Mi dispiace che questa discussione non abbia avuto ancora sèguito. Dicevo nel primo messaggio dei problemi esistenti circa non autentici approcci ai libri sacri dei tre grandi monoteismi e del rischio da ciò costituito per la libera espressione. Non ritengo un caso la censura cui veniva sottoposto un mio commento ad un articolo su Palestina, Israele, sorte dei cristiani in codesti luoghi, visibile al seguente link:
https://confronti.net/2024/06/la-fine-d ... GR4DypjVIQ
Davvero è un bene tanto attaccamento per un luogo da parte di accreditati esponenti di ebraismo, cristianesimo, islam? La fede monoteista non dipende dalle cose del mondo né si fonda sulla umanità .
Ecco il mio testo, rifiutato dal sito:
Ebrei “religiosiâ€, ebrei “laiciâ€â€¦ “ebrei doc"... L’espressione “denominazione di origine controllata†mi lascia più che perplesso.
A detta di uomini di fede ebraica, le radici storiche dell'Ebraismo non sono nelle vicende bibliche dell’Esodo ma nella vicenda della diaspora dopo la sconfitta coi romani segnata dalla distruzione del 70 d.C.. Invece che nascere dalla volontà di replicare il passato, l’ebraismo nasceva dal riconoscere per propria la realtà apolide. Questo non significava destituire l’Esodo di significato, ma fare di Gerusalemme città ideale il centro, in analogia con la Gerusalemme Celeste dei cristiani. Si dava cioè valore simbolico alla storia biblica, però diversamente dai cristiani, cioè secondo una ciclicità … che solo alcuni ebrei intesero anche come ritorno alla concreta città di Gerusalemme.
Per i cristiani che vedevano nell’Esodo un episodio unico si trattò di un diverso valore storico simbolico… Ma parimenti alcuni di essi tornavano dal simbolo celeste allo stesso segno terreno.
La stessa duplicità si ritrova tra i musulmani, tra luogo delle tradizioni, risalenti alle imprese di Maometto, e luogo non necessariamente coincidente con queste, con altre o in certo senso nessuna. Gli ottomani rappresentarono l’innovazione, ma anch’essi non senza qualche ‘richiamo’ al passato.
A questi tre eventi, tra rivalità in cui simboli e idee si scontrarono ripetutamente sui riferimenti concreti, se ne è aggiunto anche un altro: ci sono palestinesi che affermano un diritto alla terra di Palestina che sarebbe da anteporre a quegli altri interessi, manifestando un legame religioso proprio con il luogo… che evidentemente fa emergere un contrasto coi monoteismi, per i quali la Palestina sembra essere diventato un grande affare politico. Per quel poco che ho potuto capire, considerando la necessità del rispetto per tutte le religioni e religiosità , questa istanza ha una ragione in più di quella di cristiani, musulmani e ebrei, ma non mi è risultata di ordine diverso.
A me tutta questa vicenda fa venire in mente le bestie che incontrai in questi posti tanto contesi in nome di Dio o del Divino (che pure è di Dio): ricordo in particolare un insetto su un muricciolo che mi parve di antichissima costruzione; l’animaletto mi diede l’impressione, per quanto adattato fosse, che il luogo fosse ‘aperto’, ben rappresentato più dai deserti che altro… Difatti anche le piante me ne diedero sensazione. Un luogo che definirei una distesa di nessuno ma per qualcuno e non ugualmente per tutti… Infatti neanche il deserto era del tutto rappresentativo… Ma non credo che si possa basare le religioni su di esso, non universalmente. Si prega Dio anche contemplando l’Artico o altrove.
La amarezza di questi versi era secoli fa’ già indicativa dello stesso triste fenomeno che ancora adesso è sotto gli occhi di tutti gli osservatori non solo politici:
“[…]
Così all’egro fanciul porgiamo aspersi
Di soavi licor gli orli del vaso:
Succhi amari, ingannato, intanto ei beve,
E dall’inganno suo vita riceve.â€
Torquato Tasso, Gerusalemme Liberata, Canto Primo (testo del 1581).
Mauro Pastore