Era per me la stagione più bella

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Fosforo31
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Re: Era per me la stagione più bella

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nerorosso ha scritto: 7 lug 2025, 20:49 Ma se tu abbandoni completamente petrolio, gas e carbone, come produci l'energia elettrica che tutto fa muovere e funzionare?
Rimane il nucleare, ma costruire le centrali richiede molto tempo.
Le cosiddette "rinnovabili" dipendono da troppe variabili, e non sono da sole sufficienti.
L'alternativa attuale, per fare le cosa rapidamente come preteso dagli ultrà climatici, cioè ora e subito, è quella di tornare al medioevo, solo che poi per risollevarci ci metteremo minimo un paio di secoli…
Caro Nerorosso, prima di tutto ben ritrovato. I tuoi dubbi sono legittimi come pure le domande che poni. Ma riguardano solo una parte del problema, cioè l'aspetto energetico. Mentre l'amico Heyoka, sebbene in modo all'apparenza ingenuo (dice che siamo in troppi sulla Terra), pone la questione ecologica, o della sostenibilità ambientale se preferisci, nella sua interezza, e ti rimando alla risposta che gli darò in un prossimo post. Limitandoci all'energia, la cd. decarbonizzazione dell'economia ovvero il raggiungimento della cd. neutralità climatica, non basta per passare a una vera economia verde, ma è un obbiettivo assolutamente realistico e praticabile. Nonché cogente rispetto alla minaccia esistenziale del global warming. Si tratta in sostanza di coprire il fabbisogno energetico senza bruciare combustibili fossili (tutti a base di carbonio) e i loro derivati (benzina, gasolio, etc) in modo da azzerare le emissioni di gas serra. In realtà si parla di "emissioni nette" perché catturando dall'atmosfera una quota di carbonio con le (costose) tecniche CCS (Carbon Capture and Storage) o in modo naturale con la riforestazione, questa quota equivale a emissioni di segno negativo e sarebbe quindi ancora possibile bruciare piccole quantità di fossili (ma sconsigliabile perché oltre ai gas serra causano emissioni inquinanti). Essenzialmente la domanda che dobbiamo porci è:
la decarbonizzazione è fattibile sotto il profilo tecnico e sotto quello economico, e in tempi sufficientemente brevi, evitando cioè di superare i 2°C di riscaldamento globale fissati dagli Accordi di Parigi del 2015?
Gli Accordi in realtà raccomandavano una prima soglia di sicurezza più prudente, 1,5°C, ma ce la siamo già pressoché giocata. Ora la quasi totalità dei paesi sviluppati ha fissato al 2050 il target della neutralità climatica, la Germania al 2045, Cina, Russia e India tra il 2060 e il 2070, alcuni altri, in particolare i paesi arabi, non hanno ancora fissato una data. Potrei semplicemente dirti che non ci si pone un obbiettivo del genere se non lo si ritiene tecnicamente ed economicamente raggiungibile. Il governaccio Meloni vuole fare il ponte sullo Stretto e ha pure stanziato i fondi, quindi considera l'opera fattibile, sebbene essa ponga una sfida ingegneristica senza precedenti. E sebbene manchino tuttora un vero studio di fattibilità e perfino il progetto esecutivo. Ma lo stesso governaccio, come tutti gli altri governi dei paesi UE, ha inviato a Bruxelles il suo PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima) in cui descrive per sommi capi come l'Italia intende azzerare le sue emissioni nette da qui al 2050. Decarbonizzare significa essenzialmente elettrificare con elettricità da fonti rinnovabili o da nucleare, dato che le rinnovabili, eccetto il geotermico, forniscono come il nucleare direttamente energia elettrica (e questo è un loro importante pregio, come dirò nel prossimo post). Il ministro dell'Ambiente Pichetto Fratin è un anziano commercialista ma quanto a fantasia farebbe impallidire Giulio Verne e ci ha messo dentro (nel PNIEC) 8 GW da nucleare a fissione di nuovissima o futura generazione (SMR e AMR) e perfino 0,4 GW da fusione nucleare (!) "a ridosso del 2050" (tutto fa brodo). Ma, a parte questi dettagli, è chiaro che le rinnovabili, che dovrebbero coprire intorno al 95% del nostro fabbisogno elettrico nel 2050 (previsto almeno il doppio dell'attuale) sono tecnologie ampiamente acquisite e in costante miglioramento nonché in progressivo abbassamento dei costi. Inclusi quelli dello stoccaggio dell'energia necessario per sopperire alla discontinuità di erogazione dell'eolico e del FV (es. in batterie elettrochimiche, ma l'Italia con le sue montagne ha un enorme potenziale di pompaggio idroelettrico). Direi che oggi il problema maggiore del FV in Europa, dove stiamo un po' strettini e i terreni costano, è l'occupazione di suolo degli impianti di grandi dimensioni (utility scale). Ma la tecnologia viene in aiuto anche qui con i pannelli commerciali ad alta efficienza energetica (es. quelli della Sunpower raggiungono il 23%, roba che solo 10 anni fa non esisteva o costava un occhio); con quelli bifacciali che incrementano il GCR (Ground Coverage Ratio) e con i sistemi di inseguimento automatico (trackers) che mantengono sempre una inclinazione ideale o quasi ideale rispetto al Sole nel corso del giorno e dell'anno. Poi ci sono il FV flottante (i pannelli galleggiano in bacini d'acqua naturali o artificiali che li rinfrescano migliorandone il rendimento energetico e nel contempo vengono protetti dall'evaporazione nei periodi caldi e siccitosi); l'agrivoltaico che, come l'eolico, convive con l'agricoltura; e il FV domestico o condominiale sui tetti. Le regioni del Mezzogiorno, con il loro Sole e l'eolico off-shore ad alto capacity factor, possono tranquillamente diventare autosufficienti ed esportare energia per i consumi e i bacini di pompaggio del Centronord, che la rimanderanno al Sud, o dove serve, di notte o in mancanza di vento. Si può fare, ovviamente con le smart grid (le reti elettriche "intelligenti" cui vanno 3,6 miliardi del PNRR già entro il 2026) e con la volontà politica. Ma soprattutto SI DEVE FARE, caro Nerorosso, perché non è certo la transizione ecologica che ci riporta al medioevo (anzi è un volano di sviluppo e occupazione) bensì il riscaldamento globale se non viene arginato e fermato. Qui puoi leggere le stime dell'autorevole Potsdam Institute for Climate Impact Research sui costi annuali del global warming entro il 2050 a livello globale e per paesi come l'Italia. Il nucleare, almeno qui in Italia dove ripartiremmo pressoché da zero e appaltando ad aziende estere, sarebbe una irrazionale perdita di tempo (l'hai scritto tu stesso: la costruzione delle centrali richiede tempi biblici) e una ingente distrazione di fondi pubblici dalle rinnovabili. Ci sarebbe però la molto accattivante alternativa cui accennavo rispondendo a Michelangelo: DELOCALIZZARE IN NORDAFRICA LA PRODUZIONE ENERGETICA PER L'EUROPA IN IMMENSI IMPIANTI FV (ma con quei livelli di insolazione funziona bene anche il solare termodinamico o a concentrazione). Ci ritornerò nel prossimo post con una semplice stima approssimativa dei COSTI. E aggiungerò qualche considerazione sulla conversione energetica globale al 100% di fonti rinnovabili.
Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo
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Re: Era per me la stagione più bella

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Avevo omesso il link sui costi annui del riscaldamento globale entro il 2050:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/0 ... e/7517190/
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Re: Altro che spesa militare! Con il 3% del PIL in 10 anni risolviamo con emissioni zero i nostri problemi energetici

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Farò una stima del costo del mega impianto FV delineato nella mia risposta a Michelangelo. Ipotizzavo una striscia di 4000 km e larga 25 dal Marocco all'Egitto, non troppo lontana dalla costa, onde evitare le temperature eccessive e le tempeste di sabbia del deserto che abbassano l'efficienza e la durata dei pannelli. Ma in pratica avremmo una miriade di impianti medio-grandi, ubicati in modo ottimale in relazione alla finalità di servire sia la popolazione nordafricana (concentrata lungo la costa) sia quella europea tramite elettrodotti sottomarini tra i due continenti. Il costo di questi ultimi incide molto sul costo complessivo, quindi vanno ottimizzate la lunghezza e la profondità di posa dei cavi. Inoltre il FV, potrebbe coesistere con solare a concentrazione ed eolico. Supponendo solo FV e una resa di 10 m²/MWh annui, alla portata anche di impianti nel Sud d'Italia, con 100.000 km² sarebbero erogati 10.000 TWh annui. Peraltro l'occupazione di suolo qui è poco importante trattandosi di aree semiaride e spopolate. Nel nostro caso sarebbe il contributo dei paesi del Nordafrica al progetto mentre ipotizzo tutti gli altri costi di impianto a carico dell'Europa. Nel 2024 la generazione elettrica dell'Europa, inclusa UE, UK, Turchia, Ucraina e gli altri paesi non UE ma escluse Russia e Bielorussia, è stata pari a 3887,6 TWh, quella del Nordafrica 438,5 TWh, per totali 4326,1 TWh (Energy Institute). In altri termini il nostro mega impianto da 10.000 TWh coprirebbe oltre il doppio dell'intero attuale fabbisogno elettrico delle due macroregioni nonché le perdite di trasmissione, che per cavi in HVDC (alta tensione e corrente continua) stimo intorno al 3%/1000km. Orbene il PNIEC dell'Italia prevede per il 2050, quando avremo decarbonizzato l'economia, consumi elettrici tra 600 e 700 TWh, cioè il doppio o poco più degli attuali (312 TWh nel 2024), quindi considerate le sole risorse rinnovabili esistenti nonché le eventuali centrali nucleari oggi operative nei paesi interessati, possiamo ritenere che l'aggiunta del mega impianto consentirà abbondantemente di coprire l'intero fabbisogno energetico delle due macroregioni con emissioni nette pari a zero, ovvero spegnendo tutte le centrali termoelettriche a gas, carbone e olio combustibile esistenti, come pure gli eventuali reattori nucleari che andassero a fine vita, senza nessuna necessità di costruirne di nuovi (e costosi). In sostanza avremmo centrato il net zero target, ovvero completato la transizione ecologica più impegnativa, quella del settore energetico. Ipotizzo 10 anni per completare l'opera, accessori inclusi (in particolare i sistemi di accumulo di energia da erogare quando non c'è il sole, es. a batteria, a idrogeno verde o ad ammoniaca verde, e sistemi automatici per la pulizia dei pannelli) e impegnando una forza lavoro dell'ordine del milione di unità sul posto e poco meno nelle industrie (anche italiane) che fornirebbero i pannelli FV, gli inverter, i cavi e gli altri componenti. Attenzione: una grande centrale solare FV (ma anche un parco eolico) è molto più facile da costruire di una centrale termoelettrica convenzionale, per non parlare di una centrale nucleare. Si tratta principalmente di montare pannelli FV prefabbricati altrove, collegandoli in serie (per aumentare la tensione d'uscita) o in parallelo (per aumentare la corrente) fino a ottenere la potenza d'uscita desiderata (tensione x corrente). Un altro vantaggio è l'additività del processo costruttivo. Mi spiego. Una nave, un ponte sospeso, una centrale nucleare entrano in servizio solo quando l'opera è stata completata e ha superato la fase di collaudo. Prendiamo il reattore nucleare EPR di Flamanville in Francia. Erano previsti 4 anni e mezzo di lavori, ce ne sono voluti 17. Immaginate la lievitazione dei costi per la manodopera e per gli interessi passivi sul capitale. Secondo la Corte dei conti francese il costo finale è stato di oltre 23 miliardi di euro. Al contrario, quando di una centrale FV è stato realizzato il 5% essa erogherà già il 5% dell'energia. Se al termine dei 10 anni il nostro mega impianto fosse realizzato al 75%, esso erogherebbe 7500 TWh, un valore enorme e il ritardo dei lavori non sarebbe un gran problema. Ma alla costruzione additiva potrebbero partecipare centinaia di aziende e si potrebbe assumere personale per accorciare i tempi. In sostanza un grande impianto FV si ripaga e ammortizza i costi già durante la costruzione! Teniamo conto che l'energia del Sole (come quella del vento) è gratis. Ho trovato un semplice metodo per stimare i costi. Prendo come riferimento il progetto XLINKS, impianto da 11,5 GW di potenza di picco ideato per fornire elettricità verde generata in Marocco (FV + eolico) al UK (coprendo l'8% del fabbisogno) tramite un elettrodotto sottomarino di 4000 km. Il progetto include un sistema di accumulo a batterie da 5 GW. Il costo totale sarebbe 22 miliardi di sterline, di cui la metà per il solo elettrodotto, ma a giugno il governo britannico ha respinto il progetto.
https://en.wikipedia.org/wiki/Xlinks_Mo ... er_Project
Io lo userò per stimare il costo del mio ipotetico impianto nel Nordafrica. Il fatto che sia presente anche l'eolico non incide molto. Secondo la IEA, il costo medio LCOE, che per FV ed eolico è determinato per lo più dal costo d'impianto, vale nella regione MENA (Medio Oriente e Nord Africa) 40 dollari/MWh per il FV e 50 per l'eolico. Ma l'eolico ha un capacity factor maggiore del FV e i due errori tendono a compensarsi. Inoltre, come ho scritto, possiamo anche prevedere una coesistenza delle due fonti (al fine di fare fronte ai consumi notturni). Va calcolata la potenza di picco della nostra centralona. Ipotizzando un capacity factor del FV (rapporto tra la potenza effettiva media erogata e quella di picco) pari al 20% (ma in Nordafrica può essere anche maggiore), ed essendoci 8760 ore in un anno, 1 terawatt di picco genera 8760x0,20=1752 TWh annui. Quindi la potenza cercata vale 10mila/1752=5,708 TW. Che è circa 496 volte gli 11,5 GW di XLINKS. Ma i 4000 km dell'elettrodotto tra Marocco e Inghilterra (che incidono per metà dell'intero costo) sono ben più della lunghezza media degli elettrodotti tra Nordafrica ed Europa, diciamo il doppio, quindi il costo di riferimento sarà 3/4 dei 22 miliardi di sterline. Con un cambio sterlina/euro 1,16 avremo: 496x22x0,75x1,16=9.943 miliardi di euro. Ma per un impianto grande quasi 500 volte un altro giocano molto le economie di scala. Il prezzo unitario di 500 pannelli FV all'ingrosso sarà almeno il 25% minore di quello di un singolo. Aggiungo un 10% risparmiato in media nei 10 anni di costruzione additiva per il calo fisiologico del prezzo di mercato dei pannelli FV (diciamo un 2% in meno l'anno). In definitiva una stima ragionevole del costo finale può essere:
9943x0,75x0,9= 6711 miliardi di euro. Ovvero in media 671 miliardi di euro l'anno per 10 anni. Il PIL attuale dei paesi europei interessati (escludo l'Ucraina dalle spese di costruzione) è circa 23mila miliardi di euro, e 671/23000 è il 2,92% del PIL attuale.
IN DEFINITIVA
Investendo in Nordafrica il 3% del PIL in 10 anni, cioè meno della spesa militare imposta da Trump ai paesi NATO, l'Europa completerebbe già nel 2035 la decarbonizzazione della sua economia e avrebbe risolto con fonti rinnovabili e pulite (e un po' di nucleare residuo) tutti i suoi problemi di approvvigionamento energetico. En passant, i posti di lavoro creati in Nordafrica attenuerebbero i flussi migratori.
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Re: Era per me la stagione più bella

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nerorosso ha scritto: 7 lug 2025, 21:09 Io credo tu sia troppo ottimista, come già scritto torneremo al medioevo.
Come pensi di mettere d'accordo tutti gli attori mondiali?
Come pensi di mettere d'accordo i paesi europei con quelli arabi?
Quelli ci campano sul petrolio, e pure bene…
Per molti aspetti, io al medioevo ci tornerei.
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Re: Era per me la stagione più bella

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heyoka ha scritto: 7 lug 2025, 20:23 Credo che il problema del pianeta sia dovuto al fatto che la popolazione mondiale è fuori controllo.
Converrai con me, che in un condominio costruito per 10 famiglie composte mediamente da 4 persone, se quel condominio viene abitato da 400 persone anziché 40, è normale che i servizi vanno in tilt.
Hai centrato il nocciolo del problema, egregio Heyoka. Quando nacqui eravamo sulla Terra meno di 3 miliardi, oggi siamo quasi il triplo, per l'esattezza 8 miliardi e 233 milioni secondo Worldometer. Di cui, sempre secondo Wm, 889 milioni di denutriti e 891 milioni di obesi. Gli obesi hanno superato i denutriti: può sembrare una buona notizia, secondo me è una cosa vergognosa. Cosa diremmo di una famiglia di 8 persone, padre, madre e 6 figli, che siedono alla stessa mensa ma dove un figlio si ingozza e si ingrassa e a un altro viene servito un piatto semivuoto benché sia ridotto pelle e ossa? Ecco, questo oggi è il ritratto dell'umanità, completato dal fatto che la casa in cui vivono questi 8 è adatta al massimo per 5, cosicché uno, il bamboccione grasso e viziato, vive in una stanza ampia e lussuosa, altri due si arrangiano benino e 5 vivono ammassati in un locale fatiscente. La mia ideologia comunista mi ha sempre portato ad assimilare l'umanità a una famiglia numerosa (concetto peraltro evangelico: Voi siete tutti fratelli...) e il pianeta alla sua casa - mi ricordo che ci scrissi un bel temino in 5a elementare - ma oggi cogenti motivazioni legate alla minaccia esistenziale del global warming dovrebbero imprimere a fuoco questa visione nelle menti di tutti, fin dall'infanzia e dalla scuola, ma soprattutto nei politici, le cui menti invece sono per lo più bacate e ristrette dall'egoismo. Che nel loro caso spesso prende il nome di sovranismo, nazionalismo, crescita (economica), difesa dei confini, difesa del nostro stile di vita e del nostro benessere, America first e altre puttanate del genere. Finché non capiremo che SIAMO TUTTI SULLA STESSA BARCA, questa continuerà lentamente ad affondare, ma forse ce ne accorgeremo quando l'acqua ci arriverà al collo e sarà troppo tardi. In effetti, se fossimo in 3 miliardi o anche più, per l'esattezza fino a 4,7 miliardi, e in media ciascuno consumasse e inquinasse esattamente come oggi, ci sarebbero certo disuguaglianze, ingiustizie sociali, fame, guerre, problemi ambientali, ma l'economia globale sarebbe ambientalmente sostenibile, vivremmo in un clima più mite, avremmo più foreste e meno cemento, meno CO2, e con oculate politiche fiscali, sociali e internazionali, avremmo tutte le concrete possibilità di raddrizzare la barca senza grossi sacrifici per nessuno, e di preparare un futuro di relativa stabilità, benessere, pace e giustizia per TUTTI. Oggi, purtroppo, non è così e non è più nemmeno questione di egoismo e incapacità politica (che sono state le prime cause del disastro) ma di aritmetica. Dai primi anni 70 l'impronta ecologica dell'umanità supera la biocapacità del pianeta. In parole povere consumiamo più risorse e produciamo più rifiuti di quanto la Terra sia in grado di rigenerare e di smaltire in modo sostenibile. E il gap tra le due, cioè il deficit ecologico che lasciamo in eredità alle future generazioni (es. il disastro climatico), si è allargato sempre più sebbene