Valerio ha scritto: 31 gen 2025, 19:48
Tutti i poteri dello stato devono rispondere all'unico sovrano.
La Costituzione non comincia con l'art.2
Verissimo, ma con ciò? Cosa vorresti dedurre? Che avere la maggioranza in parlamento consente al governo di prevaricare su altri poteri dello Stato? Ovvero di esercitare un ruolo anche solo minimamente privilegiato e minimamente sfuggente al controllo di altri poteri? Assolutamente NO. Questo non è consentito nemmeno al parlamento che è eletto dal popolo sovrano e che in una democrazia parlamentare come (sulla carta è) la nostra dovrebbe essere CENTRALE nella vita delle istituzioni. Di fatto non lo è più da tempo, ma in ogni caso la CENTRALITÀ è una qualità geometrica, non significa affatto SUPERIORITÀ (in un'ipotetica gerarchia di poteri democratici). Il concetto è fissato saldamente nella Costituzione eppure molti lo ignorano. Basta pensare che il presidente della Repubblica può, a sua discrezione, sciogliere le Camere in qualsiasi momento eccetto il "semestre bianco" a fine mandato (art.88), e di conseguenza mandare a casa anche il governo. Che la funzione legislativa non è peculiare del parlamento (legiferano per decreto anche il PdR e il governo, legiferano pure le Regioni e il parlamento europeo) e che questa funzione è sottoposta a controllo di costituzionalità da parte della Consulta. Inoltre tutti parlamentari sono sottoposti alla legge, ovvero a controllo di legalità, come ogni altro cittadino, membri del governo e magistrati inclusi. Questo è il
principio di legalità, uno dei tre pilastri dello
Stato di diritto. Gli altri due sono la
separazione dei poteri dello Stato e la
giurisdizione cioè l'autorità indipendente del giudice. In una monarchia assoluta il monarca può strafregarsene delle leggi e del giudice, anzi può farlo impiccare, in uno Stato di diritto il giudice può mandare in galera il monarca (o alla ghigliottina, come è capitato). È evidente che la democrazia non ha alcun senso al di fuori dello Stato di diritto, e fu proprio questo il faro che illuminò i padri costituenti nello scrivere la Costituzione nata dalla Resistenza. Sulla scorta dell'esperienza del fascismo, particolare attenzione fu riservata alla separazione e all'equilibrio dei poteri, a un sistema di pesi e contrappesi che garantisse la stabilità e la resilienza del sistema democratico. La democrazia è concettualmente "inscritta" nello Stato di diritto, che la circoscrive e che è concetto prepolitico (o metapolitico direbbero gli allievi del mio avatar). Per ragioni di ordine pratico si tollerano piccoli squilibri nel controllo di legalità. Per es. l'immunità del capo dello Stato, l'immunità parlamentare, l'immunità diplomatica. Che non sono franchigie assolute (in Italia ce l'ha solo il papa) e fu cosa buona e giusta l'esclusione (dopo Tangentopoli) dell'autorizzazione a procedere per i parlamentari. Permane però la vistosa discrepanza dell'autorizzazione a procedere per i membri del governo, a mio avviso insensata e da abolire.
Ora tu ti appelli all'art.1 - la sovranità
appartiene al popolo - per dedurre, immagino, che il governo e la maggioranza espressi dal popolo sovrano avrebbero titolo per ficcare il naso (e le mani) all'interno di un
"ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere" quale la magistratura (art.104). Assurdo. Sarebbe come se il governo andasse a ficcare il naso (e le mani) nei regolamenti interni della Camera o del Senato, o viceversa. E potrei fermarmi qui, ma c'è di più, molto di più. Purtroppo sull'art.1 si fa molta confusione e tu, se lo stai interpretando come credo, sei in buona compagnia: politici, giornalisti faziosi, forse perfino qualche autorevole giurista come il prof. Cassese. Purtroppo non riesco a ritrovare in chiaro un vecchio e illuminante articolo del FQ dove la prof.ssa Lorenza Carlassare sottolineava per l'appunto il verbo:
appartiene. La grande e compianta costituzionalista ricordava la bozza iniziale dell'art.1 proposta in Assemblea costituente: "La sovranità
emana dal popolo". Ma una sovranità
emanata dal popolo va evidentemente a finire da qualche altra parte. Per es. nel parlamento eletto direttamente dal popolo. Oppure nel premier qualora passasse la riformaccia meloniana del premierato forte, che prevede l'elezione diretta del presidente del Consiglio. Saremmo all'anticamera dell'autocrazia o peggio: ricordiamoci di quel tale Adolfo che fu eletto dal popolo. Per fortuna i padri costituenti non erano fessi come gli eventuali democratici che in Senato hanno approvato il premierato in prima lettura, e misero nero su bianco che
la sovranità APPARTIENE al popolo, ovvero
risiede nel popolo e in esso rimane per sempre. Di conseguenza la sovranità
NON APPARTIENE al parlamento, e ovviamente nemmeno al governo e alla magistratura. In definitiva non si può stabilire una gerarchia tra i poteri dello Stato. Il parlamento è eletto direttamente dal popolo, il governo è nominato dal presidente della Repubblica ed è legittimato dal voto di fiducia del parlamento, la magistratura amministra la giustizia
in nome del popolo (art.101). Se consideriamo anche l'art.67 (i parlamentari esercitano le loro funzioni
senza vincolo di mandato), deduciamo che un parlamentare può tradire i suoi elettori (ed è un caso tutt'altro che raro: abbiamo avuto legislature con centinaia di cambi di casacca e anche chi non la cambia può fare in parlamento cose ben diverse da quelle promesse in campagna elettorale); mentre un magistrato, giudice o pm che sia, agisce in nome del popolo e non può tradire il cittadino che gli chiede giustizia, avendo un programma di lavoro fisso e cogente: i codici e le leggi. Insomma,
i magistrati sono senza dubbio alcuno molto più vicini dei politici ai cittadini (onesti) e al popolo, molto più affidabili e per nulla in condizione di minorità rispetto ai parlamentari e ai membri del governo sotto il profilo democratico.
Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo