GLOBALITA' SENZA DITTATURA DELLA SOCIETA'.

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PhyroSphera
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GLOBALITA' SENZA DITTATURA DELLA SOCIETA'.

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Le moltitudini sono piene di fobie per nulla istintive, che fanno pesare accanendosi contro il pathos di chi invece vuol vivere senza contrastare i bisogni primari.
Domina un'idea sbagliata di natura, che ignora tante potenzialità e situazioni umane, sicché snaturatezza e contro-natura vengono spacciate per regola da seguire. Ad esempio l'amicizia intima tra persone dello stesso sesso - soprattutto quella maschile - è messa al bando o avversata e quando pare il contrario si sta solo tentando di impedire che all'amicizia si aggiunga o succeda qualcos'altro con l'altro sesso. La vita etnica è rifiutata e si imputano ai litigi etnici i delitti di contrarietà esterne alla vita etnica stessa. Tali contrarietà affondano le proprie radici nella società. I nazisti - i razzismi sono tanti e il problema non è solo la prepotenza con l'idea della Germania - iniziarono ad esercitare le loro prepotenze e violenze dentro il partito nazional socialista, erede di un partito dei lavoratori. Sia Hitler che Mussolini avevano per base idee socialiste; se un ambiente sociale si è destinato al sopruso la scelta socialista è disastrosa e lo resta anche se in compagnia di altre.
I dissidi tra Meridione e Settentrione del Mondo hanno dimensione etnica; ad essere prepotenti sono soprattutto gli illusi sui poteri del Sud; ma l'antagonismo tra etnie africane ed europee, come pure gli altri casi analoghi, non è mai duro più di tanto e ugualmente il resto; e il problema grave è costituito da quelli che agiscono in base a presupposti sociali sbagliati e che vogliono imporre. Avere a che fare con africani in Europa che non vogliono intendere la nostra situazione non è grave quanto imbattersi in quelli che vogliono trasformare la pretesa etnica di troppo in imposizione sociale. Dagli estremismi sbagliati eredi dello stalinismo viene un odio furibondo verso i vincitori della Guerra Fredda quindi il progetto di annientare l'Occidente costringendolo a una civilizzazione forzata ad opera dei meno abbienti, cioè le società del Terzo Mondo, fino a sostituire le nostre culture con le loro.
In forza della equazione sbagliata 'ricchi=colpevoli', evoluta dall'altro errore 'borghesia=sopruso', è pericoloso finanche godere un concerto di musica classica: si viene giudicati patetici col rischio perfino di subire intervento pseudosanitario. Le ricette tradizionali si tenta di adeguarle alle modalità del Meridione del Mondo; e tanti dispettosi sradicati, resisi volontariamente incapaci di capire cosa sia per davvero una appartenenza etnica, cercano di diffondere le pizze fatte alla marocchina o alla tunisina e sostituire quelle nostrane o nostre... Si potrebbe continuare a questo seguito citando innumerevoli malefatte (certo non infinite).
Ancora adesso l'idea di comunità viene sfruttata per imporre una società dittatoriale ed etnofobica. Assai recentemente è stato definito un comunismo basato sulla interpretazione non imposizione e a sinistra in troppi hanno fatto finta di non sentire oppure si sono messi in testa di far valere le proprie interpretazioni negando quelle altrui. Io non sono comunista perché trovo più importante far valere il diritto delle differenze, ma un senso di comunità ce lo hanno anche i non comunisti: una società unica mondiale non è possibile, i mondi sono tanti e fingere che la Globalità sia una comunanza planetaria è un disastro. La comunità del Villaggio Globale vive solo di compresenze, essenzialmente comunicative. Il resto - anche logicamente - è di troppo. Non perché si faccia contare, in un programma politico, maggiormente il valore della libertà rispetto a quello della società, ma perché la realtà politica non è una realtà qualsiasi. Neanche si deve confondere questa posizione per totalitaria o rinunciataria!
Si tratta di una presa d'atto, l'unica possibile, a fronte della necessità di una coordinazione generale la quale non deve mai andare oltre il dovuto, altrimenti un assurdo e inaccettabile tentativo di blocco si sovrapporrebbe al vissuto politico del Globo.


MAURO PASTORE
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