Webinar spopolamento nel centro nord

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ereticamente
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Webinar spopolamento nel centro nord

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Webinar di Risorgimento Socialista, lunedì 22 aprile, ore 21 su "spopolamento e flussi di popolazione nel centro nord" https://www.youtube.com/live/mHMgT2it3x ... U9IQZCIdyJ
Da ragazzo ero anarchico, adesso mi accorgo che si può essere sovversivi soltanto chiedendo che le leggi dello Stato vengano rispettate da chi ci governa. (Ennio Flaiano)
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ereticamente
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Re: Webinar spopolamento nel centro nord

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Da ragazzo ero anarchico, adesso mi accorgo che si può essere sovversivi soltanto chiedendo che le leggi dello Stato vengano rispettate da chi ci governa. (Ennio Flaiano)
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Fosforo31
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Re: Webinar spopolamento nel centro nord

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Per mancanza di tempo non ho guardato il webinar ma ho consultato i dati Istat per avere un'autorevole conferma di quanto sapevo e in parte toccavo (e tocco) con mano, e cioè che il problema dello spopolamento riguarda soprattutto il Mezzogiorno. Per es. negli ultimi anni solo qui a Napoli e provincia sono decine le scuole (pubbliche e private) chiuse o accorpate ad altri istituti per mancanza di iscritti. Secondo il ministero dell'Istruzione, in Italia perdiamo oltre 100.000 alunni e 10.000 insegnanti l'anno, e in futuro andrà anche peggio . Per i dati ho attinto in particolare alla ricchissima pagina di Demo-Istat e al sintetico ma illuminante Report 2023 sugli indicatori demografici:
https://demo.istat.it/?l=it
https://www.istat.it/it/archivio/295586
Dal report risulta che nel 2023 la popolazione residente, 58,990 milioni al 31/12, è pressoché stabile a livello nazionale (appena 7.000 unità in meno su un anno prima, con un calo relativo dello 0,1 per mille), ma nel Mezzogiorno (Sud e Isole) diminuisce del 4,1 per mille, mentre è stabile al Centro (+0,1 per mille) e in crescita al Nord +2,7 per mille. I problemi della denatalità e del conseguente invecchiamento della popolazione riguardano invece l'intero paese. Nel 2023 abbiamo toccato il minimo storico delle nascite: appena 379.000 (erano oltre 1 milione nel 1964, pur con 7,5 milioni di residenti in meno). Il tasso di fecondità è sceso a 1,20 figli per donna, uno dei valori più bassi al mondo, molto vicino al minimo storico di 1,19 toccato nel 1995 e molto lontano dal valore 2 che è il minimo teorico necessario per il ricambio generazionale in assenza di flussi migratori (in pratica è circa 2,1, o maggiore nei paesi sottosviluppati, a causa della mortalità infantile). Nel Mezzogiorno siamo a 1,24, contro 1,21 del Nord e 1,12 al Centro. La regione più prolifica è il Trentino-Alto Adige con 1,42 contro appena 0,91 figli per donna della Sardegna. La quale è anche la regione con la più elevata età media della donna al parto: 33,2 anni, ma la media nazionale è poco sotto: 32,5. In calo generalizzato anche i matrimoni: appena 183.000 nel 2023, 6.000 in meno sul 2022. Il report registra un sensibile calo della mortalità, tornata nel 2023 quasi ai valori prepandemici nella fascia degli over 80. La speranza di vita alla nascita è risalita a 81,1 anni, con i valori più alti al Nord e i più bassi nel Mezzogiorno; tra la regione più longeva (Trentino-Alto Adige) e la meno longeva (Campania) ci sono 2,9 anni di differenza. Il calo della natalità e della mortalità fa invecchiare la popolazione. L'età media al 1/1/2024 è 46,6 anni. Secondo Eurostat, al 1/1/2023 l'età mediana (quella che separa il 50% più vecchio della popolazione dal 50% più giovane) era 48,4 anni, il valore più alto in Europa. In definitiva, siamo il paese più vecchio e meno fecondo in Europa: si stima che di questo passo, in assenza di immigrati, ci estingueremmo entro 3 secoli: l'ultimo italiano nascerebbe tra circa 200 anni e morirebbe tra circa 300. Però la popolazione residente si compone di italiani e stranieri regolari, questi ultimi nel 2023 hanno toccato il 9% dei residenti totali con 5,308 milioni (+166.000 sull'anno precedente) mentre gli italiani sono scesi a 53,682 milioni (meno 174.000). L'incidenza dei cittadini stranieri residenti è l'11,3% al Nord, l'11,1% al Centro, appena il 4,5% al Meridione. Il saldo migratorio con l'estero è pari nel 2023 a 274.000 unità ed è positivo in tutte le regioni, con i valori più alti al Centronord. Mentre il saldo migratorio interno è positivo al Centronord (soprattutto al Nord: +57.000 unità) e negativo nel Mezzogiorno (meno 63.000). Riepilogando, i dati Istat del 2023 mostrano che il Mezzogiorno si sta spopolando perché il valore leggermente maggiore della natalità rispetto al Centronord è comunque insufficiente per il ricambio generazionale e non compensa assolutamente i fattori negativi sulla popolazione dati dalla maggiore mortalità e soprattutto dai saldi migratori negativi (con l'estero e l'interno). Mentre al Centronord i saldi migratori positivi riescono per ora a compensare o quasi l'effetto della denatalità sulla popolazione ma solo in parte quello sull'invecchiamento della popolazione stessa (che dipende anche dall'allungamento dell'attesa di vita).
Si tratta inoltre di trend ben consolidati negli anni come si evince dalle tabelle di Demo-Istat. A livello nazionale il tasso di fecondità totale superò per l'ultima volta la soglia critica dei 2,1 figli per donna nel lontano 1976. Da allora le nascite diminuiscono di anno in anno, salvo poche eccezioni, ma la popolazione residente continuò a crescere fino al 2014 quando raggiunse il massimo storico di 60,346 milioni (al 1/1). Ciò non tanto per effetto dell'allungamento della vita ma soprattutto per l'arrivo degli immigrati.
[Nota: il tasso di mortalità generale è pressoché stabile da molti decenni intorno al 10 per mille, con un'impennata solo nei 3 anni di pandemia quando ha superato il 12 per mille, assumendo i valori più alti dalla fine della guerra. Per inciso, ciò dimostra che le vittime del Coronavirus in Italia sono senza alcun dubbio almeno 300.000 e non le quasi 197.000 finora registrate come dato ufficiale].
Negli ultimi 10 anni, tra l'1/1/2014 e l'1/1/2024, l'Italia ha perso 1,356 milioni di residenti, ovvero il 2,25% della popolazione. Ma il calo di gran lunga più vistoso si registra nel Mezzogiorno: meno 4,66% al Sud, meno 4,93% nelle Isole. Al Centro la popolazione è calata in 10 anni dell'1,56%, dello 0,96% nel Nordovest, appena dello 0,26% nel Nordest. Le cose non sembrano destinate a migliorare, almeno per il Meridione. Le proiezioni demografiche dell'Istat si spingono fino al 2080. Ho considerato il 2050, l'anno in cui, secondo il programma UE di decarbonizzazione, dovremmo raggiungere la neutralità climatica, ovvero azzerare le emissioni di gas serra al netto di un po' di riforestazione e di cattura e stoccaggio del carbonio. Nello scenario mediano (trattasi di stime su basi probabilistiche) l'Italia al 1/1/2050 avrà 54,361 milioni di abitanti, perdendo ulteriori 4,629 milioni di residenti con un calo del 7,85% rispetto all'1/1/2014. Il Sud perderà il 16,93% dell'attuale popolazione, le Isole il 18,75% (proiezioni da tenere in conto nello stimare il rapporto costi/benefici di un eventuale ponte sullo Stretto). Il Centro perderà il 6,58%, il 2,05% il Nordovest, appena lo 0,57% il Nordest. La denatalità farà invecchiare di brutto la popolazione in tutte le regioni ma soprattutto nel Meridione. Dove la percentuale degli over65 salirà dall'attuale 23,4% al 36,1%, mentre al Centro salirà dal 24,5% al 35,0% e al Nord dal 24,7% al 33,4%. In altri termini la popolazione del Mezzogiorno, che oggi è la più giovane del paese, diventerà la più vecchia: un destino analogo, su scala molto più grande, a quello dei piccoli comuni interni dell'Appennino: sempre più spopolati e abbandonati dai giovani. Del resto è un cane che si morde la coda: i giovani vanno dove c'è lavoro e possibilità di mettere su casa e famiglia, e lasciano deprimere l'economia della terra d'origine. Perchè, come dice il grande economista Thomas Piketty, la crescita demografica è una componente della crescita economica. Di conseguenza lo spopolamento induce decrescita. Ma una terra spopolata e impoverita sarà vieppiù inospitale per le giovani coppie e si spopolerà e impoverirà ulteriormente. Per spezzare questo circolo vizioso servirebbero provvedimenti straordinari del governo centrale. L'autonomia differenziata, la cosiddetta "secessione dei ricchi" va esattamente nella direzione opposta. Non faccio drammi, qui al Sud sappiamo arrangiarci e prendiamo le cose con filosofia. Vorrà dire che faremo da apripista per gli altri sulla via obbligata della DECRESCITA.
Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo
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