Auspico la prima guerra mondiale dei dazi
Inviato: 7 apr 2025, 16:38
Condanno gli scellerati dazi unilaterali di Trump (ricco ignorante che si laureò in economia, possiamo immaginare come, in un costoso ateneo privato) ma auspico una risposta immediata, durissima e più che simmetrica dal resto del mondo. Auspico cioè una spietata e vertiginosa escalation di dazi e controdazi: una lunga guerra mondiale commerciale. Una guerra fredda ma dolorosa, un estenuante conflitto politico-economico senza morti ammazzati, ma che - al prezzo di inevitabili sacrifici per tutti, inclusi per una volta i grassi pantofolai che non campano di lavoro ma di finanza - abbatta finalmente il perverso e insostenibile sistema capitalista e liberista che domina l'Occidente e che sta devastando, in termini ambientali, sociali, morali, il mondo intero. Prima che sia troppo tardi. Questa può essere l'occasione propizia. È chiaro che non reagire ai dazi USA o farlo timidamente come propongono i nostri sedicenti e fantozziani sovranisti Meloni e Salvini, ma anche altri leader UE, sarebbe errore madornale. Farebbe solo il gioco del sovranista della Casa Nera: sposterebbe capitali, produzioni e lavoro verso il paese più ricco del mondo (26% del PIL globale con il 4% della popolazione). È altrettanto chiaro che l'effetto macroeconomico dei dazi è asimmetrico: danneggia più i paesi esportatori che gli importatori ed è più sostenibile nei paesi ricchi. Di conseguenza la maggioranza dei paesi, avendo nei confronti degli USA un avanzo commerciale e un PIL pro capite minore, dovrebbe reagire ai dazi trumpiani con controdazi più salati. Dopodiché perfino l'asino in economia della Casa Nera capirebbe di essersi tirato una brutta zappa sui piedi. Invece oggi il suo gioco è sporco ma non del tutto irrazionale: Trump specula sulla debolezza e sulla sudditanza di politucoli come Starmer, Meloni, Scholz (il cui probabile successore Merz sembra perfino più appecorato agli USA). Questi incapaci vorrebbero scaricare il peso dei dazi americani sulle finanze pubbliche nazionali ed europee, sussidiando le imprese e le banche danneggiate. In sostanza progettano un altro travaso di soldi dalle tasche di noi contribuenti a quelle dei grassi pantofolai di cui sopra. I quali oggi tremano e vedono i loro miliardi, a migliaia, evaporare nelle Borse mondiali, New York inclusa, Mosca esclusa. Questa è una delle perversioni più odiose del sistema economico vigente: privatizzare gli utili, nazionalizzare le perdite. Il capitalismo liberista è un cane che si morde la coda e che, alla lunga, non ci porta da nessuna parte se non alla catastrofe ambientale e a quella sociale (disuguaglianza e migrazioni di massa). È un sistema tossicodipendente, la sua droga si chiama crescita e la crescita senza fine uccide lentamente il pianeta (la storiella della cd. "crescita sostenibile", raccontata da politici e capitalisti, è confutata dalla logica e dai dati). Il capitale privato si muove solo per restituire un rendimento, un utile netto: se si ferma il gioco delle banche, delle Borse, del profitto sul valore aggiunto dal lavoro (leggasi sfruttamento dei lavoratori), dell'inflazione, dell'erosione continua del risparmio privato dei salariati e dei pensionati, dell'arricchimento bulimico degli sfruttatori e degli speculatori, e del debito pubblico finalizzato all'arricchimento privato (es. alle opere pubbliche inutili e al salvataggio delle banche), il sistema crolla. Nei momenti peggiori, tipo quello che attraversiamo, gli stati nazionali asserviti al sistema sono disposti a tutto, cioè alla overdose, per non farlo crollare. Per es. iniezioni di fiumi di liquidità nel sistema (il famoso quantitative easing di Draghi), impennate della spesa pubblica, impennate della spesa militare, riarmo generalizzato, guerra per procura, guerra vera propria.
