Diciamo che abbiamo la stessa visione con una differenza; tu ritieni che un giorno la scienza ci darà tutte le risposte, io credo che rimarrà sempre la domanda di base (perchè?) alle risposte della scienza, per il semplice motivo che le risposte della scienza sono descrittive.Shamash ha scritto: 13 feb 2021, 9:59Ciao Ovidio,Ovidio ha scritto: 13 feb 2021, 9:21 Ciao Shamash.
Se ti domando "perchè il sogno" tu citi Jung che summa summarum dice "perchè vivi la vita".
E se ti chiedo perché la vita, tu raccogli tutto l'attuale sapere scientifico e rispondi "perchè il mondo".
E se ti chiedo perché il mondo tu fai ricorso alla matematica e dici "perchè le leggi fisiche".
E se ti chiedi perché le leggi fisiche balbetti "per il caso".
E se ti chi do perché il caso ... resti snza risposta.
E resterai sempre senza risposta prchè le tue risposte sono solo descrittive, le mie domande causali.
Tu rispondi alla domanda cercando di rispondere con una falsa risposta, io ripondo affrontando il problema alla radice con "non so perché, ma un perché ci deve essere, e a questo perchè posso solo dare un nome. Logos? Pensiero? Dio?".
E a questo punto costruisco il mio pensiero osservando con la loglca (matematica) il mondo e strutturando la mia vita seguendo le istruzioni di quella madre natura che il logos, pensiero o Dio mi ha dato a guida.
diciamo che le cose non stanno propriamente così, il fatto a monte è l'approccio: per me non esiste il caso.
Del resto in ambito evoluzionistico (di cui noi ne siamo un prodotto, come il resto degli animali, delle piante e del mondo tutto) il caso non c'entra: tutto ha un motivo ben preciso perché si sia evoluto in un modo e non in altri. Questo vale per la velocità del battito di ali dei colibrì, per la forza del morso dei leoni e per la nostra capacità di sognare. Che poi, gli strumenti di cui disponiamo (la scienza, il pensiero, l'analisi critica, la filosofia) non rispondano ancora (e, forse, non risponderanno mai) a tutto, ciò non significa che non esista o non abbia una spiegazione. Semplicemente non lo sappiamo o sappiamo pochissimo. Ma nel tempo si capirà. Ci vorranno secoli, ma si arriverà a sapere.
Certo che anch'io pongo la domanda a cui arrivi tu: "non so perché, ma un perché ci deve essere", ma la risposta che ottengo è nello studio rigoroso degli elementi, rifiutando il "caso", perché esso è semplicemente un termine che ci fa comodo usare quando non conosciamo qualcosa.
Considerando, oltretutto, la tua formazione da scienziato, dovresti certamente più di ogni altro qui condividere questa posizione, visto che nel tuo percorso formativo ti è stato insegnato ad attenerti alle evidenze scientifiche. Tutto ciò che non è [ancora] spiegabile, non è pura casualità. È semplicemente un nostro limite conoscitivo, di esseri che cercano di comprendere i tanti "perché" dell'esistenza con gli strumenti [limitati, ma in aumento costante a livello storico] di cui dispongono.
Se tu ad Anassimandro avessi parlato della curvatura della luce (lente gravitazionale) o a Tycho Brahe che saremmo approdati su Marte, così come a Leonardo che il sistema circolatorio non funziona come quello delle piante, ti avrebbero guardato tutti come se fossi pazzo o un visionario astruso. Anche gli scienziati contemporanei di Marconi non credevano affatto che potesse trasmettere un messaggio radio a grandi distanze... ;)
Mettiamola così: seguiamo lo stesso percorso dandoci le stesse risposte con la differenza che io presuppongo una entità superiore e osservo la sua opera cercando di interpretarla. Tu osservi la stessa opera dando le stesse interprezioni e rimandando la ia domanda a quando ne saprai di più.
A questo punto mi chiedo ... nel nostro modo di affrontare la vita cercando di trovare la giusta via da seguire, le due strade porteranno a mete diverse? Per il momento no, perché sia l'etica che la scienza sono in gran parte condivise. Ma abbiamo avuto un mondo con in maggioranza credenti. E se il mondo avesse in maggioranza atei?