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Re: Transizione idrica… eccallà!

Inviato: 26 gen 2025, 8:13
da Acido
Valerio ha scritto: 26 gen 2025, 7:52 Ovviamente, dove esistono privatizzazioni esistono responsabilità.

Ed obblighi contrattuali. Il problema è: questi obblighi sono stati previsti?
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Re: Transizione idrica… eccallà!

Inviato: 26 gen 2025, 10:08
da Leno Lazzari
Valerio ha scritto: 26 gen 2025, 7:52 Ovviamente, dove esistono privatizzazioni esistono responsabilità.

Ed obblighi contrattuali. Il problema è: questi obblighi sono stati previsti?
Per quello che mi risulta non sono stati previsti .

Re: Transizione idrica… eccallà!

Inviato: 26 gen 2025, 10:33
da Acido
Leno Lazzari ha scritto: 26 gen 2025, 10:08 Per quello che mi risulta non sono stati previsti .
C'è un discreto e tristemente noto rimpallo!

Re: Transizione idrica… eccallà!

Inviato: 26 gen 2025, 10:40
da Leno Lazzari
Acido ha scritto: 26 gen 2025, 10:33 C'è un discreto e tristemente noto rimpallo!
Se é un dato di fatto non ne sarei per nulla sorpreso .

Re: Transizione idrica… eccallà!

Inviato: 26 gen 2025, 11:12
da ahaha.ha
Valerio ha scritto:
> La falda, e non il fiume, ringrazia.
>
> E tu cosa bevi?

X̌xxxxxxxxxxcxx
Io bevo acqua piovana, sig Valerio.
Per sopperire alle perdite degli acquedotti.☺️

Re: Transizione idrica… eccallà!

Inviato: 26 gen 2025, 11:32
da Valerio
ahaha.ha ha scritto: 26 gen 2025, 11:12 Valerio ha scritto:
> La falda, e non il fiume, ringrazia.
>
> E tu cosa bevi?

X̌xxxxxxxxxxcxx
Io bevo acqua piovana, sig Valerio.
Per sopperire alle perdite degli acquedotti.☺️
Auguri per il fegato.

Da oltre 20 anni bevo e cucino con acqua filtrata osmoticamente.

E non mi dare del lei ne' tantomeno del signore.

Sono uno scalzacani qualunque, do del tu a tutti, e vorrei che tutti facessero altrettanto. Grazie.

Re: Transizione idrica… eccallà!

Inviato: 26 gen 2025, 11:34
da Leno Lazzari
..."E non mi dare del lei ne' tantomeno del signore"...

C'ho provato anch'io Valerio ma non é valso a nulla .

Re: Transizione idrica… eccallà!

Inviato: 26 gen 2025, 11:50
da Fosforo31
Credo che la grande maggioranza degli italiani, inclusi quelli di destra, pensi che l'acqua sia un bene pubblico, o meglio un bene comune, e non un bene privato. In effetti è così, almeno sulla carta. Per es. l'acqua di un pozzo situato in un terreno privato non appartiene al proprietario del terreno, bensì allo Stato, cioè alla comunità. Attenzione, lo Stato non è un insieme di burocrazie e istituzioni, non dobbiamo confondere la forma con la sostanza, l'esteriorità con l'essenza:
LO STATO SIAMO NOI.
Questo è un concetto non banale che non a pochi (anche in questo forum) purtroppo sfugge. O ce lo ricordiamo a giorni alterni, cioè quando si parla di diritti del cittadino o di servizi pubblici, e non di doveri (es. pagare le tasse) o di cittadinanza attiva e operosa.
Lo Stato siamo noi era precisamente il titolo del mio vecchio libro di testo di Educazione Civica del liceo ed è un concetto cardine nel pensiero di Piero Calamandrei, uno dei padri fondatori della Repubblica. Questa premessa è necessaria per capire bene il concetto di acqua bene comune. Che non è un mero slogan politico o referendario ma il naturale connotato di un bene primario, collettivo, vitale, che trova espressione giuridica nella legge n.36 del 1994:
Tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa che è salvaguardata ed utilizzata secondo criteri di solidarietà.
Ebbene, se la sanità, l'istruzione, la difesa dei confini e la tutela dell'ordine pubblico sono gestite dallo Stato, non si capisce proprio perché l'acqua debba o possa essere gestita dai privati, per giunta a fini di lucro e non di solidarietà come impone la legge. Il privato mira al profitto e ha risorse limitate e ciò va inevitabilmente a incidere sulle tariffe e sulla qualità del servizio, a sua volta legata allo stato di efficienza della rete idrica. Non che lo Stato non possa realizzare utili, che sono entrate come le altre nel suo bilancio, ma la priorità di un'azienda pubblica, anche di quelle con partecipazione privata nel capitale, deve essere sempre e solo il bene della collettività. Pensiamo per es. alle autostrade e alla sciagurata privatizzazione delle stesse. Lo Stato rinunciò agli utili in cambio di canoni di concessione irrisori, i concessionari (es. i Benetton) si sono ingrassati a dismisura, gli utenti hanno pagato pedaggi più salati e una quarantina ci hanno rimesso la pelle nel crollo del ponte Morandi, più innumerevoli altre vittime di incidenti correlati all'incuria o all'insufficiente manutenzione. Diciamo che le autostrade non sono un servizio esattamente vitale e irrinunciabile come l'acqua, essendoci alternative come il treno e le strade statali. Ma l'energia è senza dubbio un altro bene comune e irrinunciabile, proprio come l'acqua, per le persone e per tutte le attività economiche.
La nazionalizzazione dell'energia elettrica, avvenuta nel 1962 per volere di quell'illuminato statista che fu Amintore Fanfani (ma già prima della nascita dell'ENEL lo Stato controllava le tariffe e parte della produzione) fu tra i fattori del boom economico del paese. Oggi ridotto a paese di Pulcinella anche grazie allo sciagurato decreto Bersani che, applicando una sciagurata direttiva europea, liberalizzò il mercato elettrico, dove oggi abbiamo ben oltre 100 distributori/produttori (o semplici rivenditori). Il governaccio Meloni, oltre ad abolire il mercato tutelato (eccetto che per alcune categorie fragili) che invece permane in molti altri paesi UE e perfino nel liberista UK, ha rinnovato per un ventennio le concessioni in scadenza entro il 2030 . Come a dire alle sanguisughe del mercato libero: nessuno vi tocca, anzi vi favoriamo e vi privilegiamo (come e più dei balneari), fate cartello, cioè l'esatto contrario della concorrenza, non ingrassatevi a volontà a spese delle famiglie perché Arera vi sorveglia come può, ma avete la strada spianata per facili guadagni, più o meno come le sanguisughe delle assicurazioni RCA. In Italia è rimasta sotto controllo pubblico (TERNA) solo la rete di trasmissione, e guai se non fosse così. La rete elettrica è molto più complessa e delicata di quella idrica o di quella autostradale, i privati farebbero disastri. Specie col sistema giudiziario colabrodo che ci ritroviamo. L'energia, bene comune, deve essere pubblica, controllata e gestita dallo Stato nella produzione, trasmissione e fornitura. Specie in questi anni o decenni di transizione ecologica. Una sfida e una svolta epocale rispetto alla quale i privati non sono assolutamente all'altezza. Però lo Stato non avrà il monopolio. Le fonti rinnovabili si prestano alla generazione distribuita sul territorio. Fotovoltaico, minieolico e anche il piccolo idroelettrico (sotto i 3 MW) possono essere gestiti a livello familiare, condominiale, o di piccole e medie aziende industriali o agricole e di piccole comunità. Come pure i sistemi di microcogenenerazione con batterie, idrogeno, elettrolizzatori, scambiatori di calore e quant'altro. Il tutto in un regime virtuoso di autoproduzione e autoconsumo integrato tramite il libero scambio sul posto con la rete nazionale e gli impianti utility scale.
Acqua pubblica ed energia pubblica devono essere a mio avviso due pilastri della green economy, a vantaggio di tutti in una società equa, solidale, giusta, rispettosa delle persone e dell'ambiente, che è la casa di tutti.

Re: Transizione idrica… eccallà!

