1. “Le tasse non servono al bene comune”Crossfire ha scritto: 25 mar 2025, 11:24 Ho letto l’intervento sul “lavaggio del cervello fiscale” e mi sembra che presenti una visione estrema e poco realistica della tassazione. Provo a contestare i principali punti.
1. “Le tasse non servono al bene comune”
Se fosse vero, nei paesi con alta tassazione i servizi pubblici dovrebbero essere disastrosi, ma in realtà in nazioni come la Norvegia o la Svezia sanità e istruzione funzionano benissimo. Il problema non è l’esistenza delle tasse, ma come vengono gestite. Senza di esse, chi finanzia strade, ospedali e sicurezza?
2. “Ci fanno sentire in colpa per le tasse”
L’evasione fiscale è un problema perché riduce le risorse per i servizi pubblici, costringendo a compensare con più tasse per chi le paga onestamente. Certo, le multinazionali eludono, ed è giusto combattere i loro privilegi, ma non è una scusa per giustificare l’evasione di tutti.
3. “Non abbiamo controllo sulla tassazione”
Esistono strumenti democratici per cambiare le politiche fiscali: votare partiti con programmi economici diversi, fare pressione politica, promuovere referendum. Non è facile, ma dire che i cittadini non abbiano alcun potere è eccessivo.
4. “Modelli economici senza tasse”
L’idea di sostituire le tasse con criptovalute, scambi diretti o autogestione può funzionare su piccolissima scala, ma in una società complessa sarebbe un disastro. Senza contributi pubblici, chi garantisce sanità, istruzione, sicurezza e infrastrutture?
5. “Resistenza fiscale e disobbedienza”
Evitare di pagare le tasse usando contanti, paradisi fiscali o criptovalute non è la soluzione, ma solo un modo per indebolire ulteriormente i servizi pubblici. Meno entrate fiscali = meno investimenti in scuole, ospedali e trasporti = più disuguaglianze.
6. “Autogestione e comunità autosufficienti”
Bello in teoria, difficile in pratica. Le società senza un sistema centralizzato di risorse finiscono spesso nel caos o sotto il controllo di gruppi privati ancora più opprimenti. Lo Stato ha problemi? Certo. Ma la soluzione è migliorarlo, non eliminarlo.
Conclusione
Dire che le tasse sono solo un sistema di controllo è una semplificazione estrema. Il vero problema non è pagarle, ma garantirne una gestione equa ed efficiente. Invece di sognare scenari irrealizzabili, sarebbe più utile discutere di come rendere la tassazione più giusta e i servizi più trasparenti.
Chi difende il sistema usa sempre gli stessi schemi:Crossfire ha scritto: 25 mar 2025, 13:381. “Il paragone con Norvegia e Svezia è fuorviante”
Dire che quei paesi funzionano bene solo grazie al petrolio è un errore. La Norvegia usa il suo fondo sovrano per stabilizzare l’economia, ma la Svezia e la Danimarca non hanno risorse naturali di rilievo eppure garantiscono ottimi servizi pubblici. Il punto è la gestione, non l’esistenza delle tasse.
In Italia ci sono sprechi? Sì.
La soluzione è eliminare le tasse? No.
La soluzione è chiedere più trasparenza, più efficienza e una lotta seria alla corruzione, non smantellare il sistema fiscale.
Dire “il problema non è se ci vogliono tasse o no” e poi attaccare solo il concetto di tassazione è una contraddizione. Senza tasse non ci sarebbe nulla da gestire meglio, perché non ci sarebbero servizi pubblici.
2. “Il senso di colpa è uno strumento di controllo”
L’evasione fiscale è un problema enorme e documentato. Non è una narrativa per distogliere l’attenzione, è un dato di fatto. In Italia l’evasione fiscale è stimata attorno ai 90-100 miliardi di euro annui.
Dire “se l’evasione fosse il problema, allora perché il debito non cala?” è fuorviante. Il debito pubblico dipende da mille fattori (spese per interessi, crisi economiche, investimenti a lungo termine).
Gli sprechi esistono, ma dire che il problema principale non è l’evasione è come dire che perdere sangue non è grave perché tanto sei già ferito.
Le grandi multinazionali eludono le tasse? Assolutamente sì, e bisogna contrastarle. Ma la soluzione è migliorare il sistema fiscale, non smantellarlo o giustificare l’evasione dei piccoli.
3. “Il voto non cambia nulla”
Se la pressione fiscale non cala significativamente, è perché mantenere uno Stato funzionante ha dei costi fissi. Ridurre le tasse significa ridurre i servizi, e quindi bisogna decidere cosa tagliare: sanità? Scuola? Trasporti?
Il voto può influire eccome. Negli anni ci sono stati governi che hanno abbassato alcune tasse (IMU prima casa, riduzioni IRPEF per alcune fasce).
L’UE impone vincoli? Sì, ma quei vincoli servono a evitare che gli Stati facciano debiti insostenibili, non a “togliere sovranità”.
Pensare che le decisioni vengano solo dai “tecnocrati” è una visione semplicistica. BCE e FMI non governano l’Italia, sono istituzioni che intervengono solo in casi di crisi economica estrema.
4. “Esistono alternative alla tassazione”
Quali sarebbero questi modelli miracolosi?
“Gestione locale della sanità”? Ok, ma chi la finanzia se non con le tasse locali?
“Beni comuni autogestiti”? Dove e come, su scala nazionale? Gli esempi di piccole comunità non sono applicabili a una popolazione di milioni di persone.
“Sistemi di scambio paralleli”? Già esistono (baratto, monete alternative), ma non sono sufficienti per sostenere un’economia moderna.
Il motivo per cui queste “alternative” non vengono applicate su larga scala è che non funzionano su larga scala.
5. “La resistenza fiscale è autodifesa”
No, è egoismo sociale.
“Se le tasse sono alte e i servizi scarsi, perché pagarle?” → Perché se nessuno le pagasse, non avremmo nemmeno quei servizi scarsi.
“Gli sprechi sono il vero problema” → Giusto, ma ridurre le entrate statali non aiuta a risolverlo, anzi, peggiora la situazione.
“Le élite evadono, quindi possiamo farlo anche noi” → No, il problema è colpire le élite, non giustificare l’evasione diffusa.
Se tutti smettessero di pagare le tasse, l’unico risultato sarebbe il collasso dello Stato, con la fine di sanità pubblica, istruzione e sicurezza. Chi ne soffrirebbe? Non certo i ricchi.
6. “Lo Stato è inutile, si può vivere senza”
La storia dice l’opposto.
Le società senza un’organizzazione statale forte finiscono nel caos o sotto il controllo di gruppi privati (signori della guerra, milizie, mafie).
“Ci sono già comunità autosufficienti” → Sì, poche, isolate, e comunque dipendenti da infrastrutture create dallo Stato.
“La decentralizzazione offre servizi migliori” → In alcuni casi sì, ma in molti altri porta a disuguaglianze enormi (vedi il sistema sanitario USA, dove chi è povero spesso non può curarsi).
L’idea che le tasse siano solo un “controllo” è una teoria del complotto. Il problema non è il concetto di tassazione, ma la sua gestione.
Conclusione
L’argomento “le tasse servono solo per controllarci” è una semplificazione estrema che ignora la realtà.
Il problema non è l’esistenza delle tasse, ma il loro utilizzo.
L’evasione fiscale è dannosa per tutti, non una forma di ribellione eroica.
Le alternative proposte sono vaghe, impraticabili o applicabili solo su scala ridotta.
La soluzione è migliorare la gestione pubblica, non smantellare la fiscalità.
Capisco la frustrazione per gli sprechi e la corruzione, ma la risposta non è eliminare le tasse, bensì pretendere che siano usate in modo giusto ed efficiente.
