Semplificando possiamo intendere cultura come anima di un popolo e viceversa popolo un insieme di individui con stessa cultura. Stato è l'organizzazione di una società. Una società, uno stato, in genere sono costituiti da un popolo, senz'altro i più tradizionali e stabili. Vi sono stati nati frettolosamente, da immigrazioni di massa, come gli usa, dove popoli vari sono riuniti nello stesso stato ed hanno caratteristiche e problemi peculiari, che gi stati monoculturali non hanno.RedWine ha scritto: ↑3 lug 2022, 11:35devo dare ragione all'eretico.Vento ha scritto: ↑1 lug 2022, 9:40
Una società esiste e si regge in piedi se è composta da gente che ha in comune tradizioni, storia e valori, altrimenti è un'accozzaglia di estranei in inevitabile conflitto. Questo ci dice la storia dei vari paesi. Uno stato è tale se ha una sua cultura, che lo distingue dagli altri, e da cui trae la sua ragion d'essere e l'ispirazione per le sue politiche. Queste sono nozioni elementari banali, ovvie, che però nessuno vuole tenere presenti.
Quando si ha coesione sociale intorno ad una cultura, gli estranei che risiedono nello stesso paese, portatori della loro propria cultura, devono comportarsi da ospiti, senza interferire nella gestione del paese che li ospita, ma che non è il loro. Un ebreo o arabo che vive qui resta un ebreo o arabo, che può fare una vita normale come un italiano, ma non può eleggere i nostri rappresentanti politici perché non è italiano. Cito i due esempi di immigrati che mi pare siano i più attivi nella vita politica italiana, a differenza dei cinesi, che si fanno i fatti suoi e dai quali dovrebbero imparare.
Ecco quindi la regola aurea: gli ospiti godono di tutti i diritti civili, mentre i padroni di casa anche dei diritti politici (elezioni). Tutto qui, è così semplice. Giovanni Sartori, quando viveva negi USA e insegnava nel loro università, non aveva i diritti politici, quindi non votava, e trovava questo ragionevole. La sinistra invece vuole che tutti abbiano i diritti politici, ovviamente per proprio interesse, perché gente di diversa cultura non può che portare confusione nella politica, avendo valori diversi e inconciabili, e questo porta a potenziali rivoluzioni, che sono da sempre l'obiettivo dei comunisti. Ma ci vuole tanto a capire queste ovvietà?
si fa un'enorme confusione tra stato popolo cultura, sono cose diverse, uno stato puo conternere popoli e culture diverse, e i cittadini che hanno queste culture e che ritengono di appartenere ad un popolo diverso hanno gli stessi diritti (e doveri) di un italiano, o forse vuoi togliere il diritto di voto ai sud tirolesi, ai testimoni di geova o alle tante sbalestrate sette religiose che abbiamo in italia?
dire che gli ebrei di cultura italiana non debbano avere gli stessi diritti degli italiani di cultura cristiana è una stupidaggine, a parte i millenni di convievenza e integrazione sia pure con momenti tragici, ci sono popoli che sono arrivati dopo di loro, a esempio i Longobardi... vuoi espellere dall'italia i lombardi?
e gia che ci siamo anche i veneti per la felicita del nostro pennuto
cmq, in una società gli stranieri sono come il sale, nella giusta misura insaporiscono il cibo, troppo/i lo fanno finire in pattumiera.
"nella giusta misura ", dici, ed è così. Le due condizioni dette sopra possono avere successo o fallire per molti fattori. La quantità di estranei alla cultura predominante, che ha la funzione aggreditrice, è forse il principale.
Negli stati o società vecchie si accumulano gli effetti della storia. Il Tirolo è una patria antica, più dell'Italia, e meriterebbe la sovranità, quindi il ritorno nel Tirolo grande.
I Longobardi hanno cercato per primi di fare l'Italia, unendo le loro capitali, Pavia e Benevento, e dobbiamo quindi loro gratitudine, anche se hanno fallito a causa della Chiesa, vero corpo estraneo, di provenienza semita, non a caso. Ritengo i popoli semiti i più estranei ai paesi europei, per cultura, lingua, religione. Quindi andrebbero limitati nella quantità, come suggerisci te, e nel ruolo, come suggerisco io (solo diritti civili, che sono la quasi totalità dei diritti), per non "finire in pattumiera".