Inviato: 26 gen 2025, 12:20
da Gasiot
Fosforo31 ha scritto: 26 gen 2025, 11:50 Credo che la grande maggioranza degli italiani, inclusi quelli di destra, pensi che l'acqua sia un bene pubblico, o meglio un bene comune, e non un bene privato. In effetti è così, almeno sulla carta. Per es. l'acqua di un pozzo situato in un terreno privato non appartiene al proprietario del terreno, bensì allo Stato, cioè alla comunità. Attenzione, lo Stato non è un insieme di burocrazie e istituzioni, non dobbiamo confondere la forma con la sostanza, l'esteriorità con l'essenza:
LO STATO SIAMO NOI.
Questo è un concetto non banale che non a pochi (anche in questo forum) purtroppo sfugge. O ce lo ricordiamo a giorni alterni, cioè quando si parla di diritti del cittadino o di servizi pubblici, e non di doveri (es. pagare le tasse) o di cittadinanza attiva e operosa.
Lo Stato siamo noi era precisamente il titolo del mio vecchio libro di testo di Educazione Civica del liceo ed è un concetto cardine nel pensiero di Piero Calamandrei, uno dei padri fondatori della Repubblica. Questa premessa è necessaria per capire bene il concetto di acqua bene comune. Che non è un mero slogan politico o referendario ma il naturale connotato di un bene primario, collettivo, vitale, che trova espressione giuridica nella legge n.36 del 1994:
Tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa che è salvaguardata ed utilizzata secondo criteri di solidarietà.
Ebbene, se la sanità, l'istruzione, la difesa dei confini e la tutela dell'ordine pubblico sono gestite dallo Stato, non si capisce proprio perché l'acqua debba o possa essere gestita dai privati, per giunta a fini di lucro e non di solidarietà come impone la legge. Il privato mira al profitto e ha risorse limitate e ciò va inevitabilmente a incidere sulle tariffe e sulla qualità del servizio, a sua volta legata allo stato di efficienza della rete idrica. Non che lo Stato non possa realizzare utili, che sono entrate come le altre nel suo bilancio, ma la priorità di un'azienda pubblica, anche di quelle con partecipazione privata nel capitale, deve essere sempre e solo il bene della collettività. Pensiamo per es. alle autostrade e alla sciagurata privatizzazione delle stesse. Lo Stato rinunciò agli utili in cambio di canoni di concessione irrisori, i concessionari (es. i Benetton) si sono ingrassati a dismisura, gli utenti hanno pagato pedaggi più salati e una quarantina ci hanno rimesso la pelle nel crollo del ponte Morandi, più innumerevoli altre vittime di incidenti correlati all'incuria o all'insufficiente manutenzione. Diciamo che le autostrade non sono un servizio esattamente vitale e irrinunciabile come l'acqua, essendoci alternative come il treno e le strade statali. Ma l'energia è senza dubbio un altro bene comune e irrinunciabile, proprio come l'acqua, per le persone e per tutte le attività economiche.
La nazionalizzazione dell'energia elettrica, avvenuta nel 1962 per volere di quell'illuminato statista che fu Amintore Fanfani (ma già prima della nascita dell'ENEL lo Stato controllava le tariffe e parte della produzione) fu tra i fattori del boom economico del paese. Oggi ridotto a paese di Pulcinella anche grazie allo sciagurato decreto Bersani che, applicando una sciagurata direttiva europea, liberalizzò il mercato elettrico, dove oggi abbiamo ben oltre 100 distributori/produttori (o semplici rivenditori). Il governaccio Meloni, oltre ad abolire il mercato tutelato (eccetto che per alcune categorie fragili) che invece permane in molti altri paesi UE e perfino nel liberista UK, ha rinnovato per un ventennio le concessioni in scadenza entro il 2030 . Come a dire alle sanguisughe del mercato libero: nessuno vi tocca, anzi vi favoriamo e vi privilegiamo (come e più dei balneari), fate cartello, cioè l'esatto contrario della concorrenza, non ingrassatevi a volontà a spese delle famiglie perché Arera vi sorveglia come può, ma avete la strada spianata per facili guadagni, più o meno come le sanguisughe delle assicurazioni RCA. In Italia è rimasta sotto controllo pubblico (TERNA) solo la rete di trasmissione, e guai se non fosse così. La rete elettrica è molto più complessa e delicata di quella idrica o di quella autostradale, i privati farebbero disastri. Specie col sistema giudiziario colabrodo che ci ritroviamo. L'energia, bene comune, deve essere pubblica, controllata e gestita dallo Stato nella produzione, trasmissione e fornitura. Specie in questi anni o decenni di transizione ecologica. Una sfida e una svolta epocale rispetto alla quale i privati non sono assolutamente all'altezza. Però lo Stato non avrà il monopolio. Le fonti rinnovabili si prestano alla generazione distribuita sul territorio. Fotovoltaico, minieolico e anche il piccolo idroelettrico (sotto i 3 MW) possono essere gestiti a livello familiare, condominiale, o di piccole e medie aziende industriali o agricole e di piccole comunità. Come pure i sistemi di microcogenenerazione con batterie, idrogeno, elettrolizzatori, scambiatori di calore e quant'altro. Il tutto in un regime virtuoso di autoproduzione e autoconsumo integrato tramite il libero scambio sul posto con la rete nazionale e gli impianti utility scale.
Acqua pubblica ed energia pubblica devono essere a mio avviso due pilastri della green economy, a vantaggio di tutti in una società equa, solidale, giusta, rispettosa delle persone e dell'ambiente, che è la casa di tutti.
In teoria hai ragione
In pratica è dimostrato che lo stato non è in grado di gestire direttamente il bene pubblico se si tratta anche di lavorarci su
Mi spiego meglio ,nel privato il datore di lavoro bsi impegna per due motivi ,il profitto ed un futuro
Nel pubblico c' è sempre il profitto ma è gestito dai sindacati e non c' è futuro in quanto le nomine ai vertici cambiano spesso e quindi bisogna mangiare in fretta
Prova ne sia che per banalissime funzioni tutto viene demandato a società consortili o a privati ed al comune o regione o stato restano solo impiegati funzionari dirigenti ma nessun esecutore diretto

