Scrive giustamente Ludwig Kahn a proposito di quelli che potremmo definire i surrogati della religione nel corso della modernitĂ .
Il primo surrogato è stato l’amore profano con la divinizzazione dell’eros in epoca neo romantica.. Poi il culto dell’arte e della bellezza come ipostasi dell’eterno col neo classicismo dopo le scoperte archeologiche di Winckelmann. Ancora la poesia come surrogato della parola rivelatrice che sostituisce ai profeti biblici quella di certi poeti intrisi di malinconia (Novalis, Holderlin e altri). A partire da Voltaire e dall’etica protestante messo in luce da Max Weber si erge come idolo il lavoro che io chiamo “assoluto” cioè totalizzante e onnicomprensivo il cui successo sarebbe garante della benevolenza divina. Poi la mistica della sofferenza non in funzione espiatoria ma come constatazione dell’assurdo: vedi certe opere letterarie da Kafka a Mann. Ultimo a precedere la dissoluzione finale è stato l’umanismo ateo propugnato dai vari Sartre, Marcel, Camus. infine il naturale approdo di tutti questi idoli della modernità bruciati l’uno dopo l’altro nel momento in cui diventano soffocanti mercé la loro incapacità di aprire un qualsiasi orizzonte minimamente respirabile: il nichilismo.
Quelle elencate sopra erano mode, tutte forme di sacralizzazione dell’ attimo o meglio dell’effimero. Ora siamo appunto al nichilismo conclamato che non avendo più nulla da sacralizzare è finalmente costretto a uscire allo scoperto mostrandosi per quello che è dopo che tutte le maschere dietro cui si celava (eros, arte, poesia, umanesimo ateo, etc) sono cadute.
Per questo si potrebbe dire che la nostra è un epoca privilegiata, finalmente vediamo il male così com’è senza travestimenti. Al netto naturalmente dei telerincitrulliti ormai irrecuperabili. Ma sono sempre di meno.
Marco Sambruna