IL lavaggio del cervello fiscale

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andreone
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IL lavaggio del cervello fiscale

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Il Lavaggio del Cervello Fiscale: Come il Sistema Manipola la Percezione delle Tasse
Il sistema ha costruito un’intera narrazione sulle tasse che non solo giustifica l’esistenza della tassazione, ma fa credere alle persone che sia un dovere morale e inevitabile. Questo lavaggio del cervello fiscale è talmente radicato che chiunque lo metta in discussione viene automaticamente etichettato come evasore, asociale o irresponsabile. Vediamo nel dettaglio i meccanismi di questa manipolazione.

1. Il Dogma del “Bene Comune”
La principale giustificazione per la tassazione è che il denaro raccolto serva a finanziare i servizi pubblici per il bene di tutti. Ma il problema non è il concetto di contribuire alla società, bensì la gestione di queste risorse. Se fosse vero che le tasse servono per il bene comune, non vedremmo:

Sanità e istruzione sottofinanziate nonostante il costante aumento della pressione fiscale.
Sprechi enormi e corruzione sistemica, con miliardi che spariscono ogni anno tra mala gestione, appalti truccati e finanziamenti illeciti.
Privatizzazioni dei servizi essenziali, che trasformano i beni pubblici in strumenti di profitto per le élite.
Il concetto di “bene comune” viene quindi usato come giustificazione per mantenere il controllo fiscale sulle masse, mentre le risorse vengono dirottate verso chi detiene il potere.

2. Il Senso di Colpa e la Criminalizzazione del Dissenso
Uno degli strumenti più efficaci del lavaggio del cervello fiscale è l’uso del senso di colpa. Il cittadino viene costantemente bombardato con messaggi del tipo:

“Se non paghi le tasse, stai rubando alla società”
“Grazie alle tasse possiamo avere strade, scuole e ospedali”
“Chi evade le tasse è un parassita”
Questi messaggi hanno lo scopo di spostare il dibattito dal problema della gestione delle risorse al comportamento del cittadino. Se qualcuno si ribella alla tassazione ingiusta, il sistema non risponde nel merito, ma lo attacca moralmente, facendolo sentire colpevole o dipingendolo come un criminale.

Intanto, le grandi multinazionali e le élite economiche usano paradisi fiscali e scappatoie legali per pagare quasi zero tasse, ma l’attenzione viene sempre rivolta al piccolo cittadino.

3. L’Illusione della Democrazia Fiscale
Un’altra parte del lavaggio del cervello consiste nel far credere alle persone che, attraverso il voto e le istituzioni, possano influenzare come vengono spesi i soldi delle tasse. In realtà:

Le decisioni sui bilanci vengono prese da tecnocrati e organismi sovranazionali (es. UE, FMI, BCE) fuori dal controllo democratico.
Anche quando c’è un cambio di governo, la pressione fiscale non diminuisce mai in modo significativo, perché è il sistema stesso a richiedere un drenaggio continuo di risorse.
Le tasse non servono a coprire direttamente la spesa pubblica, ma spesso vengono utilizzate per ripagare il debito pubblico, cioè soldi presi in prestito dalle stesse élite finanziarie che dominano l’economia globale.
Soluzioni: Come Rompere il Gioco del Sistema
Se comprendiamo che la tassazione non è realmente finalizzata al benessere collettivo ma è uno strumento di potere, allora il vero obiettivo non è semplicemente “pagare meno tasse”, ma superare il sistema di controllo fiscale. Ecco alcune possibili soluzioni:

1. Modelli Economici Alternativi
Esistono modelli in cui le tasse non sono necessarie o sono drasticamente ridotte, ad esempio:

Sistemi basati su risorse e beni comuni (dove i servizi essenziali vengono garantiti senza bisogno di drenare denaro attraverso tasse).
Criptovalute e circuiti di scambio paralleli per ridurre la dipendenza dal sistema monetario centralizzato.
Autarchia locale e decentralizzazione economica per rendere le comunità autosufficienti senza bisogno di intermediari statali.
2. Disobbedienza Fiscale e Strategie di Resistenza
Se il sistema si regge sulla tassazione forzata, allora la resistenza fiscale diventa uno strumento di lotta. Alcune strategie includono:

Ridurre al minimo il denaro tracciabile, favorendo scambi in contanti, criptovalute o baratto.
Usare giurisdizioni più favorevoli, sfruttando le contraddizioni del sistema stesso.
Diffondere consapevolezza, smascherando il meccanismo di controllo e manipolazione dietro la tassazione.
3. Creare Strutture di Autogestione
Uno dei motivi per cui il sistema riesce a imporre le tasse è che le persone dipendono dai servizi statali. Se le comunità diventano capaci di:

Gestire la propria sanità (es. medicina alternativa, reti di mutuo soccorso),
Educare senza il bisogno di scuole statali,
Creare infrastrutture indipendenti,
allora il ricatto della tassazione perde potere.

Conclusione
La tassazione non è solo un meccanismo di finanziamento, ma uno strumento di controllo sociale. Il lavaggio del cervello fiscale ha il compito di far accettare questo sistema come inevitabile e morale, ma una consapevolezza più profonda permette di vederlo per quello che è: un meccanismo di sfruttamento.

Le alternative esistono, ma richiedono un cambio di mentalità e un’azione concreta per svincolarsi dal sistema. La vera libertà non sta nel pagare meno tasse, ma nel costruire un mondo in cui la tassazione coercitiva non sia più necessaria.
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Crossfire
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Re: IL lavaggio del cervello fiscale

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Ho letto l’intervento sul “lavaggio del cervello fiscale” e mi sembra che presenti una visione estrema e poco realistica della tassazione. Provo a contestare i principali punti.

🔹 1. “Le tasse non servono al bene comune”
Se fosse vero, nei paesi con alta tassazione i servizi pubblici dovrebbero essere disastrosi, ma in realtà in nazioni come la Norvegia o la Svezia sanità e istruzione funzionano benissimo. Il problema non è l’esistenza delle tasse, ma come vengono gestite. Senza di esse, chi finanzia strade, ospedali e sicurezza?

🔹 2. “Ci fanno sentire in colpa per le tasse”
L’evasione fiscale è un problema perché riduce le risorse per i servizi pubblici, costringendo a compensare con più tasse per chi le paga onestamente. Certo, le multinazionali eludono, ed è giusto combattere i loro privilegi, ma non è una scusa per giustificare l’evasione di tutti.

🔹 3. “Non abbiamo controllo sulla tassazione”
Esistono strumenti democratici per cambiare le politiche fiscali: votare partiti con programmi economici diversi, fare pressione politica, promuovere referendum. Non è facile, ma dire che i cittadini non abbiano alcun potere è eccessivo.

🔹 4. “Modelli economici senza tasse”
L’idea di sostituire le tasse con criptovalute, scambi diretti o autogestione può funzionare su piccolissima scala, ma in una società complessa sarebbe un disastro. Senza contributi pubblici, chi garantisce sanità, istruzione, sicurezza e infrastrutture?

🔹 5. “Resistenza fiscale e disobbedienza”
Evitare di pagare le tasse usando contanti, paradisi fiscali o criptovalute non è la soluzione, ma solo un modo per indebolire ulteriormente i servizi pubblici. Meno entrate fiscali = meno investimenti in scuole, ospedali e trasporti = più disuguaglianze.

🔹 6. “Autogestione e comunità autosufficienti”
Bello in teoria, difficile in pratica. Le società senza un sistema centralizzato di risorse finiscono spesso nel caos o sotto il controllo di gruppi privati ancora più opprimenti. Lo Stato ha problemi? Certo. Ma la soluzione è migliorarlo, non eliminarlo.

📌 Conclusione
Dire che le tasse sono solo un sistema di controllo è una semplificazione estrema. Il vero problema non è pagarle, ma garantirne una gestione equa ed efficiente. Invece di sognare scenari irrealizzabili, sarebbe più utile discutere di come rendere la tassazione più giusta e i servizi più trasparenti.
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andreone
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Re: IL lavaggio del cervello fiscale

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Crossfire ha scritto: 25 mar 2025, 11:24 Ho letto l’intervento sul “lavaggio del cervello fiscale” e mi sembra che presenti una visione estrema e poco realistica della tassazione. Provo a contestare i principali punti.

🔹 1. “Le tasse non servono al bene comune”
Se fosse vero, nei paesi con alta tassazione i servizi pubblici dovrebbero essere disastrosi, ma in realtà in nazioni come la Norvegia o la Svezia sanità e istruzione funzionano benissimo. Il problema non è l’esistenza delle tasse, ma come vengono gestite. Senza di esse, chi finanzia strade, ospedali e sicurezza?

🔹 2. “Ci fanno sentire in colpa per le tasse”
L’evasione fiscale è un problema perché riduce le risorse per i servizi pubblici, costringendo a compensare con più tasse per chi le paga onestamente. Certo, le multinazionali eludono, ed è giusto combattere i loro privilegi, ma non è una scusa per giustificare l’evasione di tutti.

🔹 3. “Non abbiamo controllo sulla tassazione”
Esistono strumenti democratici per cambiare le politiche fiscali: votare partiti con programmi economici diversi, fare pressione politica, promuovere referendum. Non è facile, ma dire che i cittadini non abbiano alcun potere è eccessivo.

🔹 4. “Modelli economici senza tasse”
L’idea di sostituire le tasse con criptovalute, scambi diretti o autogestione può funzionare su piccolissima scala, ma in una società complessa sarebbe un disastro. Senza contributi pubblici, chi garantisce sanità, istruzione, sicurezza e infrastrutture?

🔹 5. “Resistenza fiscale e disobbedienza”
Evitare di pagare le tasse usando contanti, paradisi fiscali o criptovalute non è la soluzione, ma solo un modo per indebolire ulteriormente i servizi pubblici. Meno entrate fiscali = meno investimenti in scuole, ospedali e trasporti = più disuguaglianze.

🔹 6. “Autogestione e comunità autosufficienti”
Bello in teoria, difficile in pratica. Le società senza un sistema centralizzato di risorse finiscono spesso nel caos o sotto il controllo di gruppi privati ancora più opprimenti. Lo Stato ha problemi? Certo. Ma la soluzione è migliorarlo, non eliminarlo.

📌 Conclusione
Dire che le tasse sono solo un sistema di controllo è una semplificazione estrema. Il vero problema non è pagarle, ma garantirne una gestione equa ed efficiente. Invece di sognare scenari irrealizzabili, sarebbe più utile discutere di come rendere la tassazione più giusta e i servizi più trasparenti.
1. “Le tasse non servono al bene comune”
Il paragone con paesi come Norvegia e Svezia è fuorviante, perché questi paesi hanno economie molto particolari, ricche di risorse naturali (petrolio norvegese) e con una popolazione ridotta rispetto al PIL. Il vero punto è che nei sistemi occidentali la tassazione non è proporzionale alla qualità dei servizi.

Perché in Italia, con una pressione fiscale altissima, la sanità viene costantemente tagliata?

Perché i soldi pubblici finiscono regolarmente in sprechi e corruzione?

Perché mentre si chiedono sacrifici ai cittadini, gli sprechi di Stato non vengono mai affrontati seriamente?

Dire “senza tasse, chi finanzia i servizi?” è una domanda ingannevole. Il problema non è se ci vogliono tasse o no, ma chi ne beneficia realmente e perché non si esplorano alternative.

2. “Ci fanno sentire in colpa per le tasse”
Il senso di colpa è uno strumento di controllo. L’idea che l’evasione fiscale sia il problema principale è una strategia per distogliere l’attenzione dai veri sprechi e dal privilegio delle élite.

Se l’evasione fosse il problema, allora come mai quando lo Stato incassa di più il debito pubblico non cala mai?

Perché nessuno si scandalizza per i miliardi sprecati in opere inutili, consulenze fittizie, corruzione politica?

Perché gli evasori “piccoli” vengono demonizzati, mentre le grandi multinazionali che eludono miliardi con scappatoie legali vengono difese?

La realtà è che il sistema usa il concetto di “evasione” per colpevolizzare il cittadino comune e impedirgli di mettere in discussione il sistema stesso.

3. “Non abbiamo controllo sulla tassazione”
Dire che votare un partito con una politica fiscale diversa cambierebbe davvero qualcosa è una pia illusione.

La pressione fiscale non è mai diminuita significativamente con nessun governo.

L’Unione Europea impone vincoli di bilancio che limitano la sovranità fiscale degli Stati.

Le decisioni economiche sono spesso prese da tecnocrati (BCE, FMI, UE) e non dai governi eletti.

Dire che la gente può cambiare le cose con il voto è solo una scusa per mantenere lo status quo.

4. “Modelli economici senza tasse”
Il sistema vuole far credere che senza tassazione la società crollerebbe. Ma ci sono alternative:

Modelli di economia decentralizzata, dove servizi come la sanità vengono gestiti localmente invece di essere centralizzati e burocratizzati.

Beni comuni gestiti in autonomia, come accade in molte comunità resilienti.

Sistemi di scambio paralleli, che esistono da sempre ma vengono ostacolati proprio per mantenere il monopolio dello Stato sul denaro.

Il fatto che questi modelli non siano mai seriamente sperimentati su larga scala non significa che siano impossibili.

5. “Resistenza fiscale e disobbedienza”
Chi difende il sistema dice che non pagare le tasse significa peggiorare i servizi pubblici. Ma allora perché in paesi con altissima tassazione i servizi sono scadenti?

Perché il problema non è quante tasse si raccolgono, ma come vengono spese.

Perché esistono interi settori di spesa pubblica che non servono al cittadino, ma a chi detiene il potere.

Perché le élite che sostengono la tassazione sono le prime a eluderla o a beneficiare dei soldi pubblici.

La resistenza fiscale è una forma di autodifesa contro un sistema che sfrutta il cittadino per mantenere i privilegi di pochi.

6. “Autogestione e comunità autosufficienti”
L’argomento che senza Stato si creerebbe il caos è un classico trucco retorico per difendere il potere centralizzato.

Ci sono già comunità autosufficienti che funzionano senza bisogno dello Stato.

La decentralizzazione economica è una realtà in molte parti del mondo, e spesso offre servizi migliori di quelli statali.

Il vero problema è che chi ha il potere non vuole alternative, perché perderebbe il controllo sulle persone.

Conclusione
Questa risposta non fa altro che ripetere la narrativa ufficiale, ignorando il vero punto: le tasse non sono solo un mezzo di finanziamento, ma uno strumento di controllo.

Il sistema vuole che le persone credano che senza tasse tutto crollerebbe, perché così nessuno si chiede se ci siano alternative migliori.

