vatel ha scritto: 21 nov 2022, 11:05Forse è una mia errata impressione, ma è da quando che ci sono internet ed i cellulari che la massa è sempre più ignorante, più populista, soggiogata da esempi sbagliati, insomma in preda alla mass-medializzazione che appiattisce il pensare di ognuno a favore di un pensare globale dei poteri forti.
Anche la televisione ci mette del suo, ma quello che ho visto (per errore perchè non mi sognerei mai di scaricarmi un'applicazione del genere) su Tick tock fornisce un quadro molto chiaro della situazione: esseri umani con istinti primitivi ed atteggiamenti da scimmie che si riprendono mentre si esibiscono nelle più inimmaginabili peripezie e performances frutto di una demenzialità di cui non saprei trovare l'aggettivo giusto e si pubblicano per vantarsi delle loro imprese; i quali poi influenzano in modo disastroso chi li guarda (che ha già qualche problema avendo un account Tick tock) e così il virus si diffonde senza nessuna possibilità di fermarli e nessun vaccino!
Non a caso Striscia la Notizia ha una rubrica dal nome "Ininfluencer" che mostra la drammatica situazione che stiamo vivendo.
E il brutto è che non vedo proprio come si possa risolvere il problema
Bisogna affrontare la questione - che senza dubbio c'è ed è seria - in modo equilibrato. La tecnologia che si è sviluppata e diffusa ipertroficamente negli ultimi decenni - mi riferisco in particolare, ma non solo, all'elettronica di massa e all'informatica di massa - può certo avere
effetti negativi sulle nostre qualità intellettive, nonché su alcune qualità fisiche e morali. Per es. la resistenza alla fatica (l'informatica induce a stili di vita sedentari), la resilienza, lo spirito di sacrificio, la capacità di socializzare in modo concreto e non virtuale. Ma non si possono negare gli
effetti positivi. Per esempio, ci sono associazioni culturali, di volontariato, di beneficenza e simili, che perseguono fini sociali molto concreti ma che fanno largo e proficuo uso degli strumenti informatici. Per quanto riguarda gli effetti sulle capacità intellettive, chi può dire cosa sarebbe stato Einstein o qualche altro geniale scienziato del passato se avesse avuto a disposizione internet e la potenza di calcolo degli attuali computer? Magari sarebbero stati ancora più grandi e brillanti di quanto furono. Magari anche qualche intelligente sconosciuto o qualche ricercatore rimasto nell'anonimato avrebbe fatto importanti scoperte utilizzando tecnologie più evolute. Per contro, non possiamo nemmeno escludere che in una società come la nostra un potenziale Einstein resterebbe anonimo. Magari fin da ragazzo si chiuderebbe in casa, come gli
hikikomori giapponesi a smanettare senza costrutto tra computer, telefonini e playstation, che non gli lascerebbero neppure il tempo di pensare e meditare su teorie profonde e astratte come la Relatività Generale. Dunque effetti positivi e negativi della tecnologia e del cosiddetto progresso, ma in fondo è sempre stato così. Il concetto stesso di progresso è sempre intrinsecamente e almeno in parte illusorio e ingannevole. L. Wittgestein diceva che
il progresso ci appare sempre più grande di quello che è. Mentre non aveva torto J. Ratzinger nel dire che
il progresso non ha partorito un uomo migliore né una società migliore, e comincia a essere una minaccia per il genere umano. Il progresso tecnologico ci rende più potenti ma anche più deboli per certi versi. Basta un black out elettrico o una caduta prolungata della connessione internet per metterci alle corde. E credo che ben pochi di noi sopravviverebbero più di una settimana o due su un'isola deserta come Robinson Crusoe. Il progresso ci libera da molti bisogni ma ce ne crea altri. Ci consente di accedere a molte utili informazioni, ma forse anche a troppe. Stimola la nostra curiosità (es. di capire se ci sono esopianeti abitabili) ma anche una pessima e perniciosa debolezza umana: l'ingordigia. Direi che ci porta anche a sottovalutare i nostri antenati. Ma gli antichi, pur dotati di pochi mezzi, o forse proprio per questo, erano tutt'altro che fessi o sprovveduti.
Noi siamo come nani sulle spalle dei giganti, diceva Bernardo di Chartres, un filosofo medievale. E i giganti erano gli antichi. Un esempio che mi lascia tuttora di stucco è questo:
https://it.wikipedia.org/wiki/Macchina_di_Anticitera
Il Meccanismo di Anticitera è un sofisticato congegno meccanico ritrovato da pescatori di spugne in un relitto affondato presso l'omonima isola greca. Risale al 150 circa avanti Cristo ed è un vero e proprio calcolatore (computer) analogico, in grado di calcolare l'ora del sorgere del Sole, le fasi lunari, i moti dei 5 pianeti allora conosciuti, gli equinozi, le eclissi e perfino le date delle Olimpiadi antiche. Il tutto grazie a un complicato sistema di ruote e ingranaggi calibrato sull'anno 178 a.C. Ci sono voluti 20 anni per decifrare il funzionamento di questa meraviglia dell'intelletto umano e di quel
faro immortale di civiltà che è la Grecia classica. Per A. N. Whitehead
tutta la storia della filosofia occidentale non è che una serie di note a margine a Platone. E mi stupiscono ancora di più alcuni passi del sommo Aristotele, che anticipano incredibilmente alcuni dei concetti più profondi e (in apparenza) più innovativi della logica matematica moderna. Come nota Piergiorgio Odifreddi, il sommo Stagirita aveva anticipato di 23 secoli la dimostrazione del più famoso paradosso della logica moderna: il paradosso di Russell. E allora, ribaltando un pensiero del grande Giordano Bruno, potremmo dire che
i veri moderni sono gli antichi.
Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo