Ricorre il triste anniversario del terremoto di magnitudo 6,5 della scala Richter che colpì il Friuli, ricordato come il quinto peggiore sisma che abbia colpito nel novecento l’Italia. Immediatamente accorsero i soccorsi, anche con aiuti provenienti da oltre confine . Nella disgrazia le forze politiche locali si unirono, tanto che, a due giorni dal sisma, il Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia stanziò con effetto immediato 10 miliardi di lire. Fu data precedenza al mantenimento delle attività economiche. Nell'attesa di prefabbricati ordinati in tutta fretta ,circa 40.000 sfollati passarono l'inverno sulla costa adriatica.
Il Governo nominò Commissario straordinario per l’emergenza il compianto Giuseppe Zamberletti , il quale gestì i fondi statali destinati alla ricostruzione, assegnando gli stessi direttamente ai sindaci delle località colpite, con la responsabilità personale degli stessi sul loro utilizzo.
Gli aiuti alle zone colpite dal terremoto arrivarono da tutto il mondo, e la ricostruzione fu immediata e totale e fu portata a termine a dieci anni dal triste evento.
Ogni anno, il 6 maggio, si riapre un’enorme ferita per gli abitanti del Friuli-Venezia Giulia i quali, a distanza di quasi 50 anni, ricordano quella drammatica pagina di storia per tenere viva la memoria, ma anche per esprimere la gratitudine per la solidarietà arrivata da ogni parte del Paese e del mondo in quei momenti di difficoltà e dolore.
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6 maggio 1976
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Re: 6 maggio 1976
Giusto ricordare quel tragico evento che fece quasi 1000 vittime. E la ricostruzione, rapida ed esemplare, non solo delle strutture ma anche dell'economia nella vasta area colpita. Ancora oggi si parla di "modello Friuli". Purtroppo, a posteriori, dobbiamo giudicarla un'espressione impropria perché un modello è fatto per essere imitato, ma in questo caso ciò non è avvenuto. 4 anni e mezzo dopo ci fu il terribile terremoto dell'Irpinia (magnitudo 6,9 con quasi 3.000 vittime) e il commissario straordinario fu ancora Zamberletti. Quale migliore occasione per replicare il "modello Friuli"? E invece andò tutto male, malissimo, fin dai primi soccorsi che raggiunsero alcuni piccoli comuni dopo giorni dalla scossa lasciando morire sotto le macerie decine di persone che probabilmente potevano essere salvate. Ricordo ancora la rabbia, mista al dolore, del presidente Sandro Pertini. La ricostruzione replicò e moltiplicò i ritardi, gli sprechi, le speculazioni, le ruberie, le mangiatoie e le commistioni politiche, affaristiche e mafiose del precedente terremoto del Belice, in Sicilia, del 1968. Qui a Napoli e provincia i danni furono relativamente lievi, a parte un palazzo di 9 piani crollato come se fosse di carta, uccidendo 52 persone. Poi si scoprì che il calcestruzzo era mischiato con carta, trucioli di legno, addirittura immondizia. Eppure ricordo benissimo che 20 anni dopo il sisma avevamo famiglie di sfollati ancora ospitate nei containers. Il primo scossone alla Prima Repubblica, più di 10 anni prima della Tangentopoli milanese, arrivò proprio dall'Irpinia. Anche a L'Aquila, dopo il terremoto del 2009, al di là della propaganda berlusconiana, lo Stato e privati delle ditte appaltatrici hanno lavorato male. Le "casette" magnificate da Berlusconi, 4500 piccoli appartamenti realizzati in appena 9 mesi, si rivelarono fatte con i piedi e sono già in via di demolizione. La ricostruzione del bellissimo centro storico mi risulta non ancora completata.serge ha scritto: ↑6 mag 2024, 6:55 Ricorre il triste anniversario del terremoto di magnitudo 6,5 della scala Richter che colpì il Friuli, ricordato come il quinto peggiore sisma che abbia colpito nel novecento l’Italia. Immediatamente accorsero i soccorsi, anche con aiuti provenienti da oltre confine . Nella disgrazia le forze politiche locali si unirono, tanto che, a due giorni dal sisma, il Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia stanziò con effetto immediato 10 miliardi di lire. Fu data precedenza al mantenimento delle attività economiche. Nell'attesa di prefabbricati ordinati in tutta fretta ,circa 40.000 sfollati passarono l'inverno sulla costa adriatica.
Il Governo nominò Commissario straordinario per l’emergenza il compianto Giuseppe Zamberletti , il quale gestì i fondi statali destinati alla ricostruzione, assegnando gli stessi direttamente ai sindaci delle località colpite, con la responsabilità personale degli stessi sul loro utilizzo.
Gli aiuti alle zone colpite dal terremoto arrivarono da tutto il mondo, e la ricostruzione fu immediata e totale e fu portata a termine a dieci anni dal triste evento.
Ogni anno, il 6 maggio, si riapre un’enorme ferita per gli abitanti del Friuli-Venezia Giulia i quali, a distanza di quasi 50 anni, ricordano quella drammatica pagina di storia per tenere viva la memoria, ma anche per esprimere la gratitudine per la solidarietà arrivata da ogni parte del Paese e del mondo in quei momenti di difficoltà e dolore.
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Re: 6 maggio 1976
Grazie Serge per averlo fatto ricordare. Io vivevo all' estero all' epoca (fra Nuova Zelanda e Venezuela) ma vivevo assieme a molti lavoratori (minatori) friulani e vissi con loro quanto accadde in quei giorni.serge ha scritto: ↑6 mag 2024, 6:55 Ricorre il triste anniversario del terremoto di magnitudo 6,5 della scala Richter che colpì il Friuli, ricordato come il quinto peggiore sisma che abbia colpito nel novecento l’Italia. Immediatamente accorsero i soccorsi, anche con aiuti provenienti da oltre confine . Nella disgrazia le forze politiche locali si unirono, tanto che, a due giorni dal sisma, il Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia stanziò con effetto immediato 10 miliardi di lire. Fu data precedenza al mantenimento delle attività economiche. Nell'attesa di prefabbricati ordinati in tutta fretta ,circa 40.000 sfollati passarono l'inverno sulla costa adriatica.
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Gli aiuti alle zone colpite dal terremoto arrivarono da tutto il mondo, e la ricostruzione fu immediata e totale e fu portata a termine a dieci anni dal triste evento.
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Re: 6 maggio 1976
Infine vorrei spezzare una lancia a favore della Associazione Nazionale Alpini (ANA) che nel post terremoto costituì 11 cantieri di lavoro per la ricostruzione delle zone terremotate. Vi parteciparono ex alpini volontari da ogni dove, persino dall'estero. Muratori, falegnami, idraulici, elettricisti e quant'altro fornirono il proprio lavoro , spesso rinunciando alle ferie, per aiutare i "fradis" colpiti dalla tragedia. Un sincero ringraziamento alla ANA che in questi giorni a Vicenza celebra la 95° adunata nazionale.
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