Si usa il senso di colpa per impedire alla gente di mettere in discussione la tassazione.

Le vere decisioni economiche non vengono prese democraticamente, ma da élite finanziarie e tecnocrati.

Chi risponde difendendo il sistema in realtà evita di affrontare il problema principale: il denaro pubblico viene gestito per mantenere il potere, non per garantire giustizia ed equità.
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Re: IL lavaggio del cervello fiscale

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🔹 1. “Il paragone con Norvegia e Svezia è fuorviante”
Dire che quei paesi funzionano bene solo grazie al petrolio è un errore. La Norvegia usa il suo fondo sovrano per stabilizzare l’economia, ma la Svezia e la Danimarca non hanno risorse naturali di rilievo eppure garantiscono ottimi servizi pubblici. Il punto è la gestione, non l’esistenza delle tasse.

In Italia ci sono sprechi? Sì.

La soluzione è eliminare le tasse? No.

La soluzione è chiedere più trasparenza, più efficienza e una lotta seria alla corruzione, non smantellare il sistema fiscale.

Dire “il problema non è se ci vogliono tasse o no” e poi attaccare solo il concetto di tassazione è una contraddizione. Senza tasse non ci sarebbe nulla da gestire meglio, perché non ci sarebbero servizi pubblici.

🔹 2. “Il senso di colpa è uno strumento di controllo”
L’evasione fiscale è un problema enorme e documentato. Non è una narrativa per distogliere l’attenzione, è un dato di fatto. In Italia l’evasione fiscale è stimata attorno ai 90-100 miliardi di euro annui.

Dire “se l’evasione fosse il problema, allora perché il debito non cala?” è fuorviante. Il debito pubblico dipende da mille fattori (spese per interessi, crisi economiche, investimenti a lungo termine).

Gli sprechi esistono, ma dire che il problema principale non è l’evasione è come dire che perdere sangue non è grave perché tanto sei già ferito.

Le grandi multinazionali eludono le tasse? Assolutamente sì, e bisogna contrastarle. Ma la soluzione è migliorare il sistema fiscale, non smantellarlo o giustificare l’evasione dei piccoli.

🔹 3. “Il voto non cambia nulla”
Se la pressione fiscale non cala significativamente, è perché mantenere uno Stato funzionante ha dei costi fissi. Ridurre le tasse significa ridurre i servizi, e quindi bisogna decidere cosa tagliare: sanità? Scuola? Trasporti?

Il voto può influire eccome. Negli anni ci sono stati governi che hanno abbassato alcune tasse (IMU prima casa, riduzioni IRPEF per alcune fasce).

L’UE impone vincoli? Sì, ma quei vincoli servono a evitare che gli Stati facciano debiti insostenibili, non a “togliere sovranità”.

Pensare che le decisioni vengano solo dai “tecnocrati” è una visione semplicistica. BCE e FMI non governano l’Italia, sono istituzioni che intervengono solo in casi di crisi economica estrema.

🔹 4. “Esistono alternative alla tassazione”
Quali sarebbero questi modelli miracolosi?

“Gestione locale della sanità”? Ok, ma chi la finanzia se non con le tasse locali?

“Beni comuni autogestiti”? Dove e come, su scala nazionale? Gli esempi di piccole comunità non sono applicabili a una popolazione di milioni di persone.

“Sistemi di scambio paralleli”? Già esistono (baratto, monete alternative), ma non sono sufficienti per sostenere un’economia moderna.

Il motivo per cui queste “alternative” non vengono applicate su larga scala è che non funzionano su larga scala.

🔹 5. “La resistenza fiscale è autodifesa”
No, è egoismo sociale.

“Se le tasse sono alte e i servizi scarsi, perché pagarle?” → Perché se nessuno le pagasse, non avremmo nemmeno quei servizi scarsi.

“Gli sprechi sono il vero problema” → Giusto, ma ridurre le entrate statali non aiuta a risolverlo, anzi, peggiora la situazione.

“Le élite evadono, quindi possiamo farlo anche noi” → No, il problema è colpire le élite, non giustificare l’evasione diffusa.

Se tutti smettessero di pagare le tasse, l’unico risultato sarebbe il collasso dello Stato, con la fine di sanità pubblica, istruzione e sicurezza. Chi ne soffrirebbe? Non certo i ricchi.

🔹 6. “Lo Stato è inutile, si può vivere senza”
La storia dice l’opposto.

Le società senza un’organizzazione statale forte finiscono nel caos o sotto il controllo di gruppi privati (signori della guerra, milizie, mafie).

“Ci sono già comunità autosufficienti” → Sì, poche, isolate, e comunque dipendenti da infrastrutture create dallo Stato.

“La decentralizzazione offre servizi migliori” → In alcuni casi sì, ma in molti altri porta a disuguaglianze enormi (vedi il sistema sanitario USA, dove chi è povero spesso non può curarsi).

L’idea che le tasse siano solo un “controllo” è una teoria del complotto. Il problema non è il concetto di tassazione, ma la sua gestione.

📌 Conclusione
L’argomento “le tasse servono solo per controllarci” è una semplificazione estrema che ignora la realtà.

Il problema non è l’esistenza delle tasse, ma il loro utilizzo.

L’evasione fiscale è dannosa per tutti, non una forma di ribellione eroica.

Le alternative proposte sono vaghe, impraticabili o applicabili solo su scala ridotta.

La soluzione è migliorare la gestione pubblica, non smantellare la fiscalità.

Capisco la frustrazione per gli sprechi e la corruzione, ma la risposta non è eliminare le tasse, bensì pretendere che siano usate in modo giusto ed efficiente.
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Re: IL lavaggio del cervello fiscale

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Crossfire ha scritto: 25 mar 2025, 13:38 🔹 1. “Il paragone con Norvegia e Svezia è fuorviante”
Dire che quei paesi funzionano bene solo grazie al petrolio è un errore. La Norvegia usa il suo fondo sovrano per stabilizzare l’economia, ma la Svezia e la Danimarca non hanno risorse naturali di rilievo eppure garantiscono ottimi servizi pubblici. Il punto è la gestione, non l’esistenza delle tasse.

In Italia ci sono sprechi? Sì.

La soluzione è eliminare le tasse? No.

La soluzione è chiedere più trasparenza, più efficienza e una lotta seria alla corruzione, non smantellare il sistema fiscale.

Dire “il problema non è se ci vogliono tasse o no” e poi attaccare solo il concetto di tassazione è una contraddizione. Senza tasse non ci sarebbe nulla da gestire meglio, perché non ci sarebbero servizi pubblici.

🔹 2. “Il senso di colpa è uno strumento di controllo”
L’evasione fiscale è un problema enorme e documentato. Non è una narrativa per distogliere l’attenzione, è un dato di fatto. In Italia l’evasione fiscale è stimata attorno ai 90-100 miliardi di euro annui.

Dire “se l’evasione fosse il problema, allora perché il debito non cala?” è fuorviante. Il debito pubblico dipende da mille fattori (spese per interessi, crisi economiche, investimenti a lungo termine).

Gli sprechi esistono, ma dire che il problema principale non è l’evasione è come dire che perdere sangue non è grave perché tanto sei già ferito.

Le grandi multinazionali eludono le tasse? Assolutamente sì, e bisogna contrastarle. Ma la soluzione è migliorare il sistema fiscale, non smantellarlo o giustificare l’evasione dei piccoli.