Crossfire ha scritto: 25 mar 2025, 16:271. Il mito della gestione efficiente
L’idea che “le tasse aumentano e i servizi peggiorano” non è una regola universale. I paesi con tasse alte e servizi di qualità esistono (vedi Nord Europa). Il problema in Italia è la cattiva gestione, non il concetto di tassazione in sé.
Dire che “se la tassazione fosse la soluzione, non avremmo problemi” è come dire che “se la medicina funzionasse, nessuno si ammalerebbe”. La questione è come vengono usate le risorse, non se debbano esistere.
2. L’evasione come capro espiatorio
L’evasione fiscale è un problema documentato e reale.
“Perché il debito aumenta anche quando le entrate crescono?” Perché il debito non dipende solo dalle entrate, ma anche dalle spese. Aumentare le entrate aiuta, ma se le spese crescono o il PIL cala, il debito non diminuisce.
“Le tasse finanziano prima il sistema, poi i servizi” → Che vuol dire? Il “sistema” è proprio quello che fornisce i servizi. Strade, ospedali, scuole e sicurezza sono il sistema.
L’evasione non è un dettaglio: crea un buco che viene coperto da chi paga regolarmente. Non è un’illusione, è matematica.
3. Il voto non decide nulla sulla fiscalità
Dire che l’UE e la BCE decidono tutto è un’esagerazione.
L’UE impone vincoli perché gli Stati membri hanno accordi comuni, ma ogni governo ha margini di manovra fiscale. In Italia ci sono stati governi che hanno ridotto o rimodulato tasse (IVA su certi beni, IRPEF, IMU prima casa, ecc.).
Se la politica fiscale fosse decisa solo da Bruxelles, non ci sarebbero differenze tra i vari paesi UE, mentre invece ci sono.
4. Le alternative esistono ma vengono soffocate
Quali alternative funzionano davvero su larga scala?
“Comunità autogestite” → Esistono, ma sono poche e dipendono comunque da infrastrutture pubbliche.
“Scambi senza denaro” → Non possono reggere un’economia moderna. Se funzionassero così bene, sarebbero spontaneamente diffuse.
“Criptovalute” → Non sono una minaccia per lo Stato, tant’è che alcuni paesi le stanno regolamentando. Non eliminano il bisogno di finanziamenti per i servizi pubblici.
Dire che queste alternative vengono “soffocate” è un modo per evitare di ammettere che, su larga scala, non sono realmente sostenibili.
5. La resistenza fiscale è autodifesa, non egoismo
No, è egoismo.
“Se lo Stato fosse giusto, non servirebbero minacce per pagare” → Nessuno ama pagare le tasse, ma senza di esse non ci sarebbero servizi pubblici.
“Lo Stato spreca miliardi” → Vero, ma evadere le tasse non aiuta, anzi peggiora la situazione.
“Prelievo forzoso senza equa contropartita” → Se uno non vede i servizi non significa che non esistano. Ci sono infrastrutture che usiamo tutti i giorni senza rendercene conto.
Se pagare le tasse fosse “opzionale”, chi le pagherebbe? E con che soldi manterremmo sanità, scuola, trasporti, sicurezza?
6. Lo Stato genera il caos che dice di risolvere
Questa è una teoria complottista priva di fondamento.
“Lo Stato crea crisi artificiali” → Quali? Le crisi economiche hanno cause complesse, spesso globali (pandemie, guerre, mercati finanziari).
“Il debito è una trappola” → È uno strumento finanziario. Se ben gestito, serve per investire nel futuro.
“Regole opprimenti” → Quali? Le tasse esistono in ogni stato moderno.
L’idea che “senza Stato tutto sarebbe meglio” non è supportata dai fatti. Nei paesi con Stati deboli, come quelli in crisi politica, la qualità della vita peggiora drasticamente.
Conclusione
Chi critica il sistema con argomentazioni generiche e complottiste evita di rispondere alle vere domande:
Se eliminassimo le tasse, chi pagherebbe i servizi pubblici?
Se la soluzione è “autogestione”, come si applica a milioni di persone?
Se la resistenza fiscale è giusta, chi copre il buco lasciato dagli evasori?
Il problema non è l’esistenza delle tasse, ma il modo in cui vengono gestite. Invece di cercare fantasiose “alternative”, la soluzione è migliorare efficienza e trasparenza.
Senza tasse, chi paga?
Siccome difendi la tassazione, dovresti spiegare perché, nonostante decenni di prelievo fiscale crescente, il debito aumenta, i servizi peggiorano e la pressione sui cittadini cresce. Se le tasse fossero davvero la soluzione, il problema sarebbe già risolto. Invece, il sistema si nutre del prelievo forzoso senza mai garantire un reale miglioramento, dimostrando che la tassazione non è equità, ma solo uno strumento di controllo e mantenimento del potere.Crossfire ha scritto: 25 mar 2025, 16:371. Il mito della gestione efficiente
L’argomento che “il problema è il sistema fiscale stesso” è un’affermazione vaga. Il punto non è che i modelli nordici siano perfettamente replicabili, ma che dimostrano come un sistema fiscale equo possa finanziare servizi di qualità.
Il sistema fiscale italiano ha problemi di inefficienza e corruzione, ma ciò non significa che qualsiasi sistema fiscale sia un mezzo per “sottrarre ricchezza”.
Se il problema fosse “il sistema fiscale in sé”, allora nessun paese con alte tasse e buoni servizi esisterebbe.
L’alternativa proposta qual è? Nessuna gestione centrale delle risorse? La storia dimostra che senza una struttura fiscale, il divario sociale aumenta invece di diminuire.
2. L’evasione come capro espiatorio
Dire che le tasse “non servono primariamente a finanziare i servizi” è una dichiarazione senza prove.
Il debito cresce perché lo Stato spende più di quanto incassa. Questo avviene per vari motivi, incluse inefficienze e interessi sul debito, ma anche per necessità (sanità, pensioni, emergenze).
Se l’evasione fiscale fosse irrilevante, come si spiega che paesi con meno evasione abbiano più risorse per i servizi pubblici?
L’evasione non è un capro espiatorio: è un problema reale. Chi evade paga meno, e chi paga regolarmente si ritrova a sostenere il peso maggiore.
3. Il voto non decide nulla sulla fiscalità
Affermare che “ogni governo segue la stessa linea” è una visione semplicistica.
Se fosse vero, perché in Europa ci sono paesi con livelli di tassazione diversi? Perché alcuni stati hanno aliquote più basse o più alte su determinati beni?
L’UE impone dei vincoli, ma ogni governo ha margini di manovra sulle aliquote, detrazioni e modalità di tassazione.
L’idea che tutto sia deciso da entità sovranazionali è una semplificazione che ignora la complessità delle politiche economiche.
4. Le alternative esistono ma vengono soffocate
Baratto, criptovalute e monete alternative esistono, ma non sono sostituti praticabili su larga scala per la gestione di una società moderna.
Se queste alternative fossero così valide, non ci sarebbe bisogno di “soffocarle”: si imporrebbero da sole.
Il motivo per cui non funzionano non è il “complotto statale”, ma la loro inefficacia nel sostenere economie complesse.
Un’economia moderna ha bisogno di stabilità, fiducia e regolamentazione. Le criptovalute, per esempio, sono estremamente volatili e non garantiscono protezione per i cittadini meno abbienti.
5. La resistenza fiscale è autodifesa, non egoismo
Senza tasse, i servizi pubblici crollerebbero.
Chi paga per la sanità, la sicurezza, le infrastrutture? Le “donazioni volontarie”? Questo modello non ha mai funzionato su larga scala.
La tassazione è obbligatoria perché i servizi pubblici devono essere finanziati in modo stabile. Se tutti pagassero volontariamente, non ci sarebbero fondi sufficienti.
L’idea che “se le tasse fossero giuste, non servirebbero sanzioni” è ingenua. Anche in paesi con alta qualità della vita, la tassazione è obbligatoria, perché nessun sistema può funzionare basandosi sulla sola buona volontà.
