CONFLITTO IN UCRAINA: PROSPETTO IN VISTA DI UNA PACE.
Inviato: 26 feb 2025, 20:32
Invio una descrizione geopolitica e politica nonché un commento minimo sull'attuale stato del conflitto in Ucraina. Si vive qui in Italia in una Repubblica democratica e chiunque potrebbe essere interessato al prospetto seguente, ma soprattutto è necessario per il potere democratico che certi pensieri siano disponibili. Inoltre la cosiddetta società liquida presenta delle opportunità e necessità di comunicazione anche per gli stranieri e i non democratici (il che non significa indegni).
Ecco il mio prospetto:
Gli USA si sentono defraudati da una pace senza risarcimenti economici per l’America; e sono disposti a interrompere le trattative di pace se non verranno ricompensati da Zelensky, che secondo gli ultimi rapporti informativi avrebbe intenzione di soddisfare le richieste. Ciò potrebbe significare che gli odierni USA percepiscono le richieste e gli ottenimenti di armi come un coinvolgimento in una questione che non avrebbero voluto, che imputano alle parti interessate alla pace ed alla Russia in particolare. Ma dietro questa riduzione alla sfera economica sta evidentemente la competizione con la Cina, alla quale la politica economica russa si è assai avvicinata già da prima della invasione armata in Ucraina, con la scelta di rinunciare a rapporti stretti con l’area economica occidentale e di rafforzare gli altri con quella orientale. La affermazione statunitense si palesa dipendente da un calcolo a suo modo insensibile, direttamente speculare alla insensibilità del governo russo verso le tragedie del fronte di battaglia. In questo ultimo caso c’è l’assenza del soft power e una grave oggettiva difficoltà dello Stato russo a fronteggiare l’estrema russofobia esplosa proprio nel posto dove attualmente russi e non russi sono più strettamente a contatto. Nel primo caso c’è il bisogno statunitense e americano di una società ed economia radicalmente occidentali, pena la sparizione della proprio stessa civiltà, la quale non può sopportare massicci condizionamenti comunisti. D’altro canto alcuni poteri americani non riconoscono rappresentatività e determinatezza sufficiente al governo statunitense per l’America (in particolare Cuba è del tutto critica), mentre in Asia molti indicano nella Repubblica Cinese l’unico potere in grado di muoversi positivamente e decisivamente per l’Asia e anche per il mondo. Entrambi i poli, americano e cinese, sono in una opposizione planetaria mentre lo scontro a livello globale è tra Meridione e Settentrione del Mondo, non in merito a società ed economia ma ad etnie ed ecologie, non separatamente da quello Est-Ovest. Nel secondo caso (il russo, abbiamo visto quello americano e annessi e connessi) troviamo uno Stato occupato da strutture di potere ex sovietiche che è finito in mani russe dopo l’internazionalismo socialista e comunista (in ultima analisi un potere non russo) e in una circostanza assolutamente non dovuta ma neanche voluta: l’Equilibrio del Terrore deciso in definitiva da Hitler e non accettato da sùbito negli USA che sganciavano due bombe su città giapponesi, poi sostenuto da Stalin (che non era russo ed a capo di una Unione di Repubbliche), equilibrio agli antipodi dalla mentalità russa che usa l’arsenale atomico ricevuto dalla Unione Sovietica per designificarlo e designificare così anche gli altri degli altri Paesi.
La russofobia non ha prevalso: lo Stato russo non è stato messo in causa dall’ONU quale aggressore, in ciò gli statunitensi attori positivi, non i poteri più rappresentativi nella Unione Europea. Gli statunitensi dunque mostrano aspetto duplice, una diffidenza e ostilità ai russi, ma senza che le tendenze eversive, russofobiche, abbiano ricevuto assensi determinanti. Questo risulta dipendere dalla Presidenza Trump.
Non è stata riconosciuta l’istanza della conservazione dei confini ucraini quali erano prima della acquisizione della Crimea e della venuta dell’esercito russo altrove nel Paese, quindi non ha prevalso l’idea di un ordine mondiale rigido e insensibile ai bisogni etnici; chi voleva imporre i vecchi blocchi della Guerra Fredda ha perso e il quadro descritto dal ministro Lavrov tempo fa’, dell’inizio di un equilibrio mondiale multipolare, si è mostrato già da ora reale.
Secondo gli ultimi sviluppi è rilevante la richiesta, sostenuta da G. Meloni, di una realizzazione di pace inquadrata secondo NATO, come pure il ribadire, da parte di D. Trump, di una realizzazione affidata all’Europa. Una discordanza che potrebbe essere apparente, nel senso che la richiesta pro NATO, in antagonismo alla volontà del regime in Russia di una esclusione della stessa NATO, potrebbe aver rafforzato l’idea di una garanzia solo europea non interamente occidentale. Quest’ultima però era stata già favorita da Putin. Resterebbero dissensi sul come.
