SPIGOLANDO......

Tutto quello che non riguarda la politica.
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

Precetto cinese

IL DENARO

può comprare una casa
ma non un focolare;
può comprare un letto
ma non il sonno;
può comprare un orologio
ma non il tempo;
può comprare un libro
ma non la conoscenza;
può comprare una posizione
ma non il rispetto;
può pagare il dottore
ma non la salute;
può comprare l'anima
ma non la vita;
può comprare il sesso
ma non l'amore.
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

VORREI...


Vorrei
che tu mi conducessi per mano
là dove c'è il mistero
e nello stesso tempo vorrei
poterlo fare io con te.
Ma come?
Andandocene insieme
per volontà di Dio
e di coloro che ci hanno preceduto.
dolcemente, dicendoci
Buonanotte!

G.
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Re: SPIGOLANDO......

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E crescendo impari......


E crescendo impari che la felicità non e' quella delle grandi cose.
Non e' quella che si insegue a vent'anni, quando, come gladiatori si combatte il mondo per uscirne vittoriosi...
La felicità non e' quella che affannosamente si insegue credendo che l'amore sia tutto o niente,...
non e' quella delle emozioni forti che fanno il "botto" e che esplodono fuori con tuoni spettacolari...,
la felicità non e' quella di grattacieli da scalare, di sfide da vincere mettendosi continuamente alla prova.
Crescendo impari che la felicità e' fatta di cose piccole ma preziose....
...e impari che il profumo del caffe' al mattino e' un piccolo rituale di felicità, che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro dai colori che scaldano il cuore, che bastano gli aromi di una cucina, la poesia dei pittori della felicità, che basta il muso del tuo gatto o del tuo cane per sentire una felicità lieve.
E impari che la felicità e' fatta di emozioni in punta di piedi, di piccole esplosioni che in sordina allargano il cuore, che le stelle ti possono commuovere e il sole far brillare gli occhi,
e impari che un campo di girasoli sa illuminarti il volto, che il profumo della primavera ti sveglia dall'inverno, e che sederti a leggere all'ombra di un albero rilassa e libera i pensieri.

E impari che l'amore e' fatto di sensazioni delicate, di piccole scintille allo stomaco, di presenze vicine anche se lontane, e impari che il tempo si dilata e che quei 5 minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore,
e impari che basta chiudere gli occhi, accendere i sensi, sfornellare in cucina, leggere una poesia, scrivere su un libro o guardare una foto per annullare il tempo e le distanze ed essere con chi ami.

E impari che sentire una voce al telefono, ricevere un messaggio inaspettato, sono piccolo attimi felici.
E impari ad avere, nel cassetto e nel cuore, sogni piccoli ma preziosi.

E impari che tenere in braccio un bimbo e' una deliziosa felicità.
E impari che i regali più grandi sono quelli che parlano delle persone che ami...
E impari che c'e' felicità anche in quella urgenza di scrivere su un foglio i tuoi pensieri, che c'e' qualcosa di amaramente felice anche nella malinconia.

E impari che nonostante le tue difese,
nonostante il tuo volere o il tuo destino,
in ogni gabbiano che vola c'e' nel cuore un piccolo-grande
Jonathan Livingston.
E impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità.


( Anonimo
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Re: SPIGOLANDO......

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La parabola della vita


Il Primo giorno, Dio creò la Mucca e disse:

"Dovrai andare nei campi con il Contadino, soffrire tutto il giorno sotto il Sole, figliare in continuazione e farti spremere tutto il Latte possibile: ti concedo un'aspettativa di vita di 60 anni".


La Mucca rispose: "Una vita così disgraziata me la vuoi far vivere per 60 anni? Guarda, 20 vanno benissimo, tieniti pure gli altri 40". E così fu.