🔹 3. “Il voto non cambia nulla”
Se la pressione fiscale non cala significativamente, è perché mantenere uno Stato funzionante ha dei costi fissi. Ridurre le tasse significa ridurre i servizi, e quindi bisogna decidere cosa tagliare: sanità? Scuola? Trasporti?

Il voto può influire eccome. Negli anni ci sono stati governi che hanno abbassato alcune tasse (IMU prima casa, riduzioni IRPEF per alcune fasce).

L’UE impone vincoli? Sì, ma quei vincoli servono a evitare che gli Stati facciano debiti insostenibili, non a “togliere sovranità”.

Pensare che le decisioni vengano solo dai “tecnocrati” è una visione semplicistica. BCE e FMI non governano l’Italia, sono istituzioni che intervengono solo in casi di crisi economica estrema.

🔹 4. “Esistono alternative alla tassazione”
Quali sarebbero questi modelli miracolosi?

“Gestione locale della sanità”? Ok, ma chi la finanzia se non con le tasse locali?

“Beni comuni autogestiti”? Dove e come, su scala nazionale? Gli esempi di piccole comunità non sono applicabili a una popolazione di milioni di persone.

“Sistemi di scambio paralleli”? Già esistono (baratto, monete alternative), ma non sono sufficienti per sostenere un’economia moderna.

Il motivo per cui queste “alternative” non vengono applicate su larga scala è che non funzionano su larga scala.

🔹 5. “La resistenza fiscale è autodifesa”
No, è egoismo sociale.

“Se le tasse sono alte e i servizi scarsi, perché pagarle?” → Perché se nessuno le pagasse, non avremmo nemmeno quei servizi scarsi.

“Gli sprechi sono il vero problema” → Giusto, ma ridurre le entrate statali non aiuta a risolverlo, anzi, peggiora la situazione.

“Le élite evadono, quindi possiamo farlo anche noi” → No, il problema è colpire le élite, non giustificare l’evasione diffusa.

Se tutti smettessero di pagare le tasse, l’unico risultato sarebbe il collasso dello Stato, con la fine di sanità pubblica, istruzione e sicurezza. Chi ne soffrirebbe? Non certo i ricchi.

🔹 6. “Lo Stato è inutile, si può vivere senza”
La storia dice l’opposto.

Le società senza un’organizzazione statale forte finiscono nel caos o sotto il controllo di gruppi privati (signori della guerra, milizie, mafie).

“Ci sono già comunità autosufficienti” → Sì, poche, isolate, e comunque dipendenti da infrastrutture create dallo Stato.

“La decentralizzazione offre servizi migliori” → In alcuni casi sì, ma in molti altri porta a disuguaglianze enormi (vedi il sistema sanitario USA, dove chi è povero spesso non può curarsi).

L’idea che le tasse siano solo un “controllo” è una teoria del complotto. Il problema non è il concetto di tassazione, ma la sua gestione.

📌 Conclusione
L’argomento “le tasse servono solo per controllarci” è una semplificazione estrema che ignora la realtà.

Il problema non è l’esistenza delle tasse, ma il loro utilizzo.

L’evasione fiscale è dannosa per tutti, non una forma di ribellione eroica.

Le alternative proposte sono vaghe, impraticabili o applicabili solo su scala ridotta.

La soluzione è migliorare la gestione pubblica, non smantellare la fiscalità.

Capisco la frustrazione per gli sprechi e la corruzione, ma la risposta non è eliminare le tasse, bensì pretendere che siano usate in modo giusto ed efficiente.
Chi difende il sistema usa sempre gli stessi schemi:

Minimizza il problema strutturale.

Demonizza l’evasione per giustificare tasse sempre più alte.

Dice che il voto conta mentre le politiche fiscali sono decise altrove.

Scredita ogni alternativa come irrealistica.

Dipinge la resistenza fiscale come egoismo anziché autodifesa.

1. Il mito della gestione efficiente
Non è un problema di "trasparenza", ma di controllo: le tasse continuano a crescere mentre i servizi peggiorano. Se la tassazione fosse la soluzione, perché in Italia paghiamo di più per avere di meno?

2. L’evasione come capro espiatorio
Se fosse davvero il problema, perché il debito aumenta anche quando le entrate fiscali crescono? La verità è che le tasse finanziano prima il sistema, poi i servizi.

3. Il voto non decide nulla sulla fiscalità
L’UE impone vincoli, la BCE detta le regole e ogni governo si adegua. Parlare di “scelta democratica” sulla tassazione è un’illusione.

4. Le alternative esistono ma vengono soffocate
Le comunità autogestite, gli scambi senza denaro, le criptovalute: tutto quello che può ridurre il controllo statale viene ostacolato. Il problema non è che non funzionano, è che il sistema le teme.

5. La resistenza fiscale è autodifesa, non egoismo
Se lo Stato fosse giusto, non servirebbero minacce per obbligare a pagare. Lo Stato spreca miliardi, ma criminalizza chi si difende da un prelievo forzoso senza equa contropartita.

6. Lo Stato genera il caos che dice di risolvere
Dicono che senza tasse regnerebbe l’anarchia, ma è lo Stato stesso a creare instabilità con crisi artificiali, debito e regole sempre più opprimenti.

Conclusione: chi difende il sistema difende il suo monopolio. Se il problema fosse solo la gestione, basterebbe migliorarlo. Ma il vero nodo è chi controlla le risorse e chi decide come usarle. Finché il potere resterà concentrato, le tasse non saranno mai per il bene comune, ma per chi sta in alto.
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Re: IL lavaggio del cervello fiscale

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🔹 1. Il mito della gestione efficiente
L’idea che “le tasse aumentano e i servizi peggiorano” non è una regola universale. I paesi con tasse alte e servizi di qualità esistono (vedi Nord Europa). Il problema in Italia è la cattiva gestione, non il concetto di tassazione in sé.

Dire che “se la tassazione fosse la soluzione, non avremmo problemi” è come dire che “se la medicina funzionasse, nessuno si ammalerebbe”. La questione è come vengono usate le risorse, non se debbano esistere.

🔹 2. L’evasione come capro espiatorio
L’evasione fiscale è un problema documentato e reale.

“Perché il debito aumenta anche quando le entrate crescono?” Perché il debito non dipende solo dalle entrate, ma anche dalle spese. Aumentare le entrate aiuta, ma se le spese crescono o il PIL cala, il debito non diminuisce.

“Le tasse finanziano prima il sistema, poi i servizi” → Che vuol dire? Il “sistema” è proprio quello che fornisce i servizi. Strade, ospedali, scuole e sicurezza sono il sistema.

L’evasione non è un dettaglio: crea un buco che viene coperto da chi paga regolarmente. Non è un’illusione, è matematica.

🔹 3. Il voto non decide nulla sulla fiscalità
Dire che l’UE e la BCE decidono tutto è un’esagerazione.

L’UE impone vincoli perché gli Stati membri hanno accordi comuni, ma ogni governo ha margini di manovra fiscale. In Italia ci sono stati governi che hanno ridotto o rimodulato tasse (IVA su certi beni, IRPEF, IMU prima casa, ecc.).

Se la politica fiscale fosse decisa solo da Bruxelles, non ci sarebbero differenze tra i vari paesi UE, mentre invece ci sono.

🔹 4. Le alternative esistono ma vengono soffocate
Quali alternative funzionano davvero su larga scala?

“Comunità autogestite” → Esistono, ma sono poche e dipendono comunque da infrastrutture pubbliche.

