SPIGOLANDO......

Tutto quello che non riguarda la politica.
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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IL SOGNO E LA REALTA'


Un giorno, il sogno e la realtà si incontrarono per strada.

Si guardarono a lungo e poi esclamarono insieme: “Non ci assomigliamo per niente, com’è allora che l’uomo ci confonde così facilmente?”.

Due che facevano lo stesso cammino si intromisero nel discorso: “la colpa, o il merito, è nostro!”.

“Chi siete?” domandarono il sogno e la realtà.

“Siamo il dolore e il piacere. Avete mai visto un uomo che concepisca un sogno fatto di dolore, oppure uno che miri a una realtà priva di qualche piacere?”.

“Mai” assentirono il sogno e la realtà.

“Ed io“, intervenne a questo punto una voce squillante, “non sono forse la molla che sostiene ogni sogno?”.

Tutti si chiesero chi parlasse così… “sono la speranza” rispose la voce.

A questo punto si udì un’altra voce, robusta e pastosa:

“Ma senza di me, che sono il coraggio, mai nessun uomo riuscirebbe a trasformare un sogno… in realtà“.

“A meno che non intervenga io“, interloquì un’altra voce ancora, “trasformando il sogno e modificando la realtà“ il sogno, la realtà, il dolore, il piacere, la speranza e il coraggio riconobbero subito quella parlata in falsetto: era l’illusione.

“Che stolti“ mormorò fra sé qualcuno che non volle intervenire alla diatriba “non sanno che, per merito mio, il sogno è la realtà e la realtà è il sogno“.

Non pronunciò ad alta voce queste parole perché, pur essendo la verità, nessuno le avrebbe creduto…
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grazia
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Testi letterari scelti


""L'amore dell'uomo decresce notevolmente dal momento in cui viene appagato: quasi tutte le altre donne lo attirano di più di quella che già possiede; egli desidera la novità. L'amore della donna invece aumenta a partire dallo stesso momento. Ciò è una conseguenza del progetto della natura, indirizzato alla perpetuazione e dunque alla più ampia moltiplicazione della specie. L'uomo infatti può tranquillamente generare oltre cento bambini all'anno, se ha a disposizione altrettante donne; la donna invece può mettere al mondo solo un bambino all'anno, per quanti uomini abbia. Perciò lui cerca altre donne; e lei invece si attacca a lui: perché la natura la spinge istintivamente a tenersi stretto l'uomo che nutra e protegga la futura prole. Di conseguenza la fedeltà coniugale per l'uomo è artificiale, per la donna naturale, e dunque l'adulterio femminile, molto più imperdonabile di quello maschile.""

Schopenhauer
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Dispiaceri amorosi

Trilussa

Lei, quanno lui je disse: – Sai? te pianto… –
s’intese gelà er sangue ne le vene.
Povera fija! fece tante scene,
poi se buttò sul letto e sbottò un pianto.

– Ah! – diceva – je vojo troppo bene!
Io che j’avrebbe dato tutto quanto!
Ma c’ho fatto che devo soffrì tanto?
No, nun posso arisiste a tante pene!

O lui o gnisuno!… – E lì, tutto in un botto,
scense dar letto e, matta dar dolore,
corse a la loggia e se buttò de sotto.

Cascò de peso, longa, in mezzo ar vicolo…
E mò s’è innammorata der dottore
perché l’ha messa fòri de pericolo!
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grazia
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Essere o avere

Il professor Grammaticus, viaggiando in treno, ascoltava la conversazione dei suoi compagni di scompartimento. erano operai meridionali, emigrati all'estero in cerca di lavoro: erano tornati in Italia per le elezioni, poi avevano ripreso la strada del loro esilio.
- Io ho andato in Germania nel 1958, - diceva uno di loro.
- Io ho andato prima in Belgio, nelle miniere di carbone. Ma era una vita troppo dura.
Per un poco il professor Grammaticus li stette ad ascoltare in silenzio. A guardarlo bene, però, pareva una pentola in ebollizione. Finalmente il coperchio saltò, e il professor Grammaticus esclamò, guardando severamente i suoi compagni:
- Ho andato! Ho andato! Ecco di nuovo il benedetto vizio di tanti italiani di usare il verbo avere al posto del verbo essere. Non vi hanno insegnato a scuola che si dice: "Sono andato"?
Gli emigranti tacquero, pieni di rispetto per quel signore tanto perbene, con i capelli bianchi che gli uscivano di sotto il cappello nero.
- Il verbo andare, - continuò il professor Grammaticus,- è un verbo intransitivo, e come tale vuole l'ausiliare essere.
Gli emigranti sospirarono. Poi uno di loro tossì per farsi coraggio e disse:
- Sarà come lei dice, signore. Lei deve aver studiato molto. Io ho fatto la seconda elementare, ma già allora dovevo guardare più alle pecore che ai libri. Il verbo andare sarà anche quella cosa che dice lei.
- Un verbo intransitivo.
Ecco, sarà un verbo intransitivo, una cosa importantissima, non discuto. ma a me sembra un verbo triste, molto triste. Andare a cercar lavoro in casa d'altri... lasciare la famiglia, i bambini.
Il professor Grammaticus cominciò a balbettare.
- Certo... veramente... insomma, però... comunque si dice sono andato, non ho andato. Ci vuole il verbo "essere": io sono, tu sei, egli è...
- Eh,- disse l'emigrante, sorridendo con gentilezza,- io sono, noi siamo!... Lo sa dove siamo noi, con tutto il verbo essere e con tutto il cuore? Siamo sempre al paese, anche se abbiamo andato in Germania e in Francia. siamo sempre là, è là che vorremmo restare, e avere belle fabbriche per lavorare, e belle case per abitare.
E guardava il professor Grammaticus con i suoi occhi buoni e puliti. e il professor Grammaticus aveva una gran voglia di darsi dei pugni in testa. e intanto borbottava tra sé: - Stupido! Stupido che non sono altro. vado a cercare gli errori nei verbi... ma gli errori più grossi sono nelle cose!
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Re: SPIGOLANDO......

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CE LA SI PUO' FARE...
non sempre ma qualche volta si...



Un piccolo bruco camminava verso una grande
montagna.
Lungo la
strada incontrò una coccinellache gli
chiese: “Dove vai?”.
Il bruco
rispose: “Ieri ho fatto un sogno nel
quale mi trovavo sulla cima di una
montagna e
da lì potevo vedere tutta la valle. Oggi voglio
realizzare il
mio sogno”.
Sorpresa, la coccinella gli disse: “Devi essere pazzo! Tu sei
solo un
piccolo bruco. Per te, un sassolino sarà una montagna,
una
pozzanghera sarà un mare e ogni cespuglio sarà una
barriera
impossibile da oltrepassare”.
Ma il piccolo bruco era già lontano
e non la sentì.
Incontrò poi un coniglio: “Dove vai con tanto sforzo?”.
Il
piccolo bruco rispose: “Ieri sera ho fatto un sogno, ho sognato di
essere
sulla cima della montagna e da lì potevo ammirare tutta la
valle. Mi è
piaciuto quello che ho visto e oggi voglio realizzare il mio
sogno”.
Il
coniglio si mise a ridere e disse: “Nemmeno io, con le mie grandi
zampe e con
i miei grandi salti, affronterei un’impresa così
difficile”.
E, ridendo,
rimase a osservare il piccolo bruco mentre procedeva
per la sua strada.
La
stessa cosa accadde con la rana, la talpa e il topo. Tutti gli
consigliarono
di fermarsi, dicendo: “Non arriverai mai…!”.
Ma il piccolo bruco, determinato
e coraggioso, continuò a
camminare. Stremato e senza forze, ad un tratto
decise di fermarsi
a riposare. Con un ultimo sforzo si preparò un posto per
dormire
quella notte.
“Così mi sentirò meglio” disse il piccolo bruco. Ma
morì.
Per giorni, gli animali si avvicinarono a vedere i suoi resti. Lì
c’era
l’animale più pazzo del mondo, lì c’era l’ultimo rifugio di un
piccolo
bruco morto per aver inseguito un sogno.
All’improvviso, però,
quel bocciolo grigiastro si ruppe. Comparvero
due occhioni, due antenne e due
bellissime ali dai colori stupendi.
Era una farfalla!
Gli animali
restarono senza parole, meravigliati da quella stupenda
creatura che in un
istante prese il volo e
raggiunse la cima della montagna.
Il sogno del
bruco, diventato farfalla, si era
realizzato. Il sogno per il quale aveva
vissuto,
per il quale aveva lottato, era finalmente
diventato realtà.
.
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Re: SPIGOLANDO......

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hai me la parola guerra è ritornata a riempire tutti i giornali !!!!!!



Natale de Guera

Trilussa





Ammalappenache s'è fatto giorno

e er Bambinello s'è guardato intorno.

Che freddo, mamma mia! Chi m'aripara?

Che freddo, mamma mia! Chi m'ariscalla?

Fijo, la legna è diventata rara

e costa troppo cara pè compralla...

E l'asinello mio dov'è finito?

Trasporta la mitraja

sur campo de battaja: è requisito.

Er bove? - Pure quello…

fu mannato ar macello.

Ma li Re Maggi arriveno? - E' impossibbile

perchè nun c'è la stella che li guida;

la stella nun vò uscì: poco se fida

pè paura de quarche diriggibbile...

Er Bambinello ha chiesto:- Indove stanno

tutti li campagnoli che l'antr'anno

portaveno la robba ne la grotta?

Nun c'è neppuro un sacco de polenta,

nemmanco una frocella de ricotta...

Fijo, li campagnoli stanno in guerra,

tutti ar campo e combatteno. La mano

che seminava er grano

e che serviva pè vangà la terra

adesso viè addoprata unicamente per ammazzà la gente...

Guarda, laggiù, li lampi

de li bombardamenti!

Li senti, Dio ce scampi,

li quattrocentoventi

che spaccheno li campi?-

Ner dì così la Madre der Signore

s'è stretta er Fijo ar core

e s'è asciugata l'occhi cò le fasce.

Una lagrima amara pè chi nasce,

una lagrima dòrce pè chi more...
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Re: SPIGOLANDO......

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errore
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Re: SPIGOLANDO......

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lLa Guerra

Trilussa


Ner mejo che un Sordato annava in guerra
er Cavallo je disse chiaramente:
"Io nun ce vengo!" e lo buttò per terra
precipitosamente.

"No, nun ce vengo - disse - e me ribbello
all'omo che t'ha messo l'odio in core
e te commanna de scannà un fratello
in nome der Signore!

Io - dice - so' 'na bestia troppo nobbile
p'associamme a l'infamie che fai tu;
se vôi la guerra vacce in automobbile,
n'ammazzerai de più!."
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Re: SPIGOLANDO......

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Il contadino astrologo

C'era una volta un re che aveva perduto un anello prezioso. Cerca qua, cerca là, non si trova. Mise fuori un bando che se un astrologo gli sa dire dov'è, lo fa ricco per tutta la vita.
C'era un contadino senza un soldo, che non sapeva né leggere né scrivere, e si chiamava Gambara.
- Sarà tanto difficile fare l'astrologo? - si disse. - Mi ci voglio provare. E andò dal Re.
Il Re lo prese in parola, e lo chiuse a studiare in una stanza. Nella stanza c'era solo un letto e un tavolo con un gran libraccio d'astrologia, e penna carta e calamaio. Gambara si sedette al tavolo e cominciò a scartabellare il libro senza capirci niente e a farci dei segni con la penna. Siccome non sapeva scrivere, venivano fuori dei segni ben strani, e i servi che entravano due volte al giorno a portargli da mangiare, si fecero l'idea che fosse un astrologo molto sapiente.
Questi servi erano stati loro a rubare l'anello, e con la coscienza sporca che avevano, quelle occhiatacce che loro rivolgeva Gambara ogni volta che entravano, per darsi aria d'uomo d'autorità, parevano loro occhiate di sospetto. Cominciarono ad aver paura d'essere scoperti e, non la finivano più con le riverenze, le attenzioni: - Si, signor astrologo! Comandi, signor astrologo!
Gambara, che astrologo non era, ma contadino, e perciò malizioso, subito aveva pensato che i servi dovessero saperne qualcosa dell'anello. E pensò di farli cascare in un inganno.
Un giorno, all'ora in cui gli portavano il pranzo, si nascose sotto il letto. Entrò il primo dei servi e non vide nessuno.
Di sotto il letto Gambara disse forte: - E uno!- il servo lasciò il piatto e si ritirò spaventato.
Entrò il secondo servo, e sentì quella voce che pareva venisse di sotto terra: - E due! - e scappò via anche lui. Entrò il terzo, - E tre!
I servi si consultarono: - Ormai siamo scoperti, se l'astrologo ci accusa al Re, siamo spacciati. Cosi decisero d'andare dall'astrologo e confessargli il furto.
- Noi siamo povera gente, - gli fecero, - e se dite al Re quello che avete scoperto, siamo perduti. Eccovi questa borsa d'oro: vi preghiamo di non tradirci.
Gambara prese la borsa e disse: - lo non vi tradirò, però voi fate quel che vi dico. Prendete l'anello e fatelo inghiottire a quel tacchino che c'è laggiù in cortile. Poi lasciate fare a me.
Il giorno dopo Gambara si presentò al Re e gli disse che dopo lunghi studi era riuscito a sapere dov'era l'anello.
- E dov'è? -
- L'ha inghiottito un tacchino. -
Fu sventrato il tacchino e si trovò l'anello. Il Re colmò di ricchezze l'astrologo e diede un pranzo in suo onore, con tutti i Conti, i Marchesi, i Baroni e Grandi del Regno.
Fra le tante pietanze fu portato in tavola un piatto di gamberi. Bisogna sapere che in quel paese non si conoscevano i gamberi e quella era la prima volta che se ne vedevano, regalo di un re d'altro paese.
- Tu che sei astrologo, - disse il Re al contadino, - dovresti sapermi dire come si chiamano questi che sono qui nel piatto.
Il poveretto di bestie così non ne aveva mai viste né sentite nominare. E disse tra sé, a mezza voce: - Ah, Gambara, Gambara... sei finito male!
- Bravo! - disse il Re che non sapeva il vero nome del contadino. - Hai indovinato: quello è il nome: gamberi! Sei il più grande astrologo dei mondo.
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Re: SPIGOLANDO......

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Lettera alla Democrazia

Cara Democrazia,

sono anni ormai che Ti guardo da lontano, Ti vedo all'orizzonte, certi giorni sembri più vicina, altri Ti allontani; Ti ho scritto più volte, Ti scrivo ancora una volta, Ti scrivero' sempre; insieme a chi come me ancora Ti cerca, Ti ha sempre cercato e Ti chercherà ancora, ho urlato il Tuo nome a squarciagola nelle piazze; Ti ho letto in mille modi, stampata sulla carta di un libro, spruzzata nel muro di una scuola, dipinta su un cartellone, scritta con i fiori e coi palloncini colorati; sento parlar di Te da famiglie giovani che non arrivano in fondo al mese; vieni invocaTa da chi subisce torti e ingiustizie; i nostri nonni Ti lodano con ancora negli occhi i ricordi freschi di una dittatura recente; Ti vedo sventolata in tv da quattro politicanti privi di cultura, grassi e arricchiti, che nel Tuo nome si nutrono di diritti già acquisiti dal popolo in un passato turbolento.
Alla tv si parla di scontri, manifestazioni, gente che perde il lavoro, vedo politici che vorrebbero fare i comici e comici che vorrebbero fare i politici; mi affaccio alla finestra, guardo l'orizzonte e nn ci sei più, torna presto.
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Re: SPIGOLANDO......

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Tempi duri

Stiamo vivendo veramente tempi duri,la crisi erode i nostri
piccoli risparmi e il nostro paese chiede ai propri cittadini
dei sacrifici per evitare la bancarotta. Naturalmente è chiaro
che i sacrifici devono essere equamente distribuiti e una
favoletta ce ne offre un encomiabile esempio:

""Un giorno una gallina ed un maiale si trovarono a passeggiare
insieme. Arrivati in una larga piazza videro un enorme cartello
con scritto: "Il mondo ha fame . Bisogna sfamare il mondo,
aiutateci!" La Gallina guardò il maiale e con tono molto serio
disse: E' giusto, anche noi possiamo dare qualcosa, daremo
uova e prosciutto......""

E poi ci vengono a dire che non c'è animale più stupido della gallina!!!
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Re: SPIGOLANDO......

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Marcello Veneziani

Di troppa libertà si può anche morire

Prendete questo articolo con le pinze, maneggiatelo con cura e leggete le avvertenze d'obbligo: può essere nocivo e produrre effetti indesiderati. Dopo la premessa il tema: contro la libertà. La libertà ci sta soffocando, da ogni lato. I danni e i vizi che sta producendo hanno superato i pregi e i vantaggi. In occidente siamo giunti a un punto in cui la libertà deteriora il tessuto sociale, avvelena i rapporti umani, peggiora l'umanità. È giunto il tempo di rimettere in discussione ciò che non abbiamo mai discusso, dico noi contemporanei occidentali. L'unico dio rispetto a cui non è possibile professarsi atei o solo agnostici. Non è in discussione la libertà di pensiero, d'azione e d'impresa.

Ma la libertà come fondamento ci sta facendo compromettere ogni base su cui regge la vita intima e familiare, pubblica e privata: non solo la libertà come arbitrio, di chi uccide, violenta e ruba nel nome della sua assoluta autodecisione rispetto a cose, uomini e limiti. E non solo la libertà di uccidersi, violentarsi e nuocersi nel nome stesso dell'autodecisione. Ma la libertà di rompere rapporti, legami e contratti, la libertà di diventare altro da sé, la libertà da ogni limite naturale, da ogni confine, da ogni vincolo esterno, da ogni identità e da ogni appartenenza. Nel suo seno covano l'egoismo, l'egocentrismo e il narcisismo. E chiunque ostacoli la mia libertà lo abbatto, come mostrano troppi casi di cronaca e di delitti famigliari; l'altro, fosse anche mio figlio, impedisce la mia libertà, dunque lo sopprimo. La libertà assoluta non tollera neanche le leggi che pure nascono a garanzia della libertà. Ma se la libertà è sciolta da tutto e viene prima di tutto, nulla può arrestarla, se non la forza, che diventa infatti la soluzione sempre più praticata per affermare la propria libertà contro quella altrui o per arrestare gli effetti di alcune libertà invasive o aggressive. La libertà come primato assoluto e smisurato non trova argini alla prevaricazione. Tra gli effetti secondari la libertà genera stress perché ci impone continue microscelte che producono ansia, ci ricorda Peter Sloterdijk ( Stress e libertà , Cortina ed.).

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Re: SPIGOLANDO......

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Segue

DI TROPPA LIBERTA' SI PUO ANCHE MORIRE


Non leggete però questa riflessione a rovescio, come un elogio della dittatura, dei regimi dispotici e totalitari o dei sistemi coercitivi. Non è affatto così, perché quei regimi e quei sistemi nascono dalla libertà assoluta concessa a un uomo, a un partito, a un potere, a cui è consentito ogni cosa, o quasi. Sono dunque malati di libertà, ma concentrata nelle mani di uno solo o di pochi. Queste considerazioni non sono rivolte contro le libertà civili, a cominciare dalla libertà di opinione che più ci riguarda, perché nessuno ha libertà di decidere cosa posso o non posso dire. Ossia non si tratta di considerare sacra la mia libertà di opinione, ma di negare a chiunque l’arbitrio d’impedirmelo. Lo stesso discorso investe l’ambito supremo: la vita non ha valore assoluto, è un passaggio, una catena infinita; ma nessuno può avere il potere, l’arbitrio di sopprimerla o di violarla. La libertà non è assoluta e di conseguenza nessuno ha il diritto assoluto sulla mia vita e sulla mia morte, né io né gli altri.
A cosa si riduce poi questa assoluta libertà? A non assumere responsabilità nel mondo, a non accettare nulla accanto e sopra di noi, ad accettare supini il capriccio dei propri sensi, la schiavitù degli impulsi, l’automatismo delle reazioni istintive, a non riconoscere la realtà, a mortificare l’essere nel nome del non essere perché è il regno infinito delle possibilità. La libertà si traduce così nel suo contrario, la sua parabola nasce all’insegna della volontà di onnipotenza e finisce all’insegna della volontà di autodistruzione; o sorge dalla liberazione di ogni nostra energia e finisce come schiavitù di ogni nostro impulso.

​La libertà ci sta svuotando, ci sta facendo perdere la bussola, il senso del confine, che non è solo limite e misura ma anche garanzia di ciò che siamo e facciamo. Ci riduce a mucillagini indeterminate, che si sciolgono nell’arbitrio dei loro desideri estemporanei, senza nessuna capacità di padroneggiarli, perché ciò vorrebbe dire reprimersi. L’abolizione dell’autorità non ci libera da ogni soggezione ma genera la proliferazione di altre agenzie imperative, altri poteri che ci tengono in ostaggio non solo dall’alto, ma dal lato, dal basso e da dentro. L’autorità sorregge la libertà, ne bilancia il peso e la misura. In sua assenza altri pesi oscuri la sostituiscono. In generale è benefico il potere che nasce dall’autorità; è malefica invece l’autorità che nasce dal potere.
Non sono considerazioni mostruose o stravaganti, ma meritano di essere affrontate prima che sia troppo tardi, visto che la libertà corrente non vuole pensieri ma solo desideri, e alla fine ci riduce ad animali emotivi ma non-pensanti. Voi direte, queste filippiche contro la libertà si sa dove cominciano ma non si sa dove vanno a parare; o peggio, si sa, e sboccano sempre in cupi dispotismi. Invece io dico che dobbiamo reimparare a rimettere in discussione la regina assoluta del nostro mondo che ci sta portando alla rovina e mentre finge di farci del bene, o addirittura mentre ci fa sentire dei e demiurghi, ci riduce al rango di larve vanesie che non vogliono mai diventare adulte per non perdere lo stato potenziale dell’infanzia, aperto a ogni possibilità di vita, compresa la sua negazione. E facendoci credere di liberarci da ogni dipendenza superiore ci lascia completamente in balia del caso, della tecnica, dei desideri indotti o ingigantiti, fino a far coincidere nel modo più perverso la libertà con l’automatismo, la coazione a ripetere o l’impulso a dissipare.

​C’è un nesso fatale tra autonomia e automatismo, quando l’autonomia tende a farsi assoluta. E invece riscoprite la bellezza del fato, il dire sì al destino e alla vita che in suo nome sorge, su cui non possiamo disporre perché ne siamo fruitori ma non datori. È tempo di esercitare lo spirito critico anche sulla libertà, riportandola da totem e tabù a confine e responsabilità, da feticcio e capriccio a strumento e misura. La libertà assoluta è un male assoluto, anzi il male assoluto è la libertà assoluta, cioè possibilità di disporre di tutto e di tutti, del mondo, degli altri e di noi stessi, nel nome inviolabile della nostra suprema libertà. La libertà è preziosa se non è l’origine né lo scopo della nostra vita, non è l’inizio e il fine, ma è situata tra l’origine e il destino, è un percorso e non una meta. La libertà come assoluto è un puro andare che scorre dal fare al disfare. Invece, qualunque cosa accada dopo la nostra vita, sarà un ritorno.
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Re: SPIGOLANDO......

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Il contadino astrologo

ITALO CALVINO


C'era una volta un re che aveva perduto un anello prezioso. Cerca qua, cerca là, non si trova. Mise fuori un bando che se un astrologo gli sa dire dov'è, lo fa ricco per tutta la vita.
C'era un contadino senza un soldo, che non sapeva né leggere né scrivere, e si chiamava Gambara.
- Sarà tanto difficile fare l'astrologo? - si disse. - Mi ci voglio provare. E andò dal Re.
Il Re lo prese in parola, e lo chiuse a studiare in una stanza. Nella stanza c'era solo un letto e un tavolo con un gran libraccio d'astrologia, e penna carta e calamaio. Gambara si sedette al tavolo e cominciò a scartabellare il libro senza capirci niente e a farci dei segni con la penna. Siccome non sapeva scrivere, venivano fuori dei segni ben strani, e i servi che entravano due volte al giorno a portargli da mangiare, si fecero l'idea che fosse un astrologo molto sapiente.
Questi servi erano stati loro a rubare l'anello, e con la coscienza sporca che avevano, quelle occhiatacce che loro rivolgeva Gambara ogni volta che entravano, per darsi aria d'uomo d'autorità, parevano loro occhiate di sospetto. Cominciarono ad aver paura d'essere scoperti e, non la finivano più con le riverenze, le attenzioni: - Si, signor astrologo! Comandi, signor astrologo!
Gambara, che astrologo non era, ma contadino, e perciò malizioso, subito aveva pensato che i servi dovessero saperne qualcosa dell'anello. E pensò di farli cascare in un inganno.
Un giorno, all'ora in cui gli portavano il pranzo, si nascose sotto il letto. Entrò il primo dei servi e non vide nessuno.
Di sotto il letto Gambara disse forte: - E uno!- il servo lasciò il piatto e si ritirò spaventato.
Entrò il secondo servo, e sentì quella voce che pareva venisse di sotto terra: - E due! - e scappò via anche lui. Entrò il terzo, - E tre!
I servi si consultarono: - Ormai siamo scoperti, se l'astrologo ci accusa al Re, siamo spacciati. Cosi decisero d'andare dall'astrologo e confessargli il furto.
- Noi siamo povera gente, - gli fecero, - e se dite al Re quello che avete scoperto, siamo perduti. Eccovi questa borsa d'oro: vi preghiamo di non tradirci.
Gambara prese la borsa e disse: - lo non vi tradirò, però voi fate quel che vi dico. Prendete l'anello e fatelo inghiottire a quel tacchino che c'è laggiù in cortile. Poi lasciate fare a me.
Il giorno dopo Gambara si presentò al Re e gli disse che dopo lunghi studi era riuscito a sapere dov'era l'anello.
- E dov'è? -
- L'ha inghiottito un tacchino. -
Fu sventrato il tacchino e si trovò l'anello. Il Re colmò di ricchezze l'astrologo e diede un pranzo in suo onore, con tutti i Conti, i Marchesi, i Baroni e Grandi del Regno.
Fra le tante pietanze fu portato in tavola un piatto di gamberi. Bisogna sapere che in quel paese non si conoscevano i gamberi e quella era la prima volta che se ne vedevano, regalo di un re d'altro paese.
- Tu che sei astrologo, - disse il Re al contadino, - dovresti sapermi dire come si chiamano questi che sono qui nel piatto.
Il poveretto di bestie così non ne aveva mai viste né sentite nominare. E disse tra sé, a mezza voce: - Ah, Gambara, Gambara... sei finito male!
- Bravo! - disse il Re che non sapeva il vero nome del contadino. - Hai indovinato: quello è il nome: gamberi! Sei il più grande astrologo dei mondo.
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