Il Secondo giorno, Dio creò il Cane e disse:

"Dovrai sedere tutto il giorno dietro l'ingresso della Casa dell'uomo, abbaiando a chiunque si avvicini. Ti assegno un'aspettativa di vita di 20 anni".


Il Cane replicò: "20 anni a rompermi le palle e a romperle agli altri? Guarda, 10 sono più che sufficienti, tieniti pure gli altri". E così fu.


Il Terzo giorno, Dio creò la Scimmia e disse:

"Dovrai divertire la gente, fare il pagliaccio ed assumere le espressioni più idiote per farla ridere. Vivrai 20 anni".



La scimmia obiettò: "20 anni a fare il r.ompi.palle? Mi associo al cane e te ne restituisco 10". E così fu.


Infine, Dio creò l'Uomo e disse:

"Tu non lavorerai, non farai altro che mangiare, dormire, trombare e divertirti come un matto. Ti assegno 20 anni di vita".



E l'Uomo, implorante: "Come, 20 anni ... solo 20 anni di questo Bengodi? Senti, ho saputo che la Mucca ti ha restituito 40 anni, il Cane 10 e la Scimmia altri 10, sommati ai miei 20 farebbero 80, dalli tutti a me!". E così fu.


Ecco perché per i primi 20 anni della nostra vita non facciamo altro che mangiare, dormire, giocare, trombare, godercela e non fare un *****, per i successivi 40 lavoriamo come bestie per mantenere la famiglia, per gli ulteriori 10 facciamo i cretini per far divertire i nipotini e gli ultimi 10 li passiamo rompendo le palle a tutti.


Duval McLane
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Re: SPIGOLANDO......

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POLITICA E DIPROMAZZIA: LE COSCENZE ALL'ASTA
Trilussa (Carlo Alberto Salustri)

Chi volesse comprà quarche coscenza
ne troverà de tutti li colori:
avanti, favorischino, signori,
prezzi da non temere concorrenza!...
Robba d'un fallimento!... — E er ciarlatano
aprì er fagotto che ciaveva in mano.

— Chi non prova non crede! Pe' chi cerca
le coscenze politiche ne trova
una de poco prezzo, quasi nova,
confezzionata in vera guttaperca,
co' l'ideali forti e garantiti
adattabbili a tutti li partiti.

Abbiamo una coscenza in cartapista
resistente a lo scrupolo e ar rimorso,
cucita co' li fili der discorso
d'un membro der partito socialista,
tutto a vantaggio der proletariato
che rimane contento e minchionato.

Sotto a chi tocca! A li repubblicani
je la do cór fonografo, in maniera
ch'er giorno sona l'Inno e verso sera
rimanda la repubblica a domani:
come sistema è er mejo che ce sia
pe' fa' tranquillizzà la monarchia.

C'è pronta una coscenza nazzionale
inverniciata co' la malafede,
con un tirante elastico che cede
dar Vaticano fino ar Quirinale;
è l'urtima che ciò: 'sta settimana
ce n'è stata una vendita puttana! —

E er ciarlatano seguitò a annà avanti
a fa' l'eloggi de la mercanzia;
però la gente se n'annava via
come volesse dije: nun m'incanti...
«Eppoi,» pensava «in fatto de coscenza,
male che vada, se ne pô fa' senza!»
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Re: SPIGOLANDO......

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QUEL ROTTAMATORE DI ULISSE

di Giorgio Ieranò


È l’eroe giusto per i tempi di crisi. Uno che sa cavarsela in ogni situazione, che riesce a inventarsi vie d’uscita inattese quando ormai non sembra esserci più scampo. Accendiamo un cero a Ulisse, invochiamolo come nume protettore. Non per caso è, da sempre, l’eroe di ogni modernità. Theodor Wiesengrund Adorno e Max Horkeimer ne fecero un’incarnazione dello spirito illuminista, l’alfiere della tecnica e del dominio sulla natura. Ma Ulisse non è come Prometeo, che si rivolge all’umanità in astratto, al genere umano, a cui apre la strada del progresso con il dono del fuoco. Ulisse parla agli uomini concreti. È l’individuo con i suoi guai privati, una moglie da cui ritornare, una casa da sottrarre all’avidità altrui. È il cittadino che sa di doversi misurare con il suo prossimo, nell’arena della polis, ed è consapevole che, per prevalere sugli altri, l’astuzia e la retorica contano più della forza bruta.

