Assolutamente d'accordo, per motivi "pratici". Un mafioso che non ha collaborato con la giustizia in maniera esauriente, continuerebbe la sua attivita' una volta messo in liberta' anche per poche ore. Attivita' che quasi certamente sarebbe rivolta a "vendette" di qualche genere verso chi considera una spia, un concorrente o un confidente di polizia. In pratica un mafioso in liberta', anche per poche ore, costituisce una INTIMIDAZIONE ed un pericolo per la comunita' di provenienza. Sono d'accordo invece con l'alleggerimento della pena eliminando gradualmenteil carcere duro ed aumentando le ore di "aria" e di eventuale svago, sempre sotto stretto controllo e con microfoni che raccolgano ogni loro parola. Non c'e nulla di vendicativo in queste parole, solo la constatazione che un mafioso irrepentito non e' un criminale qualsiasi.Shamash ha scritto: 24 ott 2019, 17:32 Contrario. E ne spiego i motivi.
Tutto parte dal concetto di detenzione, in Italia da considerarsi come percorso atto al reinserimento nella società, più formativo che punitivo.
Il permesso [impropriamente detto "premio"] è corretto in quest'ottica, perché permette ai soggetti che hanno commesso errori di imparare dalla detenzione e di essere reintrodotti nella società, conservare i contatti umani e soprattutto non perdere il legame con la vita in libertà, fondamentale per quando avranno scontato la pena e dunque dovranno tornare alla propria occupazione o cercarne una.
Discorso profondamente differente per chi si macchia di reati atroci, oltre a non pentirsi. In tal senso la detenzione non può né deve essere mero strumento di recupero, bensì punitivo perché deve allontanare il soggetto pericoloso dalla società. Tale chiave di lettura è simile al sistema degli Stati Uniti, dove il soggetto diviene praticamente un bene dello Stato che ne dispone a suo piacere.
Tale mia contrarietà trova ulteriore conferma anche nell'eventualità di fuga e reiterazione dei reati, fatti che si sono puntualmente verificati ormai troppe volte con soggetti di tale risma. Qui non parliamo di chi è detenuto per aver rubato un cestino di mele, bensì di chi fa parte di organizzazioni mafiose, chi ha ucciso e commesso reati affini raccapriccianti. Tali persone, una volta libere, non sono generalmente soggetti integerrimi. La società va dunque protetta e difesa da tutto ciò e dunque i permessi andrebbero concessi solo per reati e periodi di detenzione minori, non certo per fattispecie così gravi.
Stavolta caro amico dissento in pieno dal tuo pensiero. Già di per se chi ha commesso orrendi crimini non dovrebbe subire l'ergastolo, ma se ci fosse - a lui dovrebbe essere applicata a pena di morte!. Se poi non è nemmeno pentito per il mal fatto........sabinosarno1 ha scritto: 24 ott 2019, 14:13 Sono d' accordo. La massima parte non condivide, e capisco. Ma forse perché, anche, il cittadino giudicante è influenzato dal "premio" che conclude il concetto di permesso: ma come? uno stragista, un assassino feroce, un senza cuore, ha diritto ad un premio? Premio...fosse, una volta al mese, un pranzo al ristorante e poi partita di calcio allo stadio, certamente no! Ma, premio fosse il vedere ogni tanto i familiari, una giornata a casa sua, la partecipazione al funerale di un parente, sarebbe un premio compatibile con la condizione di ergastolano.
Inoltre, condizione essenziale, il premio non sarebbe a chi in carcere da qualche mese, pochi anni, ma a chi di anni "chiusi" ne avesse fatti già tanti, e comunque avesse manifestato il suo ormai essersi staccato dalla mentalità delinquenziale.
Uno Stato che non si mostrasse debole, certo, ma uno Stato umano, anche con chi umano non fosse stato.
Perché, se non umano, che Stato sarebbe?
Shamash ha scritto: 24 ott 2019, 17:32 Contrario. E ne spiego i motivi.
Tutto parte dal concetto di detenzione, in Italia da considerarsi come percorso atto al reinserimento nella società, più formativo che punitivo.
Il permesso [impropriamente detto "premio"] è corretto in quest'ottica, perché permette ai soggetti che hanno commesso errori di imparare dalla detenzione e di essere reintrodotti nella società, conservare i contatti umani e soprattutto non perdere il legame con la vita in libertà, fondamentale per quando avranno scontato la pena e dunque dovranno tornare alla propria occupazione o cercarne una.
Discorso profondamente differente per chi si macchia di reati atroci, oltre a non pentirsi. In tal senso la detenzione non può né deve essere mero strumento di recupero, bensì punitivo perché deve allontanare il soggetto pericoloso dalla società. Tale chiave di lettura è simile al sistema degli Stati Uniti, dove il soggetto diviene praticamente un bene dello Stato che ne dispone a suo piacere.
Tale mia contrarietà trova ulteriore conferma anche nell'eventualità di fuga e reiterazione dei reati, fatti che si sono puntualmente verificati ormai troppe volte con soggetti di tale risma. Qui non parliamo di chi è detenuto per aver rubato un cestino di mele, bensì di chi fa parte di organizzazioni mafiose, chi ha ucciso e commesso reati affini raccapriccianti. Tali persone, una volta libere, non sono generalmente soggetti integerrimi. La società va dunque protetta e difesa da tutto ciò e dunque i permessi andrebbero concessi solo per reati e periodi di detenzione minori, non certo per fattispecie così gravi.
Stavolta sono d'accordo con te.....sabinosarno1 ha scritto: 24 ott 2019, 14:13 Sono d' accordo. La massima parte non condivide, e capisco. Ma forse perché, anche, il cittadino giudicante è influenzato dal "premio" che conclude il concetto di permesso: ma come? uno stragista, un assassino feroce, un senza cuore, ha diritto ad un premio? Premio...fosse, una volta al mese, un pranzo al ristorante e poi partita di calcio allo stadio, certamente no! Ma, premio fosse il vedere ogni tanto i familiari, una giornata a casa sua, la partecipazione al funerale di un parente, sarebbe un premio compatibile con la condizione di ergastolano.
Inoltre, condizione essenziale, il premio non sarebbe a chi in carcere da qualche mese, pochi anni, ma a chi di anni "chiusi" ne avesse fatti già tanti, e comunque avesse manifestato il suo ormai essersi staccato dalla mentalità delinquenziale.
Uno Stato che non si mostrasse debole, certo, ma uno Stato umano, anche con chi umano non fosse stato.
Perché, se non umano, che Stato sarebbe?