Il video è interessante ma la liberalizzazione o
deregulation del mercato del lavoro c'entra poco. Il segreto della locomotiva Germania è ben altro e viene indicato tra le righe ma non sufficientemente evidenziato dal conduttore. E non è affatto un segreto bensì un dato ben noto e consolidato. Lo sottolineava spesso il grande e compianto sociologo prof. Domenico De Masi. Semmai io lo definirei un dato scomodo, molto scomodo per i liberisti che vogliono deregolamentare il mercato del lavoro per incrementare il profitto di chi il lavoro lo sfrutta. Essendo scomodo, se ne parla poco, ed anche per questo risulta un dato molto sorprendente e molto paradossale, almeno per chi capisce poco di macroeconomia keynesiana e di microeconomia aziendale, nonché di sociologia del lavoro. Il dato è il seguente:
LA GERMANIA È IL PAESE AL MONDO DOVE SI LAVORA DI MENO !
Ohibò! esclamerà qualcheduno: ma questa Germania è una locomotiva industriale o il paradiso dei fannulloni? E allora precisiamo: la Germania è il paese dove i lavoratori lavorano meno. In questa pagina Wiki la tabella mondiale (da
Ourworldindata) è aggiornata al 2017 ma non credo che nel frattempo qualcuno abbia strappato il record alla Germania. In ogni caso nel 2022 tra i paesi OCSE la Germania era quello con
il più basso numero medio di ore lavorate annue per occupato. Appena 1340 ore, contro 1694 ore in Italia (+26,4% sui lavoratori tedeschi), 1810 ore negli USA (+35,1%) e 1901 ore in Corea del Sud (+41,9%).
https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_c ... urs#p-lang
Il dato tedesco è vieppiù sorprendente se consideriamo l'altissimo valore del salario medio in Germania: 4.100 euro mensili a dicembre 2021 secondo Trading Economics. Possiamo subito intuire una parte della spiegazione di questo apparente paradosso:
la produttività oraria dei lavoratori tedeschi è altissima. Ciò è confermato in questa pagina di
Ourworldindata, ricchissima di dati (leggibili a scelta sia in formato grafico che tabulare e in modo interattivo):
https://ourworldindata.org/working-hours
Nel grafico
Annual working hours vs. labor productivity la Germania si colloca molto in basso e a destra avendo il minor numero di ore lavorate e nel contempo una produttività oraria tra le più alte al mondo. Ovviamente sulla media delle ore lavorate incidono anche i lavori a tempo parziale, ma l'alto salario medio ci dice che in Germania anche chi lavora part time lo fa con una certa stabilità durante l'anno e viene pagato in modo dignitoso. Il salario minimo è 12,41 euro lordi l'ora, nel paese di Pulcinella è zero e anche chi lavora 1 ora la settimana è annoverato tra gli occupati. Un'altra importante spiegazione degli alti salari e del basso numero medio di ore lavorate ce l'ha data il video: il governo tedesco integra lo stipendio dei lavoratori delle imprese in difficoltà che tagliano l'orario di lavoro invece di licenziare. In questo modo si difendono l'occupazione e il capitale umano delle imprese. Ma perché, come si vede nel grafico di cui sopra che considera tanti paesi non solo la Germania, la produttività oraria di solito cresce al diminuire delle ore lavorate? Beh, è abbastanza intuitivo. Lavorando meno ci si stanca meno, si ha più tempo libero per sé e la famiglia, si è più freschi e più sereni (anche perché è garantita la stabilità del lavoro), e a parità di tempo si produce di più. Questo è confermato sul campo dai dati relativi a innumerevoli aziende di molti paesi che sperimentano settimane lavorative corte o cortissime. Ecco un esempio tra i tanti:
https://www.agi.it/estero/news/2019-11- ... upefacenti.
I grafici di
Ourworldindata ci dicono anche che nei paesi più ricchi, cioè ad elevato PIL pro capite, per lo più si lavora meno. Infatti si concentrano nella parte in basso a destra del corrispondente grafico. Al contrario dei paesi poveri, dove gli occupati hanno orari di lavoro estenuanti (parte alta a sinistra). In Cambogia nel 2017 si lavorava 2456 ore, cioè all'incirca quanto in Germania nel 1950 (2427 ore). Tutto questo non sorprende. Abbiamo già visto che dove si lavora meno la produttività oraria è alta, ma
anche il tempo libero è un potente motore dell''economia: vacanze, viaggi, sport, spettacolo, etc. Lavorando meno ma stabilmente si dà la possibilità a tanti giovani di accedere al lavoro, di mettere su casa e famiglia e di potersi occupare dei figli.
La casa e i bambini sono altri due potentissimi motori dell'economia. Si pensi all'Italia del boom economico. Nel 1964 eravamo in 51 milioni e nascevano più di 1 milione di bambini. Nel 2023 59 milioni di italiani hanno messo al mondo appena 379.000 bambini. E al boom demografico si accompagnava il boom dell'edilizia e delle case popolari, quello dell'arredamento, dei prodotti per l'infanzia, etc. Superfluo aggiungere che lavorando meno ma lavorando tutti (ricordate il vecchio motto comunista degli anni 70?) si abbattono anche le disuguaglianze. Che non sono solo ingiustizia sociale ma grave ostacolo allo sviluppo economico. I dati non sono aggiornati, ma secondo Wiki in Germania il reddito medio del 20% più ricco della popolazione è 5 volte quello del 20% più povero. In Italia questo fattore sale a 7, in Brasile a 21. Infine, dai grafici risulta che il trend generale per la stragrande maggioranza dei paesi, in particolare quelli ricchi, è una diminuzione delle ore lavorate col passare del tempo. In Germania, Francia e Italia a fine '800 si lavorava più di 3.000 ore annue. Solo in alcuni paesi asiatici negli anni della globalizzazione si è osservata una crescita o un trend costante delle ore lavorate. D'altra parte è chiaro che le macchine, l'automazione e l'intelligenza artificiale sottrarranno sempre più lavoro agli esseri umani. Ma la popolazione mondiale continua a crescere mentre l'inquinamento ambientale e il riscaldamento globale andranno necessariamente a rallentare se non a invertire il trend di crescita dei consumi e di conseguenza della produzione, specie nei paesi ricchi che hanno ormai largamente superato la soglia di sostenibilità della loro impronta ecologica. Le fonti rinnovabili e lo sviluppo delle cd. "economie dei servizi", basate sulla produzione di servizi o beni immateriali, potranno mitigare ma non arrestare il fenomeno. E allora la prospettiva indicata da
Keynes nel 1930 resta forzatamente l'unica via in grado di conciliare un sano e moderato benessere con la salvaguardia dell'ambiente e la giustizia sociale. In una conferenza a Madrid nel 1930 egli prevedeva o meglio auspicava una
settimana lavorativa cortissima di appena 15 ore entro 100 anni, cioè entro il 2030. Ipotizzando 4 settimane di ferie, sarebbero 720 ore annue. Tutti i paesi sono in forte ritardo ma la Germania è quella che con più coraggio e lungimiranza di tutti si è messa sulle orme del grande economista. E mi pare che i risultati siano positivi e incoraggianti, al di là della congiuntura economica poco favorevole per ragioni esogene.
Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo