Sostiene Jacopo da Cessole che ognuno ha un compito specifico ed ha il dovere di apportare miglioramenti secondo il proprio ceto e la posizione che ricopre. Questo vale per i nobili (il re e la regina), per l’esercito (i cavalli), per l’attività giudiziaria ed amministrativa (gli alfieri e le torri) e per il popolo (i pedoni).

Infine una curiosità della nostra lingua che porta in essa la mescolanza e gli incroci di popolazioni e culture: la locuzione scacco matto, che utilizziamo per indicare l’impossibilità del re sotto assedio di muoversi su una casella vuota, proviene dalle parole arabe Shāh Māt che possono essere tradotte come “il re (è) morto”, alludendo al principio degli scacchi che consiste nell’immobilizzazione del re, il pezzo senza il quale non è più possibile continuare il gioco.
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Re: SPIGOLANDO......

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l'angolino del sorriso

Una coppia sta festeggiando le nozze d’argento e contemporaneamente anche i 60 anni di vita.
Durante la celebrazione appare una fata e dice alla coppia: “come premio per la vostra fedeltà di 25 anni vorrei concedervi un desiderio a testa”.
La moglie entusiasta esclama: “voglio fare un viaggio attorno al mondo con mio marito” e subito dopo che la fata ha dato un tocco con la bacchetta magica, appaiono i biglietti aerei e i voucher per gli alberghi.
Il marito ci pensa un attimo poi rivolto alla moglie: “questo clima è molto romantico, ma questa chance c'è solo una volta nella vita, quindi scusami cara, ma il mio desiderio è di avere una moglie di 30 anni più giovane di me”.
La moglie rimane scioccata, ma desiderio è desiderio, quindi la fata lo accontenta, da un colpo di bacchetta e zac...l'uomo diventa un novantenne!
Morale : tutti gli uomini sono bastardi, ma le fate sono femmine.
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Re: SPIGOLANDO......

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Vigliaccheria o Intelligente Buonsenso?

Questa storia mi ricorda l'avventura di un automobilista un po' troppo irritabile. Mentre viaggiava, come suo solito, correndo al centro della strada, un altro automobilista che stava dietro gli suonò per segnalargli che voleva sorpassarlo. La cosa lo irritò non poco, visto che anche lui stava viaggiando a passo piuttosto sostenuto. Così quando l'auto gli si affiancò, lui guardò l'autista, con un ghigno espresso in disprezzo e gli mostrò la mano con le dita indice e mignolo sollevate a forma di "corna". L'altro prese dalla tasca il portafoglio e glielo mostro.
A quel punto, irritato, gli chiese: "
"Cosa vuol dire?"
L''altro gli rispose:
"Ciascuno mostra quello che ha!"
Non posso insegnare niente a nessuno, posso solo cercare di farli riflettere - SOCRATE
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Re: SPIGOLANDO......

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Guardiamoci intorno e parliamoci chiaro, dice Brecht con questi versi: la natura dell'uomo è abietta e per migliorare un po' la sola cosa che serve, è il pane.

L'Opera da tre soldi, da cui è tratto questo brano, è una condanna senza appello alla borghesia. Nello sviluppo del racconto, i personaggi che inizialmente appaiono onesti e rispettabili, vengono trasformati dalla corruzione e dal denaro in criminali e sfruttatori. Può esserci un riscatto, una forma di salvezza? "La pappatoria viene prima, la morale dopo!" proclama uno dei protagonisti... il benessere offusca le menti, la pancia piena non fa esasperare gli animi.


Di che vive l'uomo? La risposta di Brecht


Voi che alla retta via ci esortate
e ad evitare il fango del peccato
prima di tutto fateci mangiare
e poi parlate pure a perdifiato.
Voi che alla vostra ciccia tenete e al nostro onore,
date ascolto, sappiatelo, è così:
solo saziato l'uomo può farsi migliore!
Pochi discorsi, il punto è tutto qui.
Della gran forma di pane, una fetta
anche ai reietti e ai poverelli spetta.
Ahimè, di cosa vive l'uomo? Solo assaltando
gli uomini, torturando, depredando, sbranando.
Nel mondo l'uomo è vivo solo ad un patto:
se può scordar che a guisa d'uomo è fatto.
Signori, fate a meno d'imposture:
l'uomo vive di infamie e di brutture!

Voi che dite alle donne quando possono
alzare le gonne e stralunare gli occhi,
prima di tutto fateci mangiare,
poi se volete, potrete parlare.
Voi che godete a spese del nostro disonore,
date ascolto, sappiatelo, è così:
solo saziato l'uomo può farsi migliore.
Pochi discorsi, il punto è tutto qui.
Della gran forma di pane, una fetta
anche ai reietti e ai poverelli spetta.
Ahimè, di cosa vive l'uomo? Solo assaltando
gli uomini, torturando, depredando, sbranando.
Nel mondo l'uomo è vivo solo ad un patto:
se si può scordar che a guisa d'uomo è fatto.
Signori fate a meno d'imposture:
l'uomo vive d'infamie e di brutture!
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Re: SPIGOLANDO......

