Vento ha scritto: 22 ott 2024, 13:49
Letta con piacere la tua storia.
La memoria storica è sempre riferita al fascismo e mai al comunismo. Eppure è stato il comunismo ad aprire il secolo di violenze, guerre e sangue. Il fascismo è nato come reazione in difesa degli stati aggrediti dalle rivoluzioni comuniste. La sinistra attuale, erede del partito comunista, si guarda bene dal fare autocritica per i disastri combinati in giro per il mondo, mentre invece pretende sempre dai rivali politici dichiarazioni di antifascismo. Segno che non ha cambiato natura, resta un movimento politico totalitario, che si autodefinisce democratico, mentre è esattamente il contrario.
C'è un equivoco. La memoria è quella individuale, vita vissuta, che per definizione è parziale e casuale.
La storia è il ricordo documentato, ovvero una sintesi ragionata di tutto ciò che si sa di un dato periodo.
Quella che tu dici è la storia del comunismo sovietico, o almeno la storia dominata dall'avvento de comunismo sovietico.
In Russia ne hanno anche memoria, in occidente no.
Nella mia famiglia - giusto per ricollegarmi - c'è stata tuttavia memoria del comunismo sovietico. Quel mio zio, funzionario del PCI, aveva le vacanze gratuite in URSS, e ci andava soprattutto per le biondone facili che ci trovava, ma a commento finale esclmava sempre "col cazzo che ci vivrei!". Semplice, chiaro, elementare. Io quindi ho maturato rapidamente la convinzione, anzi la constatazione - da adolescente - che la sinistra europea doveva mollare la palla di ferra al piede costtituita dal legame con l'URSS, anche se questo legame era soprattutto riferito alle sue primitive ragioni fondanti, rivoluzionarie. Nella mia permanenza e vicinanza al PCI ho riscontrato sempre una notevole distanza dalla natura illiberale del sovietismo. C'era una quota di filosovietici, via via sempre più minritaria, fino a diventareuna setta che poi ha dato vita a gruppuscoli o singoli individui che oggi ritrovi filoputiniani, cioè filorussi a prescindere.
Insomma la storia del comunismo post bellico, italiano, non concorda con la storia che tratteggi, anche se certamente merita un analisi critica, ma politica, nazionale, di errori ed omissioni. Però l'autocritica di cui tu parli c'è stata, profondissima, in lungo e in largo, a tutto campo, perfino eccessiva, essendo diventata una categoria dello spirito della sinistra.
Quanto al liberalismo, certo non c'era tanto quello aziendalista, ma era forte e presente quello dei diritti, solo mitigato dalla caustela verso la Chiesa, che per esempio fece sì che la battaglia per il divorzio fosse lanciata e guidata dai socialisti e dai radicali, ma poi sostenuta massicciamente dall'elettorato anche comunista. E lo stesso per molti altri momenti ed argomenti - la dirigenza del PCI era cauta, non voleva strappi, ma la sua politica culturale era liberalsocialista, al punto che con Berlinguer finì per confluire definitivamente nello stesso alveo.
La pretesa di antifascismo nasce solo adesso, per il semplice fatto che ci sono i fascisti. Prima era sottinteso.
Ma una colpa la sinistra ce l'ha, a proposito di fascismo. Ne hanno parlato sempre troppo, nel modo sbagliato.
Ma è una colpa condivisa con tutto il cosiddetto arco costituzionale. Io, per così dire, c'ero. Lo so.
Intanto, di fascismo, nazismo, guerra mondiale etc, non si parlava nella scuola. Nemmeno arrivati al liceo. A malapena si accennava alla prima guerra mondiale.
E poi, nella comunicazione ordinaria prevaleva una rievocazione emotiva verso il fascismo, denigratoria per i suoi aspetti scenici per le dichiarazioni roboanti e le spacconate mussoliniane. Erano per altro vaghe, generiche le vicende coloniali, gli orrori criminali della guerra, si spingeva soprattutto sulla colpa dell'alleanza con la Germania, trascurando gli errori ed orrori da addebitare ditettamente al fascismo. Soprattutto, si parlava pochissimo, direi niente, dell'aspetto politico istituzionale, e della genesi del fascismo. Una complessiva manchevolezza assecondata dalla DC e dagli altri, qualcuno per calcoli elettorali, altri per una cattiva coscienza "borghese". Nell'immadiato dopoguerra, per il CI, probabilmente ha pesato il timore che approfondendo correttamente la genesi politico-ideologica del fascismo avrebbe aleggiato anche lo stalinismo.
(segue)