serge ha scritto: 15 dic 2024, 16:02
La decisione della Commissione europea ,approvata dal Parlamento europeo, di proibire la produzione dei mezzi i trasporto con motori endotermici a partire al dal primo gennaio 2036, non ha considerato i danni che tale delibera avrebbe provocato. Eppure eccellenti economisti si erano espressi sugli effetti negativi dell’intervento sul mercato automobilistico. Ora che le lagnanze di imprenditori, operai e politici sono emerse, pare che la UE sia intenzionata a rivedere la, a mio avviso, scellerata decisione presa con estrema leggerezza.
Sgomberiamo il campo da
grossolani equivoci. Si parla di economisti, imprenditori, operai e politici contrari al
phase out dei motori endotermici entro il 2035. Ma si trascurano due categorie cruciali che, per motivi opposti, sono le più allarmate di tutte: gli azionisti dell'industria dell'auto e i climatologi. I primi sono stati abituati troppo bene. Il loro settore ha ricevuto e riceve
aiuti di Stato (per lo più sotto forma di incentivi al mercato, ma non solo) che farebbero la gioia di qualsiasi imprenditore di altri settori.
Hanno le tasche gonfie come non mai e sono terrorizzati dalla prospettiva di vederle sgonfiarsi un po' nei prossimi anni. Quindi, essendo un potere forte, fanno pressione occulta sui politici, sui sindacati e sui media. Ma facciamogli un po' di
conti in tasca a questi signori. Tra il 2021 e il 2023, nonostante gli strascichi della pandemia, il colosso Volkswagen ha incassato quasi 50 miliardi di euro di utili netti. Al gruppo Stellantis è andata anche meglio perché ha realizzato pressoché gli stessi profitti su un fatturato che nel 2023 è il 58% di quello di VW. Non a caso tra gennaio 2021 e marzo 2024 la quotazionie del titolo Stellantis era raddoppiata. Nel medesimo triennio 21/23 Mercedes ha realizzato 45 miliardi di utili netti, Bmw 42, perfino Renault che veniva da una grave crisi ha chiuso il triennio con 5 miliardi di avanzo. Si sono ingrassati gli azionisti con i loro dividendi, in particolare
Exor, la finanziaria olandese degli Agnelli/Elkann, che è il primo azionista di Stellantis con quasi il 15% del capitale. Ma i costruttori europei hanno anche messo in cascina liquidità. Le riserve di cassa sono passate da 108 miliardi del 2018 al livello record di 163 miliardi nel 2023, e qui è ancora Stellantis a brillare con ben 48 miliardi contro i 30 di Mercedes e i 29 di VW.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/1 ... i/7751858/
Eppure gli Agnelli/Elkann piangono miseria, minacciano chiusure, licenziamenti, cassa integrazione e chiedono altri soldi allo Stato. Per fare cosa? Per continuare a produrre auto endotermiche perfino dopo il 2035, perché sono quelle sulle quali si lucra di più, almeno in Europa. Le prospettive non sono buone e allora tirano fuori il vecchio e infame trucco:
privatizzare i profitti, collettivizzare le perdite. Nei primi 11 mesi del 2024 il marchio Fiat perde il 16% sull'anno precedente nel mercato italiano, Lancia quasi il 25%, Alfa Romeo oltre il 17% e Maserati crolla del 42%. Per decenni i marchi italiani hanno detenuto oltre il 50% delle immatricolazioni, oggi sono tristemente sotto il 18% (inclusa l'italoamericana Jeep). Ma c'è qualcosa che non va perché Peugeot perde solo il 2,4%, mentre Citroen, l'altro marchio francese di Stellantis, guadagna il 7,5% (fonte Unrae). Le sciagurate e brevimiranti politiche industriali del gruppo Fiat prima, di FCA poi e di Stellantis oggi continuano a penalizzare i marchi italiani. I meno giovani si ricordano le prestigiose e lussuose berline Lancia, oggi il listino è ridotto a un'utilitaria (anche se la nuova Ypsilon è migliore della precedente). Questa estate sono uscite di produzione le due berline al top dell'industria italiana: le Maserati Quattroporte e Ghibli, e non sono state sostituite. A chi ha bisogno di una grande berlina di rappresentanza non restano che Audi, Mercedes e Bmw. Ma cosa dicono i climatologi? Dicono che alla fine dell'anno ci saremo giocata la prima delle due soglie di sicurezza fissate negli Accordi di Parigi del 2015: 1,5°C e 2°C. Raccomandavano di non superare queste soglie entro 2100,
nel 2024 siamo già a 1,55°C. E le emissioni globali di gas serra continuano a crescere. Brevimiranti e incompetenti politucoli, non solo italiani invero, si vantano: stiamo convincendo la Commissione a posticipare la scadenza del 2035. Puri deliri. Chi legge i dati sa che ci andrà di lusso se nel 2032 o 2033 non saremo in bilico sulla soglia ultima dei 2°C e non saremo costretti ad anticipare la messa al bando dei motori termici, forse perfino sulle auto usate!
La transizione ecologica offre eccellenti prospettive per una sostanziale difesa del lavoro e del tenore di vita in Europa, pur tagliando (di poco) produzione, consumi e PIL. Ma non è un pasto gratis:
richiede sacrifici. I produttori europei hanno tutti i mezzi per affrontarli. Gli utili devono andare in investimenti massicci in tecnologie green. Le auto elettriche facciamole piccole e spartane (nelle prestazioni e nei consumi). L'alternativa è puntare tutto sul trasporto pubblico. Rinviare la transizione di 10 o 20 anni significa incrementare di brutto i sacrifici che comunque andranno affrontati e rischiare la catastrofe planetaria.