“Scambi senza denaro” → Non possono reggere un’economia moderna. Se funzionassero così bene, sarebbero spontaneamente diffuse.

“Criptovalute” → Non sono una minaccia per lo Stato, tant’è che alcuni paesi le stanno regolamentando. Non eliminano il bisogno di finanziamenti per i servizi pubblici.

Dire che queste alternative vengono “soffocate” è un modo per evitare di ammettere che, su larga scala, non sono realmente sostenibili.

🔹 5. La resistenza fiscale è autodifesa, non egoismo
No, è egoismo.

“Se lo Stato fosse giusto, non servirebbero minacce per pagare” → Nessuno ama pagare le tasse, ma senza di esse non ci sarebbero servizi pubblici.

“Lo Stato spreca miliardi” → Vero, ma evadere le tasse non aiuta, anzi peggiora la situazione.

“Prelievo forzoso senza equa contropartita” → Se uno non vede i servizi non significa che non esistano. Ci sono infrastrutture che usiamo tutti i giorni senza rendercene conto.

Se pagare le tasse fosse “opzionale”, chi le pagherebbe? E con che soldi manterremmo sanità, scuola, trasporti, sicurezza?

🔹 6. Lo Stato genera il caos che dice di risolvere
Questa è una teoria complottista priva di fondamento.

“Lo Stato crea crisi artificiali” → Quali? Le crisi economiche hanno cause complesse, spesso globali (pandemie, guerre, mercati finanziari).

“Il debito è una trappola” → È uno strumento finanziario. Se ben gestito, serve per investire nel futuro.

“Regole opprimenti” → Quali? Le tasse esistono in ogni stato moderno.

L’idea che “senza Stato tutto sarebbe meglio” non è supportata dai fatti. Nei paesi con Stati deboli, come quelli in crisi politica, la qualità della vita peggiora drasticamente.

📌 Conclusione
Chi critica il sistema con argomentazioni generiche e complottiste evita di rispondere alle vere domande:

Se eliminassimo le tasse, chi pagherebbe i servizi pubblici?

Se la soluzione è “autogestione”, come si applica a milioni di persone?

Se la resistenza fiscale è giusta, chi copre il buco lasciato dagli evasori?

Il problema non è l’esistenza delle tasse, ma il modo in cui vengono gestite. Invece di cercare fantasiose “alternative”, la soluzione è migliorare efficienza e trasparenza.

Senza tasse, chi paga?
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andreone
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Re: IL lavaggio del cervello fiscale

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Crossfire ha scritto: 25 mar 2025, 16:27 🔹 1. Il mito della gestione efficiente
L’idea che “le tasse aumentano e i servizi peggiorano” non è una regola universale. I paesi con tasse alte e servizi di qualità esistono (vedi Nord Europa). Il problema in Italia è la cattiva gestione, non il concetto di tassazione in sé.

Dire che “se la tassazione fosse la soluzione, non avremmo problemi” è come dire che “se la medicina funzionasse, nessuno si ammalerebbe”. La questione è come vengono usate le risorse, non se debbano esistere.

🔹 2. L’evasione come capro espiatorio
L’evasione fiscale è un problema documentato e reale.

“Perché il debito aumenta anche quando le entrate crescono?” Perché il debito non dipende solo dalle entrate, ma anche dalle spese. Aumentare le entrate aiuta, ma se le spese crescono o il PIL cala, il debito non diminuisce.

“Le tasse finanziano prima il sistema, poi i servizi” → Che vuol dire? Il “sistema” è proprio quello che fornisce i servizi. Strade, ospedali, scuole e sicurezza sono il sistema.

L’evasione non è un dettaglio: crea un buco che viene coperto da chi paga regolarmente. Non è un’illusione, è matematica.

🔹 3. Il voto non decide nulla sulla fiscalità
Dire che l’UE e la BCE decidono tutto è un’esagerazione.

L’UE impone vincoli perché gli Stati membri hanno accordi comuni, ma ogni governo ha margini di manovra fiscale. In Italia ci sono stati governi che hanno ridotto o rimodulato tasse (IVA su certi beni, IRPEF, IMU prima casa, ecc.).

Se la politica fiscale fosse decisa solo da Bruxelles, non ci sarebbero differenze tra i vari paesi UE, mentre invece ci sono.

🔹 4. Le alternative esistono ma vengono soffocate
Quali alternative funzionano davvero su larga scala?

“Comunità autogestite” → Esistono, ma sono poche e dipendono comunque da infrastrutture pubbliche.

“Scambi senza denaro” → Non possono reggere un’economia moderna. Se funzionassero così bene, sarebbero spontaneamente diffuse.

“Criptovalute” → Non sono una minaccia per lo Stato, tant’è che alcuni paesi le stanno regolamentando. Non eliminano il bisogno di finanziamenti per i servizi pubblici.

Dire che queste alternative vengono “soffocate” è un modo per evitare di ammettere che, su larga scala, non sono realmente sostenibili.

🔹 5. La resistenza fiscale è autodifesa, non egoismo
No, è egoismo.

“Se lo Stato fosse giusto, non servirebbero minacce per pagare” → Nessuno ama pagare le tasse, ma senza di esse non ci sarebbero servizi pubblici.

“Lo Stato spreca miliardi” → Vero, ma evadere le tasse non aiuta, anzi peggiora la situazione.

“Prelievo forzoso senza equa contropartita” → Se uno non vede i servizi non significa che non esistano. Ci sono infrastrutture che usiamo tutti i giorni senza rendercene conto.

Se pagare le tasse fosse “opzionale”, chi le pagherebbe? E con che soldi manterremmo sanità, scuola, trasporti, sicurezza?

🔹 6. Lo Stato genera il caos che dice di risolvere
Questa è una teoria complottista priva di fondamento.

“Lo Stato crea crisi artificiali” → Quali? Le crisi economiche hanno cause complesse, spesso globali (pandemie, guerre, mercati finanziari).

“Il debito è una trappola” → È uno strumento finanziario. Se ben gestito, serve per investire nel futuro.

“Regole opprimenti” → Quali? Le tasse esistono in ogni stato moderno.

L’idea che “senza Stato tutto sarebbe meglio” non è supportata dai fatti. Nei paesi con Stati deboli, come quelli in crisi politica, la qualità della vita peggiora drasticamente.

📌 Conclusione
Chi critica il sistema con argomentazioni generiche e complottiste evita di rispondere alle vere domande:

Se eliminassimo le tasse, chi pagherebbe i servizi pubblici?

Se la soluzione è “autogestione”, come si applica a milioni di persone?

Se la resistenza fiscale è giusta, chi copre il buco lasciato dagli evasori?

Il problema non è l’esistenza delle tasse, ma il modo in cui vengono gestite. Invece di cercare fantasiose “alternative”, la soluzione è migliorare efficienza e trasparenza.

Senza tasse, chi paga?
🔹 1. Il mito della gestione efficiente
L’errore logico sta proprio nel paragone con i paesi nordici. Norvegia, Svezia e Danimarca hanno sistemi di gestione differenti e contesti storici, culturali ed economici che non sono replicabili ovunque. Inoltre, la Norvegia ha un fondo sovrano alimentato dal petrolio, mentre l’Italia non ha simili risorse. Dire che la soluzione sia solo “gestire meglio” è un modo per evitare il vero problema: il sistema fiscale stesso è costruito per sottrarre ricchezza ai cittadini e incanalarla in meccanismi di potere, non per fornire servizi efficienti.

