Quei milioni di euro italiani spariti nel nulla. Ma quanto ci costano ......

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Alfa
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Quei milioni di euro italiani spariti nel nulla. Ma quanto ci costano ......

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Lo scorso 5 febbraio un assegno da mezzo milione è stato staccato dal nostro Paese a favore del programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (noto anche con l’acronimo in inglese di Wfp) per alcuni progetti relativi ai campi presenti nella provincia di Tindouf. A darne notizia è stato il rappresentante del Wfp in Algeria, Imed Khanfir, il quale in quella data ha incontrato l’ambasciatore italiano in Algeria, Pasquale Ferrara: “L’Italia – si legge sul sito del Wfp in cui è stato annunciato il nuovo finanziamento – è un partner importante del Wfp Algeria, fornendo un totale di circa 2.5 milioni di dollari negli ultimi cinque anni”.

Molti soldi quindi, il cui obiettivo è quello di finanziare progetti volti a rifornire i campi profughi Sahrawi di razioni di cibo in modo costante e realizzare anche programmi di educazione e sostegno all’istruzione. I fondi italiani non vengono soltanto dal governo, ma da una serie di enti che negli anni hanno contribuito a raggiungere quella cifra di 2.5 milioni di dollari di cui hanno parlato i responsabili in Algeria del Wfp. Tra gli enti più generosi in tal senso, vi è ad esempio anche la Regione Emilia Romagna: lo scorso 13 luglio, la giunta presieduta dal presidente Stefano Bonaccini, ha approvato un bando da 1.200.000 euro da destinare a progetti di cooperazione internazionale con i Paesi in via di sviluppo. Di quella somma, una buona fetta è destinata all’Africa: in particolare, 950mila euro sono stati messi a disposizione per progetti riguardanti il continente nero, di questi 150mila sono previsti proprio per i “Campi Profughi Saharawi e Territori liberati”, come si legge nel testo della delibera. L’Emilia Romagna appare la regione più attiva nel finanziare attività per i campi della provincia di Tindouf, sul sito istituzione è ad esempio specificato che “il Sahara Occidentale è una delle aree prioritarie di cooperazione per la Regione Emilia-Romagna, che prevede dal 2005 annualmente una quota di fondi da destinare a iniziative in quelle aree”.

Il mistero sulla sorte dei fondi
Nobili iniziative dunque, che però poi devono fare i conti con la realtà: come spesso capita nell’ambito della cooperazione, molte somme si disperdono già in rivoli burocratici che deviano il percorso dei fondi e non li fanno affluire verso chi ne ha realmente bisogno. Ogni struttura che si occupa di gestire fondi o progetti ha bisogno a sua volta di soldi per essere mantenuta in vita, tra costi ordinari e spese di vario genere da affrontare. E questo già fa disperdere spesso molte somme nei vari rami dei bilanci. C’è poi l’incognita e l’imprevedibilità data dalla corruzione o da norme locali che assorbono una grande quantità di denaro. Ad esempio, come si legge nell’interrogazione presentata il 9 luglio scorso tra gli altri anche dall’eurodeputata leghista Gianna Gancia, il governo algerino ha imposto una tassa del 5% sui fondi destinati ai campi di Tindouf. Soldi quindi finiti direttamente nelle tasche del fisco algerino e non giunti ai profughi Sahrawi.

La domande sorge quindi spontanea: i 2.5 milioni erogati negli anni dall’Italia a favore della popolazione Sahrawi che fine hanno fatto? Anche perché ci sono altri motivi di preoccupazione, elencati sempre nell’interrogazione presentata al parlamento di Strasburgo dalla deputata Gianna Gancia: in più occasioni, le autorità di Algeri avrebbe rifiutato le richieste di censimento dei rifugiati presentate dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite uniti per i rifugiati e di conseguenza non si conosce con esattezza il numero delle persone presenti nei campi. Inoltre, nel 2015 l’Ufficio europeo per la lotta anti frode ha reso pubblica in una relazione come l’appropriazione indebita di aiuti umanitari concessi dall’Unione europea al fronte del Polisario: i fondi, si leggeva in quell’occasione, sono stati spesi in parte anche per acquisto di armamenti. Nell’interrogazione è stato chiesto alla commissione europea di verificare quindi il reale utilizzo fatto dei soldi erogati a favore dei campi profughi presenti a Tindouf. Ed è forte il sospetto che alimenta il mistero circa il vero uso fatto con la pioggia di soldi piovuta dall’Europa verso il Sahara Occidentale.
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carletto3
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Re: Quei milioni di euro italiani spariti nel nulla. Ma quanto ci costano ......

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Alfa ha scritto: 23 lug 2020, 17:31 Lo scorso 5 febbraio un assegno da mezzo milione è stato staccato dal nostro Paese a favore del programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (noto anche con l’acronimo in inglese di Wfp) per alcuni progetti relativi ai campi presenti nella provincia di Tindouf. A darne notizia è stato il rappresentante del Wfp in Algeria, Imed Khanfir, il quale in quella data ha incontrato l’ambasciatore italiano in Algeria, Pasquale Ferrara: “L’Italia – si legge sul sito del Wfp in cui è stato annunciato il nuovo finanziamento – è un partner importante del Wfp Algeria, fornendo un totale di circa 2.5 milioni di dollari negli ultimi cinque anni”.

Molti soldi quindi, il cui obiettivo è quello di finanziare progetti volti a rifornire i campi profughi Sahrawi di razioni di cibo in modo costante e realizzare anche programmi di educazione e sostegno all’istruzione. I fondi italiani non vengono soltanto dal governo, ma da una serie di enti che negli anni hanno contribuito a raggiungere quella cifra di 2.5 milioni di dollari di cui hanno parlato i responsabili in Algeria del Wfp. Tra gli enti più generosi in tal senso, vi è ad esempio anche la Regione Emilia Romagna: lo scorso 13 luglio, la giunta presieduta dal presidente Stefano Bonaccini, ha approvato un bando da 1.200.000 euro da destinare a progetti di cooperazione internazionale con i Paesi in via di sviluppo. Di quella somma, una buona fetta è destinata all’Africa: in particolare, 950mila euro sono stati messi a disposizione per progetti riguardanti il continente nero, di questi 150mila sono previsti proprio per i “Campi Profughi Saharawi e Territori liberati”, come si legge nel testo della delibera. L’Emilia Romagna appare la regione più attiva nel finanziare attività per i campi della provincia di Tindouf, sul sito istituzione è ad esempio specificato che “il Sahara Occidentale è una delle aree prioritarie di cooperazione per la Regione Emilia-Romagna, che prevede dal 2005 annualmente una quota di fondi da destinare a iniziative in quelle aree”.

Il mistero sulla sorte dei fondi
Nobili iniziative dunque, che però poi devono fare i conti con la realtà: come spesso capita nell’ambito della cooperazione, molte somme si disperdono già in rivoli burocratici che deviano il percorso dei fondi e non li fanno affluire verso chi ne ha realmente bisogno. Ogni struttura che si occupa di gestire fondi o progetti ha bisogno a sua volta di soldi per essere mantenuta in vita, tra costi ordinari e spese di vario genere da affrontare. E questo già fa disperdere spesso molte somme nei vari rami dei bilanci. C’è poi l’incognita e l’imprevedibilità data dalla corruzione o da norme locali che assorbono una grande quantità di denaro. Ad esempio, come si legge nell’interrogazione presentata il 9 luglio scorso tra gli altri anche dall’eurodeputata leghista Gianna Gancia, il governo algerino ha imposto una tassa del 5% sui fondi destinati ai campi di Tindouf. Soldi quindi finiti direttamente nelle tasche del fisco algerino e non giunti ai profughi Sahrawi.

La domande sorge quindi spontanea: i 2.5 milioni erogati negli anni dall’Italia a favore della popolazione Sahrawi che fine hanno fatto? Anche perché ci sono altri motivi di preoccupazione, elencati sempre nell’interrogazione presentata al parlamento di Strasburgo dalla deputata Gianna Gancia: in più occasioni, le autorità di Algeri avrebbe rifiutato le richieste di censimento dei rifugiati presentate dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite uniti per i rifugiati e di conseguenza non si conosce con esattezza il numero delle persone presenti nei campi. Inoltre, nel 2015 l’Ufficio europeo per la lotta anti frode ha reso pubblica in una relazione come l’appropriazione indebita di aiuti umanitari concessi dall’Unione europea al fronte del Polisario: i fondi, si leggeva in quell’occasione, sono stati spesi in parte anche per acquisto di armamenti. Nell’interrogazione è stato chiesto alla commissione europea di verificare quindi il reale utilizzo fatto dei soldi erogati a favore dei campi profughi presenti a Tindouf. Ed è forte il sospetto che alimenta il mistero circa il vero uso fatto con la pioggia di soldi piovuta dall’Europa verso il Sahara Occidentale.
Eppure è tanto che sono stati scoperti i "Buchi neri".....Ma pare che nel Continente Nero...siano scomparsi anche quelli....
La realta' è solo un'allucinazione dovuta a carenza di alcol (...un saggio)
"Gli è tutto sbagliato....gli è tutto da rifa'"
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