sia cresciuta anche la biocapacità (es. con le tecniche di agricoltura intensiva e di riciclo o riuso dei rifiuti). L'impronta ecologica media oggi vale circa 2,8 gha (ettari globali), che è la superficie di cui ha bisogno in media un abitante del pianeta per produrre ciò che consuma e smaltire i suoi rifiuti, dove l'aggettivo globale indica che non è un territorio localizzato ma distribuito sul pianeta. Per es. il litio e il cobalto contenuti nella batteria del tablet sul quale sto scrivendo questo post provengono forse da una miniera in Africa, i gas serra emessi per produrre l'elettricità che uso per caricarla finiscono in atmosfera e alterano il clima di tutto il pianeta, e il tablet una volta rottamato finirà probabilmente in una discarica di rifiuti elettronici ancora in Africa. Mentre la biocapacità media del pianeta, cioè l'area necessaria per rigenerare quelle risorse e assorbire quei rifiuti, ma in modo ecosostenibile, vale circa 1,6 gha. Il rapporto tra le due grandezze 2,8/1,6 vale 1,75, cioè l'umanità avrebbe bisogno di un pianeta del 75% più grande per vivere in armonia o quasi con l'ambiente, o dovrebbe sfoltirsi dello stesso fattore, cioè ridursi ai 4,7 miliardi di cui sopra (8,233/1,75=4,70). Per l'Italia l'impronta ecologica pro capite vale circa 4 gha e la biocapacità 1 gha. Questo forte deficit ecologico, tipico dei paesi ricchi, indica che l'Italia sta sfruttando risorse da altri territori e accumulando debiti ambientali, per es. l'incremento della CO2 in atmosfera. Se tutti consumassero e producessero rifiuti come noi italiani l'umanità avrebbe bisogno di 2,5 Terre (4/1,6=2,5) per vivere in modo sostenibile. Mentre con lo stile di vita degli statunitensi (impronta ecologica 9,6 gha) servirebbero ben 6 Terre (ho preso i dati da AI Overview di Google). E allora cosa fare visto che è impensabile tagliare di 3 miliardi e mezzo una popolazione mondiale tuttora in crescita? Potrebbe farlo una guerra atomica o Madre natura con una catastrofe climatica. Non basterà ridurre drasticamente la cosiddetta impronta del carbonio, ovvero pressoché azzerare, grazie alle fonti rinnovabili, le emissioni di gas serra: dobbiamo ridurre l'impronta ecologica complessiva. Ovvero consumare (pro capite) meno energia, meno materiali, meno acqua, meno suolo e meno risorse della Terra. La tecnologia che ci consente di migliorare l'efficienza energetica e di gestire meglio le risorse, nonché l'economia circolare con il riciclo e il riuso dei materiali, possono dare una grossa mano, ma non bastano e non basteranno se la popolazione mondiale, il PIL e i consumi continueranno a crescere. Se per "crescita" intendiamo la crescita economica, ovvero quella del PIL pro capite, allora l'abusata espressione "crescita sostenibile" è un ossimoro, un'illusione, un mito. Specie nei paesi ricchi, che restano quelli con la maggiore impronta ecologica e le cui economie quindi DEVONO DECRESCERE. Mentre i paesi poveri e alcune economie emergenti (non la Cina) hanno tuttora margini di crescita sostenibile. Da qualche anno si sta diffondendo un altro mito quello del disaccoppiamento eco-economico (eco-economic decoupling), ovvero cresce il PIL ma si riduce l'impatto ambientale. In effetti molte economie, grazie alle rinnovabili e all'efficientamento energetico, si stanno disaccoppiando dal carbonio ma, ripeto, bisogna valutare l'impronta ecologica e l'impatto complessivi. In una economia di soli servizi, simile a quella di paesi come la Svizzera e altri paradisi fiscali, e verso la quale si stanno dirigendo molti paesi ricchi, Italia inclusa, che delocalizzano sempre più la produzione industriale all'estero, il disaccoppiamento potrebbe verificarsi. Ma sarebbe in ogni caso illusorio e ingannevole. Perché l'impronta ecologica degli svizzeri resterebbe sempre molto maggiore della biocapacità pro capite del pianeta. Il quale farebbe presto una brutta fine se, per assurdo, 8,2 miliardi di persone alzassero di colpo il loro tenore di vita al livello dei 40mila scarsi e fortunati cittadini del Principato di Monaco (PIL pro capite 20 volte la media mondiale e oltre mille volte quello del Sud Sudan). Saluti
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Re: Era per me la stagione più bella

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Bene. Ci dia una dimostrazione concreta di quello che dice, autoestinguendosi. I suoi seguaci la faranno santo, la riconosceranno come nuovo Malthus, quel prete anglicano autore del "Saggio sul principio di popolazione e su come incide sullo sviluppo futuro della società” pubblicato nel 1798. Evidentemente lei è rimasto a quell'epoca in cui la teoria maltusiana era inficiata da un’analisi incompleta dei fattori in gioco, che non teneva conto dell’incremento della quantità e della qualità della produzione agricola derivante dall’introduzione di nuove tecnologie. In sintesi, Malthus e i maltusiani non tennero conto dell’influenza del fattore uomo sulla produttività, dell’agricoltura ma non solo; né del fatto che i problemi che via via si presentavano sarebbero stati risolti da individui ingegnosi, informati ed inventivi. L'uomo è ben lungi dall'essere la causa dei guasti al pianeta ma rappresenta la loro soluzione. Quindi la smetta di dire scempiaggini e diramare allarmismi destituiti di ogni fondamento come quella sul riscaldamento globale di cui tutti stanno aspettando gli effetti ad ogni estate e ad ogni inverno. Ma d'estate la gente continua ad andare al mare e d'inverno a fare la settimana bianca. Con buona pace di tutte le sue paure. E delle politiche malthusiane.
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Re: Era per me la stagione più bella

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heyoka ha scritto: 12 lug 2025, 20:24
Carlo Rubbia è un fisico, un grande fisico, premio Nobel nel 1984 per la scoperta dei bosoni vettori della forza elettrodebole, una delle 4 forze fondamentali della Natura. Ma non è un climatologo. E aveva già 80 anni quando, nel 2014, fresco senatore a vita, pronunciò in Aula un infelice discorso nel quale, pur senza negare il cambiamento climatico e la sua origine antropica (COSA CHE NON HA MAI FATTO come specifica Wikipedia alla fine della monografia a lui dedicata), cadde in diversi errori e imprecisioni cui non parve vero ai negazionisti climatici potersi appigliare per dare un supporto "autorevole" alle loro panzane. Avevo già affrontato l'argomento in questo post dell'anno scorso rispondendo a Contericci e a Vento secondo i quali non ci sarebbe consenso scientifico tra gli scienziati, Nobel inclusi, sul global warming antropogenico:
viewtopic.php?t=16832#p150605
In realtà, almeno tra i climatologi, il consenso ormai sfiora l'unanimità:
https://en.wikipedia.org/wiki/Scientifi ... ate_change
E proprio in quel post accennavo in termini semplici ma con qualche dettaglio a una prova scientifica molto seria dell'origine antropica. Purtroppo quella discussione era collocata nel Forum di Politica: se fosse sfuggita a qualcuno interessato al Clima, lo invito a dare un'occhiata, in particolare al post di cui sopra.
Sull'infelice intervento di Rubbia in Senato rimandavo a questo ottimo articolo di Climalteranti dove sono puntualmente confutati gli errori e le imprecisioni del premio Nobel.
Errare humanum, perseverare autem diabolicum, e Rubbia non perseverò.
https://www.climalteranti.it/2019/03/21 ... -su-clima/
Caro Heyoka, sono passati 11 anni, siamo nel 2025 e la temperatura continua a salire, come indica il grafico in basso nel quale convergono le misurazioni di diversi istituti indipendenti. E continua a crescere la concentrazione di CO2 in atmosfera perché l'umanità continua a bruciare fossili e a emettere decine di miliardi di tonnellate annue di questo gas serra. La correlazione è evidente nel grafico successivo, per quanto un po' datato. Possiamo dire senza tema di smentita che oggi la negazione del global warming antropogenico è una delle più colossali bufale in circolazione.
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Ancora con la balla del consenso scientifico sul riscaldamento di origine antropica che sfiora il 100%? Ma che dico cento per cento! Facciamo il 110 cioè un altro numero che va di moda. Ma non ha letto i miei interventi su come nasce questo numero ridicolo? Poi glielo rispiego, se vuole...
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contericci ha scritto: 14 lug 2025, 18:47 Ancora con la balla del consenso scientifico sul riscaldamento di origine antropica che sfiora il 100%? Ma che dico cento per cento! Facciamo il 110 cioè un altro numero che va di moda. Ma non ha letto i miei interventi su come nasce questo numero ridicolo? Poi glielo rispiego, se vuole...
Forse ignori che il turismo invernale è in crisi un po' dappertutto a causa del cambiamento climatico e che buona parte delle stazioni sciistiche italiane sopravvive solo grazie ad aiuti pubblici e all'innevamento artificiale. Perché secondo uno studio di Bankitalia quest'ultimo da solo non basta a sostenere i flussi turistici:
https://www.bancaditalia.it/pubblicazio ... he=refresh
Anche nell'anno della Niña gli effetti devastanti del riscaldamento globale non si sono fatti attendere. Per es. in Spagna sono arrivati perfino in anticipo sull'estate. Secondo il ministero della Transizione Ecologica, tra metà maggio e metà luglio il caldo ha ucciso in Spagna ben 1180 persone. https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/s ... 502k.shtml
Il famoso saggio di Malthus sulla popolazione risale a fine '700. Non c'erano computer, banche dati e quant'altro si utilizza oggi per le proiezioni demografiche. Tuttavia la sua idea generale era fondamentalmente corretta: lo sviluppo umano è soggetto a
limiti intrinseci e indipendenti dall'uomo. Malthus considerava una sola componente di questo sviluppo, la crescita demografica, e una sola risorsa limitata: la terra coltivata, il cibo. Certo non poteva prevedere gli attuali e ben diversi impatti ambientali: inquinamento, emissioni di gas serra, minacce alla biodiversità, consumo ingente di acqua dolce, scarsità di minerali necessari per la tecnologia come il litio e le terre rare, etc. Il tutto legato alla crescita economica più che a quella demografica. Come ho scritto anche in questa discussione, l'impronta ecologica dell'uomo ha superato da decenni la biocapacità della Terra. Di fatto viviamo già in epoca malthusiana e il di più che spremiamo per una insostenibile crescita economica è un debito ambientale che lasciamo in eredità alle future generazioni. Sulla questione del consenso scientifico all'ACC ti avevo già ampiamente risposto:
viewtopic.php?t=17115#p153697
Mentre tu non hai replicato una virgola nel merito della semplice prova scientifica dell'ACC che avevo illustrato proprio rispondendo a un tuo post:
viewtopic.php?t=16832#p150605
Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo
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contericci
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Re: Era per me la stagione più bella

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Allora fosforo, come va? Ho passato questa estate nel terrore che si verificasse la temutissima, oltreché certa, crisi climatica paventata dagli esperti, visti gli esagerati livelli di CO2 presenti nell'aria. Ma con mia grande sorpresa il mondo continua a procedere imperterrito nella sua felice ed estenuante routine di primavere, estati, autunni e inverni. A pranzo ho finito di piluccare un'uva deliziosa, ieri mele e pere succosissime e prelibate. Pomodori che fanno onore al loro nome. E non ti dico che sapore hanno i legumi evidentemente nutriti, come tutti i vegetali, dalla cioddue di cui è pregna l'aria. Sono molto perplesso: ha qualche altra notizia su imminenti catastrofi che si dovrebbero verificare?
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Re: Era per me la stagione più bella

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contericci ha scritto: 16 ott 2025, 15:22 Allora fosforo, come va? Ho passato questa estate nel terrore che si verificasse la temutissima, oltreché certa, crisi climatica paventata dagli esperti, visti gli esagerati livelli di CO2 presenti nell'aria. Ma con mia grande sorpresa il mondo continua a procedere imperterrito nella sua felice ed estenuante routine di primavere, estati, autunni e inverni. A pranzo ho finito di piluccare un'uva deliziosa, ieri mele e pere succosissime e prelibate. Pomodori che fanno onore al loro nome. E non ti dico che sapore hanno i legumi evidentemente nutriti, come tutti i vegetali, dalla cioddue di cui è pregna l'aria. Sono molto perplesso: ha qualche altra notizia su imminenti catastrofi che si dovrebbero verificare?
Sto bene egregio Contericci, e tu? Avevo aperto questa discussione a inizio luglio con temperature e umidità sopra la media, poi abbiamo avuto un'estate relativamente fresca, certo migliore delle due precedenti, almeno dalle mie parti. Nel post iniziale avevo accennato a La Niña, ma devo correggere un'imprecisione. All'epoca La Niña non era ancora arrivata sul Pacifico meridionale ed è attesa ad autunno inoltrato. L'oscillazione climatica regionale che influenza il clima globale prevede una fase calda, El Niño, una fase neutra di transizione e una fredda, La Niña. Il ciclo è irregolare con una durata complessiva da 2 a 7 anni. Quindi l'estate un po' più mite la dobbiamo probabilmente alla fase neutra che ha sostituito El Niño mentre La Niña dovrebbe portarci un inverno rigido e piovoso. Magari se ne gioveranno i sofferenti ghiacciai alpini e le Olimpiadi invernali di Milano e Cortina in febbraio. Che saranno l'ennesimo prevedibile e inverecondo spreco di denaro pubblico (7 miliardi). Ringrazio in anticipo i seguenti personaggetti: Salvini, Malagò, Sala e Zaia.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/1 ... s/8159966/
È andata molto peggio in Spagna dove il caldo estivo ha mietuto 3800 vittime, per lo più anziani (+87% sul 2024), e mandato in fumo 50mila ettari di boschi.
https://www.greenreport.it/news/crisi-c ... to-al-2024
Su scala globale il sistema satellitare Copernicus ha misurato nel 2025 il secondo maggio più caldo di sempre, il terzo giugno e il terzo luglio, agosto e settembre. Un recente studio stima in quasi 43 miliardi di euro i danni nell'UE per gli eventi estremi del 2025 (ondate di calore, siccità e alluvioni), pari allo 0,26% del PIL europeo. Una proiezione basata sulla serie storica stima un costo annuo rapidamente crescente a 126 miliardi nel 2029, pari allo 0,78 del PIL. L'Italia, nel cuore dell'hot-spot climatico mediterraneo, è il paese più colpito dopo la Spagna: quasi 12 miliardi, lo 0,61% del PIL nel 2025, che saliranno a 34 miliardi e all'1,75% del PIL nel 2029 (tab.4):
https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm ... id=5484206
Nel frattempo un'altra politucola, la commissaria von der Leyen, dopo essersi appecorata a Trump sui dazi, si umilia nella medesima posizione rispetto alle lobby europee dell'energia, delle auto e delle armi, e si appresta a rinnegare e smantellare con pesantissimi tagli ed esenzioni il suo Green Deal da 1000 miliardi che doveva condurre l'Europa alla neutralità climatica entro il 2050. La priorità è il riarmo, Putin è considerato più pericoloso del global warming (e torna utile alle lobby di cui sopra). Italia e Spagna sono i paesi UE più penalizzati non solo dal mutamento climatico ma anche dalla follia del riarmo. Per raggiungere il 5% del PIL ambedue dovrebbero più che triplicare la loro spesa militare del 2024. La differenza è che la Spagna ha un premier serio, noi abbiamo una "cortigiana" di Trump (termine da intendersi come maschile di "cortigiano", cfr. viewtopic.php?t=20829). Sanchez ha il 57,5% di elettricità rinnovabile nel 2024 e punta all'81% nel 2030, Meloni ha il 41,2% e punta al 63,4% (obbiettivo PNIEC). Il governaccio Meloni ha già inserito 12 miliardi in più di spesa militare nella manovra 2026, ma potrebbero volercene 100 in più per obbedire a Trump col 5% del PIL nel 2035. Mentre Sanchez ha già messo in chiaro in sede NATO che la Spagna non supererà il 2,1% del PIL. Colgo l'occasione per ribadire anche qui che in ogni caso non si tratta di impegni vincolanti per i futuri governi. Nel Trattato Atlantico non c'è scritto da nessuna parte che l'Alleanza possa imporre ai paesi membri un livello di spesa militare. Tuttavia io trovo non solo deludente ma vergognoso che il nostro presidente della Repubblica, cattolico praticante, giri per l'Europa senza dire una sola parola contro il riarmo e che anzi sembri incoraggiarlo. Cosa le è rimasto, presidente, dai suoi molteplici incontri con quel pacifista e ambientalista argentino che purtroppo ci ha lasciato il giorno di Pasquetta?
Egregio Contericci, il mutamento climatico è pericoloso anche perché è subdolo, ingannevole. Procede lentamente, si confonde tra fenomeni, anche estremi, che ci sono sempre stati, e si maschera perfino dietro effetti positivi. Autunni e inverni tiepidi, coltivazioni favorite dall'alto tasso di CO2, navigabilità dell'Artico, etc. Pertanto induce molti, come te, a un approccio superficiale. È vero, questa estate non ha fatto caldissimo e non ci sono state gravi siccità come quelle del 2022 in pianura padana e del 2024 in Sicilia. E con ciò? Peraltro, anche se ci fossero stati 50 gradi e 5mila morti a Milano, io non avrei scritto che era una prova incontestabile del global warming antropogenico. Un singolo evento, per quanto estremo e tragico, non fa testo. Fa testo la frequenza, su scala per l'appunto globale, di questi fenomeni. E questa frequenza è in crescita come attestano le statistiche. Su scala regionale o locale potrebbero esserci delle eccezioni. Tuttavia qui leggiamo che nel 2024 si sono registrati in Italia 351 fenomeni meteo estremi, contro i 60 del 2015, un aumento del 485% in 9 anni.
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Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo
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