Craxi e il 3 luglio di 30 anni fa

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Craxi e il 3 luglio di 30 anni fa

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Il 3 luglio di 30 anni fa, Craxi alla Camera pronunciò il discorso sulla “moralizzazione della vita pubblica”.

Il finanziamento della Politica “in buona parte irregolare o illegale”, afflitto da “abusi e degenerazioni … da tempi immemorabili”, occorreva affrontarlo politicamente per non innescare “un esplosivo” che, colpendo l’intera classe dirigente, facesse saltare il Sistema….e però, distinguendo gli abusi di natura personale dalle disfunzioni ormai gravi nella Cosa Pubblica! A queste si sarebbe già dovuto provvedere con le riforme; gli altri vanno (invece) definiti, trattati, provati e giudicati con rigore ed equilibrio, non con la caccia alla streghe. Il tempo della prima Repubblica era in scadenza dagli anni ’60, da quando erano state bloccate le riforme per cui si era sorto il Centrosinistra. La Programmazione economica, di cui il Paese aveva bisogno per assestare il miracolo economico; la nazionalizzazione dell’elettricità, ma con una formula non di favore per il capitale da rimborsare; la stessa regolamentazione urbanistica, già tanto indifferibile (la frana di Agrigento) quanto indigesta persino alle parti sociali più deboli, che ne avrebbero pagato le conseguenze! La minaccia del colpo di Stato col piano Solo ed il “tintinnar di spade” del generale De Lorenzo piegarono il Psi alla conservazione; né il Pci volle quella nuova linea, pensando forse di ricavar vantaggi dal fallimento. Il 6 aprile, le elezioni generali avevano conservato la maggioranza al Quadripartito (Dc-Psi, Psdi, Pli); e però, il Corsera aveva intitolato “L’Italia protesta, elezioni terremoto” e la Repubblica “E’ crollato il Muro DC”. Segni di un clima tale che Cossiga si dimise il giorno della Liberazione per dare spazio ad un Presidente “nella pienezza dei poteri”. Ma Luigi Scalfaro, eletto sull’onda della strage di Capaci (il 28 giugno insedierà, con G. Amato, l’ultimo esecutivo “politico” della Prima Repubblica), intimidito dai proclami tv di Mani pulite, non sottoscriverà il decreto del Ministro Conso. D’intesa con Amato, il Titolare della Giustizia riproponeva il medesimo provvedimento con cui anni prima si era amnistiato il Pci del finanziamento dall’Urss. Partì così l’operazione contro i Partiti in quanto tali (invece da ripulire i con l’applicazione integrale dell’art 49 CC -atto Camera 4260 dell’ott. 89). E però, non decifrando il pericolo, persino il Pci puntò a trar vantaggio dalla congiuntura, visto che il compagno Greganti – a differenza di quasi tutti gli altri addetti al finanziamento delle loro organizzazioni-riusciva a “non confessare” la provenienza della famosa “valigetta”. Del resto, il compagno Berlinguer non aveva insistito per anni sulla questione morale? Fosse stato ora, rispetto ai risultati del 2018 (il successo dei 5 Stelle!), avrebbe recato sollievo quello del 6/4! E però, trent’anni fa, una complessa convergenza di eventi, la trasposizione di reati personali in pubblici, il martellamento della Grande Stampa (quindi degli ambienti di essa proprietari) riuscirono a determinare l’Opinione pubblica. Sicché, invece di rilanciarsi le riforme e recuperare le omissioni di trent’anni prima (quando il Centrosinistra era stato indebolito già prima di sorgere con la scissione del Psiup- e dalla pur breve unificazione col Psdi), saltò in aria la Classe dirigente che forse avrebbe potuto raddrizzare la situazione. Al coraggioso e lucido discorso del 3 luglio si corrispose così con un silenzio che ottenne di trasformare Craxi (ed il Psi) in capro espiatorio del costume che stava denunciando come già in atto, da tempi immemorabili, ed ampiamente utilizzato da tutti i Partiti, per consistenza e legami internazionali: e proprio nel momento in cui lui ne sollecitava il superamento! Ebbene, devo confessare che la percezione di questa “trasposizione” percosse tutti noi socialisti in Aula! Ciascuno si volse in giro per qualcuno che intervenisse, ciascuno si pose l’interrogativo del perché non si alzasse lui stesso a smascherare quel silenzio, quell’autentica truffa! Ma gli attimi passarono tra i dubbi del non esser stati preavvertiti dal Partito (possibile il Segretario affrontasse una tale questione senza preparare il Gruppo?), della eventualità che intendesse gestirla … con una tattica non aperta ai singoli deputati.. Insomma, nell’incertezza nostra, non pochi parlamentari defluivano e con essi l’attimo! Quante volte in questi trent’anni ciascuno di noi si è poi pentito di non aver squarciato quel silenzio per discuterne lì, subito, nella Sede deputata, evitandone la strumentalizzazione contro la democrazia dei Partiti? Forse troppo ingenuo Craxi stesso, nel non prevedere e non predisporre una batteria d’interventi che non cedesse il primato del Parlamento alle cosiddette “mani pulite”! Da allora son convinto che un Eletto dovrebbe sempre trovare il coraggio di esprimere quel che sente e quel che pensa, ovviamente a rischio personale. E’ in quel posto in nome di principi-guida che in quel momento deve però interpretare: gli tocca cogliere l’attimo con la sua valutazione dei fatti e dei loro possibili sviluppi! Forse, difendendo ciò che la coscienza riteneva giusto ed intralciando la “manovra del silenzio”, si sarebbe potuto innescare qualcosa di buono anche per la Basilicata! ns
Da ragazzo ero anarchico, adesso mi accorgo che si può essere sovversivi soltanto chiedendo che le leggi dello Stato vengano rispettate da chi ci governa. (Ennio Flaiano)
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