Queste considerazioni forse le avete già lette in altri miei post, ma in questo recente articolo trovate una conferma più dettagliata di quella che io chiamo "tossicodipendenza" da crescita economica:
https://infosannio.com/2025/04/04/perch ... la-guerra/
E allora molto meno peggio una guerra di dazi che una guerra di missili! Serve, direi urge una recessione mondiale, con un drastico ridimensionamento del commercio mondiale, della produzione e dei consumi, specie quelli energetici ma non solo. Ovviamente i paesi poveri hanno ancora i loro sacrosanti margini di crescita sostenibile, quelli che l'Occidente non ha più da decenni (dai primi anni 70 per l'esattezza). Ma anche paesi emergenti come la Cina devono una buona volta smetterla di produrre ed esportare sempre di più, di bruciare fossili ed emettere gas serra sempre di più, per i consumi interni ed esterni. Anche l'UE dovrebbe a mio avviso alzare i dazi alla Cina e agli asiatici in genere. È necessario e urgente deglobalizzare, definanziarizzare e soprattutto rinazionalizzare l'economia (e le economie). Non è certo ai privati, che da sempre mirano al profitto e non all'interesse generale, che si possono affidare svolte epocali e cogenti come la transizione ecologica. Lo Stato DEVE proteggere dall'inflazione i ceti deboli, può e in certi casi deve salvare banche e aziende in difficoltà, ovvero i posti di lavoro ma non gli azionisti (i pantofolai), nazionalizzandole o rifondandole senza accollarsi debiti e senza regalare soldi a fondo perduto. Gli USA rappresentano poco più del 10% delle nostre esportazioni e i dazi doganali sono in genere a carico dell'importatore, eppure centinaia di piccole e medie aziende private italiane oggi rischiano letteralmente di chiudere. Non rischia certo una grande e solida azienda privata come la Ferrari, che ha negli USA il suo primo mercato e che anzi ha risposto alzandovi del 10% i prezzi del listino per garantirsi i margini di profitto. E men che meno hanno da temere le nostre grandi aziende pubbliche. La Cina, dove tutte le grandi imprese e banche sono controllate dallo Stato, si fa un baffo dei dazi di Trump. Ha risposto al +34% sulle merci cinesi con un +34% su quelle americane. Peraltro la guerra commerciale USA-Cina è iniziata nel 2018 con la prima presidenza Trump, leggete qui chi ha vinto facile il primo round:
By the end of Trump's first presidency, the trade war was widely characterized as a failure for the United States.
https://en.wikipedia.org/wiki/China%E2% ... _trade_war
Queste considerazioni forse le avete già lette in altri miei post, ma in questo recente articolo trovate una conferma più dettagliata di quella che io chiamo "tossicodipendenza" da crescita economica:
https://infosannio.com/2025/04/04/perch ... la-guerra/
E allora molto meno peggio una guerra di dazi che una guerra di missili! Serve, direi urge una recessione mondiale, con un drastico ridimensionamento del commercio mondiale, della produzione e dei consumi, specie quelli energetici ma non solo. Ovviamente i paesi poveri hanno ancora i loro sacrosanti margini di crescita sostenibile, quelli che l'Occidente non ha più da decenni (dai primi anni 70 per l'esattezza). Ma anche paesi emergenti come la Cina devono una buona volta smetterla di produrre ed esportare sempre di più, di bruciare fossili ed emettere gas serra sempre di più, per i consumi interni ed esterni. Anche l'UE dovrebbe a mio avviso alzare i dazi alla Cina e agli asiatici in genere. È necessario e urgente deglobalizzare, definanziarizzare e soprattutto rinazionalizzare l'economia (e le economie). Non è certo ai privati, che da sempre mirano al profitto e non all'interesse generale, che si possono affidare svolte epocali e cogenti come la transizione ecologica. Lo Stato DEVE proteggere dall'inflazione i ceti deboli, può e in certi casi deve salvare banche e aziende in difficoltà, ovvero i posti di lavoro ma non gli azionisti (i pantofolai), nazionalizzandole o rifondandole senza accollarsi debiti e senza regalare soldi a fondo perduto. Gli USA rappresentano poco più del 10% delle nostre esportazioni e i dazi doganali sono in genere a carico dell'importatore, eppure centinaia di piccole e medie aziende private italiane oggi rischiano letteralmente di chiudere. Non rischia certo una grande e solida azienda privata come la Ferrari, che ha negli USA il suo primo mercato e che anzi ha risposto alzandovi del 10% i prezzi del listino per garantirsi i margini di profitto. E men che meno hanno da temere le nostre grandi aziende pubbliche. La Cina, dove tutte le grandi imprese e banche sono controllate dallo Stato, si fa un baffo dei dazi di Trump. Ha risposto al +34% sulle merci cinesi con un +34% su quelle americane. Peraltro la guerra commerciale USA-Cina è iniziata nel 2018 con la prima presidenza Trump, leggete qui chi ha vinto facile il primo round:
By the end of Trump's first presidency, the trade war was widely characterized as a failure for the United States.
https://en.wikipedia.org/wiki/China%E2% ... _trade_war