Caro Nerorosso, prima di tutto ben ritrovato. I tuoi dubbi sono legittimi come pure le domande che poni. Ma riguardano solo una parte del problema, cioè l'aspetto energetico. Mentre l'amico Heyoka, sebbene in modo all'apparenza ingenuo (dice che siamo in troppi sulla Terra), pone la questione ecologica, o della sostenibilità ambientale se preferisci, nella sua interezza, e ti rimando alla risposta che gli darò in un prossimo post. Limitandoci all'energia, la cd. decarbonizzazione dell'economia ovvero il raggiungimento della cd. neutralità climatica, non basta per passare a una vera economia verde, ma è un obbiettivo assolutamente realistico e praticabile. Nonché cogente rispetto alla minaccia esistenziale del global warming. Si tratta in sostanza di coprire il fabbisogno energetico senza bruciare combustibili fossili (tutti a base di carbonio) e i loro derivati (benzina, gasolio, etc) in modo da azzerare le emissioni di gas serra. In realtà si parla di "emissioni nette" perché catturando dall'atmosfera una quota di carbonio con le (costose) tecniche CCS (Carbon Capture and Storage) o in modo naturale con la riforestazione, questa quota equivale a emissioni di segno negativo e sarebbe quindi ancora possibile bruciare piccole quantità di fossili (ma sconsigliabile perché oltre ai gas serra causano emissioni inquinanti). Essenzialmente la domanda che dobbiamo porci è:nerorosso ha scritto: 7 lug 2025, 20:49 Ma se tu abbandoni completamente petrolio, gas e carbone, come produci l'energia elettrica che tutto fa muovere e funzionare?
Rimane il nucleare, ma costruire le centrali richiede molto tempo.
Le cosiddette "rinnovabili" dipendono da troppe variabili, e non sono da sole sufficienti.
L'alternativa attuale, per fare le cosa rapidamente come preteso dagli ultrà climatici, cioè ora e subito, è quella di tornare al medioevo, solo che poi per risollevarci ci metteremo minimo un paio di secoli…
la decarbonizzazione è fattibile sotto il profilo tecnico e sotto quello economico, e in tempi sufficientemente brevi, evitando cioè di superare i 2°C di riscaldamento globale fissati dagli Accordi di Parigi del 2015?
Gli Accordi in realtà raccomandavano una prima soglia di sicurezza più prudente, 1,5°C, ma ce la siamo già pressoché giocata. Ora la quasi totalità dei paesi sviluppati ha fissato al 2050 il target della neutralità climatica, la Germania al 2045, Cina, Russia e India tra il 2060 e il 2070, alcuni altri, in particolare i paesi arabi, non hanno ancora fissato una data. Potrei semplicemente dirti che non ci si pone un obbiettivo del genere se non lo si ritiene tecnicamente ed economicamente raggiungibile. Il governaccio Meloni vuole fare il ponte sullo Stretto e ha pure stanziato i fondi, quindi considera l'opera fattibile, sebbene essa ponga una sfida ingegneristica senza precedenti. E sebbene manchino tuttora un vero studio di fattibilità e perfino il progetto esecutivo. Ma lo stesso governaccio, come tutti gli altri governi dei paesi UE, ha inviato a Bruxelles il suo PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima) in cui descrive per sommi capi come l'Italia intende azzerare le sue emissioni nette da qui al 2050. Decarbonizzare significa essenzialmente elettrificare con elettricità da fonti rinnovabili o da nucleare, dato che le rinnovabili, eccetto il geotermico, forniscono come il nucleare direttamente energia elettrica (e questo è un loro importante pregio, come dirò nel prossimo post). Il ministro dell'Ambiente Pichetto Fratin è un anziano commercialista ma quanto a fantasia farebbe impallidire Giulio Verne e ci ha messo dentro (nel PNIEC) 8 GW da nucleare a fissione di nuovissima o futura generazione (SMR e AMR) e perfino 0,4 GW da fusione nucleare (!) "a ridosso del 2050" (tutto fa brodo). Ma, a parte questi dettagli, è chiaro che le rinnovabili, che dovrebbero coprire intorno al 95% del nostro fabbisogno elettrico nel 2050 (previsto almeno il doppio dell'attuale) sono tecnologie ampiamente acquisite e in costante miglioramento nonché in progressivo abbassamento dei costi. Inclusi quelli dello stoccaggio dell'energia necessario per sopperire alla discontinuità di erogazione dell'eolico e del FV (es. in batterie elettrochimiche, ma l'Italia con le sue montagne ha un enorme potenziale di pompaggio idroelettrico). Direi che oggi il problema maggiore del FV in Europa, dove stiamo un po' strettini e i terreni costano, è l'occupazione di suolo degli impianti di grandi dimensioni (utility scale). Ma la tecnologia viene in aiuto anche qui con i pannelli commerciali ad alta efficienza energetica (es. quelli della Sunpower raggiungono il 23%, roba che solo 10 anni fa non esisteva o costava un occhio); con quelli bifacciali che incrementano il GCR (Ground Coverage Ratio) e con i sistemi di inseguimento automatico (trackers) che mantengono sempre una inclinazione ideale o quasi ideale rispetto al Sole nel corso del giorno e dell'anno. Poi ci sono il FV flottante (i pannelli galleggiano in bacini d'acqua naturali o artificiali che li rinfrescano migliorandone il rendimento energetico e nel contempo vengono protetti dall'evaporazione nei periodi caldi e siccitosi); l'agrivoltaico che, come l'eolico, convive con l'agricoltura; e il FV domestico o condominiale sui tetti. Le regioni del Mezzogiorno, con il loro Sole e l'eolico off-shore ad alto capacity factor, possono tranquillamente diventare autosufficienti ed esportare energia per i consumi e i bacini di pompaggio del Centronord, che la rimanderanno al Sud, o dove serve, di notte o in mancanza di vento. Si può fare, ovviamente con le smart grid (le reti elettriche "intelligenti" cui vanno 3,6 miliardi del PNRR già entro il 2026) e con la volontà politica. Ma soprattutto SI DEVE FARE, caro Nerorosso, perché non è certo la transizione ecologica che ci riporta al medioevo (anzi è un volano di sviluppo e occupazione) bensì il riscaldamento globale se non viene arginato e fermato. Qui puoi leggere le stime dell'autorevole Potsdam Institute for Climate Impact Research sui costi annuali del global warming entro il 2050 a livello globale e per paesi come l'Italia. Il nucleare, almeno qui in Italia dove ripartiremmo pressoché da zero e appaltando ad aziende estere, sarebbe una irrazionale perdita di tempo (l'hai scritto tu stesso: la costruzione delle centrali richiede tempi biblici) e una ingente distrazione di fondi pubblici dalle rinnovabili. Ci sarebbe però la molto accattivante alternativa cui accennavo rispondendo a Michelangelo: DELOCALIZZARE IN NORDAFRICA LA PRODUZIONE ENERGETICA PER L'EUROPA IN IMMENSI IMPIANTI FV (ma con quei livelli di insolazione funziona bene anche il solare termodinamico o a concentrazione). Ci ritornerò nel prossimo post con una semplice stima approssimativa dei COSTI. E aggiungerò qualche considerazione sulla conversione energetica globale al 100% di fonti rinnovabili.