In Italia, ma non solo in Italia, la figura da Ulisse porta impresso da secoli lo stampo di Dante. È l’eroe titanico dell’"ultimo viaggio" che, per amore del sapere, per seguire "virtute e canoscenza", varca anche le colonne d’Ercole. L’Ulisse degli antichi era diverso. La curiosità, certo, non gli mancava. Ma di Polifemo, di Cariddi e delle sirene avrebbe fatto volentieri a meno. L’Ulisse omerico voleva innanzitutto tornare a casa: ritrovare la moglie, il figlio, il focolare. Voleva uscire dal mondo delle favole e rientrare in quello degli uomini. Quando, secondo la fantasia di Platone nella Repubblica , gli viene offerta la chance di vivere una seconda volta, lui chiede per sé la vita anonima di un uomo comune. Vuole soltanto "riporre le valigie in solaio", come scriverà il geniale Alberto Savinio nel suo Capitano Ulisse . Già l’Odissea, per molti versi, è la storia di un antieroe. Ma siamo soprattutto noi moderni, noi figli del Novecento che, da Giovanni Pascoli in poi, non abbiamo potuto fare a meno di identificarci con l’Ulisse antieroico: l’Ulisse naufrago, l’Ulisse-Nessuno, protagonista di un viaggio senza meta, la cui identità è sempre precaria, sempre in discussione.

Ulisse è l’eroe della "metis", parola greca che indica un tipo di intelligenza pratica capace di trovare, di volta in volta, la soluzione concreta a problemi concreti. Ma le avventure di Ulisse sono anche la matrice di tutte le nostre favole.

L’ultimo, affascinante libro di Valerio Massimo Manfredi , Il giuramento , fa capire quanto questo immaginario sia inesauribile. Manfredi ha la capacità rara di portarti in mezzo agli eroi omerici come fossero persone vive: leggi il suo romanzo e ti pare di essere nella grande sala in ombra del palazzo di Nestore, con il fuoco che crepita nel braciere. Manfredi, come tutti noi, ha simpatia per Ulisse, pure riconoscendone gli aspetti oscuri e ambigui.

Nella storia della cultura occidentale scorre infatti e da sempre anche il fiume di una profonda antipatia per l’eroe. Questa antipatia è antichissima. Nel II secolo d.C., il retore Filostrato si concede una divertita demistificazione del personaggio, rappresentato come un furbo cialtrone. Chi ci assicura che le meravigliose avventure dell’Odissea siano davvero accadute? Noi le conosciamo solo attraverso il racconto che Odisseo fa alla reggia dei Feaci e come possiamo fidarci della parola di un eroe così abile nell’arte della menzogna? Anzi, vi sembra possibile, scrive Filostrato, che "un uomo che aveva già superato l’età dell’amore, camuso, non alto" facesse perdere la testa a ninfe e divinità, a Circe e a Calipso? Le Sirene e i Ciclopi sono tutte favole, inventate, come diceva Luciano di Samosata, da un "maestro di ciarlataneria". Astuto e buon parlatore, Ulisse appare già agli ateniesi del V secolo a.C. come il prototipo dell’uomo politico. Un gran comunicatore, disinvolto e spregiudicato. Nelle tragedie di Euripide lo troviamo descritto come "uno che sta sempre dalla parte della massa". Ecuba, la regina di *****, la città che fu distrutta da Ulisse con l’astuzia del cavallo di legno, lo insulta così: "Demagoghi, razza d’ingrati, in caccia solo del favore popolare! Non vi importa di ingannare il prossimo: a voi basta compiacere la folla con i vostri discorsi". Ulisse sarebbe stato, ai giorni nostri, un perfetto rottamatore. Se non fosse che aveva il difetto di amare molto l’ordine costituito. Nel Troilo e Cressida di William Shakespeare, gli sono affidati due discorsi che sono piccoli gioielli della retorica teatrale scespiriana: uno sulla gerarchia e l’altro sul tempo. O, meglio, uno sulla mancanza di gerarchia, sul disordine connaturato alla vicenda umana, e l’altro su come il tempo corroda dall’interno e dissolva ogni pretesa dell’uomo di costituire la sua vita come qualcosa di duraturo. Forse perché condannato, nei suoi mitologici vagabondaggi, a sperimentare la precarietà e l’incertezza, Ulisse ci tiene al rispetto delle gerarchie. E quando, nell’Odissea, il popolano Tersite osa criticare il capo supremo Agamennone, accusandolo di egoismo e avidità, Ulisse lo rimette in riga a bastonate.

Ma quello che differenzia Ulisse dagli altri demagoghi di ieri e di oggi è appunto la consapevolezza della precarietà di ogni destino umano. Ulisse può raccontare bugie a tutti, ma lui alle bugie non crede. Egli sa, come racconta il suo personaggio nell’Aiace di Sofocle, che l’uomo è solo un’ombra vuota, un simulacro. Comprende che se oggi il tuo nemico è nella polvere, e tutti ridono di lui, non devi gioirne perché domani la stessa sorte toccherà a te.

Nel suo lucido disincanto, Ulisse sa che tutti sono mossi da ambizioni meschine anche quando s’impennacchiano con la gloria e l’ideale. Nel Troilo e Cressida, alla fine il suo punto di vista non è molto diverso da quello di Tersite, con il quale sembra infine riconciliarsi nello sguardo impietoso e antiretorico sulla grande epopea della guerra di T.roia: «All the argument is a whore and a cuckold», tutto si riduce alla storia di una p.uttana e di un cornuto. E se l’epopea troiana era tutto qui, figuriamoci come Ulisse e Tersite avrebbero giudicato le nostre piccole baruffe italiane.
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

"""Una volta scritto questo testo potrò anche morire soddisfatto, avrò anch'io contribuito a meglio delineare i mali dell'essere umano; morirò con un lieve sorriso sulle labbra, consapevole del fatto che nonostante ciò tutto procederà come prima, anzi forse anche peggio. Per uno scrittore romantico tale consapevolezza porterà con se una bella soddisfazione che non potrà in alcun modo essere sminuita dal fatto che non vi sarà alcuna amata a piangere sulla mia tomba. L'illusione che qualcuno leggendo queste poche righe mi potrà immaginare come una persona degna del suo affetto farà sì che nel caotico mondo dei vivi anche chi è molto triste possa rincuorarsi un poco e decida di non abbandonare le sue stanche speranze. Del mio personaggio, di tutte le sue avventure e di tutti i suoi conoscenti, assieme a tutte le potenziali storie d'amore e di ribellione che non si sono mai concretizzate non resterà quasi nulla, forse qualche ricordo sfumato nei sogni di qualche vecchia e triste ragazza, o di qualche psicolabile burlone, ma comunque non lamentatevi, la letteratura è piena di buone storie e potrete in ogni caso consolarvi. Amerei però che restasse almeno questo piccolo libro contro il potere e la stupidità, contro l'egoismo, l'arroganza e la crudeltà, contro tutte quelle persone che continuano ad infrangere il desiderio di felicità di tutti i poveri diavoli della terra, i quali loro malgrado continuano comunque a sognare, a sperare ed a lottare per un domani migliore."""

Carl William Brown
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Re: SPIGOLANDO......

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POLITICA E DIPROMAZZIA: LE COSCIENZE ALL'ASTA

Trilussa (Carlo Alberto Salustri)


Chi volesse comprà quarche coscenza
ne troverà de tutti li colori:
avanti, favorischino, signori,
prezzi da non temere concorrenza!...
Robba d'un fallimento!... — E er ciarlatano
aprì er fagotto che ciaveva in mano.

— Chi non prova non crede! Pe' chi cerca
le coscenze politiche ne trova
una de poco prezzo, quasi nova,
confezzionata in vera guttaperca,
co' l'ideali forti e garantiti
adattabbili a tutti li partiti.

Abbiamo una coscenza in cartapista
resistente a lo scrupolo e ar rimorso,
cucita co' li fili der discorso
d'un membro der partito socialista,
tutto a vantaggio der proletariato
che rimane contento e minchionato.

Sotto a chi tocca! A li repubblicani
je la do cór fonografo, in maniera
ch'er giorno sona l'Inno e verso sera
rimanda la repubblica a domani:
come sistema è er mejo che ce sia
pe' fa' tranquillizzà la monarchia.

C'è pronta una coscenza nazzionale
inverniciata co' la malafede,
con un tirante elastico che cede
dar Vaticano fino ar Quirinale;
è l'urtima che ciò: 'sta settimana
ce n'è stata una vendita ....ana!!!

E er ciarlatano seguitò a annà avanti
a fa' l'eloggi de la mercanzia;
però la gente se n'annava via
come volesse dije: nun m'incanti...
«Eppoi,» pensava «in fatto de coscenza,
male che vada, se ne pô fa' senza!»
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giaguaro
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da giaguaro »

TRILUSSA

ALL'OMBRA

Mentre me leggo er solito giornale
spaparacchiato all'ombra di un pajaro
vedo un porco e je dico: - Addio, majale! -
vedo un ciuccio e je dico: - Addio, somaro!

Forse 'ste bestie nun me capiranno,
ma provo armeno la soddisfazzione
de potè dì' le cose come stanno
senza paura de finì in priggione!

Dic. 1929 -
Non posso insegnare niente a nessuno, posso solo cercare di farli riflettere - SOCRATE
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

E' PROIBITO

di Alfredo Cuervo Barrero

È proibito piangere senza imparare,
svegliarti la mattina senza sapere che fare
avere paura dei tuoi ricordi.


È proibito non sorridere ai problemi,
non lottare per quello in cui credi
e desistere, per paura.
Non cercare di trasformare i tuoi sogni in realtà.


È proibito non mostrare il tuo amore,
fare pagare agli altri i tuoi malumori.
È proibito abbandonare i tuoi amici,
non cercare di comprendere coloro che ti stanno accanto
e chiamarli solo quando ne hai bisogno.


È proibito non essere te stesso davanti alla gente,
fingere davanti alle persone che non ti interessano,
essere gentile solo con chi si ricorda di te,
dimenticare tutti coloro che ti amano.


È proibito non fare le cose per te stesso,
avere paura della vita e dei suoi compromessi,
non vivere ogni giorno come se fosse il tuo ultimo respiro.


È proibito sentire la mancanza di qualcuno senza gioire,
dimenticare i suoi occhi e le sue risate
solo perchè le vostre strade hanno smesso di abbracciarsi.
Dimenticare il passato e farlo scontare al presente.


È proibito non cercare di comprendere le persone,
pensare che le loro vite valgono meno della tua,
non credere che ciascuno tiene il proprio cammino
nelle sue mani.


È proibito non creare la tua storia,
non avere neanche un momento
per la gente che ha bisogno di te,
non comprendere che ciò che la vita ti dona,
allo stesso modo te lo può togliere.


È proibito non cercare la tua felicità,
non vivere la tua vita pensando positivo,
non pensare che possiamo solo migliorare,
non sentire che, senza di te,
questo mondo non sarebbe lo stesso.
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

Ragionare con la propria testa

Wolfghost

Da quando il mediterraneo, con gli sconquassi politici e il dramma di popolazioni che devono subire l’ira dei loro tiranni per non dire di peggio, e in casa nostra non ha termine quella che sta diventando una pantomima tra diverse forze, tutti questi grandi temi scatenano opinioni e giudizi spesso contrastanti; la pluralità di punti di vista non è mai negativa in democrazia. Quello che è strano, , è che, di qualunque problema si tratti, pare essere scomparsa la via di mezzo e, con essa, la capacità di ragionare con la propria testa. Nessuno ha più dubbi. Nessuno pare fare riflessioni proprie, ognuno “assorbe” quello che ha sentito dire dalla parte che esso ha “sposato”, ha fatto propri gli slogan di questi e il massimo che riesce a fare è promulgarli in giro. L’unica cosa che conta, parrebbe, non è più il contenuto del messaggio, ma quanto colore, enfasi o tono si riesce a dare ad esso
Ovviamente non esiste nemmeno il dialogo, perché nessuno è davvero aperto ad ascoltare cosa l’altro ha da dire, né, tantomeno, a valutare se esiste la possibilità di avere torto. In fondo nessuno ha la verità in tasca, anzi spesso non esiste nemmeno un’unica verità. Ma tant’è nessuno pare porsi il problema della propria, normale, fallibilità.
Ecco, tra tutte le cose che personalmente infastidiscono di più, quella principe è notare che nessuno appare più disposto al dialogo. Si sposa una linea, e non per ragionamento, ma bensì perché quella è la linea tenuta dalle persone alle quali ci si è “affidate” un tempo (e già questo non dovrebbe esistere, non a priori, non per sempre), e la si tiene a testa bassa, qualunque cosa succeda o venga detta.
Non si vede più, non si ascolta più, non si ragiona più. Si obbedisce e basta. Che sia a “questo” o a “quello”, non importa. La gente sembra solo avere bisogno di un galletto dalla voce altisonante, un “condottiero” al quale affidarsi. E infatti non è un caso che personaggi di dubbio spessore abbiano oggi tanto successo. Almeno fino a quando non arriva il galletto successivo che grida a voce più alta. Poco importa se quel galletto è una persona fisica, un giornale, una trasmissione, una linea politica.

Tutti o quasi ci diciamo contrari agli assolutismi, pero’ di fatto è proprio questo che la maggioranza di noi fa: sceglie una volta – anzi forse non sceglie nemmeno, è qualcosa che ha “ereditato” – dopodiché non è più disposto ad ascoltare, almeno a valutare, alcuna diversa ragione. E non è assolutismo questo?
Parliamo tanto di libertà, ma siamo noi stessi a scegliere la nostra schiavitù.
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Re: SPIGOLANDO......

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Dal cuore di Mamy
Storie per l'anima

IL MERLO

Un vecchio merlo trovò una mollica di pane e volò via portandosela appresso.
Visto ciò, gli uccelli più giovani accorsero per attaccarlo.
Di fronte al combattimento imminente, il merlo abbandonò la briciola di pane nella bocca di un serpente, pensando fra sé e sé:
"Quando si è vecchi, si vede la vita in un'altra maniera: ho perso il mio cibo, è vero, ma posso trovare dell'altra mollica di pane domani."Invece, se avessi insistito nel portarmela via, avrei scatenato una guerra nel cielo.
Il vincitore sarebbe stato invidiato, gli altri si sarebbero armati per combatterlo, l'odio avrebbe colmato il cuore degli uccelli e questa situazione sarebbe potuta durare per molto tempo.
"La saggezza della vecchiaia è questa: saper scambiare vittorie immediate con conquiste durature."
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Re: SPIGOLANDO......

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Come misurare le parole...

Nell’antica Grecia, Socrate era stimato avere una somma conoscenza.

Un giorno, un conoscente incontrò il grande filosofo e disse:

“Socrate, sapete che ho appena sentito qualcosa sul vostro migliore amico?”

“Un attimo,” rispose Socrate. “Prima di dirmi qualcosa, vorrei che rispondeste a tre domande.

"Domande?"

“Proprio così,” continuò Socrate. “Prima che mi parliate del mio amico, sarebbe una buona idea prendersi un momento e valutare quello che state per dire. Primo quesito è la Verità. Vi siete assolutamente assicurato che quello che state per dirmi è vero?”

“No,” disse l’uomo “in effetti ho appena sentito questa cosa…”

“Va bene,” disse Socrate. “Così voi non sapete veramente se è vero o no. Ora proviamo il secondo quesito la Bontà. Quello che sta per dirmi sul mio amico è qualcosa di buono?”

“No, al contrario…”

“Così,” continuò Socrate “volete dirmi qualcosa di cattivo su di lui, ma non siete certo che sia vero. Potete ancora essere in grado di passare il test comunque, perché c’è un ultimo quesito rimasto: dell’Utilità. Quello che state per dirmi del mio amico mi sarà utile?”

“No, veramente no.”

“Bene,” concluse Socrate, “se quello che volete dirmi non è né vero, né buono e nemmeno utile, perché dirmelo allora?
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Re: SPIGOLANDO......

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in questi momenti così turbolenti, assorbiti
dagli avvenimenti che ci vedono diventati tutti
degli strateghi salvatori della Patria, mi è venuta
alla mente una vecchia poesia che i vecchi di un
tempo sapevano a memoria e che ironicamente
attaccava l'atteggiamento di chi
spingeva il popolo all'azione, senza parteciparla.


ARMIAMOCI E PARTITE!

« Ah, siete voi? Salute o ben pensanti,
In cui l’onor s’imbotta e si travasa;
Ma dite un po’, perché gridate "avanti!"
E poi restate a casa?

Perché, lungi dai colpi e dai conflitti,
Comodamente d’ingrassar soffrite,
Baritonando ai poveri coscritti
"Armiamoci e partite?"

Partite voi, se generoso il core
Sotto al pingue torace il ciel vi diede.
O Baiardi, è laggiù dove si muore
Che il coraggio si vede,



(Lorenzo Stecchetti)
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Re: SPIGOLANDO......

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l'angolino del sorriso

Mai credere ai miracoli della tecnologia.....

All' aeroporto di Milano Malpensa, in una lunga fila di check-in di
un volo Milano - New York, durante l'attesa, un passeggero nota una
persona, con uniforme da pilota e con il tipico bastone bianco usato dai
non-vedenti, che entra nella cabina di pilotaggio. Piuttosto
stupito, il passeggero si guarda intorno quando vede un altro pilota,
apparentemente cieco, salire a bordo. Al che, preoccupato, si dirige
verso una hostess della compagnia aerea e domanda:

- Scusi signorina, ma chi sono quei due ciechi vestiti da piloti ?

La hostess lo tranquillizza assicurandogli che, seppure ciechi, si
tratta dei due più grandi piloti italiani che esistono, e che con le "moderne
tecnologie" a disposizione, anche un cieco può pilotare un aereo.
La notizia si sparge rapidamente tra gli altri passeggeri, i quali,
preoccupatissimi, si stanno imbarcando. L'aereo si allinea e comincia la
lunga corsa per il decollo, ma dopo svariati chilometri l'aereo non
si alza e continua ad accelerare. La pista sta quasi terminando ed i
passeggeri, in preda al panico, cominciano a gridare sempre più forte
quando, ad un metro dalla fine della pista, il velivolo finalmente
si alza da terra. I passeggeri tirano un sospiro di sollievo e, nella
cabina di pilotaggio, il pilota commenta con il copilota:
"Il giorno che non strillano so' c.azzi..."
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