Re: Transizione idrica… eccallà!

Inviato: 26 gen 2025, 12:30
da ahaha.ha
Valerio ha scritto:
> Auguri per il fegato.
>
> Da oltre 20 anni bevo e cucino con acqua filtrata osmoticamente.
>
> E non mi dare del lei ne' tantomeno del signore.
>
> Sono uno scalzacani qualunque, do del tu a tutti, e vorrei che tutti
> facessero altrettanto. Grazie.
X̌xxxxxxxxxxxxxxxxx

Sig. Valerio, avrà notato che io do del lei a tutti, lo faccio anche con gli amici, quando si discute in pubblico.
È un segno di rispetto nei confronti degli interlocutori, che mi è stato insegnato fin da piccolo, quindi non si offenda se continuerò a darle del lei.

Re: Transizione idrica… eccallà!

Inviato: 26 gen 2025, 12:41
da Leno Lazzari
Non se ne sfugge, siamo italiani e somigliamo molto più a una tribù
di zingare che non agli austriaci o agli svizzeri .

Quando d'estate andiamo su in Carinzia (si, lo so, l'ho
già scritto) rinasco perché piacendoci a tutti camminare
in montagna e seguendo sentieri segnati puoi camminare
per 5-6 ore e non trovare mai un pacchetto di sigarette
o una bottiglietta vuoti .

Re: Transizione idrica… eccallà!

Inviato: 26 gen 2025, 14:35
da Valerio
ahaha.ha ha scritto: 26 gen 2025, 12:30 Valerio ha scritto:
> Auguri per il fegato.
>
> Da oltre 20 anni bevo e cucino con acqua filtrata osmoticamente.
>
> E non mi dare del lei ne' tantomeno del signore.
>
> Sono uno scalzacani qualunque, do del tu a tutti, e vorrei che tutti
> facessero altrettanto. Grazie.
X̌xxxxxxxxxxxxxxxxx

Sig. Valerio, avrà notato che io do del lei a tutti, lo faccio anche con gli amici, quando si discute in pubblico.
È un segno di rispetto nei confronti degli interlocutori, che mi è stato insegnato fin da piccolo, quindi non si offenda se continuerò a darle del lei.
La netiquette è più spiccia, i rapporti sociali sono più snelli.