Ed ora un calcio nei denti ai liberisti (e anche ai comunisti).
Ritengo un diritto primario la proprietà, pro quota, del pianeta. Che coinvolge il concetto stesso di "
Proprietà privata". Concetto che da liberale e democratico pongo alla base di ogni ordinamento.
Ma tale oggetto simbolico non può, e non deve, entrare in conflitto con i diritti umani. Cosi come non esiste spazio per la sua negazione.
Ritengo di esprimere, in tal modo, una concezione altamente sovranista di quel famoso "patto sociale" che sta alla base di una moderna società di individui, con pari diritti e doveri.
Ed ecco il punto.
Le azioni umane, all'interno di una società, non possono prescindere dal profitto. Nello stesso modo, il profitto non può prescindere dalla parità dei diritti, ne' ignorare i diritti sociali dei meno dotati.
Questo comporta che il ruolo dello Stato sia quello di assicurare piena libertà di trarre profitto per le imprese, ove questo profitto non danneggi il diritto all'esistenza dei Cittadini.
Contemporaneamente, in un ottica di salvaguardia dei meno dotati, deve provvedere alla corretta redistribuzione di parte del plusvalore prodotto da ognuno.
Basti considerare che, in misura innegabile, ogni attività produttiva è inserita nel tessuto sociale ed attinge alle opportunità offerte dalla collettività. Questo discende dalla constatazione che, nella gestione di beni e servizi, esistono sia produttori che consumatori.
Questo limita l'accesso alla "
proprietà privata", restringendola in un'area di non esenzione dagli obblighi sociali.
Ed ora torno a parlare italiano.
Nessuno nega che il proprietario di un immobile sia tenuto ad un pagamento di un tributo allo Stato. Ma l'immobile è, naturalmente, un bene della collettività.
Chi ne fa un uso proprio, nulla deve allo Stato, dal momento che per soddisfare il proprio bisogno del bene si assoggetta a tutte le spese per il mantenimento in efficienza del bene. Cosa dalla quale trae vantaggio il bilancio dello Stato, che ne risulta esentato.
Chi possiede più immobili esercita un'attività produttiva, dalla quale percepisce un reddito, che come tale deve venire tassato.
La misura di questa tassazione deve riguardare il profitto netto, ripulito di tutte le spese dimostrabili per il suo mantenimento in efficienza. Come qualunque attività di produzione di reddito.
Non è ammissibile che un bene immobile non venga assoggettato alla produzione di reddito, con relativa tassazione con le modalità sopra esposte. In questo caso lo Stato non può rinunciare a percepire il reddito da tassazione solo perché il proprietario vuole tenere inutilizzato il bene.
Da ciò deriva che, non solo il proprietario dovrà corrispondere la tassa sul reddito in base a valutazioni di mercato, ma anche che lo Stato potrà sostituirsi al proprietario nella gestione del bene, corrispondendo il reddito netto da spese e tasse.
La proprietà privata, in questo modo, non è più un furto.