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LA LIBERTA' (Platone)

Quando un popolo, divorato dalla sete di libertà, si trova ad avere come capi dei coppieri che gliene versano a volontà, sino ad ubriacarlo, accade che, se i governatori resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi son dichiarati tiranni. E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere e servo ; che il padre impaurito finisce col trattare il figlio come suo pari e non è rispettato, che il maestro non osa rimproverare gli scolari, e costoro si fanno beffe di lui, che i giovani pretendono gli stessi diritti dei vecchi, e questi, per non parere troppo severi, danno ragione ai giovani. In questo clima di libertà nel nome della medesima, non vi è più riguardo né rispetto per nessuno, e in mezzo a tanta licenza, nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia. Platone
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Re: SPIGOLANDO......

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A cor gentil......

"Un giorno il sole ed il vento decisero di fare una gara per dimostrare chi tra i due fosse il più forte. Il vento disse: “Ti dimostrerò che sono più forte di te! Guarda quel vecchio signore laggiù con l’impermeabile, scommetto che riuscirò a farglielo togliere prima di quanto riusciresti a fare tu!”. Così il sole si nascose dietro una nuvola ed il vento cominciò a soffiare talmente forte fino a diventare un tornado. Ma più il vento soffiava forte più il signore si teneva stretto l’impermeabile. Dopo un po’ il vento si arrese e lasciò fare la prova al sole.

Il sole venne fuori da dietro le nubi e sorrise gentilmente al vecchio. Questi, visibilmente accaldato si asciugò la fronte e si tolse l’impermeabile! Il sole disse al vento che la gentilezza e la cordialità sono sempre più potenti della forza bruta."

Questa non è solo una fiaba ma è ciò che avviene anche nella realtà.

Un piccolo gesto di gentilezza, a volte dice più di tante parole e spesso ci costa davvero poco. Essere gentili nella vita quotidiana non è difficile:
aiutare una persona , regalare un sorriso ad una persona triste, scrivere un biglietto ad un amico che sta attraversando un periodo difficile, sono tutti atti di gentilezza che seppur transitori non richiedono sforzi disumani ma solo un po’ del nostro tempo e della nostra attenzione.

Cominciamo ad adottare la filosofia della gentilezza e a metterla in pratica anche nei più piccoli gesti quotidiani, non aspettiamoci che il mondo intero possa essere sempre gentile con noi ma proviamo lo stesso a dare il buon esempio, potremmo sembrare pecore fuori dal gregge ma l’importante è che abbiamo seminato qualcosa di positivo.

La gentilezza era e sarà sempre una delle più nobili espressioni del comportamento umano, la chiave che alimenta tutto, e come dicevano i nostri vecchi, la chiave che apre tutte le porte.
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Re: SPIGOLANDO......

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Re: SPIGOLANDO......

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LA GIUSTIZIA SECONDO MANZONI


Nei primi sei capitoli dei Promessi Sposi, Manzoni pone particolare attenzione al tema della giustizia; evidenziando e, per meglio dire, criticando la “giustizia” seicentesca.
Nell’Italia del 600, sotto il dominio spagnolo, la giustizia nei comuni era piuttosto arbitraria e, come ci sottolinea l’autore, nelle mani dei più potenti. Succedeva, infatti, che gli unici ad essere vittime del sistema giudiziario fossero proprio i più bisognosi: gli umili e indifesi.
È evidente il desiderio dell’autore di denunciare e criticare la giustizia dell’epoca dal fatto che abbia scelto (per primo fra tutti) come protagonisti del suo romanzo proprio due semplici e umili contadini, che ci rappresentano e manifestano le angherie delle quali erano vittime i deboli dell’Italia secentesca.
Le istituzioni, certo, non negavano leggi e punizioni per angherie o soprusi commessi, anzi, queste erano parecchie, ma , molto spesso, venivano gestite e amministrate da giudici in modo piuttosto arbitrario; di fatto la giustizia nell’epoca secentesca era uno strumento, in più, al servizio dei potenti che consentiva loro di commettere ingiustizie essendo, spesso, coperti dalla legge e che condannava i più deboli e indifesi a subire.
La critica, del Manzoni, a riguardo si fa sentire con piccole sfumature in ogni capitolo.
A partire dal primo capitolo, quando l’autore traccia un generale quadro della situazione sotto il dominio straniero, e , tramite l’incontro di don Abbondio con i bravi, evidenzia la popolazione per lo più divisa tra oppressi e oppressori, e la condizione nella quale si trovavano i meno pavidi e coraggiosi che, per non essere vittime di tali angherie, erano costrette a raggrupparsi in corporazioni o a rifugiarsi sotto la protezione di una delle due più potenti classi sociali: la chiesa.
Il piccolo clero locale era, tuttavia, impotente di fronte a tale prepotenza e presa di potere da parte dei nobili, ricchi e potenti, e viveva, quindi, in un continuo clima di terrore, spesso costretto ad atteggiamenti di servilismo.
La giustizia, all’epoca dei Promessi Sposi, era gestita dai potenti, i signorotti dei paesi che, tramite un considerevole numero di bravi (rifugiatisi sotto la loro protezione dopo aver commesso reati) al loro servizio, commettevano soprusi e angherie ed, inoltre, grazie il loro potere, corrompevano altri rappresentanti della giustizia o si facevano amici di altri potenti. I nobili molto spesso pretendevano di sostituirsi alla legge, di far coincidere le loro volontà con essa.
La dimostrazione lampante del sistema giudiziario secentesco l’abbiamo nel terzo capitolo, quando Renzo, consigliato da Agnese si reca dall‘avvocato soprannominato Azzeccagarbugli, nella speranza che questo possa perorare la sua causa. L’avvocato inizialmente, quando ancora crede che Renzo sia un bravo, gli espone tutte le strategie giuridiche per risolvere il problema, ma quando infine scopre che egli è la vittima e non il malfattore, e pertanto non un bravo, lo caccia con sgarbate parole. Azzeccagarbugli ha una professionalità distorta, è un servo del potere, un servo dell’amico e protettore don Rodrigo, del quale è solito difendere i bravi. In mano sua la legge è uno strumento ed è spregiudicato e abile nel manovrarla con artifizi verbali. L’avvocato è, in realtà, una figura piuttosto drammatica perché, attraverso lui, è rappresentata tutta la società corrotta del ‘600.
Nel quinto capitolo, invece, viene illustrato un banchetto fra nobili che ha luogo a casa di don Rodrigo, durante il quale vengono discusse, dai convitati (il cugino Attilio, l’avvocato Azzeccagarbugli, il podestà di Lecco e due sconosciuti), le tematiche più svariate. Durante il convito viene affrontata una discussione riguardo se fosse giusto o meno bastonare un portatore di una sfida. Sull’argomento si dimostrano piuttosto contrari il potestà, sfavorevole, e il conte Attilio, favorevole, che proseguono discutendo riguardo le regole della cavalleria.
La giustizia viene menzionata un’ultima volta nel sesto capitolo quando fra Cristoforo si reca a casa di don Rodrigo per chiedere un atto di giustizia, che viene prontamente rifiutato dal nobile, troppo orgoglioso, testardo e capriccioso.
In questi primi sei capitoli si può ben dedurre il pessimismo giuridico dell’autore e la sua scontentezza, delusione e critica riguardo la giustizia.
Manzoni, infatti, non crede che la giustizia possa attuarsi tra gli uomini, mentre egli sogna uno stato di diritto, dove tutti, compresi gli stessi governatori, siano tenuti a rispettare le stesse leggi, una società basata sui principi della rivoluzione francese, dell’illuminismo e sui valori cristiani
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da heyoka »

Manzoni, infatti, non crede che la giustizia possa attuarsi tra gli uomini, mentre egli sogna uno stato di diritto, dove tutti, compresi gli stessi governatori, siano tenuti a rispettare le stesse leggi, una società basata sui principi della rivoluzione francese, dell’illuminismo e sui valori cristiani.
Trovo alquanto strano che un personaggio dotto ed intelligente come Manzoni, sognasse delle UTOPIE!
Mia nonna che aveva fatto solo la seconda elementare, quando si discuteva di queste cose , diceva sempre che:
Soldi ed Amicizia soffocano la giustizia.
Evidentemente ne sapeva di più ( o quantomeno era molto più saggia e concreta di Manzoni), perchè diceva anche:
Val più la pratica della grammatica.
La vita è come un ponte, puoi attraversarla ma non costruirci una casa sopra.
(Proverbio dei Sioux)
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Re: SPIGOLANDO......

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grazia ha scritto: 10 mag 2020, 9:45 A cor gentil......
La gentilezza era e sarà sempre una delle più nobili espressioni del comportamento umano, la chiave che alimenta tutto, e come dicevano i nostri vecchi, la chiave che apre tutte le porte.
Io tendo ad essere più guardingo con le persone gentili ( specie se non ho avuto modo di conoscerle approfonditamente), rispetto a coloro che mi si avvicinano in modo grezzo e magari anche sfacciato.
Se ci pensi BENE Grazia, uno che vuole fregarti convincendoti di farti aprire tutte le porte, non lo fa usando maniere che possono insospettirti sulle sue intenzioni, ma lo fa usando tutte le tecniche più gentile e suadenti.
Hai mai visto una pubblicità che non usa modi gentili?
E allora io direi, drizzare le antenne, con la gentilezza.
LoveHeart
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Re: SPIGOLANDO......

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VOLTAIRE - dal "Dizionario filosofico"-

Amor proprio (Amour-propre)


Uno straccione nei pressi di Madrid chiedeva dignitosamente l'elemosina; un passante gli disse: "Non vi vergognate di fare questo mestiere ignobile dal momento che potete lavorare?" "Signore" rispose il mendicante "io vi chiedo del denaro e non dei consigli"; poi gli volse le spalle serbando tutta la sua dignità castigliana. Era uno straccione orgoglioso questo signore, che si sentiva colpito nell'orgoglio per una cosa da poco. Domandava elemosina per amor di se stesso e non sopportava ramanzine per un altro genere d'amore di se stesso.

Un missionario che stava compiendo un viaggio in India incontrò un fachiro carico di catene, nudo come una scimmia, steso bocconi, che si faceva fustigare per i peccati dei suoi compatrioti indiani, i quali gli gettavano qualche centesimo. "Quale rinuncia a se stesso!" diceva uno degli spettatori. "Rinuncia a me stesso?" ribatté il fachiro. "Sappiate che mi faccio frustare le natiche in questo mondo soltanto per ripagarvi della stessa moneta nell'altro, quando voi sarete cavalli e io cavaliere."

Coloro che hanno detto che l'amore di noi stessi è il fondamento di tutti i nostri sentimenti e di tutte le nostre azioni hanno dunque avuto pienamente ragione in India, in Spagna e in tutta la terra abitabile; e allo stesso modo che nessuno si sogna di scrivere per dimostrare agli uomini che essi hanno un volto, così non c'è bisogno di dimostrar loro che hanno un amor proprio. Esso è lo strumento della nostra conservazione e rassomiglia allo strumento della continuità della specie: ci è necessario, ci è caro, ci fa piacere, e bisogna nasconderlo.
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Re: SPIGOLANDO......

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grazia ha scritto: 11 mag 2020, 9:25 VOLTAIRE - dal "Dizionario filosofico"-

Amor proprio (Amour-propre)


Uno straccione nei pressi di Madrid chiedeva dignitosamente l'elemosina; un passante gli disse: "Non vi vergognate di fare questo mestiere ignobile dal momento che potete lavorare?" "Signore" rispose il mendicante "io vi chiedo del denaro e non dei consigli"; poi gli volse le spalle serbando tutta la sua dignità castigliana. Era uno straccione orgoglioso questo signore, che si sentiva colpito nell'orgoglio per una cosa da poco. Domandava elemosina per amor di se stesso e non sopportava ramanzine per un altro genere d'amore di se stesso.
E' stato il mendicante che per PRIMO ha fatto una domanda o richiesta al passante.
Non vedo perchè il PASSANTE non avesse il diritto di capire se doveva o meno rispondere a quella richiesta.
Ti rimando a Gesù e al suo atteggiamento nei confronti della Cananea).


Un missionario che stava compiendo un viaggio in India incontrò un fachiro carico di catene, nudo come una scimmia, steso bocconi, che si faceva fustigare per i peccati dei suoi compatrioti indiani, i quali gli gettavano qualche centesimo. "Quale rinuncia a se stesso!" diceva uno degli spettatori. "Rinuncia a me stesso?" ribatté il fachiro. "Sappiate che mi faccio frustare le natiche in questo mondo soltanto per ripagarvi della stessa moneta nell'altro, quando voi sarete cavalli e io cavaliere."
E' simile a quello che faccio io allora, in questo forum di trotoni ateisti o cattolici che è anche peggio.... :mrgreen:
Magari io sarò un più magnanimo di Voi e non vi tratterò da trotoni... in fondo siete tutti dei buoni diavoli. LoveHeart


Coloro che hanno detto che l'amore di noi stessi è il fondamento di tutti i nostri sentimenti e di tutte le nostre azioni hanno dunque avuto pienamente ragione in India, in Spagna e in tutta la terra abitabile; e allo stesso modo che nessuno si sogna di scrivere per dimostrare agli uomini che essi hanno un volto, così non c'è bisogno di dimostrar loro che hanno un amor proprio. Esso è lo strumento della nostra conservazione e rassomiglia allo strumento della continuità della specie: ci è necessario, ci è caro, ci fa piacere, e bisogna nasconderlo.
Condivisibile, in parte. Ma come diceva sempre Mia nonna dobbiamo distinguere il Bene dell' uso dal Male dell' abuso. LoveHeart
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