🔹 2. L’evasione come capro espiatorio
La narrativa dell’evasione fiscale serve solo a giustificare ulteriori strette fiscali. Se davvero il problema fosse solo l’evasione, allora perché aumentando le tasse il debito continua a crescere? Perché le entrate statali aumentano, ma i servizi peggiorano? Il punto è che le tasse non servono primariamente a finanziare i servizi, ma a mantenere il controllo economico della popolazione. Il cosiddetto “buco” creato dagli evasori è in realtà una scusa per giustificare nuove imposte, mentre le vere dispersioni di denaro sono gli sprechi, la corruzione e gli interessi sul debito.

🔹 3. Il voto non decide nulla sulla fiscalità
Dire che “ogni governo ha margini di manovra fiscale” è ingenuo. Il problema è che le politiche fiscali sono imposte dall’alto e i governi devono rispettare vincoli precisi dettati da UE, BCE e FMI. Le scelte fiscali non vengono realmente determinate dai cittadini, ma da organismi sovranazionali che impongono austerità e strategie di prelievo forzoso. Il cittadino non può decidere di abbassare le tasse tramite il voto, perché ogni governo segue la stessa linea dettata da questi enti.

🔹 4. Le alternative esistono ma vengono soffocate
Le alternative al sistema fiscale statale esistono e sono state applicate in varie forme, ma vengono ostacolate o ignorate. Il baratto, le monete alternative, i circuiti di credito complementare e le criptovalute dimostrano che il valore economico può circolare senza bisogno di uno Stato centrale che imponga il prelievo forzoso. Il problema è che lo Stato ha bisogno di mantenere il monopolio della moneta e della tassazione per controllare la popolazione. Non si tratta di “non funzionano su larga scala”, ma di “non vengono lasciate funzionare su larga scala”.

🔹 5. La resistenza fiscale è autodifesa, non egoismo
Definire “egoismo” il tentativo di difendersi da un sistema che preleva forzosamente senza dare un’equa contropartita è pura propaganda. Se le tasse fossero realmente giuste, non servirebbero minacce di sanzioni e pignoramenti per farle pagare. Inoltre, l’argomento “senza tasse non avremmo nulla” è falso: esistono già modelli di finanziamento basati su contributi volontari, economie parallele e sistemi di autogestione che funzionano senza imposizione coercitiva.

🔹 6. Lo Stato genera il caos che dice di risolvere
Non è complottismo, è storia. Le crisi economiche sono spesso indotte da scelte politiche e finanziarie mirate a creare dipendenza dal sistema. Il debito pubblico, che continua a crescere nonostante l’aumento delle tasse, è un chiaro segnale che lo Stato non è interessato a risolvere il problema, ma a perpetuarlo per mantenere il controllo. Senza uno Stato che centralizza tutto, le comunità potrebbero autogestirsi senza essere schiacciate da una tassazione opprimente e da politiche che servono solo gli interessi delle élite.

📌 Conclusione
L’idea che le tasse siano necessarie è un dogma imposto da chi trae vantaggio da questo sistema. La vera questione non è migliorare la gestione delle tasse, ma superare un modello di controllo basato sul prelievo forzoso. Le alternative esistono, ma vengono sistematicamente ostacolate. La resistenza fiscale non è solo una protesta, è un atto di autodifesa contro un sistema che arricchisce pochi a scapito di molti.
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Re: IL lavaggio del cervello fiscale

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🔹 1. Il mito della gestione efficiente
L’argomento che “il problema è il sistema fiscale stesso” è un’affermazione vaga. Il punto non è che i modelli nordici siano perfettamente replicabili, ma che dimostrano come un sistema fiscale equo possa finanziare servizi di qualità.

Il sistema fiscale italiano ha problemi di inefficienza e corruzione, ma ciò non significa che qualsiasi sistema fiscale sia un mezzo per “sottrarre ricchezza”.

Se il problema fosse “il sistema fiscale in sé”, allora nessun paese con alte tasse e buoni servizi esisterebbe.

L’alternativa proposta qual è? Nessuna gestione centrale delle risorse? La storia dimostra che senza una struttura fiscale, il divario sociale aumenta invece di diminuire.

🔹 2. L’evasione come capro espiatorio
Dire che le tasse “non servono primariamente a finanziare i servizi” è una dichiarazione senza prove.

Il debito cresce perché lo Stato spende più di quanto incassa. Questo avviene per vari motivi, incluse inefficienze e interessi sul debito, ma anche per necessità (sanità, pensioni, emergenze).

Se l’evasione fiscale fosse irrilevante, come si spiega che paesi con meno evasione abbiano più risorse per i servizi pubblici?

L’evasione non è un capro espiatorio: è un problema reale. Chi evade paga meno, e chi paga regolarmente si ritrova a sostenere il peso maggiore.

🔹 3. Il voto non decide nulla sulla fiscalità
Affermare che “ogni governo segue la stessa linea” è una visione semplicistica.

Se fosse vero, perché in Europa ci sono paesi con livelli di tassazione diversi? Perché alcuni stati hanno aliquote più basse o più alte su determinati beni?

L’UE impone dei vincoli, ma ogni governo ha margini di manovra sulle aliquote, detrazioni e modalità di tassazione.

L’idea che tutto sia deciso da entità sovranazionali è una semplificazione che ignora la complessità delle politiche economiche.

🔹 4. Le alternative esistono ma vengono soffocate
Baratto, criptovalute e monete alternative esistono, ma non sono sostituti praticabili su larga scala per la gestione di una società moderna.

Se queste alternative fossero così valide, non ci sarebbe bisogno di “soffocarle”: si imporrebbero da sole.

Il motivo per cui non funzionano non è il “complotto statale”, ma la loro inefficacia nel sostenere economie complesse.

Un’economia moderna ha bisogno di stabilità, fiducia e regolamentazione. Le criptovalute, per esempio, sono estremamente volatili e non garantiscono protezione per i cittadini meno abbienti.

🔹 5. La resistenza fiscale è autodifesa, non egoismo
Senza tasse, i servizi pubblici crollerebbero.

Chi paga per la sanità, la sicurezza, le infrastrutture? Le “donazioni volontarie”? Questo modello non ha mai funzionato su larga scala.

La tassazione è obbligatoria perché i servizi pubblici devono essere finanziati in modo stabile. Se tutti pagassero volontariamente, non ci sarebbero fondi sufficienti.

L’idea che “se le tasse fossero giuste, non servirebbero sanzioni” è ingenua. Anche in paesi con alta qualità della vita, la tassazione è obbligatoria, perché nessun sistema può funzionare basandosi sulla sola buona volontà.

🔹 6. Lo Stato genera il caos che dice di risolvere
Affermare che “le crisi sono indotte per creare dipendenza” è puro complottismo senza prove.

Le crisi economiche dipendono da fattori complessi, inclusi mercati finanziari, crisi globali e politiche interne.

Paesi con stati deboli o senza tassazione adeguata (es. alcuni stati falliti) non vivono in utopie autogestite, ma in instabilità e povertà estrema.

Se le comunità “potessero autogestirsi” su larga scala senza uno stato, dove sono esempi di successo duraturo?

📌 Conclusione
L’idea che le tasse siano “solo uno strumento di controllo” ignora i dati di realtà.

Esistono paesi con alti livelli di tassazione e buoni servizi.

