Allo stesso sito cui detto già
(
https://www.lecostituzionaliste.it/cosa ... tali-dell/)
ho inviato un mio secondo testo:
In questa mia recensione (cui testo riveduto in due punti, ma il senso proprio lo stesso), l'attenzione è focalizzata su un punto in particolare: il confinamento del pensiero, da parte dell'autore dell'articolo, alla considerazione della donna e della madre e l'esclusione quindi del pensiero della paternità e del maschio.
E' del tutto falso che l'embrione sia una parte del corpo della donna che lo reca. Esso è il risultato della fusione di due materie, maschile e femminile ed è già un terzo elemento, distinto dai due che ne erano i generanti. Il fatto che alcuni sedicenti neurologi siano tanto confusivi su questo, non smentisce una verità che è a disposizione dell'umanità anche senza scienza. Neurologicamente, escludendo la biologia vera e propria dal processo del pensiero, un embrione sarebbe definibile un vegetale e un feto sarebbe definibile fauna; e così si organizza la selezione della razza, con queste disgraziatissime finzioni anche a danno della vera utilizzazione e ripartizione delle scienze. L'embrione non è, per la madre, il proprio corpo e insieme un altro; è direttamente un terzo. Si sa che a certe femministe militanti non piace proprio questa affermazione, dato che esse portano avanti un'idea matriarcale, prepotente, che vorrebbe una società ove le donne debbano disporre della prole a discapito degli uomini (i maschi cioè).
Insomma l'aborto non è considerabile gestione del proprio corpo da parte della madre, che non a caso è detta 'gestante' (non 'gestente', neppure 'autogestente'). Purtroppo le stesse lingue nazionali non piacciono proprio a chi vorrebbe istituire una società tiranneggiata dalle donne e allora si cerca finanche di eludere il significato delle parole.
Dunque non è questione di 'identità e relazione', anche perché in gioco c'è una terza vita, che è proprio tale prima ancora di essere diventata persona. Certo quel qualcosa in formazione è meno di quel che poi sarà formato; ma la madre non va confusa per la formatrice e tantomeno la gestazione del nascituro per una gestione del proprio corpo. L'onere della gravidanza è della donna, ma si tratta di un ospitare la vita che si forma, dopo averne dato l'inizio assieme al maschio.
Che servizio si reca alla prevenzione dell'aborto, se si tace questo? Se si esclude il maschio dal partecipare alla decisione? Infatti la materia ce la ha messa anche lui, anche se diversamente dalla femmina.
Allora è vano affermare che la menzione dell'aborto in Costituzione francese non è fondativa se non si vuole inquadrare il fatto sufficientemente. Peraltro, si dovrebbe specificare che dire aborto significa dire stato di crisi; se è spontaneo può avere un senso, pur nella drammaticità; se non spontaneo, è quantomeno un problema. In Francia hanno messo lo stato di crisi in Costituzione, profittando anche della esclusione degli uomini veramente interessati alle discussioni. Si pensa che i maschi non possano capire in quanto tali... ma, come ho detto, ne capiscono bene perché ci mettono 'il seme'. Invece che dirla così, a volte si dà la mano alla malasanità, così il sedicente medico fa la diagnosi sui maschietti troppo intraprendenti, che vorrebbero pensare al posto delle femminucce.
Purtroppo si ostacolano questi discorsi anche con un falso misticismo, che privilegia il simbolo religioso della Grande Madre a quello del Dio Padre. Dato che in Oriente prevale il primo e in Occidente il secondo, si potrebbe una buona volta ipotizzare che ci sia anche una iniziativa di troppo da parte del mondo culturale orientale, affinché le nostre questioni non le possiamo pensare secondo i nostri termini usuali, anche di légge. Questa prepotenza si nota pure nei dibattiti filosofici, ove il marxismo o il retaggio marxista purtroppo è di fatto ancora prevalente in molti ambienti e non lascia che si utilizzi fino in fondo la cultura dell'Occidente per lo stesso Occidente. L'idolo della materia-una, di fatto pubblicizzato da Marx & Compagnia, è direttamente inerente il simbolo della Grande Madre; e suscitando questo idolo alcune femministe vanno dicendo che abortire è come tagliarsi un unghia. Si fa valere la fantasia della madre che è i suoi stessi figli, la quale precede l'altra maschilista della madre che è tutta al servizio dei figli. Per venirne a capo, si dovrebbe capire che il maschilismo tanto criticato dalle femministe odierne è in realtà fenomeno non primario. Anche storicamente c'è stata prima una società dominata dalle donne; e attualmente la maggioranza delle famiglie occidentali è fatta di una maternità esorbitante e di una paternità che messa ai margini è costretta a compensare con un'autorità diversa... Lo stesso ordinamento cattolico che esclude le donne dalla direzione del clero dipende da questa situazione. Inutile, oltre che scorretto, usare il concetto di persona, come fanno i preti "cattolico-romani", per difendere gli embrioni.
Bisogna assolutamente dire che i fatti in America, con la candidata democratica K. Harris impegnata a difendere l'aborto in nome della gestione del corpo e del diritto della donna, sono assolutamente preoccupanti, dopo che opportunamente la Giustizia americana aveva abrogato il provvedimento che difendendo la privatezza delle gestanti toglieva di mezzo gli interventi invadenti consentendo tante interruzioni di gravidanza. Questo provvedimento non era commisurato, veniva usato per scusante e per un altro verso era insufficiente.
Non bisogna sessualizzare il dibattito, mettendo femmine e maschi ai due lati opposti. Questo che ho scritto è del tutto pensabile da una donna oltre che da un uomo. Lo stolto direbbe che è inutile fare logica per chi non vuol capire... Ma certe comprensioni sono istintive e a fronte di descrizioni logiche i nemici della verità non possono fare a meno, se non altro, di una espressione falsa, avvertendo del fattaccio gli ignoranti.
MAURO PASTORE