SPIGOLANDO......
- grazia
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Re: SPIGOLANDO......
LA POLITICA
Trilussa
Ner modo de pensà c’è un gran divario:
mi’ padre è democratico cristiano,
e, siccome è impiegato ar Vaticano,
tutte le sere recita er rosario;
de tre fratelli, Giggi ch’è er più anziano
è socialista rivoluzzionario;
io invece so’ monarchico, ar contrario
de Ludovico ch’è repubblicano.
Prima de cena liticamo spesso
pè via de ’sti princìpi benedetti:
chi vo’ qua, chi vo’ là... Pare un congresso!
Famo l’ira de Dio! Ma appena mamma
ce dice che so’ cotti li spaghetti
semo tutti d’accordo ner programma
Trilussa
Ner modo de pensà c’è un gran divario:
mi’ padre è democratico cristiano,
e, siccome è impiegato ar Vaticano,
tutte le sere recita er rosario;
de tre fratelli, Giggi ch’è er più anziano
è socialista rivoluzzionario;
io invece so’ monarchico, ar contrario
de Ludovico ch’è repubblicano.
Prima de cena liticamo spesso
pè via de ’sti princìpi benedetti:
chi vo’ qua, chi vo’ là... Pare un congresso!
Famo l’ira de Dio! Ma appena mamma
ce dice che so’ cotti li spaghetti
semo tutti d’accordo ner programma
- heyoka
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Re: SPIGOLANDO......
Si vede che sei più brava di me, allora.
Pensa che io, una decina di anni fa, spigolando sul web, avevo trovato copia di una lettera di Garibaldi, datata mi pare nel 1866, indirizzata alla madre dei Cairoli.
In quella lettera Garibaldi dichiarava di essersi fortemente pentito di aver contribuito ad Unire l' Italia.
Ogni tanto provo a spigolare sul web, per ricercare quella lettera, ma non sono più riuscito a trovarla.
Avevo trovato anche il feroce discorso del senatore Giuseppe Verdi, che si dichiarava indignato per come era stata unità l' Italia.
Anche quel discorso di G. Verdi era stato fatto intorno al 1866.
Se non ricordo male, credo sia stata l' ultima volta che il senatore Verdi, mise piede nel Senato del neonato Regno d' Italia.
La vita è come un ponte, puoi attraversarla ma non costruirci una casa sopra.
(Proverbio dei Sioux)
(Proverbio dei Sioux)
- grazia
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Re: SPIGOLANDO......
Viviamo giorni molto difficili che possono portare
a situazioni delicate quanto pericolose per tutti (e
causate a volte da giovani arrampicatori sociali
assetati di potere e ambizione)che mi
hanno fatto ricordare queste antiche parole....
&&&&&&&&&&
Come gonfio pallon che spesso balza
Quando è caduto, e vien gettato al piano
O che talor verso le stelle incalza
Di esperto giocator possente mano,
E da tal forza spinto assai s’inalza
Verso del cielo, ed il fermarsi è vano,
Perché alla terra alfin torna repente
Precipitevolissimevolmente
Così fa l’uom che a sommi gradi aspira,
E che superbo al merto altrui non cede,
Come s’avanza, incalza, ascende e gira
Con desìo di fermare in alto il piede.
Ma caduto ch’egli è, piange e sospira
Le perdute grandezze, e alfin si vede
In vece di portar corona e scetro
Sotto la più vil veste in un ferètro
Moneti
a situazioni delicate quanto pericolose per tutti (e
causate a volte da giovani arrampicatori sociali
assetati di potere e ambizione)che mi
hanno fatto ricordare queste antiche parole....
&&&&&&&&&&
Come gonfio pallon che spesso balza
Quando è caduto, e vien gettato al piano
O che talor verso le stelle incalza
Di esperto giocator possente mano,
E da tal forza spinto assai s’inalza
Verso del cielo, ed il fermarsi è vano,
Perché alla terra alfin torna repente
Precipitevolissimevolmente
Così fa l’uom che a sommi gradi aspira,
E che superbo al merto altrui non cede,
Come s’avanza, incalza, ascende e gira
Con desìo di fermare in alto il piede.
Ma caduto ch’egli è, piange e sospira
Le perdute grandezze, e alfin si vede
In vece di portar corona e scetro
Sotto la più vil veste in un ferètro
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Re: SPIGOLANDO......
Era una mattinata movimentata, quando un anziano gentiluomo di un'ottantina di anni arrivò per farsi rimuovere dei punti da una ferita al pollice.
Disse che aveva molta fretta perché aveva un appuntamento alle 9,00.
Rilevai la pressione e lo feci sedere, sapendo che sarebbe passata oltre un'ora prima che qualcuno potesse vederlo.
Lo vedevo guardare continuamente il suo orologio e decisi, dal momento che non avevo impegni con altri pazienti, che mi sarei occupato io della ferita.
Ad un primo esame, la ferita sembrava guarita: andai a prendere gli strumenti necessari per rimuovere la sutura e rimedicargli la ferita.
Mentre mi prendevo cura di lui, gli chiesi se per caso avesse un altro appuntamento medico dato che aveva tanta fretta.
L'anziano signore mi rispose che doveva andare alla casa di cura per far colazione con sua moglie.
Mi informai della sua salute e lui mi raccontò che era affetta da tempo dall'Alzheimer.
Gli chiesi se per caso la moglie si preoccupasse nel caso facesse un po' tardi.
Lui mi rispose che lei non lo riconosceva già da 5 anni.
Ne fui sorpreso, e gli chiesi:
"E va ancora ogni mattina a trovarla anche se non sa chi è lei?"
L'uomo sorrise e mi battè la mano sulla spalla dicendo:
"Lei non sa chi sono, ma io so ancora perfettamente chi è lei..."
Dovetti trattenere le lacrime... Avevo la pelle d'oca e pensai:
"Questo è il genere di amore che voglio nella mia vita".
Il vero amore non è né fisico né romantico.
Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà...
Tratto dai Pensieri Notturni del Gufo.
Disse che aveva molta fretta perché aveva un appuntamento alle 9,00.
Rilevai la pressione e lo feci sedere, sapendo che sarebbe passata oltre un'ora prima che qualcuno potesse vederlo.
Lo vedevo guardare continuamente il suo orologio e decisi, dal momento che non avevo impegni con altri pazienti, che mi sarei occupato io della ferita.
Ad un primo esame, la ferita sembrava guarita: andai a prendere gli strumenti necessari per rimuovere la sutura e rimedicargli la ferita.
Mentre mi prendevo cura di lui, gli chiesi se per caso avesse un altro appuntamento medico dato che aveva tanta fretta.
L'anziano signore mi rispose che doveva andare alla casa di cura per far colazione con sua moglie.
Mi informai della sua salute e lui mi raccontò che era affetta da tempo dall'Alzheimer.
Gli chiesi se per caso la moglie si preoccupasse nel caso facesse un po' tardi.
Lui mi rispose che lei non lo riconosceva già da 5 anni.
Ne fui sorpreso, e gli chiesi:
"E va ancora ogni mattina a trovarla anche se non sa chi è lei?"
L'uomo sorrise e mi battè la mano sulla spalla dicendo:
"Lei non sa chi sono, ma io so ancora perfettamente chi è lei..."
Dovetti trattenere le lacrime... Avevo la pelle d'oca e pensai:
"Questo è il genere di amore che voglio nella mia vita".
Il vero amore non è né fisico né romantico.
Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà...
Tratto dai Pensieri Notturni del Gufo.
- grazia
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Re: SPIGOLANDO......
Accogliere le parole prima di pronunciarle. Plutarco e l’esaltazione dell’ascoltoo
La relazione con gli altri e la qualità di essa è, infatti, al centro dell’analisi di Plutarco, il quale pone come base la capacità di ascolto. L’uomo deve essere in grado di ascoltare lasciando da parte l’arroganza, l’odio, l’invidia e il protagonismo.
Abbiamo spesso sottolineato come l’ascolto “attivo” sia fondamentale per la costruzione di relazioni efficaci e per la gestione e risoluzione di incomprensioni e conflitti.
All’ascolto deve necessariamente seguire una capacità di analisi e di dialogo.
Plutarco si rivolge ai giovani perchè sono loro che devono, ad un certo punto della loro vita, guidare una società giusta.
Per questo “sbagliano i più a ritenere che i giovani debbano prima esercitarsi nell’arte della parola rispetto a quella di ascoltare” e, già nel 60 d.c. Plutarco vedeva i risultati negativi di tale tendenza.
Se chi gioca a palla “impara contemporaneamente a prenderla e lanciarla” – afferma il filosofo – “la parola bisogna prima imparare ad accoglierla bene per poi poterla pronunciare”.
La capacità di ascolto delle nuove generazioni è influenzata dai propri educatori. Sono infatti essi che devono “rendere le orecchie dei ragazzi sensibili alle parole e insegnare loro a non parlare molto ma ad ascoltare molto”.
E’ grazie a Plutarco che oggi conosciamo il famoso aforisma della predisposizione umana all’ascolto: “la natura ci ha dato due orecchie e una sola lingua perchè siamo tenuti più ad ascoltare che a parlare”.
Tale predispozione naturale è però fortemente a rischio e lo era evidentemente già ai tempi del filosofo. Quanto mai attuale è infatti la tendenza culturale a parlare per primi, aggredire, interrompere, rifiutare l’ascolto e la comprensione degli altri, esaltare solo le proprie ragioni in modo egoistico e con accesa smania di protagonismo.
Plutarco rifiutava tutto ciò ed elogiava quei rarissimi casi di persone che “sanno più di quanto non parlano”.
Plutarco esaltava anche il silenzio, necessario quando si ascolta davvero qualcuno. “Il silenzio è un ornamento sicuro, soprattutto per i giovani. Bisogna evitare di abbaiare ad ogni battuta, aspettando pazientemente che l’interlocutore abbia finito di esporre il suo pensiero, anche se non lo si condivide”. Infine è importante concedere lo spazio di correggersi in quanto bisogna dare il tempo a chi parla anche di chiarire ed, eventualmente, ritrattare qualche affermazione affrettata.
Chi rispetta gli altri mentre parlano ha più possibilità di trarre dalle parole ascoltate qualche spunto utile. Plutarco condanna senza esitazioni anche l’invidia. Essa è dannosa, soprattutto se associata all’odio e alla calunnia.
L’invidia impedisce un dibattito costruttivo e pacato in quanto qualsiasi cosa dica l’interlocutore, risulterà sgradita e inaccettabile.
L’invidia può nascere da rozzezza e ignoranza o da un “ingiustificato senso di superiorità” che si prova verso chi parla, senso di protagonismo che finisce per produrre effetti negativi sulle stesse persone che provano invidia.
L’invidioso misurerà tutto del suo interlocutore per paura di risultare inferiore nelle capacità, misurerà le reazioni del pubblico contando quelli che non applaudono per trarne giovamento.
Per questo oggi, chi è chiamato a risolvere situazioni conflittuali, deve necessariamente far capire alle parti il valore dell’ascolto senza pregiudizio e la capacità di analisi obiettiva dei contenuti di un discorso. Ne nascerà, quasi certamente, un dialogo costruttivo che porterà all’incontro e all’accordo.
Salvatore Primiceri
La relazione con gli altri e la qualità di essa è, infatti, al centro dell’analisi di Plutarco, il quale pone come base la capacità di ascolto. L’uomo deve essere in grado di ascoltare lasciando da parte l’arroganza, l’odio, l’invidia e il protagonismo.
Abbiamo spesso sottolineato come l’ascolto “attivo” sia fondamentale per la costruzione di relazioni efficaci e per la gestione e risoluzione di incomprensioni e conflitti.
All’ascolto deve necessariamente seguire una capacità di analisi e di dialogo.
Plutarco si rivolge ai giovani perchè sono loro che devono, ad un certo punto della loro vita, guidare una società giusta.
Per questo “sbagliano i più a ritenere che i giovani debbano prima esercitarsi nell’arte della parola rispetto a quella di ascoltare” e, già nel 60 d.c. Plutarco vedeva i risultati negativi di tale tendenza.
Se chi gioca a palla “impara contemporaneamente a prenderla e lanciarla” – afferma il filosofo – “la parola bisogna prima imparare ad accoglierla bene per poi poterla pronunciare”.
La capacità di ascolto delle nuove generazioni è influenzata dai propri educatori. Sono infatti essi che devono “rendere le orecchie dei ragazzi sensibili alle parole e insegnare loro a non parlare molto ma ad ascoltare molto”.
E’ grazie a Plutarco che oggi conosciamo il famoso aforisma della predisposizione umana all’ascolto: “la natura ci ha dato due orecchie e una sola lingua perchè siamo tenuti più ad ascoltare che a parlare”.
Tale predispozione naturale è però fortemente a rischio e lo era evidentemente già ai tempi del filosofo. Quanto mai attuale è infatti la tendenza culturale a parlare per primi, aggredire, interrompere, rifiutare l’ascolto e la comprensione degli altri, esaltare solo le proprie ragioni in modo egoistico e con accesa smania di protagonismo.
Plutarco rifiutava tutto ciò ed elogiava quei rarissimi casi di persone che “sanno più di quanto non parlano”.
Plutarco esaltava anche il silenzio, necessario quando si ascolta davvero qualcuno. “Il silenzio è un ornamento sicuro, soprattutto per i giovani. Bisogna evitare di abbaiare ad ogni battuta, aspettando pazientemente che l’interlocutore abbia finito di esporre il suo pensiero, anche se non lo si condivide”. Infine è importante concedere lo spazio di correggersi in quanto bisogna dare il tempo a chi parla anche di chiarire ed, eventualmente, ritrattare qualche affermazione affrettata.
Chi rispetta gli altri mentre parlano ha più possibilità di trarre dalle parole ascoltate qualche spunto utile. Plutarco condanna senza esitazioni anche l’invidia. Essa è dannosa, soprattutto se associata all’odio e alla calunnia.
L’invidia impedisce un dibattito costruttivo e pacato in quanto qualsiasi cosa dica l’interlocutore, risulterà sgradita e inaccettabile.
L’invidia può nascere da rozzezza e ignoranza o da un “ingiustificato senso di superiorità” che si prova verso chi parla, senso di protagonismo che finisce per produrre effetti negativi sulle stesse persone che provano invidia.
L’invidioso misurerà tutto del suo interlocutore per paura di risultare inferiore nelle capacità, misurerà le reazioni del pubblico contando quelli che non applaudono per trarne giovamento.
Per questo oggi, chi è chiamato a risolvere situazioni conflittuali, deve necessariamente far capire alle parti il valore dell’ascolto senza pregiudizio e la capacità di analisi obiettiva dei contenuti di un discorso. Ne nascerà, quasi certamente, un dialogo costruttivo che porterà all’incontro e all’accordo.
Salvatore Primiceri
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Re: SPIGOLANDO......
L'UOMO E LE BESTIE
Trilussa
ieri sentivo un Grillo
che cantava tranquillo in fonno a un prato;
un po’ più in là, dedietro a lo steccato,
una Cecala risponneva ar trillo;
e io pensavo: – In mezzo a tanti guai
nun c’è che la natura
che nun se cambia mai:
‘ste povere bestiole
canteno l’inno ar sole
co’ la stessa annatura,
co’ le stesse parole
de seimil’anni fa:
cór solito cri-cri,
cór solito cra-cra…
Dar tempo der peccato origginale
tutto è rimasto eguale.
Dall’Aquila a la Pecora a la Biscia,
chi vola, chi s’arampica, chi striscia;
dar Sorcio a la Mignatta a la Formica
chi rosica, chi succhia, chi fatica,
ma ogni bestia s’adatta a fa’ la vita
che Dio j’ha stabbilita.
Invece l’Omo, che nun se contenta,
sente er bisogno de l’evoluzzione
e pensa, studia, cerca, scopre, inventa…
Ma sur più bello ch’è arivato in cima,
quanno se crede d’esse più evoluto,
vede un pezzetto d’oro… e te saluto!
È più bestia de prima!
Trilussa
ieri sentivo un Grillo
che cantava tranquillo in fonno a un prato;
un po’ più in là, dedietro a lo steccato,
una Cecala risponneva ar trillo;
e io pensavo: – In mezzo a tanti guai
nun c’è che la natura
che nun se cambia mai:
‘ste povere bestiole
canteno l’inno ar sole
co’ la stessa annatura,
co’ le stesse parole
de seimil’anni fa:
cór solito cri-cri,
cór solito cra-cra…
Dar tempo der peccato origginale
tutto è rimasto eguale.
Dall’Aquila a la Pecora a la Biscia,
chi vola, chi s’arampica, chi striscia;
dar Sorcio a la Mignatta a la Formica
chi rosica, chi succhia, chi fatica,
ma ogni bestia s’adatta a fa’ la vita
che Dio j’ha stabbilita.
Invece l’Omo, che nun se contenta,
sente er bisogno de l’evoluzzione
e pensa, studia, cerca, scopre, inventa…
Ma sur più bello ch’è arivato in cima,
quanno se crede d’esse più evoluto,
vede un pezzetto d’oro… e te saluto!
È più bestia de prima!
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Re: SPIGOLANDO......
Maurizio Lupi: Ogni euro va impegnato per creare lavoro
Gentile direttore,
sarò a Cagliari ai lavori della quarantottesima Settimana sociale dei cattolici italiani. Il tema è dei più impegnativi, la vera sfida che deve affrontare oggi chiunque voglia impegnarsi per il bene comune: il lavoro. La questione del lavoro è centrale non per uno schema economico, filosofico o ideologico, ma perché riguarda persone in carne e ossa. Il lavoro non ci interessa in sé, ci interessano i lavoratori. Il lavoro è centrale in una società perché da esso dipende la possibilità di fare una famiglia, di far nascere dei figli e di educarli, in esso si esprime gran parte del contributo che ognuno di noi dà al miglioramento del mondo in cui viviamo. Per questo chi è senza lavoro vede profondamente offesa la propria dignità. Allora, quando si parla di lavoro, non bisogna essere demagogici. Non bisogna illudere la gente. Non c’è legge che garantisca il lavoro.
Compito della politica è piuttosto quello di rendere attuali le condizioni perché chi ha la capacità di creare lavoro abbia anche le risorse e gli strumenti per farlo. E questi soggetti sono le imprese: pubbliche o private che siano. Per questo non ha senso una risposta alla disoccupazione che punti sul reddito di cittadinanza, è un inutile spreco di risorse. Il reddito deve venire dal lavoro, non dall’assistenza dello Stato. Ogni euro disponibile va impegnato per creare lavoro, non per prolungare la disoccupazione. Noi politici lo dovremo fare approvando in questo fine anno la nuova legge di bilancio. Nel documento preparatorio del Comitato organizzatore delle Settimane sociali si parla della 'frustrazione dei giovani che non riescono a trovare un’occupazione'. Io credo che la norma che prevede la decontribuzione del 50 per cento nei primi tre anni (100 per cento per le regioni del Mezzogiorno) per le imprese che assumono giovani sotto i 35 anni sia un provvedimento che va concretamente in questa direzione. Ma, sempre nelle linee preparatorie delle Settimane sociali, si cita anche 'l’angoscia dei cinquantenni che perdono quel lavoro a cui hanno dedicato gran parte della loro vita'.
Ecco, in un momento in cui gran parte del dibattito pubblico su questo argomento si sta spendendo sull’età della pensione, io penso che invece si debba ragionare per queste persone non dell’attesa della pensione quanto della possibilità di tornare a inserirsi nel mondo del lavoro. Per questo ho proposto, e insisterò in ogni consesso con la forza degli argomenti più che con il ricatto dei numeri, che la decontribuzione pensata per chi assume un giovane sia estesa già nella legge di bilancio di quest’anno, non in un futuro incerto e fumoso, anche a quelle imprese che assumono un cinquantenne rimasto disoccupato. Se, come diceva Paolo VI, la politica può essere la forma più alta della carità, oggi quella carità deve esprimersi in leggi che permettono ai disoccupati di trovare lavoro e alle aziende di offrirglielo.
Gentile direttore,
sarò a Cagliari ai lavori della quarantottesima Settimana sociale dei cattolici italiani. Il tema è dei più impegnativi, la vera sfida che deve affrontare oggi chiunque voglia impegnarsi per il bene comune: il lavoro. La questione del lavoro è centrale non per uno schema economico, filosofico o ideologico, ma perché riguarda persone in carne e ossa. Il lavoro non ci interessa in sé, ci interessano i lavoratori. Il lavoro è centrale in una società perché da esso dipende la possibilità di fare una famiglia, di far nascere dei figli e di educarli, in esso si esprime gran parte del contributo che ognuno di noi dà al miglioramento del mondo in cui viviamo. Per questo chi è senza lavoro vede profondamente offesa la propria dignità. Allora, quando si parla di lavoro, non bisogna essere demagogici. Non bisogna illudere la gente. Non c’è legge che garantisca il lavoro.
Compito della politica è piuttosto quello di rendere attuali le condizioni perché chi ha la capacità di creare lavoro abbia anche le risorse e gli strumenti per farlo. E questi soggetti sono le imprese: pubbliche o private che siano. Per questo non ha senso una risposta alla disoccupazione che punti sul reddito di cittadinanza, è un inutile spreco di risorse. Il reddito deve venire dal lavoro, non dall’assistenza dello Stato. Ogni euro disponibile va impegnato per creare lavoro, non per prolungare la disoccupazione. Noi politici lo dovremo fare approvando in questo fine anno la nuova legge di bilancio. Nel documento preparatorio del Comitato organizzatore delle Settimane sociali si parla della 'frustrazione dei giovani che non riescono a trovare un’occupazione'. Io credo che la norma che prevede la decontribuzione del 50 per cento nei primi tre anni (100 per cento per le regioni del Mezzogiorno) per le imprese che assumono giovani sotto i 35 anni sia un provvedimento che va concretamente in questa direzione. Ma, sempre nelle linee preparatorie delle Settimane sociali, si cita anche 'l’angoscia dei cinquantenni che perdono quel lavoro a cui hanno dedicato gran parte della loro vita'.
Ecco, in un momento in cui gran parte del dibattito pubblico su questo argomento si sta spendendo sull’età della pensione, io penso che invece si debba ragionare per queste persone non dell’attesa della pensione quanto della possibilità di tornare a inserirsi nel mondo del lavoro. Per questo ho proposto, e insisterò in ogni consesso con la forza degli argomenti più che con il ricatto dei numeri, che la decontribuzione pensata per chi assume un giovane sia estesa già nella legge di bilancio di quest’anno, non in un futuro incerto e fumoso, anche a quelle imprese che assumono un cinquantenne rimasto disoccupato. Se, come diceva Paolo VI, la politica può essere la forma più alta della carità, oggi quella carità deve esprimersi in leggi che permettono ai disoccupati di trovare lavoro e alle aziende di offrirglielo.
- grazia
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Re: SPIGOLANDO......
TRILUSSA
Er compagno scompagno
Un Gatto, che faceva er socialista
solo a lo scopo d’arivà in un posto,
se stava lavoranno un pollo arosto
ne la cucina d’un capitalista.
Quanno da un finestrino su per aria
s’affacciò un antro Gatto: – Amico mio,
pensa – je disse – che ce so’ pur’io
ch’appartengo a la classe proletaria!
Io che conosco bene l’idee tue
so’ certo che quer pollo che te magni,
se vengo giù, sarà diviso in due:
mezzo a te, mezzo a me…Semo compagni!
No, no – rispose er Gatto senza core –
io nun divido gnente co’ nessuno:
fo er socialista quanno sto a diggiuno,
ma quanno magno so’ conservatore!
Er compagno scompagno
Un Gatto, che faceva er socialista
solo a lo scopo d’arivà in un posto,
se stava lavoranno un pollo arosto
ne la cucina d’un capitalista.
Quanno da un finestrino su per aria
s’affacciò un antro Gatto: – Amico mio,
pensa – je disse – che ce so’ pur’io
ch’appartengo a la classe proletaria!
Io che conosco bene l’idee tue
so’ certo che quer pollo che te magni,
se vengo giù, sarà diviso in due:
mezzo a te, mezzo a me…Semo compagni!
No, no – rispose er Gatto senza core –
io nun divido gnente co’ nessuno:
fo er socialista quanno sto a diggiuno,
ma quanno magno so’ conservatore!
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Re: SPIGOLANDO......
PENSIERI E RIFLESSIONI SUL NATALE
Caro, caro Natale, che hai il potere di ricondurci alle illusioni della fanciullezza, che ricordi al vecchio i piaceri della sua gioventù, che riconduci da mille miglia lontano il viaggiatore e il navigante al suo focolare, fra le pareti tranquille della sua casa!
Charles Dickens
Da sempre la festa è sacra e liberatoria; grazie alla religione talvolta l’uomo può riposare, infatti se non si credesse in qualcuno forse dovremmo lavorare tutti i giorni. Io osservo con gioia tutte le feste, in questo senso sono profondamente religioso. Il Natale ovviamente è quella che preferisco, la Pasqua è già meno importante, e lo dimostra il fatto che anche i giorni di riposo per questa occasione sono inferiori (con grande rammarico degli studenti). In pratica diciamo pure che la vita e la nascita di Gesù valgono almeno il doppio della sua morte. Del resto come diceva Levi Della Vida, se Natale è la festa della nascita, Pasqua è quella della rinascita. La promessa e la speranza affiorate tra lo squallore della bruma invernale si compiono luminose nel rigoglio del verde e dei fiori di cui si veste la primavera nascente. E questo dimostra che le nostre società non credono troppo alla rinascita, e dunque celebrano questa ricorrenza con la metà dei giorni di festa dedicati alla nascita.
Carl William Brown
Innumerevoli sono quei cuori cui reca il Natale una breve stagione di gaudio e di felicità. Quante e quante famiglie, sparse e disseminate di qua e di là dalle lotte assidue della vita, si riuniscono in quel giorno, s’incontrano di nuovo in quella cara compagnia, in quella vicendevole affettuosità, che è sorgente di tanta purissima gioia e che così poco s’accorda con le cure e i dolori del mondo, che la credenza religiosa delle più civili nazioni e le rozze tradizioni dei popoli più selvaggi l’annoverano fra le prime delizie di una vita futura, preparata per gli eletti! Quante vecchie memorie, quante simpatie sopite non desta il Natale!
Charles Dickens
Caro, caro Natale, che hai il potere di ricondurci alle illusioni della fanciullezza, che ricordi al vecchio i piaceri della sua gioventù, che riconduci da mille miglia lontano il viaggiatore e il navigante al suo focolare, fra le pareti tranquille della sua casa!
Charles Dickens
Da sempre la festa è sacra e liberatoria; grazie alla religione talvolta l’uomo può riposare, infatti se non si credesse in qualcuno forse dovremmo lavorare tutti i giorni. Io osservo con gioia tutte le feste, in questo senso sono profondamente religioso. Il Natale ovviamente è quella che preferisco, la Pasqua è già meno importante, e lo dimostra il fatto che anche i giorni di riposo per questa occasione sono inferiori (con grande rammarico degli studenti). In pratica diciamo pure che la vita e la nascita di Gesù valgono almeno il doppio della sua morte. Del resto come diceva Levi Della Vida, se Natale è la festa della nascita, Pasqua è quella della rinascita. La promessa e la speranza affiorate tra lo squallore della bruma invernale si compiono luminose nel rigoglio del verde e dei fiori di cui si veste la primavera nascente. E questo dimostra che le nostre società non credono troppo alla rinascita, e dunque celebrano questa ricorrenza con la metà dei giorni di festa dedicati alla nascita.
Carl William Brown
Innumerevoli sono quei cuori cui reca il Natale una breve stagione di gaudio e di felicità. Quante e quante famiglie, sparse e disseminate di qua e di là dalle lotte assidue della vita, si riuniscono in quel giorno, s’incontrano di nuovo in quella cara compagnia, in quella vicendevole affettuosità, che è sorgente di tanta purissima gioia e che così poco s’accorda con le cure e i dolori del mondo, che la credenza religiosa delle più civili nazioni e le rozze tradizioni dei popoli più selvaggi l’annoverano fra le prime delizie di una vita futura, preparata per gli eletti! Quante vecchie memorie, quante simpatie sopite non desta il Natale!
Charles Dickens
- giaguaro
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Re: SPIGOLANDO......
Gentilissima Grazia, visto come la pensano, in merito al "SANTO NATALE", gli attuali politici che governano l'Europa, perchè non invii quei pensieri dei grandi Dichens e Brown a quei signori che vogliono far sparire la religione cattolica in tutti i paesi aderenti per non affendere i migranti irregolari che sbarcano in Italia, ma che nessun'altra nazione dell'EU vuole prendersi carico?
Mi piacerebbe vedere l'effetto che fa!
Mi piacerebbe vedere l'effetto che fa!
Non posso insegnare niente a nessuno, posso solo cercare di farli riflettere - SOCRATE
- grazia
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Re: SPIGOLANDO......
carissimo giaguaro innanzi tutto tantissimi auguri per il nuovo anno dopo 2 anni di tormento e se mi mandi un indirizzo provo a fare quello che mi hai chiesto, Buona giornata
- Ovidio
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Re: SPIGOLANDO......
alla Jannacci?giaguaro ha scritto: ↑28 dic 2021, 13:19 Gentilissima Grazia, visto come la pensano, in merito al "SANTO NATALE", gli attuali politici che governano l'Europa, perchè non invii quei pensieri dei grandi Dichens e Brown a quei signori che vogliono far sparire la religione cattolica in tutti i paesi aderenti per non affendere i migranti irregolari che sbarcano in Italia, ma che nessun'altra nazione dell'EU vuole prendersi carico?
Mi piacerebbe vedere l'effetto che fa!
Tenere sempre a mente la „regola d‘oro“
- giaguaro
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Re: SPIGOLANDO......
Ti ringrazio per gli auguri e ricambio di cuore, augurando a Te, alla tua famiglia e a tutti i forumisti, che il 2022 sia veramento l'inizio di una nuova vita, senza il blocco sanitario, psicologico ed economico che ha prodotto nel mondo questa tremenda pandemia che ancora ci sta torturando.
Per quanto riguarda l'indirizzo del Parlamento EUROPEO è facile trovarlo a Strasburgo. Ma dubito che chi riceverà la Tua missiva sia disposto a prestare attenzione alle considerazioni dei due citati scrittori in merito alle feste di Natale da noi tanto amate.
Quindi, non credo che la cosa potrebbe fare un grande effetto, contrariamente a quello che sperava il simpatico Jannacci citato dall'amico Ovidio.
Non posso insegnare niente a nessuno, posso solo cercare di farli riflettere - SOCRATE
- grazia
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Re: SPIGOLANDO......
La politica
Un bambino va dal padre e dice: Papà cos' è la politica? Il padre ci pensa e poi dice: Guarda te lo spiego con un esempio: io che lavoro e porto a casa i soldi sono il capitalista, tua madre che li amministra è il governo, la donna delle pulizie è la classe operaia, tu che ormai hai qualche voce in capitolo sei il popolo, tua sorella che è appena nata è il futuro.
Il bambino va a dormire, ma alle due di notte la sorella comincia a piangere; il bambino va a cercare qualcuno. Va dal padre ma non lo trova, va dalla madre la quale lo manda via perché ha sonno, va dalla donna delle pulizie e la trova a letto col padre e allora torna dalla sorella e le dice: Guarda ho proprio capito cos'è la politica: i capitalisti fottono la classe operaia, il governo dorme, il popolo non lo ascolta nessuno e il futuro stà nella cacca.
Un bambino va dal padre e dice: Papà cos' è la politica? Il padre ci pensa e poi dice: Guarda te lo spiego con un esempio: io che lavoro e porto a casa i soldi sono il capitalista, tua madre che li amministra è il governo, la donna delle pulizie è la classe operaia, tu che ormai hai qualche voce in capitolo sei il popolo, tua sorella che è appena nata è il futuro.
Il bambino va a dormire, ma alle due di notte la sorella comincia a piangere; il bambino va a cercare qualcuno. Va dal padre ma non lo trova, va dalla madre la quale lo manda via perché ha sonno, va dalla donna delle pulizie e la trova a letto col padre e allora torna dalla sorella e le dice: Guarda ho proprio capito cos'è la politica: i capitalisti fottono la classe operaia, il governo dorme, il popolo non lo ascolta nessuno e il futuro stà nella cacca.