L’evasione fiscale è un problema reale che aumenta il carico su chi paga.

Senza un sistema fiscale funzionante, i servizi pubblici crollano, e le disparità sociali aumentano.

Le alternative proposte sono vaghe o non dimostrate su larga scala. Chi propone di abolire le tasse dovrebbe spiegare in modo pratico come finanziare istruzione, sanità e sicurezza senza ricadere in un sistema diseguale basato solo sulla ricchezza individuale.
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Re: IL lavaggio del cervello fiscale

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Crossfire ha scritto: 25 mar 2025, 16:37 🔹 1. Il mito della gestione efficiente
L’argomento che “il problema è il sistema fiscale stesso” è un’affermazione vaga. Il punto non è che i modelli nordici siano perfettamente replicabili, ma che dimostrano come un sistema fiscale equo possa finanziare servizi di qualità.

Il sistema fiscale italiano ha problemi di inefficienza e corruzione, ma ciò non significa che qualsiasi sistema fiscale sia un mezzo per “sottrarre ricchezza”.

Se il problema fosse “il sistema fiscale in sé”, allora nessun paese con alte tasse e buoni servizi esisterebbe.

L’alternativa proposta qual è? Nessuna gestione centrale delle risorse? La storia dimostra che senza una struttura fiscale, il divario sociale aumenta invece di diminuire.

🔹 2. L’evasione come capro espiatorio
Dire che le tasse “non servono primariamente a finanziare i servizi” è una dichiarazione senza prove.

Il debito cresce perché lo Stato spende più di quanto incassa. Questo avviene per vari motivi, incluse inefficienze e interessi sul debito, ma anche per necessità (sanità, pensioni, emergenze).

Se l’evasione fiscale fosse irrilevante, come si spiega che paesi con meno evasione abbiano più risorse per i servizi pubblici?

L’evasione non è un capro espiatorio: è un problema reale. Chi evade paga meno, e chi paga regolarmente si ritrova a sostenere il peso maggiore.

🔹 3. Il voto non decide nulla sulla fiscalità
Affermare che “ogni governo segue la stessa linea” è una visione semplicistica.

Se fosse vero, perché in Europa ci sono paesi con livelli di tassazione diversi? Perché alcuni stati hanno aliquote più basse o più alte su determinati beni?

L’UE impone dei vincoli, ma ogni governo ha margini di manovra sulle aliquote, detrazioni e modalità di tassazione.

L’idea che tutto sia deciso da entità sovranazionali è una semplificazione che ignora la complessità delle politiche economiche.

🔹 4. Le alternative esistono ma vengono soffocate
Baratto, criptovalute e monete alternative esistono, ma non sono sostituti praticabili su larga scala per la gestione di una società moderna.

Se queste alternative fossero così valide, non ci sarebbe bisogno di “soffocarle”: si imporrebbero da sole.

Il motivo per cui non funzionano non è il “complotto statale”, ma la loro inefficacia nel sostenere economie complesse.

Un’economia moderna ha bisogno di stabilità, fiducia e regolamentazione. Le criptovalute, per esempio, sono estremamente volatili e non garantiscono protezione per i cittadini meno abbienti.

🔹 5. La resistenza fiscale è autodifesa, non egoismo
Senza tasse, i servizi pubblici crollerebbero.

Chi paga per la sanità, la sicurezza, le infrastrutture? Le “donazioni volontarie”? Questo modello non ha mai funzionato su larga scala.

La tassazione è obbligatoria perché i servizi pubblici devono essere finanziati in modo stabile. Se tutti pagassero volontariamente, non ci sarebbero fondi sufficienti.

L’idea che “se le tasse fossero giuste, non servirebbero sanzioni” è ingenua. Anche in paesi con alta qualità della vita, la tassazione è obbligatoria, perché nessun sistema può funzionare basandosi sulla sola buona volontà.

🔹 6. Lo Stato genera il caos che dice di risolvere
Affermare che “le crisi sono indotte per creare dipendenza” è puro complottismo senza prove.

Le crisi economiche dipendono da fattori complessi, inclusi mercati finanziari, crisi globali e politiche interne.

Paesi con stati deboli o senza tassazione adeguata (es. alcuni stati falliti) non vivono in utopie autogestite, ma in instabilità e povertà estrema.

Se le comunità “potessero autogestirsi” su larga scala senza uno stato, dove sono esempi di successo duraturo?

📌 Conclusione
L’idea che le tasse siano “solo uno strumento di controllo” ignora i dati di realtà.

Esistono paesi con alti livelli di tassazione e buoni servizi.

L’evasione fiscale è un problema reale che aumenta il carico su chi paga.

Senza un sistema fiscale funzionante, i servizi pubblici crollano, e le disparità sociali aumentano.

Le alternative proposte sono vaghe o non dimostrate su larga scala. Chi propone di abolire le tasse dovrebbe spiegare in modo pratico come finanziare istruzione, sanità e sicurezza senza ricadere in un sistema diseguale basato solo sulla ricchezza individuale.
Siccome difendi la tassazione, dovresti spiegare perché, nonostante decenni di prelievo fiscale crescente, il debito aumenta, i servizi peggiorano e la pressione sui cittadini cresce. Se le tasse fossero davvero la soluzione, il problema sarebbe già risolto. Invece, il sistema si nutre del prelievo forzoso senza mai garantire un reale miglioramento, dimostrando che la tassazione non è equità, ma solo uno strumento di controllo e mantenimento del potere.
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Re: IL lavaggio del cervello fiscale

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Crossfire ha scritto: 25 mar 2025, 11:24 Ho letto l’intervento sul “lavaggio del cervello fiscale” e mi sembra che presenti una visione estrema e poco realistica della tassazione. Provo a contestare i principali punti.
.....
🔹 6. “Autogestione e comunità autosufficienti”
Bello in teoria, difficile in pratica. Le società senza un sistema centralizzato di risorse finiscono spesso nel caos o sotto il controllo di gruppi privati ancora più opprimenti. Lo Stato ha problemi? Certo. Ma la soluzione è migliorarlo, non eliminarlo.

📌 Conclusione
Dire che le tasse sono solo un sistema di controllo è una semplificazione estrema. Il vero problema non è pagarle, ma garantirne una gestione equa ed efficiente. Invece di sognare scenari irrealizzabili, sarebbe più utile discutere di come rendere la tassazione più giusta e i servizi più trasparenti.
sul punto 6, sono d'accordo con andreone, piu è grande e centralizzato un sistema, piu ci sono sprechi e corruzione, il sistema diventa opaco e fuori dal controllo dei cittadini che perdono la consapevolezza del perchè e a favore di chi pagano le tasse.
mi ripeto, per mè la soluzione non perfetta non facile ma fattibile è:
Federalismo e, sussidiarietà a tutti i livelli.
lo stato centrale sicuramente è indispensabile, ma deve fare e ESSERE FINANZIATO solo per le cose che solo lo stato centrale puo fare, tutto il resto deve essere delegato verso il basso.
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Re: IL lavaggio del cervello fiscale

Messaggio da leggere da Gasiot »

Dopo tanta teoria faccio un' ipotesi pratica
.... i grillini regalando uno stipendio gratuito si sono presi circa il 25% dell' elettorato, un Ipotetico partito dei no tasse x tutti si prende un altro 25% e voilà.... Il governo perfetto 👍 tanto il PD vi entra sicuramente basta che non ci siano i fasisti
Se un uomo è uno stupido, non lo emancipi dalla sua stupidità col mandarlo all'università. Semplicemente lo trasformi in uno stupido addestrato, dieci volte più pericoloso
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Re: IL lavaggio del cervello fiscale

Messaggio da leggere da vito »

andreone ha scritto: 25 mar 2025, 10:49 Il Lavaggio del Cervello Fiscale: Come il Sistema Manipola la Percezione delle Tasse
Il sistema ha costruito un’intera narrazione sulle tasse che non solo giustifica l’esistenza della tassazione, ma fa credere alle persone che sia un dovere morale e inevitabile. Questo lavaggio del cervello fiscale è talmente radicato che chiunque lo metta in discussione viene automaticamente etichettato come evasore, asociale o irresponsabile. Vediamo nel dettaglio i meccanismi di questa manipolazione.