La situazione che ho descritto si mostra praticabile per una pace possibile, stante moderazione e non assolutezza dei restanti pareri e volontà discordi. Dato che non era volontà politica della legittima maggioranza democratica ucraina di litigare con la Russia, è da sostenere (a mio avviso) la necessità di non usare le discordanze per continuare questo luttuoso conflitto, tra due luoghi non solo vicini anche attigui e senza distinzioni nette e tra popoli, genti, persone con un libero destino in comune. La divisione geografica tra Europa ed Asia all’interno del Blocco Continentale Euroasiatico, fatta della catena montuosa degli Urali, dal Mar Caspio e dal Caucaso, indica qualcosa di abbastanza precisabile topograficamente, ma la divisione politico-geografica tra Russia e Ucraina è topograficamente non netta.
Da una parte il gelido calcolo economico statunitense, dall’altra il durissimo provvedimento militare russo pongono prepotentemente in causa l’Ovest e l’Est. L’attuale Federazione Russa ha anche la sua parte europea, mentre gli Stati Uniti d’America hanno anche una componente europea, restando però i legami e le comunanze fortissime tra Ucraina e Russia, in specie Russia Europea. La russofobia di quanto attuato dal regime di Zelensky si profila ostile al Mondo Russo e quindi si attesta su posizioni antisettentrionali, specificamente nemiche alla mentalità nordica russa. Ho aggiunto questo anche perché la russofobia in Ucraina ha una fortissima quindi determinante connotazione etnofobica, in quanto il Paese è naturalmente luogo anche di russi fuori Russia e con possibilità di totale russificazione – non mi riferisco a imposizioni.
L’Europa non ha una direttiva politica comune e agendo secondo linea perlopiù schierata col regime di Zelensky non è stata decisiva. Tra quelli schierati con Zelensky il governo italiano mostra di aver mutato linea, passando a una generica richiesta di azione secondo quadro Nato. A mio parere questa richiesta ha un valore diplomatico assai positivo, perché consente una mediazione non conflittuale, evitando che proprio la NATO possa essere di intralcio a una concertazione. Penso che oltre questa funzione non ve ne possa essere altra ragionevole, tranne che la stessa NATO non vada fuori il proprio Statuto – già sovente si è data còmpiti non considerabili del tutto propri o propri e si è allargata fino a snaturare la propria conformazione di Patto Atlantico. Un effettivo intervento NATO sarebbe dunque un tradimento.
MAURO PASTORE
Ecco il mio prospetto:
Gli USA si sentono defraudati da una pace senza risarcimenti economici per l’America; e sono disposti a interrompere le trattative di pace se non verranno ricompensati da Zelensky, che secondo gli ultimi rapporti informativi avrebbe intenzione di soddisfare le richieste. Ciò potrebbe significare che gli odierni USA percepiscono le richieste e gli ottenimenti di armi come un coinvolgimento in una questione che non avrebbero voluto, che imputano alle parti interessate alla pace ed alla Russia in particolare. Ma dietro questa riduzione alla sfera economica sta evidentemente la competizione con la Cina, alla quale la politica economica russa si è assai avvicinata già da prima della invasione armata in Ucraina, con la scelta di rinunciare a rapporti stretti con l’area economica occidentale e di rafforzare gli altri con quella orientale. La affermazione statunitense si palesa dipendente da un calcolo a suo modo insensibile, direttamente speculare alla insensibilità del governo russo verso le tragedie del fronte di battaglia. In questo ultimo caso c’è l’assenza del soft power e una grave oggettiva difficoltà dello Stato russo a fronteggiare l’estrema russofobia esplosa proprio nel posto dove attualmente russi e non russi sono più strettamente a contatto. Nel primo caso c’è il bisogno statunitense e americano di una società ed economia radicalmente occidentali, pena la sparizione della proprio stessa civiltà, la quale non può sopportare massicci condizionamenti comunisti. D’altro canto alcuni poteri americani non riconoscono rappresentatività e determinatezza sufficiente al governo statunitense per l’America (in particolare Cuba è del tutto critica), mentre in Asia molti indicano nella Repubblica Cinese l’unico potere in grado di muoversi positivamente e decisivamente per l’Asia e anche per il mondo. Entrambi i poli, americano e cinese, sono in una opposizione planetaria mentre lo scontro a livello globale è tra Meridione e Settentrione del Mondo, non in merito a società ed economia ma ad etnie ed ecologie, non separatamente da quello Est-Ovest. Nel secondo caso (il russo, abbiamo visto quello americano e annessi e connessi) troviamo uno Stato occupato da strutture di potere ex sovietiche che è finito in mani russe dopo l’internazionalismo socialista e comunista (in ultima analisi un potere non russo) e in una circostanza assolutamente non dovuta ma neanche voluta: l’Equilibrio del Terrore deciso in definitiva da Hitler e non accettato da sùbito negli USA che sganciavano due bombe su città giapponesi, poi sostenuto da Stalin (che non era russo ed a capo di una Unione di Repubbliche), equilibrio agli antipodi dalla mentalità russa che usa l’arsenale atomico ricevuto dalla Unione Sovietica per designificarlo e designificare così anche gli altri degli altri Paesi.