6. Lo Stato genera il caos che dice di risolvere
Affermare che “le crisi sono indotte per creare dipendenza” è puro complottismo senza prove.
Le crisi economiche dipendono da fattori complessi, inclusi mercati finanziari, crisi globali e politiche interne.
Paesi con stati deboli o senza tassazione adeguata (es. alcuni stati falliti) non vivono in utopie autogestite, ma in instabilità e povertà estrema.
Se le comunità “potessero autogestirsi” su larga scala senza uno stato, dove sono esempi di successo duraturo?
Conclusione
L’idea che le tasse siano “solo uno strumento di controllo” ignora i dati di realtà.
Esistono paesi con alti livelli di tassazione e buoni servizi.
L’evasione fiscale è un problema reale che aumenta il carico su chi paga.
Senza un sistema fiscale funzionante, i servizi pubblici crollano, e le disparità sociali aumentano.
Le alternative proposte sono vaghe o non dimostrate su larga scala. Chi propone di abolire le tasse dovrebbe spiegare in modo pratico come finanziare istruzione, sanità e sicurezza senza ricadere in un sistema diseguale basato solo sulla ricchezza individuale.
sul punto 6, sono d'accordo con andreone, piu è grande e centralizzato un sistema, piu ci sono sprechi e corruzione, il sistema diventa opaco e fuori dal controllo dei cittadini che perdono la consapevolezza del perchè e a favore di chi pagano le tasse.Crossfire ha scritto: 25 mar 2025, 11:24 Ho letto l’intervento sul “lavaggio del cervello fiscale” e mi sembra che presenti una visione estrema e poco realistica della tassazione. Provo a contestare i principali punti.
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6. “Autogestione e comunità autosufficienti”
Bello in teoria, difficile in pratica. Le società senza un sistema centralizzato di risorse finiscono spesso nel caos o sotto il controllo di gruppi privati ancora più opprimenti. Lo Stato ha problemi? Certo. Ma la soluzione è migliorarlo, non eliminarlo.
Conclusione
Dire che le tasse sono solo un sistema di controllo è una semplificazione estrema. Il vero problema non è pagarle, ma garantirne una gestione equa ed efficiente. Invece di sognare scenari irrealizzabili, sarebbe più utile discutere di come rendere la tassazione più giusta e i servizi più trasparenti.
andreone ha scritto: 25 mar 2025, 10:49 Il Lavaggio del Cervello Fiscale: Come il Sistema Manipola la Percezione delle Tasse
Il sistema ha costruito un’intera narrazione sulle tasse che non solo giustifica l’esistenza della tassazione, ma fa credere alle persone che sia un dovere morale e inevitabile. Questo lavaggio del cervello fiscale è talmente radicato che chiunque lo metta in discussione viene automaticamente etichettato come evasore, asociale o irresponsabile. Vediamo nel dettaglio i meccanismi di questa manipolazione.
1. Il Dogma del “Bene Comune”
La principale giustificazione per la tassazione è che il denaro raccolto serva a finanziare i servizi pubblici per il bene di tutti. Ma il problema non è il concetto di contribuire alla società, bensì la gestione di queste risorse. Se fosse vero che le tasse servono per il bene comune, non vedremmo:
Sanità e istruzione sottofinanziate nonostante il costante aumento della pressione fiscale.
Sprechi enormi e corruzione sistemica, con miliardi che spariscono ogni anno tra mala gestione, appalti truccati e finanziamenti illeciti.
Privatizzazioni dei servizi essenziali, che trasformano i beni pubblici in strumenti di profitto per le élite.
Il concetto di “bene comune” viene quindi usato come giustificazione per mantenere il controllo fiscale sulle masse, mentre le risorse vengono dirottate verso chi detiene il potere.
2. Il Senso di Colpa e la Criminalizzazione del Dissenso
Uno degli strumenti più efficaci del lavaggio del cervello fiscale è l’uso del senso di colpa. Il cittadino viene costantemente bombardato con messaggi del tipo:
“Se non paghi le tasse, stai rubando alla società”
“Grazie alle tasse possiamo avere strade, scuole e ospedali”
“Chi evade le tasse è un parassita”
Questi messaggi hanno lo scopo di spostare il dibattito dal problema della gestione delle risorse al comportamento del cittadino. Se qualcuno si ribella alla tassazione ingiusta, il sistema non risponde nel merito, ma lo attacca moralmente, facendolo sentire colpevole o dipingendolo come un criminale.
Intanto, le grandi multinazionali e le élite economiche usano paradisi fiscali e scappatoie legali per pagare quasi zero tasse, ma l’attenzione viene sempre rivolta al piccolo cittadino.
3. L’Illusione della Democrazia Fiscale
Un’altra parte del lavaggio del cervello consiste nel far credere alle persone che, attraverso il voto e le istituzioni, possano influenzare come vengono spesi i soldi delle tasse. In realtà:
Le decisioni sui bilanci vengono prese da tecnocrati e organismi sovranazionali (es. UE, FMI, BCE) fuori dal controllo democratico.
Anche quando c’è un cambio di governo, la pressione fiscale non diminuisce mai in modo significativo, perché è il sistema stesso a richiedere un drenaggio continuo di risorse.
Le tasse non servono a coprire direttamente la spesa pubblica, ma spesso vengono utilizzate per ripagare il debito pubblico, cioè soldi presi in prestito dalle stesse élite finanziarie che dominano l’economia globale.
Soluzioni: Come Rompere il Gioco del Sistema
Se comprendiamo che la tassazione non è realmente finalizzata al benessere collettivo ma è uno strumento di potere, allora il vero obiettivo non è semplicemente “pagare meno tasse”, ma superare il sistema di controllo fiscale. Ecco alcune possibili soluzioni:
1. Modelli Economici Alternativi
Esistono modelli in cui le tasse non sono necessarie o sono drasticamente ridotte, ad esempio:
Sistemi basati su risorse e beni comuni (dove i servizi essenziali vengono garantiti senza bisogno di drenare denaro attraverso tasse).
Criptovalute e circuiti di scambio paralleli per ridurre la dipendenza dal sistema monetario centralizzato.
Autarchia locale e decentralizzazione economica per rendere le comunità autosufficienti senza bisogno di intermediari statali.
2. Disobbedienza Fiscale e Strategie di Resistenza
Se il sistema si regge sulla tassazione forzata, allora la resistenza fiscale diventa uno strumento di lotta. Alcune strategie includono:
Ridurre al minimo il denaro tracciabile, favorendo scambi in contanti, criptovalute o baratto.
Usare giurisdizioni più favorevoli, sfruttando le contraddizioni del sistema stesso.
Diffondere consapevolezza, smascherando il meccanismo di controllo e manipolazione dietro la tassazione.
3. Creare Strutture di Autogestione
Uno dei motivi per cui il sistema riesce a imporre le tasse è che le persone dipendono dai servizi statali. Se le comunità diventano capaci di:
Gestire la propria sanità (es. medicina alternativa, reti di mutuo soccorso),
Educare senza il bisogno di scuole statali,
Creare infrastrutture indipendenti,
allora il ricatto della tassazione perde potere.
Conclusione
La tassazione non è solo un meccanismo di finanziamento, ma uno strumento di controllo sociale. Il lavaggio del cervello fiscale ha il compito di far accettare questo sistema come inevitabile e morale, ma una consapevolezza più profonda permette di vederlo per quello che è: un meccanismo di sfruttamento.
Le alternative esistono, ma richiedono un cambio di mentalità e un’azione concreta per svincolarsi dal sistema. La vera libertà non sta nel pagare meno tasse, ma nel costruire un mondo in cui la tassazione coercitiva non sia più necessaria.
Esci dalla narrazione perchè mi sa che ancora ci sei proprio dentrovito ha scritto: 26 mar 2025, 12:37![]()
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Ridurre al minimo il denaro tracciabile, favorendo scambi in contanti, criptovalute o baratto perchè mafie ,mazzettari e ladri ne possano godere in pace .....