1. Il Dogma del “Bene Comune”
La principale giustificazione per la tassazione è che il denaro raccolto serva a finanziare i servizi pubblici per il bene di tutti. Ma il problema non è il concetto di contribuire alla società, bensì la gestione di queste risorse. Se fosse vero che le tasse servono per il bene comune, non vedremmo:

Sanità e istruzione sottofinanziate nonostante il costante aumento della pressione fiscale.
Sprechi enormi e corruzione sistemica, con miliardi che spariscono ogni anno tra mala gestione, appalti truccati e finanziamenti illeciti.
Privatizzazioni dei servizi essenziali, che trasformano i beni pubblici in strumenti di profitto per le élite.
Il concetto di “bene comune” viene quindi usato come giustificazione per mantenere il controllo fiscale sulle masse, mentre le risorse vengono dirottate verso chi detiene il potere.

2. Il Senso di Colpa e la Criminalizzazione del Dissenso
Uno degli strumenti più efficaci del lavaggio del cervello fiscale è l’uso del senso di colpa. Il cittadino viene costantemente bombardato con messaggi del tipo:

“Se non paghi le tasse, stai rubando alla società”
“Grazie alle tasse possiamo avere strade, scuole e ospedali”
“Chi evade le tasse è un parassita”
Questi messaggi hanno lo scopo di spostare il dibattito dal problema della gestione delle risorse al comportamento del cittadino. Se qualcuno si ribella alla tassazione ingiusta, il sistema non risponde nel merito, ma lo attacca moralmente, facendolo sentire colpevole o dipingendolo come un criminale.

Intanto, le grandi multinazionali e le élite economiche usano paradisi fiscali e scappatoie legali per pagare quasi zero tasse, ma l’attenzione viene sempre rivolta al piccolo cittadino.

3. L’Illusione della Democrazia Fiscale
Un’altra parte del lavaggio del cervello consiste nel far credere alle persone che, attraverso il voto e le istituzioni, possano influenzare come vengono spesi i soldi delle tasse. In realtà:

Le decisioni sui bilanci vengono prese da tecnocrati e organismi sovranazionali (es. UE, FMI, BCE) fuori dal controllo democratico.
Anche quando c’è un cambio di governo, la pressione fiscale non diminuisce mai in modo significativo, perché è il sistema stesso a richiedere un drenaggio continuo di risorse.
Le tasse non servono a coprire direttamente la spesa pubblica, ma spesso vengono utilizzate per ripagare il debito pubblico, cioè soldi presi in prestito dalle stesse élite finanziarie che dominano l’economia globale.
Soluzioni: Come Rompere il Gioco del Sistema
Se comprendiamo che la tassazione non è realmente finalizzata al benessere collettivo ma è uno strumento di potere, allora il vero obiettivo non è semplicemente “pagare meno tasse”, ma superare il sistema di controllo fiscale. Ecco alcune possibili soluzioni:

1. Modelli Economici Alternativi
Esistono modelli in cui le tasse non sono necessarie o sono drasticamente ridotte, ad esempio:

Sistemi basati su risorse e beni comuni (dove i servizi essenziali vengono garantiti senza bisogno di drenare denaro attraverso tasse).
Criptovalute e circuiti di scambio paralleli per ridurre la dipendenza dal sistema monetario centralizzato.
Autarchia locale e decentralizzazione economica per rendere le comunità autosufficienti senza bisogno di intermediari statali.
2. Disobbedienza Fiscale e Strategie di Resistenza
Se il sistema si regge sulla tassazione forzata, allora la resistenza fiscale diventa uno strumento di lotta. Alcune strategie includono:

Ridurre al minimo il denaro tracciabile, favorendo scambi in contanti, criptovalute o baratto.
Usare giurisdizioni più favorevoli, sfruttando le contraddizioni del sistema stesso.
Diffondere consapevolezza, smascherando il meccanismo di controllo e manipolazione dietro la tassazione.
3. Creare Strutture di Autogestione
Uno dei motivi per cui il sistema riesce a imporre le tasse è che le persone dipendono dai servizi statali. Se le comunità diventano capaci di:

Gestire la propria sanità (es. medicina alternativa, reti di mutuo soccorso),
Educare senza il bisogno di scuole statali,
Creare infrastrutture indipendenti,
allora il ricatto della tassazione perde potere.

Conclusione
La tassazione non è solo un meccanismo di finanziamento, ma uno strumento di controllo sociale. Il lavaggio del cervello fiscale ha il compito di far accettare questo sistema come inevitabile e morale, ma una consapevolezza più profonda permette di vederlo per quello che è: un meccanismo di sfruttamento.

Le alternative esistono, ma richiedono un cambio di mentalità e un’azione concreta per svincolarsi dal sistema. La vera libertà non sta nel pagare meno tasse, ma nel costruire un mondo in cui la tassazione coercitiva non sia più necessaria.
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Ridurre al minimo il denaro tracciabile, favorendo scambi in contanti, criptovalute o baratto perchè mafie ,mazzettari e ladri ne possano godere in pace .....
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Re: IL lavaggio del cervello fiscale

Messaggio da leggere da Michelangelo »

Io credo che le tasse siano una delle TANTE "ruberie" o USURE legalizzate e ( essendo sempre stata - la spiegazione sulla utilità delle tasse - ingannevole ) BEN accettata dalla collettività. Nonché, un ottimo ed efficace modo per togliere ai poveri per darlo a ricchi ( Robin Hood al contrario ).
Il noto poeta americano e esperto di economia Ezra Pound, era molto attento e interessato a dipanare questo equivoco/ inganno. Cioè, capì che le tasse non erano necessarie, ma anzi le considerava una imbecillità ( sue testuali parole *).
Pound, dopo la guerra, venne arrestato e poi internato in manicomio a Washington. Quindi, propendo a credere che costui avesse ragione da vendere e - evidentemente - per evitare che la sua idea di modello economico ( non vessatorio ) potesse diffondersi a macchia di leopardo, venne dichiarato "matto"!
(*) https://www.ilpensieroforte.it/economia ... 4;economia



“Un popolo che dimentica i fasti del patriottismo è un popolo in decadenza. Il passato segna i doveri dell’avvenire.”
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Re: IL lavaggio del cervello fiscale

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vito ha scritto: 26 mar 2025, 12:37 WWE.gif WWE.gif

Ridurre al minimo il denaro tracciabile, favorendo scambi in contanti, criptovalute o baratto perchè mafie ,mazzettari e ladri ne possano godere in pace .....
Esci dalla narrazione perchè mi sa che ancora ci sei proprio dentro
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