La russofobia non ha prevalso: lo Stato russo non è stato messo in causa dall’ONU quale aggressore, in ciò gli statunitensi attori positivi, non i poteri più rappresentativi nella Unione Europea. Gli statunitensi dunque mostrano aspetto duplice, una diffidenza e ostilità ai russi, ma senza che le tendenze eversive, russofobiche, abbiano ricevuto assensi determinanti. Questo risulta dipendere dalla Presidenza Trump.
Non è stata riconosciuta l’istanza della conservazione dei confini ucraini quali erano prima della acquisizione della Crimea e della venuta dell’esercito russo altrove nel Paese, quindi non ha prevalso l’idea di un ordine mondiale rigido e insensibile ai bisogni etnici; chi voleva imporre i vecchi blocchi della Guerra Fredda ha perso e il quadro descritto dal ministro Lavrov tempo fa’, dell’inizio di un equilibrio mondiale multipolare, si è mostrato già da ora reale.
Secondo gli ultimi sviluppi è rilevante la richiesta, sostenuta da G. Meloni, di una realizzazione di pace inquadrata secondo NATO, come pure il ribadire, da parte di D. Trump, di una realizzazione affidata all’Europa. Una discordanza che potrebbe essere apparente, nel senso che la richiesta pro NATO, in antagonismo alla volontà del regime in Russia di una esclusione della stessa NATO, potrebbe aver rafforzato l’idea di una garanzia solo europea non interamente occidentale. Quest’ultima però era stata già favorita da Putin. Resterebbero dissensi sul come.
La situazione che ho descritto si mostra praticabile per una pace possibile, stante moderazione e non assolutezza dei restanti pareri e volontà discordi. Dato che non era volontà politica della legittima maggioranza democratica ucraina di litigare con la Russia, è da sostenere (a mio avviso) la necessità di non usare le discordanze per continuare questo luttuoso conflitto, tra due luoghi non solo vicini anche attigui e senza distinzioni nette e tra popoli, genti, persone con un libero destino in comune. La divisione geografica tra Europa ed Asia all’interno del Blocco Continentale Euroasiatico, fatta della catena montuosa degli Urali, dal Mar Caspio e dal Caucaso, indica qualcosa di abbastanza precisabile topograficamente, ma la divisione politico-geografica tra Russia e Ucraina è topograficamente non netta.
Da una parte il gelido calcolo economico statunitense, dall’altra il durissimo provvedimento militare russo pongono prepotentemente in causa l’Ovest e l’Est. L’attuale Federazione Russa ha anche la sua parte europea, mentre gli Stati Uniti d’America hanno anche una componente europea, restando però i legami e le comunanze fortissime tra Ucraina e Russia, in specie Russia Europea. La russofobia di quanto attuato dal regime di Zelensky si profila ostile al Mondo Russo e quindi si attesta su posizioni antisettentrionali, specificamente nemiche alla mentalità nordica russa. Ho aggiunto questo anche perché la russofobia in Ucraina ha una fortissima quindi determinante connotazione etnofobica, in quanto il Paese è naturalmente luogo anche di russi fuori Russia e con possibilità di totale russificazione – non mi riferisco a imposizioni.
L’Europa non ha una direttiva politica comune e agendo secondo linea perlopiù schierata col regime di Zelensky non è stata decisiva. Tra quelli schierati con Zelensky il governo italiano mostra di aver mutato linea, passando a una generica richiesta di azione secondo quadro Nato. A mio parere questa richiesta ha un valore diplomatico assai positivo, perché consente una mediazione non conflittuale, evitando che proprio la NATO possa essere di intralcio a una concertazione. Penso che oltre questa funzione non ve ne possa essere altra ragionevole, tranne che la stessa NATO non vada fuori il proprio Statuto – già sovente si è data còmpiti non considerabili del tutto propri o propri e si è allargata fino a snaturare la propria conformazione di Patto Atlantico. Un effettivo intervento NATO sarebbe dunque un tradimento.
MAURO PASTORE