i cinesi sono gialli ?

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i cinesi sono gialli ?

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https://www.vitaepensiero.it/scheda-lib ... 40798.html

Nella nostra cultura la convinzione che vi siano diverse razze e che ciascuna di esse sia connotata da un differente colore della pelle è presente come un dato pressoché ovvio: l’idea di una distinzione primigenia delle razze risale nell’immaginario ebraico cristiano e occidentale fin dalle figure primordiali di Sem, Cam e Jafet. In realtà, la netta distinzione per razze delle popolazioni del mondo e la caratterizzazione di esse in forza del colore della pelle sono avvenute relativamente di recente. Il saggio di Walter Demel determina e mette a fuoco questo passaggio storicamente importante per la coscienza europea attraverso la ricognizione di una vicenda esemplare: come i cinesi divennero ‘gialli’.
Dagli inizi del Cinquecento alla fine del Settecento viaggiatori e missionari recatisi in Estremo Oriente relazionano sull’aspetto fisico dei cinesi affermando che essi sono di aspetto e di carnagione molto simili agli europei. Se in Occidente i pregiudizi nei confronti di popoli diversi sono di antica data, le prime formulazioni di vere e proprie teorie della razza risalgono solo alla seconda metà del secolo XVII. Demel ripercorre sinteticamente le posizioni di autori quali Bernier, Buffon, Kant e Linneo, variamente impegnati nello sforzo di creare ciascuno una propria teoria della razza imperniata fra l’altro sul riconoscimento del differente colore della pelle: nella ricostruzione di Demel risulta interessante e significativo il contributo dato dall’Illuminismo al consolidamento del pregiudizio razziale. Dalla convinzione che i cinesi non possano essere del tutto bianchi si passa, durante il secolo XIX, ad attribuire loro il colore giallo. Ma perché il giallo? In quanto intermedio fra il bianco e il marrone, il giallo esprime l’immagine ambivalente della civiltà cinese: per quanto apparisse arretrata nei confronti della coeva civiltà europea, ben difficilmente si poteva negare la sua superiorità rispetto al livello culturale di altri popoli e, in particolare, l’imponenza della sua passata grandezza. Nel contempo il giallo consente di fissare gerarchicamente la posizione dei Cinesi nella mappa delle razze, che pone gli Europei (bianchi) alla sommità e gli Africani (neri) al limite inferiore. «La razza gialla – conclude Demel – non è certamente nata nelle plaghe dell’Asia, ma nelle stanze anguste degli studiosi europei».
Da ragazzo ero anarchico, adesso mi accorgo che si può essere sovversivi soltanto chiedendo che le leggi dello Stato vengano rispettate da chi ci governa. (Ennio Flaiano)
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Re: i cinesi sono gialli ?

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https://www.doppiozero.com/lorigine-di-un-pregiudizio


[...]
Nel paradigma bianco-nero-giallo-rosso della classificazione razziale che si afferma tra fine Settecento e inizio Ottocento, il giallo ha una collocazione ancora incerta: nella prima edizione del Systema naturae, pubblicata nel 1735, il termine usato da Linneo per definire il colore della razza asiatica è fuscus, termine latino che noi traduciamo con fosco, oscuro, scuro, bruno, addirittura con nero. Nella terza edizione, che compare nel 1740 con traduzione tedesca, fuscus è reso in tedesco con gelblich, giallognolo, giallastro, e nella decima edizione, del 1758-59, fuscus è sostituito da luridus, che non è esattamente equivalente al nostro lurido; significa giallastro, livido, pallido, squallido, mentre solo gli occhi sono rimasti fusci. Lo ha notato Walter Demel nel libro dal titolo Come i cinesi divennero gialli, Alle origini delle teorie razziali (Vita e Pensiero, Milano 1997), ma la tesi viene approfondita da Michael Keevak, il quale sostiene che la scelta di luridus non si basa semplicemente sulla ricerca di un termine che fosse intermedio tra bianco e nero, ma contiene suggestioni mediche che richiamano l’itterizia e analogie botaniche con un intero ordine di piante che Linneo chiama Luridae, caratterizzate come sospette e velenose (Becoming Yellow. A Short History of Racial Thinking (Princeton University Press, Princeton-Oxford 2011).

Luridus ha però vita breve e le successive edizioni, la dodicesima e la tredicesima – quest’ultima curata dal biologo tedesco Gmelin – propongono nuovi criteri, nuove divisioni e nuovi termini. Anche Buffon, il grande rivale di Linneo che preferisce divisioni meno rigide e si ferma a un approccio più empirico, sembra a tratti condividere il paradigma bianco-nero-giallo-rosso. Anche Kant, che pure afferma di non essere addentro in questo tipo di ricerche, abbozza una teoria delle razze e indica il giallo-oliva come il colore degli indiani.

Il ruolo decisivo nella creazione dell’uomo giallo è da attribuire però a Blumenbach che, insoddisfatto della coincidenza di razze e continenti, nella terza edizione, del 1795, del De generis humani varietate nativa, individua cinque razze sulla base dell’analisi della forma del cranio, mentre il colore passa in secondo piano, senza essere soppresso. Le varietà vengono elencate in ordine gerarchico, in base al concetto di deviazione della forza generatrice (nisus formativus, Bildungstrieb), di «degenerazione». La prima è la razza caucasica, la razza bianca, in cui il colore è assente, che non è quindi macchiata da pigmenti, razza "originaria" (il termine caucasico compare qui per la prima volta), che comprende i popoli europei e asiatici conosciuti in Occidente nel mondo antico; da questa razza sarebbero derivate le altre per effetto di pressioni ambientali e abitudini alimentari. Seguono quindi la mongolica o razza gialla, l’etiopica o razza negra, l’americana o razza rossa e la malese o razza olivastra.

Nonostante il razzismo di Blumenbach fosse circoscritto e qualche volta contraddetto (cfr. Luigi Marino, I maestri della Germania. Göttingen 1770-1820, Einaudi, Torino 1975), la sua fama di scienziato contribuì alla diffusione del paradigma razziale. La novità consistette nell’attribuire il colore giallo alla razza mongolica: in questo modo cinesi e giapponesi, sottovarietà (Unterarten) di questa razza, erano finalmente diventati gialli, un verdetto che si affermò per tutto l’Ottocento e oltre (Keevak, ivi, pp. 64-65). Va precisato che i termini latini usati da Blumenbach sono gilvus e buxeus, aggettivi piuttosto rari nel latino classico, ma probabilmente in uso nel Settecento in ambito scientifico. Gilvus significa giallo come il miele, ma indica anche il color isabella dei cavalli, buxeus è il colore giallastro del legno del bosso:


[...]
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Re: i cinesi sono gialli ?

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Boh, io sono vent'anni che lavoro con numerosi cinesi e mi sembrano avere un incarnato non dissimile dal nostro.
I Filippini, e ne conosco molti, sono anche loro di stirpe mongolide, ma, probabilmente per cause climatiche, sono di carnagione più scura rispetto ai Cinesi, esattamente come in area mediterranea i Nordafricani sono più scuri dei Sudeuropei, ma si tratta di poca differenza.
Il ragazzo di una amica di famiglia è marocchino, ma potrebbe essere tranquillamente come carnagione europeo, anche se comunque qualcosa nel viso dice che non lo è.

Comunque il pregiudizio razziale è una brutta bestia…

Interessante l'articolo.
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Re: i cinesi sono gialli ?

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nerorosso ha scritto: 22 mar 2023, 18:02 Boh, io sono vent'anni che lavoro con numerosi cinesi e mi sembrano avere un incarnato non dissimile dal nostro.
I Filippini, e ne conosco molti, sono anche loro di stirpe mongolide, ma, probabilmente per cause climatiche, sono di carnagione più scura rispetto ai Cinesi, esattamente come in area mediterranea i Nordafricani sono più scuri dei Sudeuropei, ma si tratta di poca differenza.
Il ragazzo di una amica di famiglia è marocchino, ma potrebbe essere tranquillamente come carnagione europeo, anche se comunque qualcosa nel viso dice che non lo è.

Comunque il pregiudizio razziale è una brutta bestia…

Interessante l'articolo.
A me pare che siano più bianchi di noi, soprattutto in modo più regolare. Solo al sud scuriscono, come anche noi. Basta scendere nel nostro meridione e si passa all'olivastro.
Sono bianchi, mentre noi, anche al nord, siamo bianchi, ma in modo irregolare, con tracce di rosa o rosso, in chi più in chi meno. Loro invece mi pare siano i veri bianchi integrali. Evidentemente sono molto meno mescolati di noi.
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Re: i cinesi sono gialli ?

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Vento ha scritto: 1 mag 2023, 23:11
nerorosso ha scritto: 22 mar 2023, 18:02 Boh, io sono vent'anni che lavoro con numerosi cinesi e mi sembrano avere un incarnato non dissimile dal nostro.
I Filippini, e ne conosco molti, sono anche loro di stirpe mongolide, ma, probabilmente per cause climatiche, sono di carnagione più scura rispetto ai Cinesi, esattamente come in area mediterranea i Nordafricani sono più scuri dei Sudeuropei, ma si tratta di poca differenza.
Il ragazzo di una amica di famiglia è marocchino, ma potrebbe essere tranquillamente come carnagione europeo, anche se comunque qualcosa nel viso dice che non lo è.

Comunque il pregiudizio razziale è una brutta bestia…

Interessante l'articolo.
A me pare che siano più bianchi di noi, soprattutto in modo più regolare. Solo al sud scuriscono, come anche noi. Basta scendere nel nostro meridione e si passa all'olivastro.
Sono bianchi, mentre noi, anche al nord, siamo bianchi, ma in modo irregolare, con tracce di rosa o rosso, in chi più in chi meno. Loro invece mi pare siano i veri bianchi integrali. Evidentemente sono molto meno mescolati di noi.
Mi pare parliamo, se non della stessa cosa, quasi.

Però se guardi bene la carnagione, o almeno il pigmento della pelle, è diverso dal nostro. La carnagione caucasica o europoide, come si preferisca definirla, tende in genere al rosato, anche con diverse variazioni, tanto è vero che se tu guardi le foto di alcuni gerarchi nazisti, vedi differenze non da poco nonostante si considerassero tutti "ariani"…

Rehinard Heydricht ad esempio era biondo, ma come lineamenti poteva somigliare a un giapponese avendo occhi a mandorla e naso aquilino.
Mentre altri, penso ad esempio a Rudolf Hess, erano neri di capelli e "mediterranei" di carnagione.

I Cinesi possono variare, come del resto noi, anche di molto come altezza, ma la carnagione rimane quella. Chiara ma non europoide. È un altro "chiaro" insomma…

Diversi come dicevo i Filippini, che pur avendo differenze anche notevoli nell'altezza, sono come i Cinesi di stirpe mongolica, ma il fatto di vivere in zona tropicale o sub tropicale li ha fatti scurire.

Tipo diverso sono i Giapponesi, che a volte non mi paiono nemmeno di tipo mongolico, quanto piuttosto autoctoni. Se li guardi bene, sono assai diversi dai Cinesi.

Se vuoi due esempi tipici, guarda le foto di due attori famosi, Toshiro Mifune e Jackie Chan.
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